sabato 19 febbraio 2022

QUELLA PORTA OSCURA DELLA MORTE

Ho sempre odiato coloro che vivono per il potere e per la ricchezza. Heidegger direbbe che sono la massima espressione di una vita inautentica. Dove ci porta quella porta oscura? Nessuno può saperlo. E' questo il dramma dell'esistenza. Benedetto XVI non esprime paura di quella porta. Ma sarà vero? Può la fede dare una certezza? Sì, ma a coloro che hanno una fede forte priva di dubbi. E poi anche se esistesse un aldilà di beatitudine vengo egualmente preso dal terrore di una eterna noia, di una vita senza progettualità, dell'impossibilità di sottrarsi ad una eterna noia perché si è diventati eterni e non ci si può più sottrarre all'eternità. Ludwig Büchner in Forza e materia ha scritto: è più tremendo il pensiero che dopo morti vi è il nulla o non è più tremendo il pensiero che dopo morti, divenendo immortali, non possiamo più morire?

9 feb 2022Dice di essere davanti alla porta oscura della morte, Papa Benedetto XVI, e lo dice con tanta tenerezza, spoglio di ogni colpa perché ..

3 commenti:

Francesco P. ha detto...

Molto bella la citazione di Büchner, in quanto mette in risalto un aspetto dell'aldilà sul quale ben pochi riflettono.
Buona fortuna per l'intervento, Professore
Francesco

Elisabetta ha detto...

Gent.mo prof. Melis, ciascuno di noi può provare terrore nell'immaginarsi "condannato ad esistere" in eterno, senza potersi sottrarre a tale condizione. (Sull'inquietante tematica di un'eternità concepita come perenne ritorno dell'uguale ricordo, ad esempio, il romanzo "L'invenzione di Morel" di A. Bioy Casares). Noi pensiamo all'eternità come a una successione di attimi, poiché viviamo nella materia e, quindi, concepiamo il tempo, necessariamente, nell'unico modo in cui lo sperimentiamo, nella dimensione materiale. E non potrebbe essere altrimenti. Benedetto XVI afferma di attendere la morte "con animo lieto": lo invidio. La mia fede, pur presente, non mi dà una tale pacatezza. La fede, comunque, significa abbandono. Per me significa riconoscermi come creatura. Nel momento in cui la mia mente accetta questa consapevolezza, realizza, nel contempo, di non sapere, di non poter concepire più di quanto la sua attuale dimensione materiale le consenta. Solo così mi risulta accettabile, e poi anche desiderabile, l'idea di una forma di esistenza in cui la mia percezione del tempo dovrà necessariamente modificarsi, in modo che la gioia possa non avere limiti, poiché "le cose di prima saranno passate" (Ap. 21), e i giusti potranno vedere Dio "faccia a faccia". Se realmente acconsento alla possibilità di riconoscermi come creatura di Dio, credo, allora, in un'eternità di perdono, di amore, quella che Dio ha pensato come la nostra realizzazione, e che non riusciamo ad immaginare, qui dove siamo. Con cordiali saluti. (Elisabetta Simoni)

Sergio ha detto...

"Dove ci porta quella porta oscura? Nessuno può saperlo. E' questo il dramma dell'esistenza."

Ma come fa a porre questa domanda? Quella porta non porta da nessuna parte, è l'evidenza stessa. Ci dissolviamo, "ridiamo alla natura gli atomi di cui siamo composto” (Schiller: "Ich gebe der Erde die Atome wieder*, dice Wallenstein morente). O non crederà al paradiso e all'inferno, al giudizio universale? Non ci prendiamo troppo sul serio? In un universo di 200-300 miliardi di galassie (stima attuale) cosa è mai la Terra e le formichine (noi) che la abitano? Siamo un quasi nulla (non proprio nulla). Dicono i credenti che Dio è dappertutto. Ma cosa fa, tiene sotto controllo trecento miliardi di galassie e un numero sterminato di pianeti, intervenendo qua e là per modificarne il corso e facendo sulla Terra dei miracoli? L'idea di cadere nel nulla, cioè di dissolverci e scomparire per sempre può non piacerci, ma dobbiamo farcene una ragione. Del fantomatico Dio di cui hanno strologato teologi e filosofi non sa niente nessuno, anche se si affannano a dimostrarne l'esistenza e l'essenza. L'universo è retto dalle leggi della fisica. Tutto evolve secondo queste leggi, di più non sappiamo. A meno che non sia tutto, assolutamente tutto eterno, come diceva quel tale. Ma è difficile crederci,, una prova, quel che si dice una prova, non c'è. E allora? Dobbiamo disperare e spararci? Manco per sogno, l'umana avventura continua. Colonizzeremo Marte e altri sistemi stellari eccetera eccetera. Poi ci sono la musica, l'arte, la poesia, gli affetti - che rendono questa vita almeno tollerabile. Certo a volte la vita è terribile e si può anche dire: non fossi mai nato. E alcuni, ma non molti, scendono anzitempo, i più resistono.