venerdì 25 gennaio 2013

DISPUTA SU ERACLITO E SU LUCREZIO. IL SOLITO TUTTOLOGO ODIFREDDI

Nel suo blog Odifreddi aveva annunciato la sua prossima traduzione del De rerum natura di Lucrezio con l'intenzione di darne una traduzione che superasse quella letterale dei latinisti per renderla più comprensibile e più attuale adattandola ad un italiano più scorrevole perché potesse offrirsi a tutti i lettori. E per questo, per esempio, avrebbe usato nella traduzione il termine "atomi" pur avendogli obiettato che in Lucrezio non si trova questo termine ma il termine "particelle", che per Lucrezio ha anche un significato vitalistico, nel senso che, al contrario degli atomi, esprimono anche un principio qualitativo di vita, assente negli atomi in quanto esprimenti una pura quantità. Avevo aggiunto che mi sembrava veramente strano che Odifreddi potesse tradurre Lucrezio visto che, provenendo dalla scuola dei geometri, non aveva studiato il latino. Mi rispose che non era necessario conoscere il latino per tradurre Lucrezio. Ma allora, considerando che Odifreddi avrebbe usato altre traduzioni in italiano di Lucrezio, lo definii "traduttor dei traduttor di Lucrezio", parafrasando ciò che il Foscolo aveva detto di Vincenzo Monti definendolo "traduttor dei traduttor di Omero", giacché Monti fece la classica traduzione in italiano dell'Iliade pur non conoscendo il greco. 
La discussione è proseguita in relazione ad un successivo post di Odifreddi in cui, elogiando Lucrezio (di cui sembra essersi innamorato per portare acqua al suo materialismo ateistico) denigrava Eraclito anche perché era stato denigrato da Lucrezio. 
A questo punto ho così replicato a Odifreddi: 

Visto che si è scritto di Eraclito non capisco un certo ostracismo nei suoi confronti. E’ vero che ci sono rimasti pochi frammenti e citazioni indirette. Ma è anche vero che Eraclito, al di là delle oscurità, scrisse una cosa chiara. Che tutto deriva dal fuoco e tutto tornerà nel fuoco. Eraclito, sulla base di certe conoscenze astronomiche del suo tempo, aveva scritto che il mondo sarebbe finito a chiusura del GRANDE ANNO (calcolato in 18.000 anni). A parte questo calcolo rimane valida la concezione di Eraclito se si considera che il fuoco era per Eraclito l’energia da cui erano derivati tutte le sostanze. Ora, che ci dicono le nostre conoscenze cosmologiche se non che tutti gli elementi chimici e tutta la materia conseguente derivano dal raffreddamento dell’energia iniziale del Big Bang? In base alla concezione atomistica di Epicuro le varie sostanze (con la formazione dei mondi) si formano a causa di una deviazione casuale (clinamen) degli atomi nella loro caduta in linea retta verso il basso dovuta alla loro pesantezza. Spiegazione ridicola anche considerando che in un mondo infinito non esiste un basso. Democrito non scrisse che gli atomi fossero pesanti ed escluse che nell’universo infinito potessero esistere un alto e un basso. La loro apparente pesantezza derivava dalla loro quantità di moto (M x V) non potendo esserci una materia di per sé pesante. Epicuro aveva appreso male la lezione di Democrito banalizzandone la concezione atomistica. Epicuro si contraddisse anche nella sua concezione del diritto inteso come diritto del più forte mentre contemporaneamente predicava l’amicizia e la frugalità.
Ora, che si faccia l’elogio di Lucrezio (che si rifà alla concezione di Epicuro) è cosa giusta considerando che egli si scagliò contro tutte le superstizioni religiose (e in ciò bene apprese da Epicuro), ma non capisco perché per questo motivo si debba degradare il grande Eraclito soltanto perché Lucrezio si espresse in modo sbagliato nei suoi confronti non sapendo scostarsi dal suo maestro spirituale Epicuro.

Così ha risposto Odifreddi

  • Piergiorgio Odifreddi 24 gennaio 2013 alle 08:35
    caro profpietromelis_01,
    nessuno se la prende coi presocratici, per avere avuto intuizioni vaghe, come quelle che si potevano avere senza strumenti tecnologici né culturali, e per aver posto domande alle quali poi sono state date ben altre risposte.
    ad esempio, i quattro elementi possono benissimo essere interpretati come metafore dei tre stati della materia (solido la terra, liquido l’acqua, gassoso l’aria) e dell’energia (il fuoco).
    anche il moto degli atomi secondo epicuro/lucrezio, può essere generosamente interpretato come una prefigurazione del principio d’inerzia (il moto rettilineo fino a quando non interviene una forza a cambiarlo) e della casualità che interviene, assieme al determinismo, nella funzione d’onda (il clinamen).
    di qui a credere, come fanno i filosofi di una certa scuola, da severino a heidegger (la coppia che, secondo l’ineffabile cacciari, ha caratterizzato la filosofia del novecento), che quei frammenti contengano la sapienza dell’umanità, e che su di essi bisogna basare ancor oggi il proprio pensiero, ci corre.
    dunque, quando si dileggiano eraclito o parmenide, non è certo a loro che ci si rivolge, ma ai loro epigoni. i quali, tra l’altro, di eraclito hanno scelto di seguire soprattutto la caratteristica dileggiata da lucrezio, e non solo da lui: l’oscurità folle dietro a cui nascondere il vuoto pneumatico.


  • COMMENTO MIO:

    Odifreddi farebbe bene a non commentare Lucrezio nella sua prossima traduzione di traduzioni per non cadere nell'accusa di ignoranza da tuttologo. Prefigurare un principio di inerzia in Lucrezio (che è opinabile anche in Democrito) è semplicemente ridicolo. Epicuro non fa affatto riferimento ad un moto rettilinineo uniforme nella caduta degli asseriti atomi (in realtà particelle). Questo significa distorcere il pensiero di Lucrezio. Odifreddi poi non ha capito che il clinamen esprimeva per Epicuro una casualità che gli serviva anche come fondamento di una libertà che doveva contrastare il meccanicismo deterministico di Democrito, e anche in ciò si distingue la concezione atomistica di Epicuro da quella di Democrito. Ma tant'è, per il tuttologo Odifreddi tutto ciò non ha alcuna importanza, anche se poi darà al lettore comune una immagine bugiarda di Epicuro e di Lucrezio.   Odifreddi ha scritto anche che ha smesso da anni di fare il ricercatore per dedicarsi alla divulgazione. Ma la divulgazione deve essere fatta onestamente rispettando il pensiero altrui o non faziosamente distorcendolo per fini personali. Ed è certo che Odifreddi, se avesse continuato ad occuparsi solo di logica, oggi non sarebbe un personaggio anche della TV. Per diventare noti oggi non bisogna essere seri studiosi. Bisogna riscuotere successo presso la grande massa violando il rigore scientifico.   

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