Vittorio Emanuele II viene (o meglio: venne) chiamato Padre della Patria. Ma per favore! Quali meriti ebbe per essere ricordato così? Tutto il merito dell'unità d'Italia fu dovuto principalmente al Cavour, che morì a soli 51 anni e che pertanto non assistette alla cessione del Veneto all'Italia nel 1866 quando la Francia di Napoleone III fu sconfitta a Sedan dalla Prussia. Il figlio di Napoleone Buonaparte e Maria Luisa d'Austria non si capisce perché sia passato alla storia come Napoleone II se morì a 21 anni nella Corte di Vienna e non fu cancellato il sospetto che fosse stato fatto morire ragazzo perché non vi fosse un erede di Napoleone Buonaparte. E non Bonaparte avendo Napoleone I voluto abolire la u per francesizzare il suo cognome di origine toscana essendo toscani i suoi genitori trapiantati in Corsica, che passò alla Francia nel 1769, anno di nascita di Napoleone I. Tanto è vero che Vincenzo Gioberti nel suo Del primato morale e civile degli italiani lo incluse tra i grandi italiani. Il regno sardo-piemontese ebbe l'aspirazione di estendersi in buona parte dell'Italia, non in tutta l'Italia perché non era nel progetto del Cavour di occupare anche quello che veniva chiamato il Regno delle due Sicilie, protetto dal papato che non rinunciava alla perdita dello Stato pontificio che comprendeva il Lazio, la Romagna e le Marche. Il Cavour non aveva in progetto la spedizione dei mille di Garibaldi per occupare il Regno borbonico. Ma considerando che l'Inghilterra non si opponeva alla conquista di altre regioni italiane non si oppose all'iniziativa di Garibaldi pur dissociandosi da essa ufficialmente per paura che la spedizione garibaldina non avesse successo. Vittorio Emanuele II non favorì nemmeno lui l'iniziativa di Garibaldi preferendo stare a guardare in attesa del risultato. Il trattato di alleanza con la Francia di Napoleone III serviva a convolgere la Francia nella guerra contro l'Austria, padrona del Lombardo-Veneto. La sconfitta dell'Austria da parte della Francia doveva portare alla conquista del Lombardo-Venetro ma Napoleone III non portò a termine la promessa degli accordi di Plombières che prevedevano l'assegnazione al Regno sardo-piemontese del Lombardo-Veneto perché con il successivo Trattato di Villafranca Napoleone III si ritirò dalla guerra contro l'Austria e si limitò ad acquisire la Lombardia per poi girarla al Regno sardo-piemontese perché l'Austria rifiutava di girare direttamente la Lombardia allo Stato sardo-piemontese rifiutando di trattare direttamente con esso. Ma l'acquisizione della Lombardia portò alla perdita della Savoia che era stato il terreno su cui era sorto il principato (non ancora Regno) dei Savoia. E si aggiunse la perdita di Nizza, con la conseguente rivolta inutile degli italiani di Nizza capeggiati da Garibaldi nativo di Nizza. Che meriti ebbe dunque Vittorio Emanuele II in tutto ciò? Nesun merito. Gli è stato perdonato anche di avere avuto un figlio non riconosciuto dalla sua famosa amante che fu "La bella Rosina", ricoperta di titoli nobiliari. Il suo maggiore passatempo era quello di un accanito cacciatore. Non si capisce pertanto che in suo onore sia stato costruito il Vittoriano. Il suo successore fu Umberto I (ma Umberto II è passato alla storia come "il re di maggio"). Fu il re che diede l'ordine di reprimere nel sangue (si dice che fossero stati 80 i morti, ma un'altra fonte dice che fossero stati 350) la rivolta con i cannoni comandati da Bava Beccaris. Era stata una rivolta causata dall'aumento del prezzo del grano dovuto all'introduzione della lira in tutta l'Italia. Fenomeno che dopo circa un secolo si è ripetuto con l'introduzione dell'euro nel 2001, che ha portato all'aumento di tutti i prezzi. Dal re Umberto I (morto nel 900 nell'attentato per vendicare i morti della repressione) Bava Beccaris fu insignito del titolo di grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia dal re Umberto I e nominato senatore del Regno. E che dire del figlio nano Vittorio Emanuele III? Fu la maggiore disgrazia nella storia d'Italia. Mio padre, allora giovane ufficiale (aveva partecipato alla prima guerra mondiale con il grado di capitano e fu presente al disastro di Caporetto) mi disse che la responsabilità dell'andata al potere del fascismo fu proprio Vittorio Emanuele che rifiutò di firmare lo stato di assedio presentatogli dal capo del governo Facta. La marcia su Roma era farsesca perché composta da gente armata solo di bastoni. Mussolini non partecipò alla farsa e attese da Milano che il re nano lo convocasse per dargli l'incarico di formare il governo. Arrivò a Roma comodamente in vagone letto. Il re nano pensava che fosse la soluzione migliore dato che per formare il governo Mussolini aveva bisogno di una maggioranza parlamentare, che poteva avere solo con l'alleanza di altri partiti, che ingenuamente credettero di poter porre dei freni all'ambizione di Mussolini. Con la famigerata legge elettorale Acerbi, che prevedeva un premio di maggioranza assoluta all'allenza dei partiti che avesse ottenuto la maggioranza relativa si instaurò per brevi passi la dittatura anche a causa di quei partiti che rifiutarono di continuare a frequentare il parlamento con la famosa (e sciagurata) protesta dell'Aventino. Vittorio Emanuele III fu responsabile anche dell'avere firmato la "legge a difesa della razza", che significava l'estromissione degli ebrei da qualsiasi carica pubblica, anche dall'Università, con la conseguenza che l'Italia perse la presenza di grandi scienziati, allontanati dall'insegnamento, come Guido Castelnuovo, Federigo Enriques e Guido Castelnuovo e Tullio Levi Civita (di cui posseggo una dispensa di lezioni universitarie su cui studiò mio padre per la sua laurea in ingegneria industriale. Nel diploma di laurea sta scritto "In nome di sua maestà Vittorio Emanuele re d'Italia e imperatore di Etiopia...". Enrico Fermi, che aveva fatto parte dei "ragazzi di via Paninsperna," avendo sposato un'ebrea non ritornò in Italia dopo il premio Nobel e così si interruppe la ricerca nucleare già avanzata in Italia.
lunedì 12 febbraio 2024
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