Questo post attende di essere completato aggiungendo gli interventi precedenti e seguenti di altri commentatori.
Non basta dire che il signoraggio è una bufala. Bisogna spiegare
perché sia una bufala. Monotonia ha fatto i nomi di Stiglitz, di Chomsky
e di Travaglio (il quale però (su youtube si rifiutò di parlare del
signoraggio dicendo che rifiutava di parlare di ciò che non conosceva).
Così continua la congiura del silenzio. Io pongo una semplice domanda:
perché lo Stato italiano non è propretiario della moneta e deve pagare
l’interesse del 2,5% su ogni moneta stampata (il cui costo di stampa è
di 10 cent.)? Tutto qui.
E ora sono costretto ad andare fuori tema ma preferisco riportare IN PARTE qui piuttosto che in “Scherzi da prete” quanto avevo scritto riguardo all’islam visto che Tonymontana ha fatto da Wikipedia un copia e incolla di una voce in inglese (e perché non in italiano?) sulle asserite origini arabe della notazione musicale. Da quale voce ha tratto il testo? Eguale domanda @b.dg: da quale fonte precisa ha tratto le notizie sulla musica? Non mi stancherò di dire che è bene porre a disposizione del lettore le fonti. Ecco i due miei commenti (uno mai passato e ora riportato in parte e l’altro mai inviato, e ora riuniti.
1) E ora veniamo all’obiezione di Tony che giustamente ha osservato che gli arabi nel nostro Medievo ebbero una fioritura culturale. Vuole che non lo sappia? Ma vorrei sapere se lei sappia il motivo per cui poi sono spariti dalla storia della scienza. Un motivo ci sarà. Il motivo fondamentale è che il nostro Medievo (secondo il grande storico Henri Pirenne, autore del libro, assai documentato, “Maometto e Carlomagno”) non inizia nel 476 (fine dell’impero romanod’Occidente) bensì dopo il 632 (morte di Maometto) con l’invasione araba, che ruppe i collegamenti, sia commerciali che culturali, con l’Oriente bizantino. La cultura classica sparì dall’Europa. Gli arabi invasero anche la Persia, dove si erano rifugiati i cristiani nestoriani perseguitati come eretici nell’impero bizantino perché negavano che Maria fosse anche madre di Dio oltre che dell’uomo Gesù. GLI ARABI RIFIUTARONO SEMPRE DI IMPARARE IL GRECO. Lo sapeva? Ritenevano di non doversi contaminare con altra lingua per non contaminare la lingua sacra del Corano con traduzioni dal greco. Mentre i cristiani nestoriani ben conoscevano il greco essendo la lingua ufficiale dell’impero bizantino. E con l’invasione araba impararono l’arabo. TUTTI I TESTI SCIENTIFICI E FILOSOFICI DELL’ANTICHITA’ CLASSICA di cui gli arabi vennero a conoscenza furono tradotti dai cristiani nestoriani. E questo pochi lo sanno e nessuno lo dice. Dunque all’origine della fioritura araba vi fu il cristianesimo (lo tenga presente anche Odifreddi). E poi che reali contributi apportarono gli arabi? Si sa che furono bravi nel copiare dagli altri, anche il numero 0, che si fa passare per arabo mentre è indiano. E si sa (qui Odifreddi me lo insegna) gli indiani avevano conoscenze sviluppate in fatto di algebra. In astronomia gli arabi apportarono qualche aggiustamento al complicato sistema tolemaico aggiungendo altri epicicli e complicandolo ancora di più, mentre un contributo reale lo diede Alhazen nell’ottica. Se avessero ripescato il sistema eliocentrico di Aristarco avrebbero fatto meglio. Il più noto matematico arabo Al- Kwarizmi (da cui algoritmo) in effetti non era arabo ma persiano e naturalizzato arabo. Nella chimica gli arabi non apportarono alcun contributo perché si limitarono a riproporre l’alchimia cinese fondata sugli elementi fondamentali dello zolfo e del mercurio. Né si può dire che sia stato il Corano ispiratore della filosofia araba. Il famoso Averroè (grande commentatore di Aristotele ma privo di originalità) dovette scappare da Cordova e rifugiarsi in Marocco perché la plebaglia lo voleva lapidare come ateo benché per opportunismo (per salvare la pelle) frequentasse la moschea. Ma si sapeva che propagandava due verità: l’una per i sapienti (filosofi), l’altra per gli ignoranti (seguaci della religione). Commentando la natura dell’intelletto attivo di Aristotele, Averroè scrisse che era da ritenersi anch’esso mortale come l’intelletto passivo. A Baghdad abbiamo il filosofo e medico persiano naturalizzato arabo Avicenna, che si ispirò al neoplatonismo. Fortunatamente a Baghdad si ebbero dei califfi sensibili alla cultura, tanto che la biblioteca di Baghdad divenne il più grande centro culturale. Ma perché? Anche qui intervvennero i cristiani nestoriani a cui califfi avevano dato il mandato di raccogliere tutti i libri reperibili della cultura classica. Potrei andare oltre ma non è questo il luogo dove abusare ulteriormente dello spazio di cui sto gia abusando.
E ora sono costretto ad andare fuori tema ma preferisco riportare IN PARTE qui piuttosto che in “Scherzi da prete” quanto avevo scritto riguardo all’islam visto che Tonymontana ha fatto da Wikipedia un copia e incolla di una voce in inglese (e perché non in italiano?) sulle asserite origini arabe della notazione musicale. Da quale voce ha tratto il testo? Eguale domanda @b.dg: da quale fonte precisa ha tratto le notizie sulla musica? Non mi stancherò di dire che è bene porre a disposizione del lettore le fonti. Ecco i due miei commenti (uno mai passato e ora riportato in parte e l’altro mai inviato, e ora riuniti.
1) E ora veniamo all’obiezione di Tony che giustamente ha osservato che gli arabi nel nostro Medievo ebbero una fioritura culturale. Vuole che non lo sappia? Ma vorrei sapere se lei sappia il motivo per cui poi sono spariti dalla storia della scienza. Un motivo ci sarà. Il motivo fondamentale è che il nostro Medievo (secondo il grande storico Henri Pirenne, autore del libro, assai documentato, “Maometto e Carlomagno”) non inizia nel 476 (fine dell’impero romanod’Occidente) bensì dopo il 632 (morte di Maometto) con l’invasione araba, che ruppe i collegamenti, sia commerciali che culturali, con l’Oriente bizantino. La cultura classica sparì dall’Europa. Gli arabi invasero anche la Persia, dove si erano rifugiati i cristiani nestoriani perseguitati come eretici nell’impero bizantino perché negavano che Maria fosse anche madre di Dio oltre che dell’uomo Gesù. GLI ARABI RIFIUTARONO SEMPRE DI IMPARARE IL GRECO. Lo sapeva? Ritenevano di non doversi contaminare con altra lingua per non contaminare la lingua sacra del Corano con traduzioni dal greco. Mentre i cristiani nestoriani ben conoscevano il greco essendo la lingua ufficiale dell’impero bizantino. E con l’invasione araba impararono l’arabo. TUTTI I TESTI SCIENTIFICI E FILOSOFICI DELL’ANTICHITA’ CLASSICA di cui gli arabi vennero a conoscenza furono tradotti dai cristiani nestoriani. E questo pochi lo sanno e nessuno lo dice. Dunque all’origine della fioritura araba vi fu il cristianesimo (lo tenga presente anche Odifreddi). E poi che reali contributi apportarono gli arabi? Si sa che furono bravi nel copiare dagli altri, anche il numero 0, che si fa passare per arabo mentre è indiano. E si sa (qui Odifreddi me lo insegna) gli indiani avevano conoscenze sviluppate in fatto di algebra. In astronomia gli arabi apportarono qualche aggiustamento al complicato sistema tolemaico aggiungendo altri epicicli e complicandolo ancora di più, mentre un contributo reale lo diede Alhazen nell’ottica. Se avessero ripescato il sistema eliocentrico di Aristarco avrebbero fatto meglio. Il più noto matematico arabo Al- Kwarizmi (da cui algoritmo) in effetti non era arabo ma persiano e naturalizzato arabo. Nella chimica gli arabi non apportarono alcun contributo perché si limitarono a riproporre l’alchimia cinese fondata sugli elementi fondamentali dello zolfo e del mercurio. Né si può dire che sia stato il Corano ispiratore della filosofia araba. Il famoso Averroè (grande commentatore di Aristotele ma privo di originalità) dovette scappare da Cordova e rifugiarsi in Marocco perché la plebaglia lo voleva lapidare come ateo benché per opportunismo (per salvare la pelle) frequentasse la moschea. Ma si sapeva che propagandava due verità: l’una per i sapienti (filosofi), l’altra per gli ignoranti (seguaci della religione). Commentando la natura dell’intelletto attivo di Aristotele, Averroè scrisse che era da ritenersi anch’esso mortale come l’intelletto passivo. A Baghdad abbiamo il filosofo e medico persiano naturalizzato arabo Avicenna, che si ispirò al neoplatonismo. Fortunatamente a Baghdad si ebbero dei califfi sensibili alla cultura, tanto che la biblioteca di Baghdad divenne il più grande centro culturale. Ma perché? Anche qui intervvennero i cristiani nestoriani a cui califfi avevano dato il mandato di raccogliere tutti i libri reperibili della cultura classica. Potrei andare oltre ma non è questo il luogo dove abusare ulteriormente dello spazio di cui sto gia abusando.
2) Ha scritto Edmund Husserl (La crisi delle scienze europee e la
fenomenologia trascendentale, Il Saggiatore 1967): ” Solo così – con
una ragione universale – sarebbe possibile decidere se l’umanità europea
rechi con sé un’idea assoluta e se non sia un mero soggetto
antropologico empirico come la Cina o l’India…L’appartenenza all’EUropa è
qualcosa di estremamente peculiare, qualcosa di sensibile anche per gli
altri gruppi umani, i quali possono sentirsi indotti ad
europeizzarsi. Noi invece, se siamo consci di noi stessi, ben
difficilmente cercheremo di diventare indiani”. Si noti che Husserl,
padre della fenomenologia, era tedesco ma di origine ebraica. Egli
dunque da filosofo laico, superò i limiti della cultura ebraica (Antico
Testamento) per proporre un modello di ragione universale. Fatta questa
premessa non posso che dare ragione a Husserl quando si riferisce ad
una ragione universale che egli identifica con la ragione quale si
espresse in Occidente con l’Europa. Si può fare una verifica anche nel
campo dell’arte. Molti solisti e direttori d’orchestra ( e dei migliori
in campo mondiale) provengono dall’Asia non islamica, come provengono
negli Stati Uniti dall’Asia non islamica molti dei migliori matematici.
Come mai non è capitato che l’arte cinese e indiana (si hanno presenti,
per esempio, i dipinti anonimi che i turisti occidentali portano
dall’India solo come souvenir di poco prezzo) non abbia avuto eguale
universalità? Manca alle spalle lo studio della ritrattistica, della
prospettiva dell’arte occidentale. Come mai la musica cinese (con la sua
scala pentatonica) non ha prodotto opere universali, mentre la musica
occidentale viene eseguita anche nell’Asia non islamica? Perché si
tratta di un’Asia occidentalizzata (nonostante la conservazione di
culture locali). Non troverà solisti e direttori d’orchestra islamici. E
nemmeno grandi matematici islamici. Dice nulla il fatto che non vi
siano premi Nobel islamici per le scienze?
E per quanto riguarda il raffronto della musica araba (con una scala musicale avente in successione intervalli di s, 3s, s, t, s, 3s, s, dove s indica semitono e t tono) con la musica popolare occidentale, anche qui vi è un abisso. Tanto è vero che grandi musicisti come Brahms e Dvorak in alcune loro composizioni attinsero alla musica popolare (Brahms nelle danze ungheresi e Dvorak nelle danze slave). Elevarono ad arte musica folkloristica. E’ capitato anche il contrario, che compositori di musica leggera abbiano attinto a temi di musica colta (impropriamente detta classica perché la musica classica sta tra la musica barocca, che si chiude con Bach e Haendel, e la musica romantica che inizia dopo Beethoven). Il mondo islamico è rimasto purtroppo fuori da quella che Husserl chiama ragione universale. E ne sta facendo le spese. I Paesi islamici non sono stati indotti ad europeizzarsi. Sono rimasti al folklore. Appartengono al “soggetto antropologico empirico” (Husserl). I paesi islamici importano la loro tecnologia dal mondo occidentalizzato. Hanno solo artigianato, non hanno industrie. Sono in tutto parassiti dell’Occidente, da cui debbono importare tutte le macchine, anche quelle ospedaliere, senza le quali non avrebbero nemmeno ospedali. Questa è la realtà. Il resto è solo ideologia. Israele, al contrario, nonostante l’Antico Testamento, è uno Stato occidentale. E’ all’avanguardia anche in campo scientifico. Perché si è europeizzato (tranne quella minoranza di scimuniti di ebrei ortodossi, con barba, abito nero e cappello nero, che vanno a ciondolare il capo al muro del pianto e che il governo stesso, laico, protegge come residui antropologici di un antico passato ormai folkloristico).
La prima dell’Aida di Verdi fu tenuta a il Cairo. Ritengo sia oggi impossibile rappresentare un’opera della musica occidentale in un Paese islamico. Come diceva Totò è la somma che fa il totale. Sono i risultati che contano. Al di là della ricerca delle origini.
E per quanto riguarda il raffronto della musica araba (con una scala musicale avente in successione intervalli di s, 3s, s, t, s, 3s, s, dove s indica semitono e t tono) con la musica popolare occidentale, anche qui vi è un abisso. Tanto è vero che grandi musicisti come Brahms e Dvorak in alcune loro composizioni attinsero alla musica popolare (Brahms nelle danze ungheresi e Dvorak nelle danze slave). Elevarono ad arte musica folkloristica. E’ capitato anche il contrario, che compositori di musica leggera abbiano attinto a temi di musica colta (impropriamente detta classica perché la musica classica sta tra la musica barocca, che si chiude con Bach e Haendel, e la musica romantica che inizia dopo Beethoven). Il mondo islamico è rimasto purtroppo fuori da quella che Husserl chiama ragione universale. E ne sta facendo le spese. I Paesi islamici non sono stati indotti ad europeizzarsi. Sono rimasti al folklore. Appartengono al “soggetto antropologico empirico” (Husserl). I paesi islamici importano la loro tecnologia dal mondo occidentalizzato. Hanno solo artigianato, non hanno industrie. Sono in tutto parassiti dell’Occidente, da cui debbono importare tutte le macchine, anche quelle ospedaliere, senza le quali non avrebbero nemmeno ospedali. Questa è la realtà. Il resto è solo ideologia. Israele, al contrario, nonostante l’Antico Testamento, è uno Stato occidentale. E’ all’avanguardia anche in campo scientifico. Perché si è europeizzato (tranne quella minoranza di scimuniti di ebrei ortodossi, con barba, abito nero e cappello nero, che vanno a ciondolare il capo al muro del pianto e che il governo stesso, laico, protegge come residui antropologici di un antico passato ormai folkloristico).
La prima dell’Aida di Verdi fu tenuta a il Cairo. Ritengo sia oggi impossibile rappresentare un’opera della musica occidentale in un Paese islamico. Come diceva Totò è la somma che fa il totale. Sono i risultati che contano. Al di là della ricerca delle origini.
Nessun commento:
Posta un commento