sabato 30 aprile 2011

GIOVANNI PAOLO II SANTO SUBITO INSIEME CON LA MAFIA E I PEDOFILI DELLA CHIESA. LA GRANDE SCAMPAGNATA A ROMA PER ASSISTERE AD UNA SACRA MENZOGNA

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L’inchiesta di Galeazzi e Pinotti si compone di tre parti distinte.

Nella prima, “Luci e ombre”, il fuoco è messo sugli esordi di un uomo di fede inviso al regime comunista già prima di diventare papa.
La vita del giovane Wojtyla, rocambolesca e ricca di colpi di scena, sembra riassumere nei suoi snodi cruciali le premesse ad una ascesa straordinaria. Nella Polonia occupata dai nazisti, un ragazzo innamorato del teatro sceglie di dar seguito ad un’altra, più esigente vocazione: quella religiosa.
Le doti di discrezione, abilità oratoria e capacità strategica del giovane presule rifulgono, in un contesto politicamente oppressivo e nel quale ogni passo falso può avere conseguenze irreversibili, e avranno occasione per affinarsi ulteriormente durante gli anni del regime comunista.
La seconda parte del libro, intitolata “Il fine giustifica i mezzi” racconta di come Papa Wojtyla si adoperò in ogni modo per contribuire al disgregamento della cortina di ferro e al sovvertimento del regime comunista in Polonia. Per mezzo dello IOR, la banca vaticana, attraverso la spregiudicata gestione che ne fece il Cardinal Marcinkus, ma anche attraverso legami mai chiariti con finanzieri senza scrupoli, e addirittura utilizzando denaro di provenienza mafiosa.
Infine l’ultima parte, quella dedicata alla “restaurazione” che il Vaticano ha messo in atto a cominciare proprio dal papato di Giovanni Paolo II: una vera e propria controspinta per riportare la Chiesa su posizioni preconciliari.
Dietro la mitezza e il sorriso di Wojtyla ci fu soprattutto – è la tesi sostenuta da Galeazzi e Pinotti – una ferrea determinazione nel contrastare ogni abbrivio progressista in seno all'sitituzione che egli presiedeva, senza riguardo per il contesto sociale e politico in cui queste istanze di rinnovamento si esprimevano.
È il caso - gravissimo - dell'insabbiamento degli scandali sessuali che coinvolsero il pastore dei "Legionari di Cristo", Marcial Maciel, accusato di aver commesso abusi e violenze su molti giovani seminaristi.
Maciel godette fino alla morte della protezione del Vaticano, perché era amico di Wojtyla.
Ma è anche la netta opposizione che la Chiesa assunse, sotto la guida di Wojtyla, all'ordinamento sacerdotale per le donne; la condanna ipocrita e violenta dell'omosessualità; l'interferenza reiterata della Chiesa nelle questioni politiche dello Stato Italiano, in aperta deroga al principio di non ingerenza sancito dai Patti Lateranensi.
Infine, la lotta senza quartiere che Wojtyla mosse alla "teologia della liberazione" e a tutta la vulgata latinoamericana di preti dediti a cambiare per via pedagogica lo stato di abbandono culturale ed economico in cui versava l’America del Sud. Una lotta che si tradusse in alcune assoluzioni (come quella nei confronti di Pinochet) che pochi confessori, oggi, potrebbero assolvere. E in alcuni abbandoni altrettanto imperdonabili, come quello riservato all'arcivescovo salvadoregno Oscar Romero, che era impegnato in una coraggiosa opera di denuncia delle storture e della corruzione in cui versava il suo paese e fu trucidato da sicari rimasti ignoti. Un abbandono che oggi lascia in bocca il sapore di un aperto tradimento.

Giacomo Galeazzi e Ferruccio Pinotti - Wojtyla segreto.
La prima controinchiesta su Giovanni Paolo II
315 pagine, 16 euro - Chiarelettere edizioni (Collana Principio attivo)

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