Ho votato per Vannacci prima di scrivere il suo libro. Sono a lui favorevole sull'immigrazione e sull'omosessualità e una volta contro di lui ignorante sull'evoluzione biologica e pertanto riguardo all'ambientalismo e all'animalismo. Platone nelle Leggi, la sua ultima opera, scrive che non possono accoppiarsi tra loro gli uomini come se uno di essi fosse una femmina e richiede l'esilio per gli omosessuali. Aristotele ha scritto che l'omosessualità non è una malattia ma solo perché essa scende al livello della bestialità. Ciò è falso perché dai miei studi di etologia non mi risulta che tra gli animali non umani vi sia la pratica dell'omosessualità. Solo nel caso in cui un individuo dello stesso gruppo vuole dimostrare la sua superiorità simula un accoppiamento salendo sul dorso del suo avversario per evidenziare la necessità della sua sottomissione. Ma anche sull'omosessualità Vannacci ha sbagliato sulle cause della sua anormalità quando scrive "siete anormali e fatevene una ragione". Secondo Vannacci l'anormalità dipende dal fatto che riguarda una minoranza. Non può essere questa una spiegazione. Perché allora se ne dovrebbe dedurre che anche i grandi scienziati, i grandi letterati sono anormali perché sono una minoranza in una popolazione di miliardi di specie umana. Sto raccogliendo le frasi tratte da un mio libro e da un mio manoscritto di 740 pagine secondo l'impaginazione nel mio computer. Con la pubblicazione di questo ampio volume termino la mia fatica di professore di storia della filosofia. Spero che questo libro venga pubblicato entro quest'anno. Avrà come titolo Geometria del diritto naturale. Sottotitoli: La morale come oblio della giustizia. Dall'antichità a oggi. Ma uscirà prima un altro libro che sarà intitolato Il mondo al oicsevor (leggere da destra a sinistra, come ha fatto Vannacci scrivendo contrario al contrario, cioè da destra a sinistra). Dovrei ringraziare Vannacci per essere stato il motivo per cui ho deciso di pubblicare un libro per supplire ai suoi errori dovuti alla sua ignoranza in fatto di dati scientifici e filosofici. Sono andato in pensione come professore di storia della filosofia. Anticipo dicendo che Vannacci ha scoperto l'acqua calda quando dice che gli omosessuali sono anormali perché sono una minoranza. Ma così dicendo ha omesso per grave ignoranza la causa dell'omosessualità che deve essere spiegata scientificamente. D'accordo invece con lui per quanto riguarda la distinzione tra l'identità italiana e la cittadinanza italiana, che non basta per essere considerati italiani. Ma io preciso che l'identità va ricercata oltre l'ambito dell'italianità perché essa deve essere ricercata in una identità europea, che il filosofo ebreo ma ateo Edmund Husserl (padre della fenomenologia) identificava con una identità universale oltrepassante i limiti delle culture. Nessun europeo cercherà di diventare indiano, mentre un indiano (dell'India) potrebbe diventare europeo, ha scritto Husserl. Un islamico non può essere cittadino italiano perché il contenuto del Corano è una continua istigazione alla violenza. E pertanto è contrario ai principi della nostra Costituzione. Se si volesse essere coerenti bisognerebbe togliere la cittadinanza italiana a un italiano convertitosi all'islamismo. So che questo non accadrà mai perché dietro quel libro dettato da un analfabeta ad uno scriba che si portava dietro perché incapace di leggere e di scrivere vi più di un miliardo di individui che vi credono e sono capaci di atti di terrorismo. Non può esistere un Islam moderato perché non esiste un Corano moderato, di cui non si può cambiare nemmeno una parola perché nello stesso Corano sta scritto che è un libro eterno, dettato direttamente da Allah tramite l'arcangelo Gabriele. Si è italiani perché si ha una identità biologicamente europea. Si aggiungano i meriti che ciascun italiano ha ereditato dai suoi lontani avi, anche se non li ha mai conosciuti perché ciascuno di noi ha conosciuto solo i nonni. Raramente è capitato che uno abbia conosciuto i bisnonni. Ma questo è stato scritto da me molto prima di Vannacci in un mio libro intitolato Io non volevo nascere. Un mondo senza certezze e senza giustizia. E da questo libro ho tratto alcune frasi per demolire le sciocchezze imperdonabili in cui per ignoranza è caduto Vannacci circa l'ambientalismo e l'animalismo. Vannacci ha una concezione antiscientifica dell'evoluzione naturale perché ha ritenuto che l'evoluzione fosse indirizzata verso la nascita della specie homo. Da qui la sua caduta in una concezione antropocentrica della natura che può andar bene, per esempio, per i teologi cristiani, soprattutto cattolici. La casualità di tutti i mutamenti che hanno contrassegnato l'evoluzione biologica esclude scientificamente un disegno finalistico che fa da supporto ad una concezione divina dell'evouzione biologica. Notare che Vannacci fa riferimento a tutte le estinzioni di migliaia di specie animali avvenute anche 400 milioni di anni fa, quando ancora non era apparsa la specie homo. Ma, avendo contraddittoriamente una concezione antiscientifica dell'evoluzione naturale, non è stato capace di evitare di tradurre una supremazia naturale della specie homo in un diritto naturale dell'uomo di disporre come vuole di quelle che egli chiama "bestie", termine che ha un significato dispregiativo. In questa sua concezione antropocentrica ha creduto di poter demolire gli animalisti scrivendo che allora dovrebbero evitare di uccidere anche gli insetti. Dunque un animalista dovrebbe evitare di uccidere una zanzara e tanti altri insetti nocivi. Assurdo! Da notare che nel libro di Vannacci non appare mai il termine vegetariano ma solo il termine vegano. Vannacci considera i cacciatori tutori dell'ambiente. Se vi sono troppi cinghiali per Vannacci la soluzione è semplice: bisogna provvedere alla riduzione del loro numero con l'abbattimento. Non ha preso in considerazione che la proliferazione dei cinghiali, affacciatisi ormai dentro le città, è dovuta a quella genia di cacciatori che li ha introdotti per il gusto di poterli poi cacciare, essendo per essi la caccia uno sport. Sì, ma di menti deviate, rimasti ai tempi dell'homo erectus cacciatore-raccoglitore di 200 mila anni fa, quando per ragioni di sopravvivenza, culturali e non naturali, incominciò a porsi in concorrenza con gli animali predatori della savana, essendo prima di lui, l'homo abilis, preda, piuttosto che predatore degli animali carnivori.
Già Rousseau (Discorso sull’origine e sui fondamenti dell’ineguaglianza tra gli uomini, Nota V) faceva notare come gli erbivori siano provvisti di denti piatti (molari), atti a triturare l’erba, mentre sono sprovvisti dei denti aguzzi dei carnivori, che debbono strappare lembi di carne. Inoltre i carnivori, osserva Rousseau, sono sprovvisti del colon. L’uomo sotto questi due aspetti è un animale costituzionalmente programmato dalla natura come erbivoro. Osserva ancora Rousseau (ibid., Nota VII) che le femmine degli erbivori non partoriscono mai più di due piccoli, ed è facile riconoscere l’intenzione della natura dal numero delle mammelle, che non sono mai più di due, mentre nei carnivori il parto dà luogo alla nascita di piccoli che non sono mai meno di due, in corrispondenza con il fatto che molto più numerosi sono i capezzoli della femmina. I rapaci depongono un gran numero di uova, mentre gli altri uccelli ne depongono e ne covano sempre due. La ragione di ciò, precisa Rousseau è il fatto che gli erbivori debbono passare gran parte della loro giornata dedicandola al nutrimento e le femmine non potrebbero avere il tempo per allattare un numero maggiore di piccoli. Mentre i carnivori impiegano poco tempo a nutrirsi.
Il maggiore filosofo neoplatonico prima di Plotino fu Plutarco, nato nel 46 d. C. Contro le argomentazioni degli stoici, secondo cui, se gli animali partecipassero della ragione naturale, e dunque del diritto, l’umanità perirebbe non potendo usufruire dei vantaggi provenienti dai “comodi avuti dalle bestie”, Plutarco ribatte che l’uomo può vivere senza uccidere animali indifesi o divertendosi con la caccia, che, oltre che ingiustizia, è mancanza di equilibrio della mente. Plutarco rileva come la concezione stoica giustifichi una forma di dominio dell’uomo sulla terra. Essa predica l’esistenza di un Logos universale, la virtù, ma poi non sente il dovere di offendersi di fronte a cadaveri presentati come cibo. Gli animali non umani sono migliori perché nessun cavallo rende schiavo un altro cavallo o un leone un altro leone.[1] Mentre gli altri animali si astengono dal cacciare ogni specie e “fanno la guerra soltanto per necessità di cibo”, l’uomo è l’unico animale che, cibandosi di tutto, rimase castigato da molte e lunghe malattie.
In Iside e Osiride Plutarco dimostra di
avere conoscenza di Zarathustra, oltre che di Platone, e in De esu carnium (Del mangiar carni)
scrive: “Vi state chiedendo perché Pitagora si astenesse dal mangiar carne? Io,
da parte mia, mi domando piuttosto per quale ragione e con quale animo un uomo,
per primo, abbia potuto avvicinare la sua bocca al sangue coagulato e le sue
labbra alla carne di una creatura morta, ponendosi avanti i serviti, le vivande
e il cibo di corpi uccisi…le membra che poco avanti belavano, mugghiavano,
andavano e vedevano? Come poterono soffrire gli occhi di scorgere l’uccisione
degli animali scannati, scorticati, smembrati?…L’uomo non si nutre certo di
leoni e di lupi, per autodifesa…ma al contrario, uccide creature innocue,
mansuete, prive di pungiglioni o di zanne. Per un pezzo di carne l’uomo le
priva del sole, della luce, della durata naturale della vita alla quale hanno
diritto per il fatto di essere nate”.
Plutarco vede l’origine di ciò in un tempo in cui gli uomini, non
conoscendo ancora l’agricoltura, soffrirono la fame più dura, e non nella
guerra, come aveva pensato Teofrasto. Da allora essi impararono a cibarsi di
animali morti. Aggiunge Plutarco: “Che orribile vista ci presenta la mensa dei
ricchi, veder adornarla da cuochi e pasticceri di cadaveri e corpi morti”.
Precisa Plutarco – quasi anticipando le stesse considerazioni che svolgerà
Rousseau (Discorso sull’origine e sui
fondamenti dell’ineguaglianza tra gli uomini), a cui oggi possiamo
scientificamente arrivare - che il corpo umano non ha nello stomaco la capacità
di “cuocere e smaltire la gravezza della carne”, considerando la delicatezza
dei denti, la piccolezza della bocca. La cosiddetta civiltà è per Plutarco
dominata dalla follia. Si incominciò ad uccidere gli animali selvatici, “fino
ad uccidere il bue, nostro operaio, la pecora che ci veste, il gallo guardiano
della nostra casa, e così a poco a poco, cresciuta l’insaziabile cupidigia si
pervenne al sangue, agli omicidi, alle guerre”. Aggiunge Plutarco che non è naturale
cibarsi di carne, che genera malattie, da cui l’uomo rimane castigato. Gli
animali carnivori cacciano “per necessità di pascersi” e non cacciano ogni
specie, come fa l’uomo.[2]
Plutarco, che viaggiò da Roma (dove fu ben voluto dall’imperatore Vespasiano)
al Medio Oriente, ebbe molte missioni politiche e fu nominato arconte di
Cheronea, cittadino onorario di Atene e sacerdote di Delfi, lasciò un messaggio:
“combattete uniti contro quelli che privano gli animali dell’uso della ragione e del discorso”.
Plutarco, che morì nel 125, visse 79 anni.
Vannacci non ha capito di avere scritto una coglioneria negando qualsiasi diritto alle "bestie" poiché esse sono utili all'uomo. In questo modo Vannacci arriva a giustificare anche gli allevamenti intensivi che sono necessari a causa dell'aumento della popolazione umana. Sa o non sa Vannacci che il 14% dell'inquinamento è dovuto agli allevamenti (di morte) intensivi? Nel mio libro riporterò, cifre alla mano, tutti i disastri causati dagli allevamenti intensivi. Mi dica Vannacci: sarebbe capace, per non essere anch'egli un impostore, di ricavarsi da sé la bistecca una volta nella vita uccidendo, dissanguando, spellando e squartando il cadavere di cui si ciba? Chi mangia carne è un impostore che freudianamente rimuove dalla coscienza le terribili sofferenze che da cui sono derivati quei pezzi di cadavere di cui si ciba diventando mandante dei macellatori. Scrive Vannacci che gli animali costretti a vivere in capannoni hanno comunque una vita più lunga rispetto a quella che avrebbero se vivessero liberi. FALSO! Ma se fosse vero che vita sono costretti a vivere negli allevamenti intensivi? Inoltre una mucca per sua natura può vivere anche vent'anni. Ma dopo i primi 5 anni non si ritiene più sufficiente la quantità di latte da essa prodotta (tra l'altro sottratta al figlio maschio, allevato artificialmente per pochi mesi essendo dopo la sua destinazione il mattatoio). Che vita sono costretti a subire gli animali chiusi in recinti dove non conoscono la luce del sole e sono costretti a non muoversi perché il tempo di ingrasso, ottenuto anche con ormoni specifici, sia reso inferiore a quella che avrebbero se vivessero liberi come animali selvatici? E Vannacci ritiene che non siano da condannare "i produttori di pellicce" perché cooperano alla moda femminile con relativi guadagni del settore. Incredibile. Né, secondo Vannaci, deve essere impedito ai vetturini di usare i cavalli con cui "guadagnano proponendo giri in carrozza ottocentesca ai turisti", insensibile Vannacci alle sofferenze dei cavalli fermi sotto il sole e costretti a correre su un terreno per essi innanutale quale è la strada asfaltata o ricoperta da lastroni di pieta. Non è infrequente che alcuni cavalli muoiano cadendo nell'asfalto, e come ringraziamento resi ai vetturini finiscono nei mattatoi. E, ciliegina sulla torta dell'ignoranza, da dove ha tratto Vannacci l'affermazione che, se tutta la popolazione umana diventasse vegana (Vannacci non usa mai il termine vegetariano), non basterebbe tutta la terra coltivabile "per sfamare bestie e sapiens"? Vannacci non sa che è vero il contrario. La fame nel mondo, è stato calcolato, è causata anche dal fatto che la maggior parte dei terreni è coltivata per trarne nutrimento per gli animali che vivono nei lager, sino a giungere scelleratamente a disboscare foreste, come quelle del'Amazzonia, per trarre terreni coltivati a cereali come il mais necessari per nutrire gli animali chiusi in grandi recenzioni di morte. Alimentando così soprattutto negli USA la grande industria degli hamburger. Secondo Vannacci i cani e i gatti sono stati costretti innaturalmente a vivere segregati in appartamenti invece di viveri liberi nei campi. Però non si rende conto della contraddizione delle mucche, dei maiali, delle galline ed altri animali che non hanno diritto di vivere all'aperto e non in capannoni per l'ingrasso. Vannacci rileva che ci si lamenta che vengano uccisi agnelli per la pasqua ma si ritiene che sia lecito mangiare ostriche vive. Incredibile. Vannacci non sa che la sofferenza, come ha scritto l'etologo Konrad Lorenz, è proporzionale al grado di complessità e di coscienza di un organismo. Un mollusco non ha nemmeno cervello e pertanto la sua ingestione da vivo non è paragonabile alla sofferenza di un mammifero. Paragonare un'ostrica o una cozza a una pecora è da deficienti. Questo è il quadro sconsolante che è stato offerto da Vannucci, che è stato certamente un bravo militare ma certamente con il suo libro, nel penultimo capitolo, ha fatto sfoggio della sua scandalosa ignoranza in fatto di conoscenze scientifiche. Oltre che della sua totale mancanza di sensibilità per le sofferenze degli animali. Ah! se potessi essere presente ad una tappa del suo girovagare per presentare il suo libro, certamente ripetendo la solita cantilena. Lo demolirei sul piano della logica e delle conoscenze scientifiche.
1 commento:
Lavoro nel settore edile e ho difficoltà a reperire manodopera. Capisco perfettamente che l'ideale sarebbe assumere personale italiano, ma non si trova. Chi è laureato non vuole, giustamente, "abbassarsi" a fare un lavoro manuale. Dunque già oggi nel mio settore la maggior parte della manodopera è straniera. L'italia ha un problema di natalità. Mancanza di certezze, di denaro, di un posto fisso, certamente, ma anche una certa mentalità di chi a quaranta, cinquant'anni, preferisce lo spritz e vuole vivere senza una famiglia e senza figli per non avere troppi impegni. Se andiamo avanti così fra dieci anni non trovo più manodopera per i lavori manuali, anche perché molti albanesi che sono arrivati dopo il 1991 stanno tornando in patria. L'idea di avere corridori regolari per importare manodopera, persone che farebbero lavori che gli italiani, laureati, non farebbero comunque, non mi sembra così sbagliata. Sinceramente, se chi lavora nel mio settore è tunisino, egiziano o nigeriano, poco mi importa. Quello che mi importa è che svolga il.suo lavoro. Poi, certamente, da qui a dire che un lavoratore straniero possa essere italiano ce ne passa, ma ripeto, senza persone che svolgono questi lavori fra dieci anni il mio settore si ferma.
Posta un commento