venerdì 11 settembre 2015

LA SOLIDARIETA' MASCHERA DI CONFUSIONE

Finalmente ho sentito uno, Vittorio Feltri, che diceva basta con l'uso del termine solidarietà in politica. Ha precisato che "la solidarietà è un sentimento privato", ed io preciso che, essendo un sentimento, non si può costringere tutti ad avere gli stessi sentimenti. La "solidarietà" è un termine che appartiene al campo della morale, non a quello del diritto. Faccio un esempio. Gesù disse:fai agli altri quel che vorresti fosse fatto a te. Questo è un imperativo morale che impone di fare del bene. Ma nessuno può essere costretto per legge a fare del bene agli altri. Se lo fa è perché si sente spinto da un sentimento di benevolenza verso gli altri. Sotto questo aspetto è un obbrobrio anche linguistico dire "famiglia umana", come ha detto questo papa imbecille che va anche contro il significato delle parole. Non esiste una famiglia umana. Diversamente da Gesù Confucio (500 a.C.) disse: non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te. Questo non è un comandamento morale ma giuridico. Infatti vieta ad ognuno di danneggiare gli altri. Non si va in carcere per non aver fatto del bene. Ci si va solo per aver fatto del male, per diversi gradi, sino all'omicidio. Il bene è un concetto così vago (e così pericoloso) che, per esempio, Platone cercò per tutta la vita di darne una definizione. Ma non vi riuscì. Nella più importante opera della maturità (Repubblica) si limitò a darne una immagine senza riuscire a darne una definizione. Disse che il Bene è come il sole, l'idea che illumina tutte le altre idee. Poi lasciò perdere per molto tempo la ricerca della definizione di bene, sino a quando in una delle ultime opere (Filebo)  riprese la questione della definizione di bene e alla fine capì che al bene bisognava sostituire il giusto, la giustizia intesa come numero, ordine e proporzione, in sostanza giustizia significa equilibrio. Allora si può dire che per Platone la giustizia è simile alla bilancia con i piatti che stanno sullo stesso piano. Se un piatto va in alto necessariamente l'altro va in basso: e questo succede quando uno si avvantaggia (con il piatto in basso per maggiore peso) a danno di un altro (il cui piatto viene mandato in alto per minore peso). Quando sento parlare di solidarietà in politica mi girano i coglioni perché non sopporto la sostituzione della morale al diritto, che richiede solo il rispetto dell'antica norma del diritto romano NEMINEM LAEDERE (non danneggiare alcuno). Il che non significa "fai del bene a qualcuno". Ha scritto Kant (Introduzione alla metafisica dei costumi): se invece di continuare a blaterare di benevolenza ci si astenesse dal fare del male quanto bene ci sarebbe  in più sulla Terra. Nella tradizione giusnaturalistica (sino a Kant) è presente la distinzione tra doveri imperfetti (morali) e doveri perfetti (giuridici). Il bene è poi pericoloso perché ogni cultur a ha un proprio concetto di bene che vorrebbe imporre agli altri, come per esempio gli islamici, sino a ritenere che se, l'umanità avesse tutta il cervello tarato dal Corano, sarebbe assai migliore. Le guerre di religione, a parte gli interessi materiali, sono sorte anche a causa di un diverso "concetto" (faccio per dire) di bene. La Chiesa cattolica in passato ha voluto imporlo con le armi e con i roghi, ma ora è in ritirata. Mentre gli islamici si sono risvegliati e sono partiti all'attacco a causa della debolezza dell'Occidente malato di multiculturalismo. Quegli stronzi che hanno fatto una marcia da scalzi per SOLIDARIETA' contro gli invasori, dicendo le solite stronzate (come "l'umanità non ha confini", "siamo tutti uguali"), sono individui pericolosi perché confondono il diritto con il sentimento e vorrebbero che tutti fossero ad essi eguali. Vadano a predicare le stesse cose nei Paesi islamici questi pazzi, incapaci di prevedere le conseguenze nefaste del loro predicare solidarietà con coloro che vengono qui scappando da vigliacchi dai loro Paesi, invece di combattere. E pretendono di portare i loro problemi in casa degli altri danneggiando coloro che di problemi qui ne hanno già parecchi per vivere, se non anche per sopravvivere.  

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