Questo individuo si è reso immeritatamente famoso con il libro Gomorra e poi sta vivendo di rendita facendo il noioso predicatore credendo di poter contrastare le varie mafie con il buonismo della morale. E intanto intasca soldi dalla TV La 7 facendo il predicatore con quel viscido individuo leccaculo di Fazio, che, rappresentante di una Rai liberticida, invita a RAI3 ospiti per la presentazione di libri senza valore e ha scelto come partner televisiva una Litizzetto che crede di fare ridere mentre è soltanto una volgare sguaiata ed urlante con la sua voce stridula con continue e basse allusioni al sesso, non avendo altri argomenti. Saviano ha in testa una confusione tremenda. Ma chi crede di essere? La mafia gli sta rendendo un sacco di soldi. Dovrebbe ringraziarla. L'ha usata per divenire uno scialbo personaggio televisivo. Si è guadagnato la scorta a spese dei contribuenti. La mafia non si combatte con le prediche moralistiche ma con leggi che ne prosciughino il terreno di coltura. E' la democrazia il terreno di coltura della mafia, che elegge i suoi rappresentati in parlamento. Bisognerebbe sospendere le garanzie costituzionali e introdurre la pena di morte per i capimafia e tutti coloro che siano responsabili di omicidi mafiosi. Questo il democratico moralista Saviano non lo può dire (e certamente non l'ha nemmeno pensato). NON HA MAI PARLATO DELLE RESPONSABILITA' DEI PARTITI. Ha parlato delle imprese che sono costrette a chiudere ma non ha mai parlato delle cause che sono i governi di destra e della falsa sinistra che danno l'immagine di uno Stato arrogante che combatte a parole la mafia e strangola gli onesti più della mafia ponendosi come creditore con l'istituto mafioso dell'Equitalia che meccanicamente iscrive ipoteche senza nemmeno preavviso e senza nemmeno documentarsi sulla fondatezza dei suoi asseriti crediti, mentre pretende che l'asserito debitore paghi subito pena forti sanzioni e rifiuta la compensazione nonostante l'asserito debitore possa essere a sua volta creditore nei confronti dell'amministrazione pubblica. Se l'asserito debitore fa ricorso alla commissione tributaria deve comunque pagare il 33% di ciò che lo Stato pretende pur essendo esso debitore nei confronti del cittadino creditore. Si noti che un creditore deve rivolgersi al giudice per avere un'esecuzione forzata nei confronti del debitore. E il giudice riconosce al creditore la somma richiesta (rivalutata solo se il creditore dimostra di avere subito dei danni per il ritardato pagamento) più gli interessi legali. Questo non vale per lo Stato, che può vessare il cittadino chiedendo oltre agli interessi anche il pagamento di sanzioni. QUESTO E' UNO STATO PEGGIORE DELLA MAFIA. Ma questo Saviano non può dirlo perché vi è la censura governativa della Rai di Stato da cui è pagato Fazio, spalleggiatore di Saviano a La 7. Mi ricordo di Beppe Grillo che (prima di tangentopoli) fu sbattuto fuori della Rai perché, riferendosi ad una delegazione del partito socialista in Cina, aveva messo in bocca ad uno dei delegati la seguente battuta: ma se in Cina sono tutti socialisti a chi rubano? I tempi non sono cambiati. Una RAI che fa schifo. Meglio privatizzarla. Ma La7 è anch'essa una TV falsamente indipendente.
Saviano crede di combattere la mafia educando la società con le sue ridicole prediche moralistiche. Ma la smetta una buona volta e si ritiri. Come scrittore è mediocrissimo. Saviano esordisce «con un racconto imitando Tommaso Landolfi ed inviandolo a Goffredo Fofi il quale gli fece capire che, pur scrivendo molto bene per la sua età, scriveva “stronzate”. Ho visto dal timbro da dove vieni – gli disse - Scrivi delle tue parti. E così, scrivendo delle sue parti, è diventato il monotematico scrittore della camorra con cui ha fatto i soldi. Ma è rimasto scrittore di stronzate, cioè privo di pensiero.
Saviano crede di combattere la mafia educando la società con le sue ridicole prediche moralistiche. Ma la smetta una buona volta e si ritiri. Come scrittore è mediocrissimo. Saviano esordisce «con un racconto imitando Tommaso Landolfi ed inviandolo a Goffredo Fofi il quale gli fece capire che, pur scrivendo molto bene per la sua età, scriveva “stronzate”. Ho visto dal timbro da dove vieni – gli disse - Scrivi delle tue parti. E così, scrivendo delle sue parti, è diventato il monotematico scrittore della camorra con cui ha fatto i soldi. Ma è rimasto scrittore di stronzate, cioè privo di pensiero.
Prima fa la predica per la libertà di pensiero e poi chiede da pazzo un risarcimento danni stellare (4 milioni e 700 mila euro) contro chi ha detto il contrario di ciò che egli ha detto. Da quale pulpito viene la predica! Pare che non abbia imparato alcunché da grandi autori che dice di aver letto. E' RIMASTO MONOTEMATICO
Da wikipedia leggo quanto segue. Avesse letto bene Carl Schmitt per non confondere la morale con il diritto.
Come scrittore Saviano ha sostenuto di essere influenzato da intellettuali meridionalisti e antifascisti come Giustino Fortunato e Gaetano Salvemini, dall'anarchico Errico Malatesta[18] e di essersi «formato su molti autori riconosciuti della cultura tradizionale e conservatrice, Ernst Jünger, Ezra Pound, Louis-Ferdinand Céline, Carl Schmitt» e Julius Evola che legge spesso[19]. Per questa dichiarazione e altro ancora Vincenzo Consolo ha ritirato sdegnato la sua prevista introduzione a La parola contro la camorra[20].:
Quattro milioni di risarcimento per danni non patrimoniali e 700 mila per danni patrimoniali. E’ la richiesta fatta da Roberto Saviano all’editore del Corriere del Mezzogiorno, colpevole di un gravissimo reato: aver ospitato una lettera che osava – sì, osava – mettere in dubbio una ricostruzione storica di Saviano.
La vicenda riguarda addirittura Benedetto Croce, ed è del marzo dell’anno scorso (QUI L’ARTICOLO). In pratica, Saviano scrisse che nel 1883, mentre moriva per i traumi dovuti al tremendo terremoto che sconvolse Ischia, il padre di Benedetto Croce diceva al figlio di “donare 100mila lire” a chi lo avesse salvato. Questa surreale citazione serviva a Saviano per dimostrare che, come nel 1883, anche il terremoto de L’Aquila è una questione di mazzette e di tangenti. E quindi che Berlusconi è un corrotto, e via di questo passo.
Soltanto che interviene nel dibattito Marta Herling, segretario generale dell’Istituto italiano per gli studi storici, e nipote di Croce. Che, documenti alla mano, smentisce la ricostruzione di Saviano. Si trattò, secondo la Herling, di una balla, quindi. Usare Croce pur di andare contro Berlusconi e contro il modo in cui il Governo ha gestito l’emergenza de L’Aquila: questo era l’intento di Saviano.
E, oggi, la notizia della citazione per danni. Ad un giornale. Perchè tutti i discorsi sulla libertà di stampa vanno a quel paese se di mezzo c’è una critica al Santone Saviano. E così sia.
giovedì 17 maggio 2012 ore 15:00
(C) DAW-BLOG/DAW-NEWS RIPRODUZIONE RISERVATA
Da wikipedia leggo quanto segue. Avesse letto bene Carl Schmitt per non confondere la morale con il diritto.
Come scrittore Saviano ha sostenuto di essere influenzato da intellettuali meridionalisti e antifascisti come Giustino Fortunato e Gaetano Salvemini, dall'anarchico Errico Malatesta[18] e di essersi «formato su molti autori riconosciuti della cultura tradizionale e conservatrice, Ernst Jünger, Ezra Pound, Louis-Ferdinand Céline, Carl Schmitt» e Julius Evola che legge spesso[19]. Per questa dichiarazione e altro ancora Vincenzo Consolo ha ritirato sdegnato la sua prevista introduzione a La parola contro la camorra[20].:
Metti in dubbio il Santone Saviano? E lui ti chiede 5 milioni di danni
GUARDATE CHE FACCIA TOSTA. GLI PIACCIONO I QUATTRINI FACENDO IL GURU PER I GONZI CHE LO SEGUONO
scritto da daw
Quattro milioni di risarcimento per danni non patrimoniali e 700 mila per danni patrimoniali. E’ la richiesta fatta da Roberto Saviano all’editore del Corriere del Mezzogiorno, colpevole di un gravissimo reato: aver ospitato una lettera che osava – sì, osava – mettere in dubbio una ricostruzione storica di Saviano.
La vicenda riguarda addirittura Benedetto Croce, ed è del marzo dell’anno scorso (QUI L’ARTICOLO). In pratica, Saviano scrisse che nel 1883, mentre moriva per i traumi dovuti al tremendo terremoto che sconvolse Ischia, il padre di Benedetto Croce diceva al figlio di “donare 100mila lire” a chi lo avesse salvato. Questa surreale citazione serviva a Saviano per dimostrare che, come nel 1883, anche il terremoto de L’Aquila è una questione di mazzette e di tangenti. E quindi che Berlusconi è un corrotto, e via di questo passo.
Soltanto che interviene nel dibattito Marta Herling, segretario generale dell’Istituto italiano per gli studi storici, e nipote di Croce. Che, documenti alla mano, smentisce la ricostruzione di Saviano. Si trattò, secondo la Herling, di una balla, quindi. Usare Croce pur di andare contro Berlusconi e contro il modo in cui il Governo ha gestito l’emergenza de L’Aquila: questo era l’intento di Saviano.
E, oggi, la notizia della citazione per danni. Ad un giornale. Perchè tutti i discorsi sulla libertà di stampa vanno a quel paese se di mezzo c’è una critica al Santone Saviano. E così sia.
giovedì 17 maggio 2012 ore 15:00
(C) DAW-BLOG/DAW-NEWS RIPRODUZIONE RISERVATA
la polemica culturale finisce in tribunale
Saviano chiede 4,7 milioni di danni
per le critiche sul caso Croce
Soldi che lo scrittore di Gomorra pretende dall'editore del nostro giornale per una storia sulla famiglia del filosofo, smentita anche dalla nipote Marta Herling
di MARCO DEMARCO
L'aspetto curioso della vicenda è che alla fine saranno i giudici a dire se è vera o falsa la notizia della «mazzetta» o, se si vuole, della mancia di centomila lire offerta da Benedetto Croce a chi lo tirò fuori dalle macerie di Casamicciola. Si parla del terremoto del 1883, del terremoto dei ricchi, come si scrisse a quel tempo, essendo già allora Ischia meta estiva di famiglie possidenti. L'aspetto inquietante è invece il seguente: per accertare la verità, Roberto Saviano, che la storia l'ha raccontata come vera, ha citato per danni il Corriere del Mezzogiorno, che invece ha ospitato una lettera critica di Marta Herling, segretario generale dell'Istituto italiano per gli studi storici, nonché nipote del filosofo.
Nessuno può escludere che Croce possa essersi autocensurato per ragioni morali, ma perché credere più a fonti anonime che all’unico testimone? È stato questo il quesito da me posto a Saviano. La risposta l’avrò ora con l’aiuto dei giudici napoletani. Nel frattempo mi limito a condividere ciò che Saviano ha scritto più volte sulla libertà di stampa. In modo particolare le parole da lui usate su Repubblica il 29 agosto 2009, a proposito delle domande a Berlusconi: «Nessun cittadino, sia esso conservatore, liberale, progressista, può considerare ingiuste delle domande. (…) Spero che tutti abbiano il desiderio e la voglia di pretendere che nessuna domanda possa essere inevasa o peggio tacitata con un’azione giudiziaria. È proprio attraverso le domande che si può arrivare a costruire una società in grado di dare risposte». Parole sagge, allora come oggi. Proprio per questo mi colpisce che, mentre si torna in tv a celebrare il valore della parola, la si sospetti, per quanto ci riguarda, di intenti diffamatori.
L'aspetto curioso della vicenda è che alla fine saranno i giudici a dire se è vera o falsa la notizia della «mazzetta» o, se si vuole, della mancia di centomila lire offerta da Benedetto Croce a chi lo tirò fuori dalle macerie di Casamicciola. Si parla del terremoto del 1883, del terremoto dei ricchi, come si scrisse a quel tempo, essendo già allora Ischia meta estiva di famiglie possidenti. L'aspetto inquietante è invece il seguente: per accertare la verità, Roberto Saviano, che la storia l'ha raccontata come vera, ha citato per danni il Corriere del Mezzogiorno, che invece ha ospitato una lettera critica di Marta Herling, segretario generale dell'Istituto italiano per gli studi storici, nonché nipote del filosofo.
Roberto Saviano chiede 4,7 milioni all'editore del Corriere del Mezzogiorno
I dubbi di quest'ultima sull'attendibilità dell'episodio, la loro
pubblicazione e quindi i successivi articoli apparsi su questo giornale e
su altre testate avrebbero dato vita, secondo Saviano, ad una vera e
propria campagna diffamatoria con conseguente «pregiudizio» per la
reputazione dell'«istante». Conclusione: quattro milioni di risarcimento
per danni non patrimoniali e 700 mila per danni patrimoniali. Somme che
vengono chieste complessivamente ai vari responsabili della campagna.
Tra questi, non compare il sottoscritto, direttore del Corriere del Mezzogiorno,
che quella lettera ha pubblicato e commentato, ma il rappresentante
legale dell'Editoriale del Mezzogiorno, l'azienda che pubblica il nostro
quotidiano.
Vale a dire l’unico, in sostanza, che di
tutta questa vicenda, posso ben dirlo io, non si è mai occupato. La
tesi di Saviano, che la storia di Casamicciola l’ha raccontata prima in
diretta tv da Fazio due anni fa, e poi in un libro, è che Croce non smentì mai la voce dell’offerta ai soccorritori. La tesi di Marta Herling, la cui lettera è stata pubblicata l’8 marzo del 2011,
è invece che quell’episodio non fu mai raccontato dall’unico testimone
oculare, che fu, appunto, lo stesso Benedetto Croce. Il quale descrisse
più volte, in libri e interviste, gli attimi terribili in cui perse i
genitori e la sorella, ma mai accennando al particolare della
«mazzetta». E tanto per capire quanto valessero allora centomila lire,
si tenga conto che per le vittime del terremoto di Casamicciola, Papa
Leone XIII, il papa della Rerum Novarum e della dottrina sociale della
Chiesa, stanziò molto, ma molto meno: ventimila lire. La nostra tesi,
mia e di Giancristiano Desiderio, infine, è che tutte le fonti finora
citate da Saviano (prima Ugo Pirro su Oggi del 13 aprile del 1950 e
poi Carlo Del Balzo, autore di un libro pubblicato poco dopo i fatti)
portano, a loro volta, ad una fonte anonima, probabilmente influenzata
dalle polemiche che già al tempo divamparono sul terremoto dei ricchi. E quella di Croce era appunto considerata una famiglia ricca. Nessuno può escludere che Croce possa essersi autocensurato per ragioni morali, ma perché credere più a fonti anonime che all’unico testimone? È stato questo il quesito da me posto a Saviano. La risposta l’avrò ora con l’aiuto dei giudici napoletani. Nel frattempo mi limito a condividere ciò che Saviano ha scritto più volte sulla libertà di stampa. In modo particolare le parole da lui usate su Repubblica il 29 agosto 2009, a proposito delle domande a Berlusconi: «Nessun cittadino, sia esso conservatore, liberale, progressista, può considerare ingiuste delle domande. (…) Spero che tutti abbiano il desiderio e la voglia di pretendere che nessuna domanda possa essere inevasa o peggio tacitata con un’azione giudiziaria. È proprio attraverso le domande che si può arrivare a costruire una società in grado di dare risposte». Parole sagge, allora come oggi. Proprio per questo mi colpisce che, mentre si torna in tv a celebrare il valore della parola, la si sospetti, per quanto ci riguarda, di intenti diffamatori.
17 maggio 2012
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Vi meravigliate? risulta che i Berlusconi (che
sono nel Corriere) abbiano chiesto fior di risarcimenti a diversi
giornalisti, anche solo in senso intimidatorio
17.05|18:49
Lettore_966066
Non mi meraviglio che qualcuno faccia la stessa cosa all'inverso. Chi di spada ferisce ...
per maCMARIOPC
17.05|18:49
Lettore_1881146
Deve sapere che la terza persona del verbo fare "fa "non ci vuole
l'accento. Saviano potrebbe arrabbiarsi dop il suo show sulle parole
DI RIFFA O DI RAFFA
17.05|18:09
2cardellini
Inoltre c'è da fare la tara sulle sue ..rivelazioni...La
Magistratura un paio di mesi or sono, ha archiviato i procedimenti
aperti su imput(rivelazioni)del caro Saviano che, come Grillo(più
simpatico e..verace)conosce bene e ci campa benissimo, il mondo della
comuinicazione che,per sussistere non ha proprio bisogno di fatti da
comunicare ma solo di fanfare..il ritorno è immenso,guardare la
pubblicità sui loro siti....
Chiedere soldi a un giornale?
17.05|18:08
Lettore_2216288
Forse Saviano è un po' sulle spese: la trovo una brutta caduta di
stile. Però ritengo che come giornalista, oltre a saper fare il suo
mestiere, forse non meglio di altri ma non peggio, ha avuto coraggio.
Probabilmente più di altri. Se la scorta serve, è bene che gliela
paghiamo. Una società civile protegge coloro che, in un modo o
nell'altro, si espongono per svolgere un servizio utile. E il
giornalismo d'inchiesta serio è utile.
In effetti mi sembra assurdo ....
17.05|17:28
Lettore_2216288
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