sabato 17 agosto 2024

ANCORA UN 17 AGOSTO

Odio la parola auguri. Post ancora da scrivere. Ho scritto il giorno seguente

All'alba del 17 agosto (giorno e mese del mio compleanno) ho inviato un sms alle persone che già negli ultimi anni avevano lasciato un commento ad un mio sms. Ma anche ad altri. Ecco il contenuto  del mio sms di quest'anno in occasione del 17 agosto. 

Ho compiuto il 17 agosto 8...anni. Potrebbe essere l'ultimo per scaramanzia se non se ne ricordassero anche quest'anno quei pochi che qui se ne sono ricordati negli ultimi anni lasciando un loro pensiero. Il poeta latino Terenzio scrisse che la vecchiaia è già di per sé una malattia. Gli rispose Cicerone che più si invecchia e più arricchiva le sue conoscenze. Ma Cicerone dopo dopo l'assassinio di Cesare non fece in tempo ad invecchiare perché i sicari di Antonio lo raggiunsero, lo decapitarono  e gli mozzarono le mani mentre fuggiva verso Formia.Aveva 64 anni. Non sopporto il pensiero che per chi muore è come se l'universo si annullassee e non si fosse mai nati. Gli uomini da morti non possono godere della loro fama.. La morte è una livella come scrisse Totò in una poesia.  

La malattia più grave è comunque la vita: ha il 100/100 di decessi  

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il problema della morte è più complesso..i latini dicevano "mors omnia solvit" che è vero, se pensiamo ad una persona piena di debiti, per esempio. ma - pare - che se moriamo lasciando questioni irrisolte, il nostro spirito, dopo la morte, vaghi tormentato, incapace di risolvere da morto quello che non è riuscito a risolvere quando era in vita. Dunque abbiamo anche il dovere di risolvere tutto mentre siamo ancora in vita, per avere pace dopo la morte e non essere tormentati in eterno. Con questa prospettiva, pensare che non ci sia nulla, potrebbe essere persino rassicurante.

Mauro b. ha detto...

Posto nessuno, o quasi, è esente da rimorsi afferenti al suo vissuto, immagino smisurate le dimensioni degli inferi, ovvero stuoli di spiriti inquieti a rompere gli zebedei ai viventi, altrettanto inquieti.

Magari ognuno andrà nel paradiso o nell'inferno che si raffigura nella mente, finché dureranno gli ultimi spasmi elettrici del cervello. Indi buio completo ed assenza di ogni ricordo o consapevolezza di essere, di essere stati. Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato.....

Considerato che la vita non riserva a tutti lo stesso carico di sventure, oppure agiatezza e soddisfazioni in genere, né livella in basso oppure in alto lo spessore culturale degli individui, per taluni il trapasso, la sua idea, rappresenta un cruccio. Per altri una liberazione.