sabato 1 ottobre 2016

DISPUTA TRA L'ESAGITATO DA TSO RENZI E IL MOSCIO ZAGREBELSKY NELLA SUA INCOMPLETA CRITICA

L'intervento di Zagrebelsky è stato giusto, puntuale e documentatamente fondato in tutto ciò che ha detto a favore del NO. Peccato che la sua critica sia stata incompleta e la sua esposizione priva di quella necessaria energia verbale che meritava un simile incontro con quell'individuo che egli chiamava spesso, non so per immerritato e servile ossequio o per sottintesa ironia, "signor presidente del consiglio". Contro un usurpatore del governo ottenuto senza essere passato prima per le elezioni sarebbe stato necessario un incontro-scontro unendo le conoscenze del costituzionalista con l'energia verbale e distruttiva di un Travaglio, che qualche giorno prima in altra trasmissione TV aveva massacrato l'usurpatore anche stando zitto, bastando l'espressione della faccia di Travaglio per rendere ridicolo l'esagitato usurpatore mentre parlava di fronte a lui. Ma Zagrebelsky non ha fatto notare il fatto che l'individuo con cui interloquiva era un usurpatore. Ed è stato incredibilmente zitto, senza reagire all'offesa, quando l'esagitato l'ha definito "parruccone". Anche per questo ho detto che Zagrebelsky è apparso moscio, nel senso della mancanza di quella energia verbale necessaria per meglio contrastare l'invadenza verbale dell'esagitato che o cercava di coprire  la bassa voce di Zagrebelsky o cercava ogni volta di portarlo su questioni che erano fuori tema tanto da costringere Zagrebelsky a dire "non divaghiamo". Insomma, parlava con un tono di voce sommesso come se stesse facendo una lezione di diritto costituzionale in un'aula universitaria.  Non ha saputo spogliarsi della sua veste di fronte ad individuo simile, che meritava ben altro.          
Zagrebelsky, lo si sappia per necessario spirito di verità, non ha mai contrastato la furbesca prassi di nominare presidente della Corte Costituzionale il più anziano, al limite dei 9 anni del mandato, per permettergli di andare in pensione con una pensione più alta. Così Zagrebelsky è stato presidente dal gennaio 2004 al settembre 2004 (pochi mesi sufficienti per avere  360.000 euro annui invece che 240.000). Mi domando perché una legge permetta di aggiungere alla pensione che Zagrebelsky ha come professore emerito di diritto costituzionale anche quella relativa a membro della Corte Costituzionale, in cui si rimane in carica per ben 9 anni. Naturalmente Zagrebelsky di ciò ha taciuto. Forse con la scusa di non andare fuori tema. Ho scritto in altra occasione e anche nel mio ultimo libro (Roba da sardi) che dovrebbe essere messo un tetto di 5000 euro netti per la pensione. Idea che in due trasmissioni TV mi è stata rubata senza saperlo (pura coincidenza anche nei 5000 euro) dall'ex deputato Paolo Ferrero. Chi ha goduto di alti stipendi e non ha provveduto a farsi una pensione privata o ad investire parte degli stipendi per avere un reddito superiore dopo l'andata in pensione, peggio per lui. Dopo i 70 anni si può avere una vita economicamente più che decorosa con 5000 euro netti. Se uno pretende di più si dia da fare quando è in età lavorativa. Ponendo un tetto di 5000 euro netti si troverebbero i soldi per aumentare le pensioni minime e l'assistenza sociale separandola dall'INPS. 
Nel mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica ho scritto contro la sentenza della Corte Costituzionale di cui fu estensore Zagrebelsky e con cui fu dichiarato anticostituzionale l'art. 404 del Codice Penale che privilegiava la religione cattolica. In occasione del festival della filosofia di 4 anni fa a Cagliari mi avvicinai a Zagrebelsky e gli consegnai copia del mio libro. Il laico Zagrebelsky, uomo sempre di sinistra, invece di riformare l'articolo 404 nel senso di ignorare qualsiasi religione, scrisse che, per evitare ogni discriminazione, tutte le religioni avevano diritto ad eguale tutela. PAZZESCO. Una sentenza che contraddiceva la laicità dello Stato. In questo modo non si rendeva conto che si riconosceva eguale tutela agli islamici seguaci della violenza predicata dal Corano e, al limite, ai cultori della sanguinaria dea Kalì. E perché no anche a qualcuno che provocatoriamente si considerasse pagano e credente in Giove quale massima divinità? 
Ma qui debbo necessariamente prescindere da tutto ciò nell'analizzare la disputa tra l'esagitato Renzi e Zagrebelsky, di cui in questa occasione debbo scrivere bene per il suo NO alla schiforma della Costituzione e alla legge elettorale italicum. Zagrebelsky ha esordito citando Rousseau che diceva che gli iglesi erano liberi soltanto un giorno ogni cinque anni, cioè  quando andavano a votare, perché poi diventavano schiavi di una maggioranza parlamentare. In effetti Rousseau sbagliava perché tuttora gli inglesi non sono liberi nemmeno  il giorno della votazione a causa del sistema elettorale uninominale. Vince chi prende più voti e via tutti gli altri candidati, anche se il secondo ha preso solo un voto in meno. Dunque quello inglese è il peggiore sistema elettorale perché privo di rappresentatività. Rousseau nel Contratto sociale poneva come condizone della democrazia il rispetto della volontà popolare che si esprime direttamente senza le intermediazioni del parlamento. Il ginevrino e cittadino di nascita Rousseau aveva come riferimento la città di Ginevra, allora città-Stato dentro la Svizzera. A Ginevra, come nell'antica Atene, era il popolo che nella piazza proponeva ed approvava le leggi. Poiché è evidente che ciò non è possibile in uno Stato  che non sia una città rimane tuttavia la necessità di contemperare la rappresentatività del parlamento con la democrazia diretta del referendum. Nella attuale Costituzione è ammesso il referendum abrogativo, tranne che, ingiustamente, per i trattati internazionali e le leggi di bilancio, cosicché ci è stato imposto l'ingresso nell'UE e nell'euro senza alcuna possibilità di referendum abrogativo. E di tutto ciò Zagrebelsky ha taciuto. Per introdurre una democrazia diretta bisogna introdurre nella Costituzione anche il referendum propositivo saltando la palude del parlamento. La schiforma renziana non ha introdotto il referendum propositivo ma, una volta ridotto il Senato ad un dopo lavoro di 21 sindaci e 74 consiglieri regionali senza ulteriore remunerazione, ha introdotto solo l'obbligo della Camera di discutere una proposta di iniziativa popolare, facendo però salire le firme richieste da 50.000 a 150.000. E nemmeno di ciò Zagrebelsky ha fatto cenno. Nella trasmissione si sovrapponevano talvolta le due voci, e naturalmene prevaleva quella dell'esagitato, che ripeteva la solita insulsa cantilena del risparmio di mezzo milione di euro (una miseria) e la fine del ping pong tra Camera e Senato. Inutile che Zagrebelsky gli abbia fatto notare che non si tratta di un ping pong ma di un controllo reciproco tra Camera e Senato perché una legge abbia un severo controllo e possa essere modificata nel passaggio dalla Camera al Senato o viceversa. Era un parlare ad un sordo. Zagrebelsky ha fatto notare che non si poteva unire in un unico referendum la riforma della Costituzione e la legge elettorale che, purtroppo, non essendo stata inclusa nella Costituzione, è una legge ordinaria che può essere modificata con una maggoranza semplice in parlamento. L'esagitato ha risposto in malafede che la legge elettorale poteva essere sempre cambiata, pur sapendo che ormai è praticamente impossibile data la ristretezza dei tempi essendo stato fissato per il 4 dicembre il referendum confermativo, purtroppo senza quorum. E qui debbo osservare quanto sia deficiente l'art. 138 della Costituzione che non ha previsto, come invece per il referendum abrogativo, il quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto, altrimenti il referendum  abrogativo risulta inutile e perciò bocciata l'abrogazione della legge. L'art. 138 dice semplicemente che in mancanza dei 2/3 del parlamento la modifica della Costituzione deve essere sottoposta a referendum. Non si accenna al quorum del 50% più uno degli aventi diritto al voto. La conseguenza assurda è che la modifica della Costituzione sarebbe valida anche se andasse a votare solo il 10%. Basterebbe la maggioranza assoluta entro il 10% dei votanti. Ma nemmeno di questo assurdo ha fatto cenno Zagrebelsky. Assurdo tanto più grave in quanto in questo modo si farebbe passare anche la schiforma della legge elettorale italicum, su cui poi dovrà pronunciarsi la Corte Costituzionale, per altro di composizione anticostituzionale a causa del porcellum dichiarato anticostituzionale. Infatti 5 membri della Corte sono stati eletti da un parlamento illegittimo perché eletto sulla base del porcellum, e altri 5 nominati da un presidente della Repubblica (il voltagabbana Napolitano ora propagatore del sì, mentre dovrebbe stare zitto) eletto da un parlamento illegittimo che per di più ha preteso, pur nella sua illegittimità, di modificare la Costituzione. Come se un chirurgo pretendesse di operare se stesso. Ma anche di questa enorme contraddizione ha taciuto Zagrebelsky. CONTINUA IN GIORNATA. Intanto si può ascoltare la trasmissione

21:10
Speciale TgLa7 - Speciale: referendum, si o no?
Protagonisti del faccia a faccia il presidente del Consiglio Matteo Renzi e Gustavo Zagrebelsky. Conduce Enrico Mentana
E ora veniamo al punto principale che è il giusto rilievo che questa schiforma della Costituzione e della legge elettorale italicum ad essa connessa è confusa e illegibile anche da parte degli esperti. Con essa si crea un'enorme confusione perché è falso che il Senato sia stato abolito e siano stati accorciati i tempi per l'approvazione di una legge. Innanzi tutto le competenze del futuro Senato vanno oltre quelle che riguardano le Regioni, che comunque sono state spogliate delle attuali competenze per essere demandate al governo centrale. Questo punto di per sé non sarebbe un fatto negativo, osservo io, perché le Regioni hanno dimostrato di essere centri di malaffare e di centri di spesa esorbitante. Basti pensare ai diversi costi della sanità che dovrebbero invece essere unificati. Ma le loro residue competenze non sono state ben definite. Come possono inoltre 21 sindaci e 74 consiglieri regionali fare contemporaneamente i senatori  senza dover essere per questo nuovo incarico essere retribuiti? In compenso però acquisirebbero l'immunità parlamentare. Ha osservato Zagrebelsky che, scaduto il mandato di sindaco e di consigliere regionale, scadrebbe anche il mandato di senatore, per cui non vi sarebbe coincidenza della durata della carica di sindaco o di consigliere regionale con quella di senatore. Inoltre il Senato conserverebbe comunque la facoltà di discutere e bocciare le leggi votate dalla Camera, anche se questa non è vincolata dalla bocciatura. Ma la Camera rimarrebbe comunque obbligata a discutere le osservazioni fatte dai senatori e ad arrivare ad un voto su di esse. E' dunque falso che non vi sarebbe più perdita di tempo nell'approvazione di una legge. Rimarrebbe dunque un possibile ma inutile contrasto tra i 630 deputati e i 100 senatori (compresi i 5 nominati dal capo dello Stato). Travaglio disse che questi 5 senatori rappresenterebbero al massimo i cortile del Quirinale e non si capisce che ci stiano a fare tra falsi senatori che si occupano di un coordinamento delle politiche regionali. Zagrebelsky a questo proposito ha osservato quanto segue. Supponiamo che una Regione decida che non si faccia una mega discarica sul proprio territorio. Questa decisione verrebbe bocciata da tutti i senatori provenienti da tutte le altre regioni nel timore che la mega discarica venga fatta in un'altra Regione. Un vero pasticcio che documenterebbe il conflitto di interessi tra una Regione e l'altra. Conflitto non risolvibile. E poiché a questa schiforma della Costituzione è stata collegata la legge elettorale, cosa che doveva essere esclusa perché la legge elettorale è una legge ordinaria e disgraziatamente i costituenti del 1946 (che avevano in mente il proporzionale - bisognerebbe vedere i lavori preparatori) non inclusero la legge elettorale nella Costituzione, con la nuova legge elettorale, ha detto Zagrebelsky, venendo alla questione fondamentale, si instaurerebbe  un sistema "oligarchico e autoritario" (sic!). Ma dire queste cose all'usurpatore del governo era come parlare ad un sordo o ad un pazzo, che infatti ha avuto la faccia tosta di rispondere che con la nuova legge elettorale non si accresceva il potere dell'esecutivo a danno di quello legislativo. Qui si pone veramente la domanda se l'usurpatore del governo sia veramente pazzo o disonesto quando non riconosce le conseguenze  dell'italicum. E' stato infatti inutile che Zagrebelsky avesse osservato che una Camera (scomparso praticamene il Senato) potesse essere eletto con una minoranza di voti soprattutto al ballottaggio, in cui un partito che risultasse primo anche soltanto con il 20% si prenderebbe alla Camera, grazie al premio di maggioranza, il 55% dei deputati. Ottenuto il 55% questa maggioranza, che sarebbe la maggioranza costituita da un solo partito, lascerebbe agli altri partiti una minoranza impotente. E poiché questa falsa maggioranza  alla Camera eleggerebbe anche il capo dello Stato, questo rappresenterebbe solo il partito del falso 55%. L'usurpatore del governo ha obiettato che il capo dello Stato verrebbe eletto da 2/3 dei componenti della Camera e del Senato, e poi, dalla quarta votazione sino alla sesta, dai 3/5. Ma Zagrebelsky ha osservato che, se non bastassero i 2/3 o 3/5, a cominciare dalla settima votazione basterebbe solo la maggioranza assoluta dei votanti e in tal modo il presidente della Repubblica verrebbe eletto da una minoranza dei parlamentari, e comunque dalla falsa maggioranza del 55% ottenuta con il premio di maggioranza dato ad un partito di minoranza vincitore al ballottaggio. In ogni caso il presidente della Repubblica rappresenterebbe quel partito di minoranza che avesse acquisito con l'anticostituzionale premio di maggioranza il 55%. Cosa assurda. E poiché, ulteriore assurdo, questo presidente della Repubblica nominerebbe 5 membri della Corte Costituzionale, che si aggiungerebbero ai 3 nominati dalla Camera e ai 2 nominati dal Senato, anche tralasciando i 2 del Senato, il partito vincitore al ballottaggio anche soltanto con il 20%  si prenderebbe anche la maggioranza dei 15 membri  della Corte Costituzionale. E se questa non è la dittatura di un partito di minoranza che cosa è? 
L'usurpatore ha osservato che con la nuova legge elettorale si garantisce la stabilità del governo. Ecco la solita fissazione della governabilità ad ogni costo per garantire la continuità del governo, mentre dal 1946 ad oggi vi erano stati 63 governi. Ma anche qui Zagrebelsky ha ribattuto che, nonostante 63 governi, vi era stata sempre una continuità tra un governo e l'altro garantita dalla mediazione della Democrazia Cristiana con gli altri partiti di governo. Mentre, ha aggiunto Zagrebelsky, con un partito che da solo avesse la maggioranza assoluta in parlamento (per di più maggioranza falsa perché ottenuta con il premio di maggioranza) si formerebbe un grosso blocco all'interno del quale avverrebbero delle scissioni. Come la situazione d'oggi dimostra.      
Ecco perché o vince il NO o in Italia si instaura la dittatra di un partito di minoranza. Sarebbe la fine della democrazia. Aggiungo a ciò che ha detto Zagrebelsky che questa legge elettorale è peggio della legge Acerbo che diede a Mussolini la maggioranza  alla Camera e al Senato con il premio di maggioranza alla coalizione dei partiti, in cui era compreso il partito fascista. Con l'italicum si instaurerebbe un regime assomigliante alla dittatura fascista, con in peggio il premio di maggioranza ad un partito e non ad una coalizione di partiti. Concludo con una fine osservazione di Zagrebelsky che ha detto che è improprio parlare di premio di maggioranza perché il premio verrebbe dato ad un partito di minoranza. Pertanto bisognerebbe parlare di premio di minoranza. Il premio di maggioranza, ha ricordato Zagrebelsky, era compreso nella legge truffa (così chiamata giustamente dai socialcomunisti) che prevedeva il premio di maggioranza alla coalizione di partiti che avesse raggiunto il 50% più uno dei voti. In questo modo la coalizione di centro guidata da De Gasperi avrebbe avuto il 65% alla Camera e al Senato. Ma la coalizione raggiunse il 49% e la legge truffa non scattò.  Fu nel 1953 la  fine politica di De Gasperi che morì l'anno successivo. Aggiungo io che è sperabile che con la vittoria del NO l'usurpatore del potere faccia la stessa fine di De Gasperi.  In ogni senso. Con la vittoria del NO giuro che, pur essendo diventato astemio da qualche anno (prima a pasto sorseggiavo al massimo un piccolo bicchiere di vino rosso) mi comprerò una bottiglia del più famoso e più costoso champagne francese che è il Dom Perignon, per brindare alla morte, almeno politica, dell'usurpatore e tirannicida. E l'Italia si libererà per sempre di un esagitato assetato di potere. 
Quando chiuderà per sempre nella bara la sua bocca il Peggiore che a 90 anni non rinuncia a chiuderla? Però può essere una guida in senso contrario. Basta pensare e fare il contrario per essere sicuri di non sbagliare. Da quando nel 1956, servo di Togliatti, disse che "i carri armati sovietici hanno riportato la pace in Ungheria" (con 20.000 morti). Ora si è messo a fare propaganda per il sì perdendo un'occasione per stare zitto. Un altro motivo per non sbagliare votando NO. Un individuo che nella sua vita non ebbe mai un mestiere. Visse solo di politica facendo sempre il voltagabbana per tenersi a galla nella politica. Un individuo veramente squallido.                                             

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