lunedì 27 gennaio 2014

ANTICHI EBREI MAESTRI DEI NAZISTI. IL POPOLO PIU' RAZZISTA DELLA STORIA

La gente non conosce l'Antico Testamento. Se lo conoscesse capirebbe che gli ebrei si dovrebbero vergognare delle loro origini storiche. Essi furono i primi ad attuare dei veri e propri olocausti nei confronti  delle più antiche popolazioni, autoctone, della Palestina, di cui gli ebrei furono invasori e sterminatori. Certamente le narrazioni bibliche hanno una certa esagerazione dal punto di vista storico. Esagerazioni tuttavia finalizzate a far valere l'immagine del dio ebraico Jahweh come dio degli eserciti. Se lo tengano pure caro gli ebrei credenti il loro dio di merda. Chi si assomiglia si piglia. Io dico che gli ebrei credenti non hanno alcun titolo storico per condannare il nazismo perché, altrimenti, dovrebbero avere il coraggio di condannare anche il loro dio e la loro storia. LEGGERE PER CREDERE.
Da un capitolo del mio libro Io non volevo nascere (pp.457)

Nel Deuteronomio, quinto ed ultimo libro del Pentateuco (o Torah), sacro a tre religioni (!), si legge: Sterminerai dunque tutti i popoli che Jahweh, l’Iddio tuo, sta per dare in tuo potere; l’occhio tuo non abbia pietà; e non servire agli dèi loro…Il tuo Dio, Jahweh, darà queste nazioni in tuo potere e le metterà interamente in rotta finché siano distrutte. Ti darà nelle mani i loro re, e tu farai scomparire i loro nomi di sotto ai cieli; nessuno potrà starti a fronte finché tu le abbia distrutte. Darai alle fiamme le immagini scolpite dei loro dei; non agognerai e non prenderai per te l’argento che è su quelle, onde tu non abbia ad esserne preso perché sono un’abominazione per Jahweh” (7, 16-25). “Quando ti avvicinerai ad una città per attaccarla, le offrirai prima la pace…Ma se essa non vuole la pace, allora l’assedierai; e quando Jahweh, il tuo Dio, te l’avrà data nelle mani, ne metterai a fil di spada tutti i maschi; ma le donne, i bambini, il bestiame e tutto ciò che sarà nella città, tutto quanto il suo bottino, te li prenderai come tua preda; e mangerai il bottino dei tuoi nemici, che Jahweh, l’Iddio tuo, ti avrà dato. Così farai per tutte le città che sono molto lontane da te, e che non sono città di queste nazioni. Nelle città di questi popoli che Jahweh, il tuo Dio, ti dà come eredità, non conserverai in vita nulla che respiri; ma voterai a completo sterminio gli Hittei, gli Amorei, i Cananei, i Ferezei, gli Hivvei e i Gebusei…affinché essi non vi insegnino a imitare tutte le abominazioni che fanno per i loro dèi, e voi non pecchiate contro Jahweh, che è il vostro Dio” (20, 10-18).
Il libro di Giosuè, successivo al Deuteronomio, si apre con la descrizione da parte di Jahweh dei confini della “terra promessa”. Egli si rivolge a Giosuè, che, figlio di Nun, ministro di Mosè, era stato nominato suo successore, essendo già morto, prima di Mosè, suo fratello Aaronne: “Mosè, mio servo è morto; or dunque levati, passa questo Giordano, tu con tutto questo popolo, per entrare nel paese che io do ai figlioli d’Israele. Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, io ve lo do, come ho detto a Mosè, dal deserto, e dal Libano che vedi là, sino al gran fiume Eufrate, tutto il paese degli Hittei sino al mare grande, verso occidente”. Nella descrizione della presa di Gerico si legge: “Il popolo (ebraico) salì nella città… e votò allo sterminio tutto ciò che era nella città, passando a fil di spada uomini, donne, fanciulli e vecchi, e buoi e pecore e asini.. Allora Giosuè fece questo giuramento: 'Sia maledetto, nel cospetto di Jahweh, l’uomo che si leverà a riedificare questa città di Gerico…;Jahweh fu con Giosuè, e la fama di lui si sparse per tutto il paese” (ibid., 4, 20-27). Nella descrizione della presa di Ai si legge: “Quando Israele (dopo un’imboscata) ebbe finito d’uccidere tutti gli abitanti di Ai nella campagna, nel deserto dove quelli l’avevano seguito e tutti furon caduti sotto i colpi della spada finché non ne rimase più, tutto Israele tornò verso Ai e la mise a fil di spada. Tutti quelli che caddero in quel giorno, fra uomini e donne, furon 12.000: vale a dire tutta le gente di Ai. Israele prese per sé soltanto il bestiame e il bottino di quella città, secondo l’ordine che aveva dato Jahweh. Giosuè arse dunque Ai e la ridusse in perpetuo in un mucchio di rovine, com’è oggi. Quanto al re d’Ai, l’appiccò a un albero, e ve lo lasciò fino a sera; ma al tramonto del sole Giosuè ordinò che il cadavere fosse calato dall’albero; e lo gettarono all’ingresso della porta della città, e gli ammassarono sopra un gran mucchio di pietre, che rimane anche al di d’oggi” (ibid., 7, 24 sgg.).
Gli abitanti delle zone circostanti, udita notizia di ciò che era capitato, per salvarsi la vita chiesero intimoriti un’alleanza con Giosuè dicendo che provenivano da paesi lontani, in modo da dare agli ebrei la convinzione che non sarebbero stati costretti a vivere in vicinanza con essi. Quando Giosuè seppe che erano dei vicini si ritenne ingannato e li maledisse: “Or dunque siete maledetti, e non cesserete mai d’esser schiavi, spaccalegna ed acquaioli per la casa del mio Dio” (ibid., 9, 23). Bontà sua! Il re di Gerusalemme, a questo punto, chiese l’alleanza di altri cinque re per far fronte comune nella difesa contro Giosuè.
Ma anche questa volta gli Ebrei furono rassicurati dal loro Jahweh della vittoria, e, come gli dèi pagani, che parteggiavano per schiere avverse, il dio ebraico si mise a far piovere pietre contro l’esercito della coalizione dei cinque re, uccidendo più uomini lui di quanti ne uccisero gli Ebrei (Giosuè, 10, 11). E quello stesso ridicolo dio, che, apparendo più ridicolo degli dèi pagani, faceva piovere le pietre, ordinò al sole di fermarsi perché gli Ebrei potessero avere una giornata di sole più lunga a disposizione per portare a termine lo sterminio! I cinque re, che si erano rifugiati in una spelonca, furono prima calpestati sul collo ad uno ad uno, poi impiccati a cinque alberi e rigettati nella spelonca, che fu richiusa con grosse pietre. Non contento di ciò “Giosuè prese Makkeda e fece passare a fil di spada la città e il suo re; li votò allo sterminio con tutte le persone che vi si trovavano; non ne lasciò scampare una, e trattò il re di Makkeda come aveva trattato il re di Gerico”. Poi attaccò Libna. “E Jahweh diede anche quella col suo re nelle mani d’Israele, e Giosuè la mise a fil di spada con tutte le persone che vi si trovavano; non ne lasciò scampare una, e trattò il re d’essa come aveva trattato il re di Gerico” (ibid., 10, 30). La stessa sorte toccò alle città di Lakis, di Eglon, di Hebron e di Debir. Giosuè “non lasciò scampare alcuno, ma votò allo sterminio tutto ciò che aveva vita, come Jahweh, l’Iddio d’Israele, aveva comandato…perché Jahweh, l’Iddio d’Israele, combatteva per Israele” (ibid., 10, 40).
Si formò allora un’altra più potente coalizione contro Giosuè. Ma il solito Jaweh disse a Giosuè: “Non li temere, io farò che siano tutti uccisi di fronte a Israele; tu taglierai i garretti ai loro cavalli e darai fuoco ai loro carri”. E così fece Giosuè dopo averli battuti. “Jahweh faceva sì che il loro cuore si ostinasse a dar battaglia ad Israele, onde Israele li votasse allo sterminio senza che ci fosse pietà per loro, e li distruggesse come Jahweh aveva comandato a Mosè…Giosuè li votò allo sterminio con le loro città…prese tutto il paese, esattamente come Jahweh aveva detto a Mosè e lo diede in eredità a Israele, tribù per tribù, secondo la parte che toccava a ciascuna. E il paese ebbe requie dalla guerra” (ibid., 11, 6-23).
Come non vedere nelle modalità di invasione, di occupazione di regioni già abitate da altri popoli (per di più pacifici) e del loro sterminio, giustificate dagli Ebrei come realizzazione della promessa fatta ad essi dal loro dio a danno di altre popolazioni, da sterminare perché gente “abominevole”, e perciò inferiore, perché non adorante il dio degli ebrei – per cui, d’altra parte, non aveva senso il proselitismo verso i non ebrei - la stessa giustificazione che i nazisti apportarono a favore di se stessi rivendicando una “spazio vitale” a est a danno di popolazioni inferiori perché non ariane?
Nessun popolo, tranne quello ebraico, ha mai preteso, fanaticamente, di abitare su una terra data in eredità da una divinità. A differenza degli Ebrei, i nazisti non pretesero che le terre dello “spazio vitale” da conquistare fossero state assegnate in eredità da qualche divinità. Ma i metodi di conquista non furono peggiori di quelli narrati nel testo biblico.
Vi sarebbe da commentare: perché arrivare, con odio efferato, sino a godere, nel racconto, dello strazio di popolazioni che avevano soltanto il torto di avere difeso il loro paese? Si può vedere in questi passi - che certamente amplificano romanzescamente eventi storici per alimentare maggiormente l’orgoglio nazionale ebraico di quei tempi - un sadico compiacimento del narratore, che espone la “soluzione finale” di tipo nazista che gli stessi ebrei credenti nell’antichità inventarono applicandola su intere popolazioni per impossessarsi dei loro territori. Forse nemmeno le orde di Gengis Kahn arrivarono all’efferatezza degli episodi descritti dal narratore biblico.

Ma, anche se tali narrazioni sono state amplificate, come possono gli ebrei credenti pretendere che ci si commuova per il loro asserito olocausto ad opera del nazismo se essi dimostrano di non saper o voler condannare i metodi peggiori descritti in testi che essi ritengono tuttora sacri? Essi non hanno oggi alcun diritto di richiedere commozione per il loro asserito olocausto se non sono disposti a vergognarsi di quei testi che continuano a ritenere sacri, attribuendo persino al loro dio una volontà stragistica volta ad attuare il disegno della “terra promessa” per il “popolo eletto”.
 
E i maggiori li attuarono tremendamente proprio tra se stessi, per esempio con la guerra tra lo Stato di Israele (a nord con capitale Samaria) e lo Stato di Giuda (a sud con capitale Gerusalemme).

Il grande filosofo, ebreo ateo, Spinoza, nel suo Trattato teologico-politico (cap. 18), riferendosi alle guerre tra il regno di Israele e quello di Giuda in cui l’unico regno si era diviso dopo re Salomone, scrive: “In un solo combattimento furono trucidati dai Giudei 500 mila Israeliti, e in altro combattimento gli Israeliti uccisero moltissimi Giudei, fecero prigioniero il Re stesso, demolirono le mura di Gerusalemme e spogliarono completamente il Tempio; carichi della ingente preda, sazi di sangue fraterno, ricevuti gli ostaggi e abbandonato il Re nel suo regno, quasi devastato, deposero alfine le armi; ma non tanto per le promesse dei vinti Giudei, quanto perché fatti sicuri della loro impossibilità di nuocere. Non passarono però molti anni che i Giudei, ristorate le loro forze, riaccesero la lotta e assalirono gli Israeliti. Ma anche questa volta vincitori furono gli Israeliti, i quali, dopo avere ucciso 120 mila Giudei, condussero in prigionia donne e fanciulli in numero di 200 mila, portando seco un altro innumerevole bottino. Fino a che, stremati da queste e da quelle altre guerre intestine che troviamo narrate nelle storie, furono alla fine preda dei loro nemici.”  

Data la popolazione di allora si può dire che vi fu un vero olocausto di Ebrei per guerre tra Ebrei stessi. Abbiamo detto questo perché pensiamo che, se gli Ebrei non si fossero odiati e massacrati tra loro, rendendosi deboli di fronte al nemico esterno, come dice Spinoza, forse sarebbero riusciti a conservare il loro Stato in Palestina.
Spinoza, poiché, essendo ateo, non frequentava la sinagoga, fu dichiarato “maledetto” e perseguitato dagli ebrei della città olandese ove abitava, per cui si trasferì in altra, piccola, città vicina a Leyda. Quando fu ucciso dai calvinisti il capo del partito repubblicano, di ispirazione liberale, Giovanni de Witt, che aveva invitato Spinoza a pubblicare il suo Trattato teologico-politico, tale trattato fu pubblicato anonimo da Spinoza per evidenti timori. Ma, viste, nonostante ciò, le reazioni violente di ebrei, cattolici e protestanti al testo, Spinoza volle che non si desse una pubblicazione della traduzione dal latino all’olandese del suo testo.
Dopo la morte di Spinoza, nel 1677 a soli 45 anni, il testo latino del Trattato fu pubblicato sotto altri titoli, che facevano nella copertina riferimento a tutt’altri argomenti, come di medicina. Ecco che cosa hanno fatto e preteso le religioni. Di imporre il silenzio.
Torna a proposito quanto Bernard Lazare, ebreo ateo, morto a 38 anni, scriveva nel 1899 ne Il letamaio di Giobbe: “Voi sionisti volete imbellettare la verità…e il sommo dovere, per voi, è di non mettere in mostra le vergogne nazionali”. Gli ebrei credenti dovrebbero lavarsi i panni sporchi (L’Antico Testamento) in casa, prima di pretendere che la storia si lavi i suoi con la memoria delle vittime ebraiche del nazismo. E incomincino a richiedere il divieto della “macellazione rituale”, perché in questo modo venga vietato anche agli islamici. Non si può pretendere di condannare l’olocausto ad opera dei nazisti mentre gli ebrei credenti ritengono siano storia sacra gli olocausti descritti nel Pentateuco (Torah), oltre che quelli, ancora più tremendi, descritti nel libro successivo di Giosuè. Non si possono usare due pesi e due misure, sta scritto nel loro Deuteronomio (quinto libro del Pentateuco). Che riducano i primi sei libri della Bibbia a pura mitologia. Altri libri, oltre a Giosuè, cosiddetti storici, (Giudici, Samuele, Re, Cronache) sono soltanto storia romanzata e favolistica, compreso il periodo che inizia con il regno di Saul (Samuele).
La storia umana, si sa, contiene storie di invasioni, di eccidi, di massacri, di genocidi. Dunque non bisognerebbe troppo stupirsi del fatto che anche gli Ebrei ne abbiano commesso. Ma ciò che stupisce è che ancor oggi gli ebrei credenti se ne vantino, almeno per il fatto che gli eventi raccontati, se pur nella confusione tra storia e mitologia, siano da essi ritenuti voluti e ispirati dal loro dio, e che i rotoli della Torah siano custoditi gelosamente in seta preziosa nei tabernacoli delle sinagoghe, mentre dovrebbero vergognarsene, se pretendono che l’umanità abbia memoria del loro asserito olocausto come vergogna, mentre essi si vantano degli olocausti da essi causati. E della Torah si dovrebbero vergognare anche i cristiani - come se ne vergognava la setta cristiana dei Catari o Albigesi, perseguitati sino all’eccidio nel Medioevo perché ritenevano che L’Antico Testamento fosse stato ispirato dal demonio - non essendo possibile che il Nuovo Testamento fosse un completamento dell’Antico Testamento, nonostante il rispetto da parte di Gesù di una certa ritualità ebraica, come dimostrato dall’ultima cena, che fu una cena pasquale nel senso della tradizione ebraica, con l’uccisione di un agnello nel tempio-mattatoio.
La differenza tra gli ebrei osservanti e i nazisti è che questi ultimi non pretesero che la loro storia fosse una storia sacra, nonostante alcuni di essi dicessero Gott ist mit uns (Dio è con noi). Soltanto il Corano appare coerente ed omogeneo con la Torah, essendo una religione che predica la violenza, come documenteremo appresso.
Vi è da domandarsi quale progresso rispetto al paganesimo abbia rappresentato la Torah, in cui appare un dio sanguinario e razzista.

  

7 commenti:

Unknown ha detto...

Esimio professore,
la ringrazio per l'opportunità che lei mi offre di comunicare quanto penso.
Pur non condividendo nulla di quanto lei ha scritto, le debbo riconoscere una integrità intellettuale, ma se mi consente, la inviterei a discernere le sue affermazioni, in due punti differiti e incomunicabili, che sono quello che ha fatto Dio e quello che hanno fatto gli Ebrei. Gli ebrei, sono uomini uguali ai tedeschi, uguali a me ed uguale a lei,siamo tutti fallibili, come ci insegna il libro da lei HA citato in: Salmi 53:3 Tutti si sono sviati, tutti sono corrotti,non c'è nessuno che faccia il bene,
neppure uno. Davanti a Dio Greci e Romani, maschi e femmine, siamo tutti uguali, anche gli ebrei ed i nazisti.
Per il discorso che riguarda Dio, ho capito CHE lei non è credente, ma se lei non crede in Dio, perchè ha usato degli aggettivi per qualificarlo, è insensato qualificare qualcosa che non è.
Inoltre volevo precisar-le che estrapolare dal discorso biblico dei versetti dal contesto, rappresenta soltanto un pretesto per fare delle affermazioni senza fondamento. Le Sacre Scritture sono dei libri che più di essere letti in senso filosofico, rappresentano uno stile di vita basato sull'amore (Agape) verso gli altri, verso Dio, e verso i nemici. Quindi per capire e vivere le Sacre Scritture non necessita essere DEGLI esimi professori, basta essere un discreta gommista.
L'amore di Dio Padre e LA PACE del nostro Signore Gesù il Cristo sia su di noi. ANTONIO.

Pietro Melis ha detto...

Lei ha molta confusione in testa perché la fede ottunde la ragione. Non ho estrapolato singole frasi ma intere pagine di quel libro orrendo che è l'Antico Testamento, superato per orrore solo dal Corano. Con la differenza che l'Antico Testamento non è stato scritto per fare proselitismo ma unicamente ad uso e consumo degli ebrei, il cui unico scopo era di dimostrare che essi avevano un diritto divino sulla terra di Palestina. Di tutto il resto gliene importava nulla. Infatti tuttora gli ebrei credenti non fanno proselismo e non vogliono conversioni. Altrimenti non sarebbero più il popolo eletto. E' la massima contraddizione dell'Antico Testamento, che da una parte propone l'unico dio vero, mentre dall'altra se lo tengono stretto solo per essi. L'Antico Testamento è stato il mezzo con cui, unici tra tutte le antiche popolazioni della Palestina, gli ebrei sono sopravvissuti sino ai giorni nostri. Per questo ho anche scritto in un capitolo di un mio libro (Io non volevo nascere) che gli ebrei hanno un diritto storico alla Palestina, mentre gli arabi sono solo degli invasori. Come vede sono obiettivo. Chi non ha capito che l'unico scopo dell'Antico Testamento, ripeto, non era quello di fare proselitismo, non ha capito un'acca dell'ebraismo. Ho fatto per alcuni anni studi di esegesi dell'Antico Testamento esponendo in un libro di 800 pagine i risutati a cui sono giunti i maggiori studiosi mondiali. Risultati da cui si deduce che stato tutto inventato in parte ricopiando da miti o racconti egizi e mesopotamici. I tre patriarchi non sono mai esistiti (provengono da tre distinti racconti mesopotamici che non pongono alcuna parentela tra Abramo, Isacco e Giacobbe) mentre lo stesso Mosè è un personaggio romanzesco, mai esistito, elaborato sulla base di racconti egizi (come tradisce lo stesso nome Mosè) e mesopotamici (Sargon I). Le basta?

abramo putra ha detto...

Nel mondo classico i filosofi da Platone a Pitagora a Plotino avevano chiaro il concetto di Dio unico, chiamato come demiurgo, Uno, Essere. Quello che non attribuivano ad esso, visto come sommo bene, intelligenza e bellezza era la sete di sterminio.
Quindi è falso attribuire ai non testamentari Biblici vecchi e nuovi atti contro il genere umano come avviene nella Bibbia. Per Parlare dei cosiddetti pagani bisogna specificare che Il termine "paganesimo" è introdotto nella lingua italiana a partire dalla metà del XIV secolo e deriva dal termine "pagano" introdotto in questa lingua a partire dalla seconda metà del XII secolo.Il termine "pagano" deriva a sua volta dal latino pagānu(m) dove indica il "civile", il "campagnolo", contrapposto al "militare". Pagānus deriva a sua volta dal termine sempre latino di pāgus (villaggio).
Tali termini latini, pāgus e pagānus, indichino quei territori, e coloro che li abitano, in opposizione ai centri delle amministrazioni dell'Impero romano e, a differenza di questi ultimi che celebrano il culto imperiale, questi celebrano i culti locali.

Nel lessico cristiano questi termini entrano intorno al 370 quando il cristianesimo è divenuto religione ufficiale e quindi culto dell'impero. Il latino liturgico ignora tuttavia questi termini preferendogli i termini di gens, gentiles, natio o nationes, lasciando pāgus e pagānus all'uso popolare e non "ufficiale" insieme ad altri termini come "infedeli" (latino infedēlis-e) o "idolatri" (latino ecclesiastico i quali acquisiscono una connotazione peggiorativa.
Necessità del latino liturgico è quella di individuare un termine che renda quello greco di ethnicoi ("popoli") a sua volta traduzione dell'ebraico biblico di goj (pl. gojim) per indicare quei popoli differenti da quello ebraico ovvero dal "popolo eletto da Dio", "popolo", che nell'ambito neotestamentario e quindi cristiano, diviene per l'appunto la chiesa di Cristo.

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Abramo Putra ha detto...

Egregio prof. perché lei dice che il Corano supera per orrore la Bibbia? mi sembra che non ci sia niente di peggio del Deuteronomio come esaltazione dell'annientamento dei popoli, forse gli Unni, e i Mongoli.
Il Corano io l'ho letto mi è sembrato rivolgersi all'interiorità dell'uomo, come se a parlare fosse Toro Seduto.
L'aspetto terrificante è quello più prettamente religioso ma li prende e copia lo spirito della Bibbia che è l'origine del fanatismo che pratica lo sterminio dei popoli in nome di Dio. I Romani stessi tutte le volte che hanno vinto gli Israeliti o Giudei si sono limitati ad esiliarli mai a sterminarli.
E questo perché i loro Dei non contemplavano il genocidio se non per motivi di razionale logica militare.

Pietro Melis ha detto...

Legga il mio florilegio del Corano in questo blog in data 20 ottobre 2009. Gli antichi ebrei giustificavano gli eccidi da loro commessi solo in Palestina con la "giustificazione" della terra promessa. Ma non ebbero mai pretese di espansione oltre la Palestina. Infatti la "religione" ebraica non fa, e non vuole fare, proselitismo. Essa si identifica con la razza ebraica. La disgrazia del Corano è che fa proselitismo in tutti gli Stati, e infatti gli arabi hanno invaso terre che vanno dal Medioriente all'Africa per giungere sino alla Spagna (da cui furono ricacciati solo nel XV secolo). Si aggiunse poi, sovrapponendosi alla dominazione araba, la dominazione turca che fece sparire l'impero bizantino (con la conquista di Costantinopoli nel 1453) e si espanse nei Balcani, da cui incominciò a retrocedere solo a iniziare dal 1683. E l'islamismo giunse anche nell'estremo Oriente con la dominazione mongola. In Cina dominò per secoli con la dinastia mongola dei Khan. L'islamismo si è espanso come una tremenda peste bubbonica.E sempre con le armi. E' un virus tremendo che attacca non conoscendo differenze di razze.Sempre a causa del Corano.

Abramo Putra ha detto...

Il punto è sempre quello della sorte degli infedeli, che siano i Filistei o Cananei, i Pagani (per gli antichi Cristiani, S. Cirillo, S.Agostino, gli Dei romani erano Demoni e anche i filosofi vedi Ipazia meritavano la morte.
Per I mussulmani infedeli sono i Cristiani e i Zoroastriani per l'ISIS sono sub umani.
Egr.Prof., Cristo, S.francesco. madre Teresa sono una cosa, luce e amore per l'umanità, ma la Bibbia è messaggio di morte. Gli Arabi in Spagna hanno prodotto filosofi come Averroè che ha riscoperto Aristotele, e furono i cristiani dopo la reconqista a perseguitarli assieme agli Ebrei.
I soldati Romani che vincevano combattevano per Cesare e non per Dio, oggi gli stessi Marines combattono per l'America.
Oggi chi combatte per la religione mussulmana come l'ISIS, se non avesse dietro gli stati che li armano come avvenne con i taliban afgani, sarebbe liquidato da un pezzo.

Pietro Melis ha detto...

Averroè dovette fuggire dalla Spagna in Marocco perché la folla lo voleva linciare come ateo nonostante frequentasse la moschea tanto per darla a bere al popolino. Si sa che secondo Averroè (seguendo Aristotele)anche l'intelletto individuale (oltre a quello universale) è mortale. E si inventò la teoria della doppia verità: quella della religione per il popolo (ignorante) e quella filosofica per i sapienti. Tutto ciò che di buono hanno detto i filosofi e gli scienziati arabi fu un copiatura con qualche sviluppo della conoscenza greca. E tutti i testi di cui gli arabi vennero a conoscenza furono tradotti dal greco in arabo dai cristiani nestoriani che vivevano rifugiati in Persia, invasa dagli islamici. Senza i cristiani non vi sarebbe stata la cosiddetta fioritura araba nel periodo corrispondente al nostro alto Medioevo. Gli arabi si rifiutarono sempre di imparare il greco. Nemmeno Averroè lo conosceva. Furono culturalmente parassiti dei cristiani.