A che serve il giubileo? Si dice che serva per la remissione generale di tutti i peccati. Ma allora non basta la confessione per cancellarli con l'assoluzione? Pare di no. Sembra sia necessario un ripasso di tutti i peccati già confessati per avere la certezza di salvarsi dal purgatorio. E poi, si badi, il giubileo riguarda solo i cristiani cattolici. Chi è cristiano ma non cattolico è escluso dal giubileo. E tutti quelli che non sono nemmeno cristiani? Anche tutti questi sono esclusi dal beneficio del giubileo. Diciamo allora che dal beneficio del giubileo è esclusa la grande maggioranza dell'umanità. Questa è la più grande discriminazione che si possa concepire proprio quando la Chiesa promuove il dialogo interreligioso. Sembra di ritornare al fanatico S. Agostino, secondo cui l'umanità fuori della Chiesa era solo "massa dannata". Infatti il giubileo esclude tutti quelli che non siano cattolici. E quei cattolici che non possono muoversi perché malati e non possono visitare una chiesa della città o paese in cui vivono? A proposito:vale ogni chiesa o solo quelle preordinate per il giubileo?. Questo mi rimane oscuro. In una fase di dialogo interreligioso (che sarebbe meglio non esistesse per non dare riconoscimento ai musulmani) il giubileo avrebbe dovuto essere interreligioso e direi anche laico, nel senso di prescrivere a tutti, credenti e non credenti, opere di misericordia e di bene nei riguardi del prossimo. Ma chi è il mio prossimo? In una delle opere di misericordia è prevista anche l'opera di accoglienza (degli invasori, dico io), la visita ai carcerati (come è possibile se bisogna avere un permesso per far visita a un carcerato?), etc. etc. In tutto ciò si tace dell'imbroglio da cui è nato il giubileo. Esso è nato dall'invenzione del purgatorio, che è un suo presupposto necessario. Riguardo a questo tema ha scritto lo storico francese Jacques Le Goff (La nascita del purgatorio). Riporto ora una pagina e mezzo dal mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica.
Si
può dire che la costruzione della basilica di S.Pietro fu la causa della
Riforma protestante perché Leone X, per finanziarla, escogitò la brillante idea
di una grossa vendita delle indulgenze. Dalla reazione di Lutero a questo
mercimonio - che prometteva una sosta
minore in Purgatorio pagando l’indulgenza, alla faccia della volontà divina – nacquero le famose 95
tesi affisse il 31 ottobre 1517 sul portale della cattedrale di Wittenberg.
Le
indulgenze che la Chiesa vendeva traevano una giustificazione dall’invenzione
del Purgatorio. Ad un terzo stato delle anime, aggiungentesi a quello del
Paradiso e dell’Inferno non si trova alcun accenno né nell’Antico Testamento né nel
Nuovo. La divisione era tra beati e dannati. A incominciar da due testi anonimi
- Atti di Paolo e Tecla e Passione di Perpetua e Felicita- del II e del III
secolo, si fa riferimento all’utilità delle preghiere per modificare il destino
dei morti, in vista di una possibile collocazione delle anime in un luogo di
transizione nel caso avessero colpe non gravi. I padri della Chiesa Origene e
S. Clemente tradussero in termini di dottrina cristiana l’idea di Platone che
le punizioni nell’Ade servissero alla rieducazione delle anime e le pene non
fossero eterne (Platone, Fedro). Ma
Origene si spinse oltre, diventando eretico per la Chiesa a causa della sua
affermazione che alla fine del mondo (apokatastasi) tutte le anime, comprese
quelle dei demoni, si sarebbero redente non potendosi giustificare una condanna
eterna. Per il Purgatorio si conservò il fuoco come mezzo di purificazione
secondo la tradizione neotestamentaria facente capo a S. Paolo. S. Agostino
ripropose la tesi di Clemente e di Origene, senza accettare, per altro, la
redenzione di tutte le anime. A partire dal V secolo si rafforzò l’immagine del
purgatorio perché la Chiesa vi vide la fonte di un maggiore guadagno, non di
anime, ma di danaro. Infatti, non potendo la Chiesa avere alcun potere sulle
anime beate o dannate – per cui le preghiere erano inutili, sebbene per motivi
opposti – riservò a sé un dominio su quelle del Purgatorio istituendo una
solidarietà tra vivi e defunti soggiornanti nel Purgatorio. In tal modo, con
messe di suffragio a pagamento, ma soprattutto con opere e con lasciti a favore
della Chiesa, si poteva ridurre il periodo di permanenza in purgatorio. Nell’XI
secolo l’ordine cluniacense introdusse per questo la festività dei defunti, a
ridosso di quella dei santi. Tramite il purgatorio la Chiesa ebbe l’ulteriore
vantaggio di intimorire i potenti assicurando loro il Purgatorio, invece
dell’Inferno, in caso di
ravvedimento. Quando si trattò di localizzare il Purgatorio, prima si pensò che
esso si trovasse dentro il vulcano Stromboli (secondo il monaco cluniacense
Gesualdo), perché si raccontava che da esso provenissero lamenti e invocazioni
di aiuto. Poi si preferì il vulcan Etna, dove la leggenda raccontava si
trovassero le anime di re Artù e dei suoi compagni della tavola rotonda. Dopo
che divenne imperatore Federico II, re di Sicilia, e con la fama di ateo, il
Purgatorio venne spostato in una caverna dell’Irlanda, con accesso ad esso.
Anche in omaggio alla fedeltà cattolica degli irlandesi, benemerito nell’opera
missionaria con S. Colombano (VI
secolo). L’ordine circestense ne approfittò per organizzare pellegrinaggi
redditizi. Per oltre un secolo durò il successo del Purgatorio irlandese
dedicato a S. Patrizio, monaco irlandese del V secolo, che contribuì molto alla
cristianizzazione dell’Irlanda. Ma furono soprattutto gli ordini domenicano e
francescano che si fecero protettori delle anime del Purgatorio, pur nel
silenzio ufficiale dei papi, timorosi che l’accettazione dell’esistenza del
purgatorio divenisse motivo di una rottura definitiva con la Chiesa ortodossa
di Costantinopoli, che era contraria all’esistenza del Purgatorio. Sino a
quando il papa Innocenzo IV, poco prima di morire, rompendo gli indugi,
consegnò a un suo legato una lettera (1254) in cui ratificava l’esistenza del
Purgatorio. Da allora, a incominciare con Bonifacio VIII, fu un fiorire di
indulgenze elargite a pagamento a coloro che volevano premunirsi per l’aldilà
acquistando una sorta di polizza di assicurazione per ridurre l’infortunio di
una sosta troppo lunga in Purgatorio. Esse erano estensibili anche alle anime
dei defunti. Le indulgenze plenarie (che permettevano la remissione di tutti i
peccati, con il conseguente guadagno del Paradiso) venivano concesse
gratuitamente ai pellegrini che si recavano a Roma, che, in compenso, spendevano loro soldi nella città del papa. Ancor prima
erano state concesse a tutti crociati disposti ad andare a combattere in
Palestina. La pratiche delle indulgenze non ha mai avuto fine, se si pensi
solamente alle messe di suffragio, pagate ai parroci. La vendita delle
indulgenze per finanziare la costruzione della basilica di S.Pietro fu soltanto
il casus belli della Riforma protestante.
1 commento:
Aboliamo il cattolicesimo, questa vecchia inutile abomibevole credenza inventata per arrichire i soliti sacerdoti del tempio a spese degli imbecilli di tutti i tempi
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