venerdì 13 maggio 2022

L' INFERNO ESISTE. NEL REPARTO DI ORTOPEDIA DEL BROTZU DI CAGLIARI

 Il 6 maggio sono scivolato in casa e ho subito una frattura COMPOSTA del femore della gamba sinistra. Non potevo rialzarmi ed era meglio non rialzarmi per non peggiorare le conseguenze. Non sentivo alcun dolore. Mi sono illuso non sentendo dolori. Chiamato il 118 e legato in una barella per essere portato nell'ospedale ritenuto ospedale di eccellenza.L'OSPEDALE DI ECCELLENZA BROTZU IN SARDEGNA: Per carità! Un inferno. Assistenza infermieristica PESSIMA. Forse il campanello per chiamare assistenza sopra il mio letto era l'ultimo campanello. Ho chiamato di notte non perché mi facesse male la frattura COMPOSTA del femore. Avevo dolori atroci in conseguenza della stenosi del canale vertebrale per cui sto soffrendo dal mese di ottobre. Avevo bisogno di un antidolorifico. Quelli che mi ero portato da casa mi sono stati SEQUESTRATI senza alcuna motivazione. Non sono ammessi farmaci portati da fuori. Ed io ne ho bisogno come antidolorifici dopo avere girato per i più noti neurologi di Cagliari. Tutti mi dicevano che la stenosi (restringimento del canale vertebrale che impedisce lo scorrimento della corrente nervosa nelle gambe) non era poi  così eccessiva da richiedere un vero e proprio intervento chirurgico alla schiena (dove non ho mai avuto dolori). Ho chiamato con il campanello un infermiere/a perché mi applicassero una flebo con antidolorifico. E' venuta una criminale che ha strappato il filo del campanello e senza dire una parola se ne è andata. Mi sono informato e ho saputo che il tutto il reparto dell'ortopedia erano stati strappati tutti i fili del campanello. Per avere un infermiere in camera bisogna gridare in piena notte. Qui si deve riscontrare un REATO: La mattina non passano medici che diano informazioni dello stato del paziente. Dei chirurghi che opereranno e che già conoscono la natura dell'intervento che faranno nessuna traccia. Si conosce il chirurgo solo quando si è in sala operatoria. Stando disteso ancora su un letto portato dalla stanza mi si è avvicnato un medico che mi ha detto: sono il dott. Pace che la opererà. Poi ha voltato le spalle e se ne andato. E io sono Pietro Melis: e chi muore giace e chi vive si dà pace. Sono rimasto in uno sgabuzzino a fianco della sala operatoria dove l'anestesista (una ragazzina) mi ha fatto varie domande e dopo la preanestesia. Dopo di che sono stato trasferito nella camera operatoria adiacente dove, stando su un fianco, ho subito varie punture sulla schiena per l'anestesia che provocasse l'insensibilità totale delle gambe. Dopo circa un'ora dalla fine dell'intervento sono stato riportato nella stanza (grande con 4 letti e tutti senza campanello). Tutti strappati. Personale infermieristico (in realtà i veri infermieri sono solo due perché tutti gli altri che sembrano infermieri non lo sono). Sono ausiliari senza alcun titolo specifico. Per lavarmi sul letto due falsi infermieri mi sballottavano passandomi dall'uno all'altro come se fossi un sacco di patate e null'altro. Ogni chiamata per un operatore paramedico era solo una scocciatura. Poiché la mia stanza era di fronte alla stanzetta dei paramedici li sentivio parlare. Facevano salotto fra loro di notte perlando del più e del meno. Per avere un altro flaconcino di paracetamolo (tachipirina) per alleviare i dolori causati non dalla ferita dell'intervento chirurgico (durato dalle 11,30 alle 14) ma dalla stenosi come sopra spiegato dovevo mettermi a gridare in piena notte e solo dopo molti minuti appariva una infermiera che senza pronunciare una parola sostituiva il flaconcino precedente con n altro.Chiedevo il Palexia 100 antidolorifico portatomi da casa e me l'hanno sequestrato. E io non ero un caso singolo. Anche altri dovevano mettersi a gridare di giorno e di notte per avere un infermiere. Ognuno, come se fosse una regola, domandava sgarbatamente: che le occorre? E aggiungeva: torno subito. Quel subito se andava bene significava attendere almeno mezz'ora. Dei medici nelle stanze nemmeno l'ombra. Visto che mi avevano sequestrato TUTTI i farmaci che mi ero portato da casa come antidolorifici pur non essendoci alcuna controindicazione tra il farmaco (il solito paracetamolo del reparto) e quelli che portatimi da casa per alleviare i dolori causati dalla STENOSI mi sono messo a gridare volendo i miei farmaci. Mi sono informato al telefono presso medici di mia conoscenza e ho saputo che solo il giorno precedente l'intervento era proibito prendere farmaci che non fossero compatibili con il contenuto dell'anestesia per evitare possibili contrasti tra quelli previsti per l'intervento e quelli previsti per altre patologie, come la stenosi del canale vertebrale.Io mi ero portato da casa la cartella clinica dove vi erano ANCHE gli antidolorifici prescriti dai più noti neurologi di Cagliari che concordavano su tre antidolorifici fondamentali (Palexia 100, Efexor 75, Rivotril). Ma rifiutavano di darmeli. Per questi deficienti io ero lì solo per una frattura al femore ed altre patologie (la stenosi del canale midollare) non dovevano esistere. Ad un certo punto sono uscito fuori dai gangheri rifiutando di fare i mattutini prelievi di sangue e perfino l'eparina (anticoagulante NECESSARIO dopo un intervento chirurgico per evitare dei trombi e allora mi davano dei pezzettini dei miei farmaci nn rispettando la osologia e gli rari. In questo reparto ortopedico vi è una totale disorganizzazione, una totale mancanza di sensibilità nei riguardi del paziente. Un reparto che mi fa ricordare il film di Totò medico dei pazzzi (ma il pazzo  era lui). Voglio che ciò che ho scritto venga ripreso da altri blog o siti perché si sappia che cosa il Brotzu, ospedale di eccellenza della Sardegna.                             

6 commenti:

Sonia ha detto...

Visto quello che racconta, si ritenga fortunato ad esserne uscito vivo. Cordiali Saluti

Pippo ha detto...

Racconto interessante.Ci si fa un'idea su come funziona quell'ospedale di Sardegna. Comunque non ci ho visto niente di terrificante in quello che le è capitato, da quanto ho letto.Mi sembra la normale prassi di lavoro standard del personale sanitario italiano,il consueto modus operandi, che vige nella maggioranza delle strutture ospedaliere italiane. D'accordo togliere i campanelli non è stata un'idea brillante, anzi è da biasimare. Sicuramente avranno deciso cosi, perché se ne abusava troppo da parte dei pazienti alettati.Ricordi però di non essere stato ricoverato in una clinica Svizzera a pagamento, col portafoglio di un miliardario, ma in regime mutualistico.Ma andiamo. si accontenti e non faccia i capricci come un bambino, dato che oramai ha una certa età.L'hanno operata?Si.L'intervento è riuscito? Si. Bene, allora si accontenti, che le è andata di lusso.Adesso si concentri piuttosto sul problema alla schiena, che è quello principale.Scusi la franchezza e brutalità delle mie parole, ma certi piagnistei, di persone adulte e con una certa esperienza di vita, non li concepisco proprio, nè li approvo.Insomma, ma di quale inferno d'Egitto ciancia? Non le sembra di aver esagerato?Un po' disorganizzato il reparto forse lo era, con una conduzione allegra anche, ma sempre dentro la norma e media nazionali direi.Metta in pratica la Filosofia, la stessa che spesso ci diletta con ponderosi articoli su questo sito.Il ricovero ospedaliero era un'ottima occasione per praticarla su se stesso e mettersi alla prova.

marcorighi1979@gmail.com ha detto...

ormai in ospedale bisogna andare con il proprio avvocato. quello che le è successo è il risultato di politiche miopi perpetuate per anni, sicuramente volute, con lo scopo non dichiarato di rovinare quel poco di bene che era rimasto nella ex eccellente sanità italiana. auguri di pronta guarigione.

Law ha detto...

Poteva farsi ricoverare presso una struttura privata?

Elisabetta ha detto...

Gent. prof. Melis, mi spiace molto per l'accaduto; auguro comunque una pronta guarigione, augurando anche che i vari farmaci, al momento indispensabili, possano esserlo in misura sempre minore. Cordiali saluti. (Elisabetta Simoni)

Anonimo ha detto...

Ci sono stato anche io in quel reparto, per una settimana. Credo che la sofferenza faccia dimenticare ai pazienti che i membri del personale sanitario sono anche loro degli esseri umani. Ogni giorno, ripeto OGNI GIORNO devono avere a che fare con “pazienti” che non sono per niente pazienti e qualcuno crede anche di essere medico. Purtroppo la sofferenza spesso fa emergere il peggio dalle persone. Poi se l’ autore vuole prendere le sue medicine, se le faccia portare di nascosto durante l orario di visita, non può certo farlo davanti agli occhi di chi ha il compito di tutelare la sua salute. Così se ci lascia le penne perché crede di sapere più di un medico sono affari suoi. Ma poi rifiutare le cure per protesta? Assurdo e ridicolo. Il suo comportamento è stato deplorevole e purtroppo è quello che questi infermieri devono subire ogni giorno oltre al fatto che si legge siano sottodimensionati come organico e sottopagati.