Ricevo in posta e pubblico.
Buon giorno
professore,
scusi se Le ho riproposto un argomento - il pensiero di Severino
- che lei ha già commentato e liquidato.
Mi sono comunque riletto il Suo lungo articolo e i commenti dei
tifosi di Severino, per es. la studentessa affascinata e grata a
Severino o il 66enne che se lo sta studiando (questi due almeno
non La hanno insultato).
I libri di filosofia di Severino sono noiosissimi, insopportabili,
astrusi, incomprensibili. L’unica cosa più o meno chiara è che
secondo lui tutti gli enti - ma veramente tutti - sarebbero
eterni.
Gli enti sarebbero i fenomeni, tutto ciò che esiste (dunque anche
uno starnuto, uno scarafaggio, una scopata – indubbiamente
fenomeni o enti definibili, riconoscibili, singolari).
Difatti da qualche parte arriva a dire che ogni stato fisico
della Terra e persino psichico degli esseri viventi ( ovviamente
dell’intero universo) è un eterno,cioè un ente indistruttibile
che appunto appare e scompare (dal visibile) per apparire poi di
nuovo ecc. ecc.
Dunque anche la mia occhiata distratta e appannata dal sonno su
un libro di filosofia di Severino - un fenomeno ben preciso per
quanto banale tra i trilioni di trilioni di trilioni di eventi e
enti o fenomeni - sarebbe un eterno. E anche ogni singola
pisciata - e tutte le pisciate dei sette e passa miliardi di
esseri umani oggi viventi - sarebbe un eterno.
Per Severino anche l’evento o ente o fenomeno più umile
(scarafaggio e pisciata) è eterno come la cosa più sublime per
noi. Per Severino Dio come l’intende la religione cristiana non
esiste - e difatti la Chiesa ha rimosso Severino dall’insegna-
mento alla Cattolica in quanto il suo pensiero o la sua filosofia
rappresenta il più radicale ateismo del nostro tempo.
Ma se Dio non esiste è pur sempre vero che nella storia appare a
un certo punto l’idea o la fantasia di un Dio onnipotente (e
persino buono). L’apparizione del pensiero di un Dio creatore è
ovviamente a sua volta un eterno (questa fantasia di Dio doveva
per forza apparire, uscire dall’invisibile, a un certo punto
della storia umana).
Tuttavia devo dire che ogni volta che m’imbattevo in un suo
elzeviro nel Corriere ne ero colpito: ecco, mi dicevo, tua res
agitur, siamo al cuore del problema (mio, ma anche dell’umanità).
Intanto in un articolo di giornale che voglia esser letto si deve attirare
l’attenzione del lettore (captatio) con argomenti concreti, con un discorso
non strampalato,campato completamente in aria. E difatti in questi articoli si
parla di cose molto concrete, anche di Di Pietro e Berlusconi che tutti conoscono.
Ma man mano che si legge, e poi inevitabilmente alla fine
dell’articolo, si resta delusi, con un pugno di mosche in mano.
Perché alla fine Severino “allude”, rimanda alla sua filosofia,
che è quella che sappiamo, e che non sappiamo cosa ci azzecchi
con Di Pietro e Berlusconi o con la guerra atomica (secondo
Severino l’atomica ha scongiurato un’altra guerra mondiale che
sarebbe davvero l’ultima - secondo lui i detentori dell’atomica
sanno che non si può sganciare perché non sono pazzi suicidi -
sarà, ma intanto nel mondo sono migliaia le atomiche puntate e
pronte all’uso, negli USA, in Russia, Israele, Pakistan, India e
anche Corea del nord; fanno parte del club anche Inghilterra e
Francia e anche un fesso come Hollande è seguito notte e giorno
dall’addetto con la valigetta con cui dare l’avvio alla guerra
nucleare).
Praticamente tutti i filosofi, anche i più sofisticati e lontani
dalla realtà come Severino e Cacciari, sono anche loro attirati
dal potere e dalla realtà che non possono completamente ignorare
(Severino e Cacciari hanno fatto dei bei soldi con i libri
pubblicati da Adelphi, la raffinata casa editrice).
Anche Platone ci provò ad entrare in politica, a fare il
consigliere del principe, coi risultati che sappiamo. Severino è
più riservato, mentre Cacciari - che ha fatto anche il sindaco -
imperversa da ogni giornale. Ma né Severino né Cacciari, anche
quando si cacciano in politica,sanno dirci la “parola che
illumina e salva”. Il buon Gadamer disse prima di morire che ci
avrebbe salvato la “parola di un poeta”. Illuso anche lui, per
quanto filosofo serio e rispettabile (ma stranamente deferente
verso la Chiesa pur non essendo credente - di questa sua mancanza
di fede quasi si scusò in una intervista in televisione - ma che
diamine, mi dissi!).
Per quanto abbia letto - con attenzione e ahimè passione tanti
libri di Severino, perché pensavo, m’illudevo di trovarci la
parola che salva, la verità - non ho ancora capito - nessuno
credo abbia ancora capito – cosa cambierebbe nella nostra vita se finalmente
capissimo (cioè accettassimo come verità autentica e incontrovertibile)che
l’essere è e il non essere non è, e non solo la totalità dell’essere, ma anche
i singoli fenomeni,compresa la nostra vita e ogni istante della nostra vita.
Kant per finire era un teologo camuffato da filosofo. La stessa
cosa mi sembra si possa dire di Severino. Per lui Dio non esiste
- arriva persino a dire che noi siamo più grandi di Dio - ma
esistono e sono indistruttibili, eterni appunto, tutti,
assolutamente tutti gli enti, anche uno sputo. E per questo lui
rivedrà sua moglie …che non è morta, si è solo “eclissata” …
La morte, in quanto distruzione totale e definitiva dell’essere,
per Severino non esiste. Questa sarebbe per lui la “verità che
salva”. Intanto però i giovani sono disoccupati, un lavoro non si
trova, e l’Italia, con la collaborazione di Bergoglio, è invasa
da persone inassimilabili …
Chi legge Severino? Studenti, colleghi, i lettori del Corriere
dove scrive in un linguaggio accattivante e comprensibile per tre
quarti (finendo poi sempre col “rimandare” il lettore … ai suoi libri).
Non certo la massa che uscirebbe pazza da queste letture in cui ripete da
un’eternità la stessa cosa: che siamo sulla cattiva strada, la strada del
divenire,intrapresa in Grecia. Mentre la verità è nascosta nel subconscio del
subconscio a cui non si accede facilmente: bisogna prima leggere i suoi libri …
“A quoi bon les philosophes?” Inizialmente, in Grecia, la
filosofia era scienza,la scienza di quei tempi. Oggi è ormai
chiacchiera più o meno accattivante. Quando questi nostri italici
filosofi - Severino, Cacciari -parlano di cose concrete, di cosa
fare per vivere e sopravvivere, rivelano la loro pochezza, non
sanno nemmeno loro che pesci pigliare.
Lei è stato assistente di Viano? Ma pensa! Debbo confessarle che
Viano anche lui “scrive difficile” e faccio fatica a seguirlo
(c’è proprio ora un suo articolo sul rasoio di Ockam su MicroMega che speravo
m’illuminasse, invece …). Almeno Viano non lecca il culo alla Chiesa cattolica
come fanno i due atei o non credenti Cacciari e Severino (pensi che Severino e sua
moglie possedevano una reliquia della Vera Croce che un giorno donarono alla loro
diocesi - ma come,uno vuole spiegarci il mondo e l’universo e poi ha fra le sue cose
persino una reliquia della Vera Croce? Viene proprio da dire: ma vaffanculo!).
Sicuramente quella reliquia aveva il suo bravo pedigree come la sindone, ma santo
cielo, non è una cosa seria.
La saluto
Sergio P. (Svizzera)
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