Mi
telefona una mia amica per dirmi: hai letto l'articolo di un certo Erdas su
L'Unione Sarda? Che te ne pare? No, non l'ho letto, rispondo. Allora me lo
legge al telefono. Poi lo trovo sulla versione internet del quotidiano e lo
ricopio. Spiegai all'amica che Erdas era stato mio collega nella Facoltà di
Magistero (poi Scienze della formazione) che lasciò per passare alla Facoltà di
Lettere a causa di dissidi interni con l'allora boss della
"pedagogia" Alberto Granese, che non sopportava che altri gli facessero
ombra e che credette sempre di essere un grande maestro, mentre insegnò per tutta
la vita solo stronzate antropocentriche, nascoste dietro lo sfoggio di una
erudizione verbaiola, logorroica, oscura e confusionaria, passando dall'ateismo
marxista all'interesse per la pedagogia degli autori cristiani. Debbo dire che
ritenni sempre diseducativa e dannosa la "pedagogia" filosofica del
Granese. Individui simili sarebbe meglio non esistessero. Il mondo certamente
non migliorerà, anzi peggiorerà, a causa di essi. Quanto all'Erdas, con il suo
provenire da un'esperienza di insegnate elementare, indirizzò i suoi interessi
su una pedagogia intesa come tecnica dell'insegnamento ma accompagnata da una
concezione che ripete la nauseabonda cantilena di una educazione intesa come
apertura verso la comprensione dell'altro, in una evidente ripetizione di
luoghi comuni intrisi di relativismo e di multiculturalismo. Insomma: uno
peggio dell'altro. Fatta questa premessa, riflettei sull'articolo di Erdas
(ormai ottantenne) e mi venne il sospetto che fosse vegetariano. Decisi di
telefonargli per chiedergli spiegazioni. Vi erano stati sempre rapporti
improntati alla cordialità, anche perché lo ritevo ingiustamente vittima del
boss Granese, che, ormai anche lui in pensione, si deve essere accorto che
fuori della Facoltà in cui ha insegnato le sue perenni stronzate valeva come il
due di picche.
Notare il titolo dell'articolo. Chi
non conosce l'Erdas - e mi accorsi durante la telefonata che nemmeno
io lo conoscevo veramente - può pensare, dopo avere letto il
breve articolo, che egli sia e sia stato un animalista difensore dei
diritti degli animali. Perciò, piacevolmente sorpreso, speravo
di avere da lui una conferma di ciò. Sia l'Erdas che il
Granese furono assistenti della grande anima di Aldo Capitini, un
seguace coerente di Ghandi e fondatore nel 1952 della Società
vegetariana italiana nonché ideatore della nota annuale marcia
della pace Perugia- Assisi. Purtroppo Capitini, non fu coerente nel
suo circondarsi di elementi come il Granese e l'Erdas. Ebbi notizia
che durante un pranzo una mosca svolazzava intorno ai piatti e il
Granese era pronto con il braccio alzato a farla fuori con un colpo
di tovagliolo. Capitini fermò il braccio del Granese
dicendogli: fermati, anche lei deve vivere. Evidentemente non lasciò
alcun insegnamento positivo su questi due individui.
Ma torniamo all'articolo scritto da
un impostore. Nella prima parte sembra che si voglia giustificare
coloro che mangiano carne ma non sopportano le sofferenze patite
dagli animali. Ma una giustificazione che discenderebbe solo da una
mancanza di coerenza dovuta ad una tradizione alimentare. Il lettore
a questo punto è portato a commentare: certamente l'Erdas
condanna questa mancanza di coerenza, e dunque egli, per corenza, non
mangia carne. Infatti, citando il libro della Marcela Iacub, sembra
convenire con lei che coloro che mangiano carne ma condannano le
sofferenze degli animali sono degli schizofrenici. Riconosce persino
che è un paradosso la figura del carnivoro "etico".
E conclude scrivendo che "Non rimane,
prima di sedersi a tavola, che meditare. Forse pensando ad un giorno
in cui ci vergogneremo tutti di essere stati carnivori. Anche i
carnivori che più carnivori non si può".
Il
lettore è portato a concludere che l'Erdas ha meditato abbastanza nei suoi
superati ottant'anni per non doversi vergognare di mangiare carne. Ma ora
sentite in riassunto il contenuto della telefonata.
Io: ma tu continui a mangiare a carne?
Erdas: sì, ma poche volte.
Io: ma allora anche tu sei uno schizofrenico.
Erdas: sì, lo debbo confessare.
Io: ma allora che hai scritto facendo intendere altro?
Erdas: ho voluto dire che bisogna almeno evitare le sofferenze.
Io: ma sai che gli animali incominciano a soffrire sin dall'ingresso nel mattatoio perché sentono l'odore del sangue?
Erdas: sì, lo so, e mi sono state raccontate scene tremende. Ma tu sei vegetariano?
Io: sì, dall'età di 10 anni, quando vidi dei buoi correre impazziti per la via Sonnino dopo essere fuggiti dal mattatoio (che allora si trovava in pieno centro cittadino a Cagliari). E tu come mai, nonostante queste scene tremende sei rimasto carnivoro?
Erdas: eh, sai, è difficile sottrarsi alle tradizioni.
Io: ma tu continui a mangiare a carne?
Erdas: sì, ma poche volte.
Io: ma allora anche tu sei uno schizofrenico.
Erdas: sì, lo debbo confessare.
Io: ma allora che hai scritto facendo intendere altro?
Erdas: ho voluto dire che bisogna almeno evitare le sofferenze.
Io: ma sai che gli animali incominciano a soffrire sin dall'ingresso nel mattatoio perché sentono l'odore del sangue?
Erdas: sì, lo so, e mi sono state raccontate scene tremende. Ma tu sei vegetariano?
Io: sì, dall'età di 10 anni, quando vidi dei buoi correre impazziti per la via Sonnino dopo essere fuggiti dal mattatoio (che allora si trovava in pieno centro cittadino a Cagliari). E tu come mai, nonostante queste scene tremende sei rimasto carnivoro?
Erdas: eh, sai, è difficile sottrarsi alle tradizioni.
A
questo punto mi venne un sospetto e gli domandai: dimmi un po', hai mangiato
per tradizione carne di agnello il giorno di Natale?
Erdas: eh, sì, sai...la tradizione.
Erdas: eh, sì, sai...la tradizione.
Notare
che l'Erdas, che io sappia, non è nemmeno credente, e tanto meno cristiano.
Dunque ancora più incredibile che un non cristiano sia tanto imbecille da
credere che una tradizione disgraziatamente cristiana possa impossessarsi
persino di un non cristiano. Ma, anche se l'Erdas lo fosse, avrebbe dovuto
saper superare, almeno per il mestiere che ha fatto, questa orrida tradizione
dell'agnello sacrificale con cui tradurre nella solita festa di sangue il
giorno di Natale. Quale razza di pedagogia può avere insegnato per una vita un
individuo simile? A questo punto non potei frenarmi dal gridargli al telefono: TU
MI MAI SCHIFO, MI FAI SCHIFO. LA TUA E' UNA PEDAGOGIA DI MERDA.
E
chiusi la telefonata sbattendogli il telefono in faccia.
Mi
domando che cosa possa avere insegnato di buono questo imbecille nella sua vita
se è pervenuto a dire una simile stronzata: "è difficile sottrarsi ad una
tradizione". Non ha capito le tremende conseguenze della sua stronzata.
Allora per tradizione dovremmo giustificare anche la tradizione della corrida,
la tradizione del vudù, l'ingrassamento delle oche per far loro scoppiare il fegato
dopo pochi mesi di vita trascorsi in gabbie, i riti di sangue della dea Kalì, la caccia e, insomma, tutte le più barbare manifestazioni di crudeltà perché è difficile
sottrarsi ad una tradizione?
Ecco
la disonestà di un individuo che con un suo articolo ha cercato di nascondere
la sua totale ipocrisia, volendo dare ad intendere al lettore di essere il
contrario di ciò che è.
Ma
fortunatamente l'Erdas è un Pinco Pallino qualsiasi che può scrivere solo su un
giornale di periferia quale è L'Unione Sarda (che fece contro di me
dei titoloni bugiardi e disonesti come "Condannato professore
antisemita". Ma senza specificare che era la conseguenza del fatto di
avere avuto io, da solo, il coraggio di condannare in un mio saggio sul diritto
naturale la maggiore sofferenza inflitta agli animali non umani nei mattatoi
con la macellazione ebraico-islamica.
Contro il pedagogista di merda Erdas
vi sono in Italia 7 milioni tra vegetariani e vegani, da cui avrebbe
dovuto imparare che non esiste una "carne etica". Vi sono
filosofi della morale come Luisella Battaglia da cui avrebbe dovuto
imparare la coerenza. Come avrebbe dovuto impararla dal vegetariano
UmbertoVeronesi. Questa è purtroppo solo la spia di una
pedagogia che ancora si insegna rovinando il cervello degli studenti
con tante cazzate antropocentriche improntate alla più sporca
impostura. Come si evince dalla chiusura dell'articolo: "Magari
con la segreta speranza che quel giorno, se verrà, sia il più
lontano possibile". Come dire: si diano da fare gli altri in
futuro. Io, come pedagogista (di merda) continuerò a
fregarmene e a mangiarmi la bistecca. Certamente costui non avrebbe
il coraggio di ricavarsi da sé in un mattatoio, almeno una volta nella vita, la
bistecca uccidendo, dissanguando, spellando e squartando il povero animale. Crede
di avere le mani monde di sangue, mentre, come mandante, le ha più
sporche di quelle dei macellatori che se le sporcano per lui. Egli è
un impostore come quasi tutta l'umanità che mangia carne. Ma
un impostore non può essere un pedagogista. Che cosa può
avere insegnato se non imposture antropocentriche?
P.S.
L'Erdas impari anche l'uso del congiuntivo. Ha scritto: "Alla domanda se è
giusto uccidere gli animali...". IgnUorante! L'interrogativa indiretta
(come la proposizione dubitativa) richiede il congiuntivo. Avrebbe dovuto scrivere: "Alla domanda se SIA
giusto...". Inoltre ha dato ad intendere di essere ancora in servizio con
la scritta Università di Cagliari (mentre è andato in pensione più di 10
anni fa). Ecco l'articolo dell'impostore.
4 commenti:
Gentile Professore,
anche io ho letto l'articolo di cui parla nel suo blog. Ha perfettamente ragione, non conoscendo la persona, al termine dell'articolo ho pensato che il professore Erdas fosse un vegetariano convinto.
Grazie per aver fatto chiarezza.
Ray
P.S. mi chiedo se il professore Erdas avesse un parente che ha insegnato nella facoltà di fisica di Cagliari, tale Franco Erdas.
Caro Ray
lei è di Cagliari? I due Erdas non sono parenti.
Ho conosciuto la simpatica persona di Franco Erdas professore ordinario di fisica. Sin da quando diedi un esame di fisica con lui permettendolo il piano di studi del corso di laurea in filosofia. Ed era amico del professore di cui divenni assistente. Ebbi un ultimo colloquio con lui nel 2005 perché stavo scrivendo un saggio e speravo che mi fugasse dei dubbi circa l'equivalenza dei sistemi di riferimento nella relatività ristretta di Einstein a cui nel saggio facevo riferimento. Non ne ho più notizie.
Ci sono così tante cose sulle quali fare polemica...
Commento del tutto vuoto di contenuto. Ci vuole un cervello vuoto per scrivere cose vuote di contenuto
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