Dal mio libro ROBA DA SARDI. VE LA DO IO LA SARDEGNA
Questo argomento fu trattato da una studentessa nella sua tesi di laurea di cui fui relatore scandalizzando la Commissione che le negò la lode occorrendo per essa l'unanimità
Tutti si stupiranno per ciò che sto per aggiungere. La Germania nazista il 24 novembre 1933 promulgò l’imponente Diritto germanico a protezione degli animali, e il 3 luglio 1935 la Legge del Reich a protezione della natura, da me tradotti in prima traduzione mondiale con il lungo commento analitico e storico del biologo Clemens Geise e dell’avvocato Waldemar Kahler. Hitler (vegetariano) in un discorso disse: “I neun Reich darf es Keine Tierquelerei mehr geben" (Nel nuovo Reich non vi dovrà più essere posto per la crudeltà verso gli animali). Fu previsto il carcere di almeno un anno senza sospensione della pena per maltrattamento ed abbandono di animali, mentre venne imposta l’anestesia totale nei mattatoi per eliminare ogni sofferenza. Furono previste anche norme severe che regolassero il sistema di areazione nel trasporto degli animali perché non subissero patimenti. Gli animali dovevano scendere dai treni e per essi furono istituiti delle zone di ristoro per i viaggi molto lunghi. I pesci dovevano arrivare vivi in grandi vasconi nei mercati e consegnati dopo una scarica elettrica perché li trasmortisse e non dovessero soffrire per una lunga agonia per asfissia. Durante i viaggi ai bovini e ai cavalli dovevano essere tolti gli zoccoli e il pavimento doveva essere coperto di torba per evitare il dolore provocato sugli zoccoli dal diretto contatto con il pavimento del treno. E fu proibita la maggiore sofferenza della macellazione ebraica kasher, nonostante la rivolta dei fanatici ebrei ortodossi credenti nelle aberranti regole mosaiche. Teorico di tale legislazione era stato il biologo ambientalista Walter Schoenichen, che già prima del nazismo, a cui aderì successivamente, aveva espresso una concezione della natura che si opponeva alla distinzione antropocentrica tra animali superiori ed animali inferiori, tra animali domestici ed animali liberi, tra animali utili ed animali dannosi. La natura è considerata da Schoenichen come un bene che l’uomo deve tutelare, rispettando anche il paesaggio, come complesso di “monumenti naturali”, di “creazioni originali”, perché l'uomo non pensi che la natura sia fatta per lui. L’uomo non è ritenuto biblicamente padrone della natura, ma responsabile della sua conservazione. Schoenichen espresse meglio questa concezione in Protezione della natura come compito culturale popolare e internazionale (1942). Ed è questo un pensiero che si ritrova nel maggiore filosofo del XX secolo, Martin Heidegger, che scrisse che l’uomo è custode, non signore, dell’essere (Lettera sull’umanesimo). In opposizione al capitalismo aggressivo, considerato fonte dell’atteggiamento predatorio dell’uomo occidentale, che credeva di avere il diritto di sottomettere o distruggere con il colonialismo altri popoli, ritenuti inferiori, Schoenichen scrisse che ogni popolo ha diritto alla sua diversità, anche se questa fu poi interpretata a difesa della razza. Contro ogni scontata obiezione io vi dico che bisogna riconoscere il bene ovunque lo si trovi, come si riconosce un bel fiore anche se nato dal fango. E pertanto io vi dico che in fatto di diritti degli animali l’Europa ancor oggi non è migliore del nazismo, da cui ha molto da imparare.
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