lunedì 27 marzo 2023

NON PUO' ESISTERE UN REDDITO MINIMO GARANTITO PER LEGGE

Friedrich Hayek (premio Nobel 1974 per l'economia) considera l’economia di mercato come espressione della giustizia, nei limiti in cui la contrattazione, svincolata da qualsiasi forma di monopolio,  rispetti la libera concorrenza, dalla quale soltanto possono essere determinati i prezzi e i costi. Ciò induce Hayek a definire la giustizia come rispetto delle regole di condotta generali, che non conferiscono diritti ma stabiliscono le condizioni secondo cui essi possono essere acquisiti, mentre la cosiddetta giustizia sociale è soltanto una somma di richieste di natura  corporativa tendenti a soddisfare interessi particolari e non generali, secondo le pressioni di certi gruppi di potere.[1] 

O si accettano le regole di mercato, oppure si deve riconoscere che il mercato non deve esistere, nemmeno nelle relazioni tra Stati. Il che sarebbe impossibile anche tra Stati ad economia inerna comunista. Scrive Hayek che le regole di mercato "implicano che nessuno ha l'obbligo di darci un reddito particolare, tranne che non sia impegnato contrattualmente a farlo...Nessuno ha diritto ad un particolare stato di cose se non è un dovere di qualcun altro assicurarlo. Non si ha il diritto che le nostre case non brucino o che i nostri prodotti o servizi trovino un acquirente, né che siano forniti particolari beni o servizi. La giustizia non impone ai nostri simili il dovere di prendersi cura di noi; a tale proposito una rivendicazione può sussistere soltanto se si mantiene un'organizzazione appositamente designata".  

La giustizia distributiva, al contrario di quella di mercato, riguarda l’ambito degli uffici pubblici, come i concorsi, e non l’economia, giacché il merito nell’ambito dell’economia viene sempre filtrato dal successo che hanno determinati beni secondo le richieste della società. E’ immorale che un calciatore o un attore del cinema guadagni miliardi e che un minatore guadagni quanto è sufficiente per sopravvivere. Me responsabili di ciò sono coloro che, pur non costretti, ed avendo retribuzioni che sono al limite della sopravvivenza, sono disposti a pagare determinati beni, come il divertimento, per finanziare il successo economico dei parassiti della società.            

[1] Hayek (Legge, legislazione e libertà , Il Saggiatore 1994, pp. 280 sgg.) ritiene che non vi sia ingiustizia sociale nel fatto che alcuni  guadagnino moltissimo divertendosi (e vien fatto di pensare al mondo dei calciatori e degli uomini di spettacolo, parassiti della società, che non danno alcun contributo al miglioramento dell’umanità, mentre vi sono scienziati che, anche anonimamente, dedicano la loro vita  alla ricerca scientifica guadagnando quanto basta per vivere nel minimo decoro). Secondo Hayek ciò dipende dal fatto che vi è molta gente che,  pur guadagnando poco, è disposta a favorire l’arricchimento di chi guadagna molto divertendosi (andando ad affollare gli stadi  di calcio o alimentando gli spettacoli dei cantanti di musica leggera e la vendita di dischi). Ma vi è da aggiungere che non è ammissibile che il danaro pubblico serva ad alimentare il parassitismo degli uomini di spettacolo adattandosi a quotazioni di mercato o favorendo anche un’elevazione delle quotazioni mettendosi in concorrenza  con il privato, facendo poi pagare a tutti, con finanziamenti pubblici, l’onere del parassitismo, secondo il motto degli imperatori romani panem et circenses (pane e spettacoli) da dare al popolo per addormentarlo.      

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