domenica 9 luglio 2023

OCCORRE UN TRIBUNALE PER POTER GIUDICARE I GIUDICI

E' l'unica categoria che può violare legalmente il principio secondo cui chi sbaglia paga. E invece costoro possono commettere impunemente anche gravissimi sbagli, ammesso che siano sbagli e non prese di posizione politiche, senza mai pagare di persona. Per ingiusta detenzione paga lo Stato il risarcimento danni con i nostri soldi. Sono più spesso manovali del diritto e non studiosi del diritto quali sono i giuristi. Hanno la puzza al naso per i giuristi ritenendo che la giustizia sia cosa loro senza intromissioni da parte di chi li vorrebbe giudicare. Il parlamento fa le leggi e i giudici dovrebbero limitarsi ad applicarle senza sostituirsi spesso al legislativio inventandosi iniziative non giustificabili in base alle leggi. Mi immagino un tribunale formato da giuristi che giudichino i giudici quando facciano sentenze che violano i principi della logica trattandosi di sentenze aberranti oppure condannino senza avere prove inconfutabili. L'Italia non soffre tanto per quelle poche migliaia di processi penali che il più delle volte si concludono con archiviazione, per prescrizione o per assoluzione. L'Italia soffre a causa di milioni di processi civili che possono durare anche decenni. Si pensi che esiste una legge che a conclusione di una lunga vicenda giudiziaria che siasi conclusa con sentenza passata in giudicato risarcisce la vittima del lungo processo dandogli appena 500 euro per ogni anno di ritardo. Io sono vittima di una allucinante vicenda civile che il 4 luglio si è definita in Cassazione. Ma bisogna attendere qualche mese perché esca la sentenza. Infatti nel civile non si sa alcunché prima che esca la sentenza non potendosi sapere dopo l'udienza in Cassazione quale sarà la decisione del relatore. Ho detto relatore e non Collegio formato apparentemente da 5 giudici perché gli altri quattro nulla sanno dei procedimenti per cui non sono relatori. In parte sono scusabili perché sono migliaia i processi che ogni anno si svolgono in Cassazione. Ma bisogna trovare il modo perché in Cassazione arrivino processi importanti per valore della causa e non cause di poco valore per cui dovrebbe essere d'obbligo la mediazione giudiziaria. Il 4 luglio è arrivata in Cassazione la mia vicenda che stava durando da 25 anni (ho detto venticinque) e in tutti questi anni non ho trovato giudici che fossero capaci di capire che io ero rimasto vittima di due fratelli che volevano coinvolgere la società (proprietaria di una sala cinematografica con galleria) nei loro debiti personali. Poiché mi rifiutavo di vendere anch'io la mia quota (per di più di maggioranza avendo il 66%) si erano rivolti a un presidente del tribunale che per sbaglio mi considerò acquiescente alla domanda di nomina di un liquidatore. Salto dei passaggi per non essere noioso. Questo presidente stava per andare in pensione e io mi rivolsi al successore che revocò la nomina del liquidatore considerandola "abnorme"(sic) perchè era documentata la mia opposizione alla nomina del liquidatore anche perché una società può essere posta in liquidazione solo se sia presente uno dei 5 motivi previsti dall'art. 2276 del Codice Civile. Non vi era alcun motivo che giustificasse la messa in liquidazione, possibile quando i dissidi tra i soci rendano impossibile la continuazione del perseguimento dell'oggetto sociale. Non era il mio caso perché il cinema era affittato a terzi che pagavano regolarmente il canone di affitto. Ebbene, non trovai successivamente un giudice capace di porre rimedio al comportamento disonesto del liquidatore che per farsi una parcella nel 1998 di circa 150.000 lire anticipò la revoca della sua nomina vendendomi, anzi svendendomi, il cinema per pormi di fronte al fatto compiuto, essendo il promissario acquirente in malafede per avere acquistato nonostante fosse stato da me avvertito spiegandogli in 4 pagine il motivo per cui la nomina del liquidatore era illegittima. Il liquidatore era anche curatore fallimentare e perciò in stretta confidenza con tutti i giudici che passavano per la direzione della Sezione fallimentare del Tribunale. Era dunque un individuo che godeva di forti protezioni presso i giudici, che non avrebbero permesso che la sua vendita scellerata potesse creargli dei guai economicamente. Quando feci un esposto A TERMINI I DI LEGGE contro le sentenze aberranti tese a salvare il liquidatore in  una vicenda assurda nata da un sbaglio materiale, e non giuridico, per essere stato nominato un liquidatore facendomi apparire acquiescente alla sua nomina si scatenò l'ira dei giudici contro di me. Mi trovai di fronte gli stessi anche nella causa che avevo fatto ad un ortopedico che mi aveva reso zoppo per otto anni avendomi applicato una protesi d'anca con angolatura sbagliata, che era la causa della mia zoppia, come mi disse l'ortopedico che nel 2008 mi operò nel noto Istituto Humanitas di Rozzano (Milano). Produssi la cartella clinica e il referto del dott. Spotorno che, visitandomi prima dell'intervento, scrisse quanto segue: "protesi antiversa (cioè posta in senso contrario, n.d.r). Chiari segni di radiolucenza. Offset riminuito. Si consiglia reintervento". Ebbene, la solita giudice che mi sta logorando la vita da circa dieci anni in Corte d'Appello, accettò le motivazioni del medico legale che, non essendo ortopedico, si faceva guidare da ortopedici di parte contraria. Avevano riconosciuto che ero zoppo ma la colpa non era dell'ortopedico che mi aveva operato nel 2000 a Cagliari. Dissero che la colpa era mia perché non avevo fatto la prescritta fisioterapia. FALSO! FALSO! Avevo cominciato a farla nella palestra dello stesso ospedale Brotzu dove ero stato "operato". Io, che non avevo mai imparato a nuotare, feci nuoto in una piscina stando con un materassino sotto il petto e controllato da un istruttore al bordo della piscina. E poi la fisioterapia fatta nell'Istituto fisioterapico sardo, e poi ancora anche la fisioterapia domiciliare. Questi disonesti aggiunsero una statitistica dicendo che nel 2000 (non ricordo esattamente le cifre che espongo perché dovrei andare a cercare la sentenza) erano stati fatti negli USA (che c'entravano gli USA?) circa 200mila interventi di protesi d'anca e circa 24mila non erano riusciti. In Italia nel 2000 erano stati fatti 25 mila interventi di protesi d'anca e circa 5mila non erano riuscti. Io rientravo nel numero degli interventi non riusciti e dunque nessun colpevole. Ma che c'entravano queste statistiche? Ebbene, nonostante ciò la giudice che aveva anche la causa del cinema (chiuso dal 1998 e ho conservato ad oggi il possesso dell'immobile ma inutilmente non  figurando proprietario) ha assolto l'ortopedico anche sulla base di queste statistiche. Un giudice che accetta motivazioni simili dovrebbe essere indagato. E' possibile che esista un giudice che assolva un medico sulla base di statistiche? Qualsiasi statistica mi avrebbe dato torto. Se l'ortopedico macellaio avesse perso la causa non avrebbe pagato nemmeno un euro perché avrebbero pagato le assicurazioni. Ma questa donna fatta giudice doveva pur vendicarsi contro di me. Per salvare il liquidatore fece 2 sentenze invece di un'unica sentenza. Con la prima, invertendo GRAVEMENTE l'ordine logico giuridico, fece una prima sentenza per salvare la parcella del liquidatore riservandosi di fare dopo una sentenza sulla domanda principale che riguardava la nullità o l'annullamento della vendita con conseguente risarcimento dei danni. Se si tratta di stabilire l'importo dei danni è di regola che il giudice si esprima prima sulla domanda, appunto, preliminare, consistente nell'an debeatur (cioè nel rispondere se (an) sia fondata la prima domanda per giustificare l'entità (quantum debeatur) dei conseguenti danni. Questa donna ha anteposto il quantum debeatur ma necessariamente includendo l'an debeatur per poi riprendere l'an debeatur più diffusamente nella sentenza definitiva, in pratica facendo della seconda sentenza una copia della prima. Un giudice simile, se vi fosse giustizia, dovrebbe essere licenziato se ha scritto in buonafede perché avrebbe dimostrato di essere sragionante non potendo recuperare la ragione in altre cause. Guai a mettersi contro un giudice. Nel suo sentirsi immune da ogni colpa può permettersi di scrivere ciò che vuole. Sono una casta privilegiata e vendicativa. Ecco i motivi della vendetta: un esposto di 47 pagine con circa 40 documenti allegati  indirizzato a termini di legge al ministro della giustizia, al Procuratore generale presso la Cassazione e al Consiglio Superiore della Magistratura. Tre pacchi inviati ai tre indirizzi. 

Ecco come iniziava l'esposto. 

Il voluminoso fascicolo di causa si trova in Cassazione con il numero di registro 9206/2015 dopo il mio ricorso contro la sentenza parziale della Corte di Cagliari. 

Chiedo che venga svolta un'indagine su questa allucinante vicenda, in conformità al dettato della sentenza della Cassazione sotto citata, essendo tuttora vittima di sentenze aberranti.

 

«In tema di risarcimento del danno per responsabilità civile del magistrato, l'ipotesi di colpa grave di cui all'art. 2, comma 3, l.n. 117/88 sussiste quando il comportamento del magistrato si concretizza in una violazione grossolana e macroscopica della norma ovvero in una lettura di essa contrastante con ogni criterio logico, che comporta l’adozione di scelte aberranti nella ricostruzione della volontà del legislatore, la manipolazione assolutamente arbitraria del testo normativo e lo sconfinamento dell’interpretazione nel diritto libero» (Cass. Sez. III, sentenza n. 7272 del 18 marzo 2008).

                                     

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