mercoledì 11 settembre 2013

BEATI COLORO CHE NON CREDONO IN DIO SE...ESSI SARANNO I PRIMI NEL REGNO DEI CIELI. I CREDENTI SONO SOLO DEGLI OPPORTUNISTI. PERTANTO A SCALFARI CONVIENE O NON CONVIENE CREDERE IN DIO?

Prima di entrare in merito al "dialogo" tra il papa e Scalfari pongo la domanda: se Dio esiste ha più meriti il non credente che rispetti la norma fondamentale della giustizia neminem laedere (non danneggiare alcuno) o ne ha di più il credente che rispetti tale norma e per di più faccia del bene? Il credente che fa del bene e non fa del male perché questo gli viene comandato da Dio è solo un opportunista perché la sua azione morale è inficiata da opportunismo. Egli agisce o per timor di Dio o per ingraziarsi Dio sperando in qualche miracolo (tramite, magari, l'intercessione della madonna o dei santi). Egli vuole prima di tutto sottrarsi alla disperazione della morte credendo nell'immortalità dell'anima e salvarsela credendo in Dio. E qui scomodo il filosofo Kant che scrisse (Critica  della ragion pratica) che l'azione morale per essere tale deve prescindere dall'esistenza di Dio perché altrimenti la sua azione sarà interessata (eteronoma) e non disinteressata (autonoma). Saràdettata da puro egoismo. Al contrario di Kant, Pascal (Pensieri) introdusse la famosa scommessa: conviene credere 1) perché se Dio esiste ho guadagnato tutto (l'infinito) guadagnandomi la vita eterna di beatitudine e 2) la mia vita non sarà infelice perché non sarò terrorizzato dalla morte. Ma è possibile che Dio possa premiare un opportunista simile? Dovrebbe invece premiare, almeno maggiormente, il non credente che rispetti le norme della giustizia astenendosi dal male senza aspettarsi alcun premio da Dio. DUNQUE CONVIENE NON CREDERE per avere maggiori meriti di fronte a Dio. A che servono dunque le religioni? A nulla. Ma vallo a dire al papa. Non lo capirà mai, oppure lo capisce ma fa finta di non capirlo perché deve pur giustificare il suo mestiere. Egli deve per forza rivolgersi ad una massa di opportunisti per mantenere il suo potere sulle anime, non potendo più averlo sui corpi, come nei secoli passati. Inoltre deve offrire un rimedio ad una vita mortale per coloro che, non credendo in Dio, si dispererebbero al pensiero del ritorno nel nulla. 

Vi è stata una lunga risposta del papa a due lettere del 7 luglio e del 7 agosto indirizzate al papa dal non credente Eugenio Scalfari, che dovrebbe alla sua età (89 anni) pensare seriamente alla morte invece che continuare a vivere ancora di odio per Berlusconi. Mi sono domandato se a Scalfari convenga o non convenga credere in Dio. 
1) Da una parte gli converrebbe non credere perché in base alla dottrina cristiana il papa avrebbe dovuto rispondere a Scalfari che Dio l'avrebbe punito se è vero che Gesù richiese di amare anche i propri nemici. Invece tutta la vita di Scalfari è stata improntata all'arroganza e all'odio verso i suoi avversari politici, trasformati in nemici. Facendo finta di non ricordare, o cercando di farlo dimenticare a tutti tacendone, che egli fu un convinto fascista. Ma come fecero tanti altri, persino molti diventati comunisti, saltò sul carro dei vincitori. Poi si è eretto a maestro di saggezza per tutti, da una posizione di falsa sinistra sfruttando il potere economico di De Benedetti per farsi ricco, essendo anche azionista del gruppo editoriale l'Espresso, di cui fa parte il quotidiano La Repubblica, da lui fondato e di cui è stato per tanti anni padre padrone. Dai suoi articoli ha sempre vomitato odio per chi non la pensasse come lui, cooperando a trasformare la sinistra (traditrice di Marx e perciò della classe operaia) in una falsa sinistra che ha sostituito la classe operaia con tutti coloro che accampavano i diritti più disparati, purché facessero da eccezione al potere politico che non fosse di sinistra, ostacolando chiunque non appartenesse alla chiesa mafiosa dei cosiddetti intellettuali, perché secondo Scalfari, e tutti quelli della sua stessa razza, non vi poteva essere vero pensiero se non a sinistra. Il risultato è stato un appiattimento della stessa cultura, che ha valorizzato individui mediocri e ha lasciato grandi talenti nell'oscurità, da cui pochi che non fossero della falsa sinistra si sono salvati. Ma vi è da ricordare che il maggiore drammaturgo italiano fu il filofascista Pirandello. 
2) Da un'altra parte converrebbe a Scalfari credere in Dio, se mai esistesse, ma solo per sperare di ottenere da lui il perdono per tutta la vita di odio che ha vomitato contro tutti quelli che non l'hanno pensata e non la pensano come lui. E' ancora in tempo per pentirsi scrivendo una lettera di pentimento nel suo giornale, dove può scrivere tutto ciò che vuole. E' ancora in tempo per salvarsi l'anima. Il papa gli ha detto che Dio (il Dio cristiano) è misericordia, e Scalfari di misericordia divina ne ha tanto bisogno. Ma la misericordia bisogna meritarsela. Scalfari non ha mai fatto del bene se non a se stesso nella sua vanagloria,
e di male ne ha fatto tanto, anche se egli, da incosciente fanatico qual è, crede tuttora di non averne fatto. Ora che si sente prossimo alla fine sta cercando una scappatoia, ma non sa quale via prendere. Gli suggerisco di fare un esame di tutta la sua vita ascoltando anche quelli che non la pensano come lui invece di odiarli soltanto.  
     
Domande di Scalfari circa il destino del non credente e risposte contraddittorie del papa. 
Nel titolo di questo articolo ho citato il sottotitolo di un mio libro intitolato Addio a Dio. Esso espone la mia tesi tratta dalle Epistole di S. Paolo, il vero fondatore del cristianesimo essendosi inventato lui la resurrezione di Gesù, ripresa poi dai Vangeli, cronologicamente posteriori alle Epistole. Paolo nell'Epistola ai Romani scrive che anche i pagani si sarebbero salvati se avessero rispettato la legge naturale iscritta nei loro cuori. Se è così (perché la cosa riguarda oggi i non credenti) è evidente che non è necessario credere in Dio per salvarsi l'anima. E allora a che serve il proselitismo? A nulla. S. Paolo si contraddiceva andando a predicare. D'altronde l'Epistola ai Romani (documento fondativo del cristianesimo, come riconobbe Lutero) è piena di contraddizioni perché dice che Dio dà la fede e la grazia a chi vuole. Dunque l'iniziativa è sempre di Dio perché se la salvezza, dice Paolo, dipendesse solo dall'uomo, la volontà di Dio non sarebbe libera ma dipendente dalla volontà umana. E se Dio non mi ha dato la fede che colpa ne ho?  Ecco quanto ha scritto il papa rispondendo a Scalfari: "La questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza - chiarisce - il peccato anche per chi non ha la fede c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa infatti decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire"
Allora basta obbedire alla propria coscienza per non commettere peccato? E io mi domando: a quale coscienza si riferisce il papa? Ognuno ha una propria coscienza che deriva dalla cultura in cui è nato e cresciuto, cosicché un criminale ha una coscienza che gli è imposta dall'ambiente criminogeno in cui è cresciuto.  Un mafioso ha un "codice d'onore" che gli impone di uccidere per rispettare tale codice. E questa è la sua coscienza. Un fanatico islamico che segua letteralmente i dettami del Corano agisce secondo la sua coscienza "religiosa" quando prepara un attentato terroristico o quando si fa esplodere con una cintura di bombe. Dunque non esiste una coscienza universale che sia fonte di discernimento del bene e del male. Se Dio si accontentasse di un appello alla coscienza dovrebbe salvare tutti i criminali. Appellarsi alla coscienza è dunque soltanto un appellarsi a nulla. Ne deriverebbe infatti una giustificazione del relativismo dei valori morali. Non basta. 
Il papa ha tralasciato l'importante questione dellibero arbitrio. Ognuno nasce con un certo carattere che gli è dato dalla stessa sua natura individuale, che è di origine genetica. Vi sono cani aggressivi per natura ed altri, invece, che non lo sono. Così è anche per gli uomini. Vi sono infatti temperamenti violenti e non violenti. Sino a che punto si è liberi se ognuno dipende dal carattere con cui è nato? Tutti questi aspetti sono sfuggiti al papa. Scrisse Schopenhauer (Il fondamento della morale) che cercare di cambiare il carattere di un individuo è come cercare di cambiare la natura di un serpente velenoso togliendogli il veleno. Il veleno si riformerà. E aggiunse che l'educazione può soltanto modificare il carattere di un individuo, ma non cambiarne la natura. E la coscienza dipende anche dal carattere. Anche per questo motivo appellarsi alla coscienza significa solo un vuoto di parole. 
Il papa sembra non conoscere nemmeno quanto scrisse S. Paolo, che non si appellava alla coscienza ma ad una legge naturale (Epistola ai Romani, 2,15) anche se S. Paolo, sbagliando, aggiunse che era iscritta nei cuori di tutti gli uomini. Se così fosse perché mai questa legge naturale non verrebbe rispettata da tutti gli uomini e la storia umana è una storia di guerre? 
La causa è dovuta al fatto che la natura umana è stata corrotta dalla cultura. Gli animali non umani, quando sono per natura dei predatori, cioè carnivori, uccidono non per crudeltà, ma per motivi di sopravvivenza. Gli uomini, corrotti dalla cultura, si sono posti al di sotto dell'animalità, e in questo senso sono peggio degli animali non umani, essendo spesso motivati da sete di potere e di danaro. Anche tutto questo è sfuggito al papa. Che, piuttosto che appellarsi ad una vuota coscienza, non accorgendosi di alimentare, se pur involontariamente, il relativismo dei valori morali (anche i nazisti avevano i loro valori morali, come anche un'associazione a delinquere) - da cui nasce quello che Max Weber chiamava "il conflitto mortale tra valori morali" - avrebbe dovuto appellarsi al diritto naturale, come lo concepì S. Tomaso, cioè come diritto all'autoconservazione. Infatti solo il diritto naturale, che non dipende dalla coscienza individuale in quanto è espressione della stessa tendenza NATURALE di ogni organismo a autoconservarsi in vita, può essere considerato fondamento e limite, allo stesso tempo, di ogni altro diritto che sia riconosciuto dalle leggi dello Stato. Dal diritto naturale discende il diritto alla vita e alla libertà. La catena preda-predatore non è una negazione del diritto naturale, in quanto il diritto naturale di uno trova naturalmente un limite nel diritto naturale di un altro. Il predatore ha il diritto naturale di uccidere per sopravvivere e la preda ha il diritto naturale di sfuggire al predatore. Dunque falsamente si suol dire che in natura viga il diritto della forza. Questo diritto della forza è solo il diritto esercitato dal predatore sulla preda, che per natura è debole di fronte al predatore, potendo solo tentare di sottrarsi ad esso con la fuga o nascondendosi.     
E' dunque assai strano che proprio il papa abbia fatto riferimento alla coscienza quando proprio il maggiore dottore della Chiesa, S. Tomaso, gli poteva offrire una diversa giustificazione della distinzione tra bene e male in base al diritto naturale, che non dipende affatto dalla coscienza, che non può essere una coscienza universale, non esistendo valori morali universali, essendo tutti i valori sempre culturali, perché dipendenti dalle tradizioni culturali.  
Il diritto naturale, d'altronde, non richiede che si faccia del bene, perché ogni cultura ha una diversa concezione del bene. Ognuno vede sempre il bene con i propri occhi (e ripeto qui l'esempio del fanatico islamico o del criminale). Il diritto naturale non appartiene infatti al campo della morale (che riguarda il bene), ma al campo del diritto. E il diritto ha come oggetto, non il bene, ma il male inteso come danno procurato agli altri. Perché ognuno vede soggettivamente il bene con i propri occhi, mentre il danno è ben visibile da tutti oggettivamente, e non vi è bisogno di una coscienza per vederlo. Ha scritto Kant (Fondazione della metafisica dei costumi) che, se ognuno si limitasse a non fare del male, quanto bene vi sarebbe in più sulla terra. 
Questo papa ha confermato di essere un superficiale, scarso persino in teologia e filosofia. Il suo predecessore Benedetto XVI, che trattò del diritto naturale, inteso però antropocentricamente come diritto della ragione (secondo la tradizione giusnaturalistica moderna), non avrebbe detto le stronzate che ha detto questo papa, che infarcisce i suoi discorsi di luoghi comuni privi di pensiero, cioè di stronzate, come definì i luoghi comuni il filosofo statunitense Harry G. Frankfurt  (Stronzate, Rizzoli 2005).  
L'apprezzamento di Scalfari nei riguardi di S. Agostino può far capire che egli non conosca bene questo santo e tutto il suo fanatismo, che lo portò a scrivere che fuori della Chiesa non vi era salvezza e che perciò quasi tutta l'umanità era destinata ad essere "una massa dannata". Aggiungasi la dottrina della predestinazione di Agostino, che fa capo a uno dei corni della dottrina di S. Paolo, che, da una parte, riteneva valide le opere ai fini della salvezza (Epistola ai Romani, 2,6), mentre, dall'altra, riteneva che il destino di ciascuno fosse segnato sin dalla nascita giacché Dio, non dipendendo dalla volontà umana, poteva far grazia a chi voleva lui, indipendentemente dalle opere (Epistola ai Romani, 9, 14-18). Più cornuto di così! E la Riforma protestante nacque purtroppo dalla dottrina di Agostino-S. Paolo, contro la dottrina di S. Tomaso, che rivalutò le opere dicendo che la grazia era un aiuto in più per fare opere di bene, trasformando inoltre la predestinazione in prescienza divina per salvare il libero arbitrio dell'uomo, negato da Lutero, che infatti scrisse il De servo arbitrio, replicando al De libero arbitrio di Erasmo da Rotterdam. E alla dottrina di Tomaso fece riferimento la Controriforma, che fu, nonostante la negativa storia dei papi, una rivalutazione della ragione contro l'irrazionalismo della Riforma. E mi sono sempre domandato come mai Agostino possa essere considerato ancora un Padre della Chiesa dalla Chiesa cattolica, se fu proprio lui ad ispirare la Riforma protestante, per cui avrebbe meritato di essere considerato un eretico. 
Per questo l'ateo Benedetto Croce (Storia dell'età barocca in Italia) rivalutò la Controriforma precisando che essa, opponendosi alla disgregazione dell'Europa operata dalla Riforma, salvò il razionalismo dottrinale consegnandolo poi al liberalismo laico, sino al razionalismo del '600 e persino all'Illuminismo, producendo degli effetti che andarono contro di essa anche nella involontaria promozione di una religione naturale e del principio di tolleranza.  
               
All'interno dell'articolo scritto dal papa cliccare su 7 luglio e 7 agosto per leggere gli articoli di Scalfari. 

  1. Il Papa scrive a Scalfari, meriti e rischi

    Formiche.net-4 ore fa
    Il fondatore di Repubblica aveva posto molte domande al Papa preso quasi alla fine del mondo in due articoli pubblicati il 7 luglio e il 7 agosto. ... Francesco alterna le risposte a Scalfari a racconti della propria esperienza ...
    1. Blog del prof. Pietro Melis: ADDIO A DIO. DIALOGO CON DIO (LA ...

      pietromelis.blogspot.com/2012/.../addio-dio-dialogo-con-dio-la-trinita.ht...
      06/mar/2012 - Riporto quanto scritto nell'aletta che si vede a destra. A sinistra vi è una nota biobliografica dell'autore. Il presente libro, per formulare la sua ...

    2. Addio a Dio. Dialogo con Dio chiedente perdono

      www.zonacontemporanea.it/addioadio.htm
      ADDIO A DIO di Pietro Melis. ADDIO A DIO. DIALOGO CON DIO CHIEDENTE PERDONO “Beati coloro che non credono in Dio se... Essi saranno i primi del ...

    3. Addio a Dio. Dialogo con Dio chiedente perdono. «Beati coloro che ...

      www.ibs.it/code/9788864382548/melis-pietro/addio-dio-dialogo.html
      Addio a Dio. Dialogo con Dio chiedente perdono. «Beati coloro che non credono in Dio se... Essi saranno i primi nel regno dei cieli» è un libro di Melis Pietro ...

    4. Intervista a Pietro Melis autore di Addio a dio - Recensioni Libri

      www.recensionilibri.org/.../intervista-a-pietro-melis-autore-di-addio-a-di...
      27/apr/2013 - Scopri l'intervista esclusiva a Pietro Melis, autore di Addio a dio. Tutti i dettagli nel resto dell'articolo. Che cosa stai aspettando?

1 commento:

Sergio ha detto...

Un pezzo da antologia. Lo archivio.