In una intervista al regista novantenne Francesco Rosi Marzullo gli ha domandato: lei crede in Dio? Rosi ha risposto di essere ateo, ma subito dopo si è corretto dicendo di essere laico, nel senso che non era certo che Dio non esistesse e che sperava che vi fosse un aldilà. E confessò di avere paura della morte e che se ne difendeva non pensandoci. Sperava di diventare incosciente nel momento del trapasso. Allora mi sono ricordato di una frase di Max Planck che sono riuscito a ritrovare su wikiquote: "La scienza non può svelare il mistero fondamentale della natura. E questo perché, in ultima analisi, noi stessi siamo parte dell'enigma che stiamo cercando di risolvere. (citato in K. Wilber, Quantum questions. Mystical Writings of the World's Great Physicists, New Science Library 1985, p. 153). Questo concorda con ciò che ho sempre pensato, che uno scienziato serio debba essere onestamente e coerentemente agnostico. Chi si dichiara ateo è un dogmatico. Chi ha orecchie intenda.
martedì 15 gennaio 2013
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1 commento:
Questo da Francesco Rosi non me l'aspettavo (che speri in un aldilà). Se ci spera dovrebbe avere almeno una vaga idea di come è o dovrebbe essere questo aldilà, come ce l'hanno gli islamici e i pellerossa. Forse vuole incontrare di nuovo la moglie e i suoi amici e giocare eternamente a carte con Napolitano e La Capria?
Scherzi a parte, non la metterei cosi che chi si dice ateo sia dogmatico. Certamente non afferriamo il tutto essendo parte di esso per cui dobbiamo ammettere di "non sapere" e riconoscere il mistero o l'enigmaticità dell'universo. Quindi a rigore dovremmo dirci agnostici, è vero.
Ma in genere l'ateo si dice tale in quanto nega decisamente le puerilità e sciocchezze delle cosiddette religioni rivelate. Non per niente la Chiesa apprezza gli agnostici - da lei considerati "in cammino", aperti o non del tutto chiusi alla trascendenza e quindi recuperabili - e detesta e combatte gli atei che ne minano la posizione e il potere. Gli atei dichiarati infatti non sono invitati nel "cortile dei Gentili" voluto da Ratzinger e presieduto da Ravasi. Al massimo sono invitati "atei" o non credenti come Cacciari che studia teologia...
Il termine "ateo" conserva ancora oggi un valore negativo. L'ateo è considerato da Ratzinger nel migliore dei casi un poveraccio, ma piuttosto lo vede come un poco di buono che minaccia la società.
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