Ciò che ho scritto nel titolo può apparire a tutta prima inammissibile e inconcepibile. Ma non sembra. Mi è di aiuto quanto ha scritto Odifreddi. Ho ingrandito e posto in grassetto la frase più importante per giustificare il titolo.
La sedicenne (recidiva) vuole tenersi il figlio. Cazzi suoi. Io, se fossi il padre di questa sconsiderata, la ripudierei per sempre cacciandola di casa. Che si arrangi. Nasciamo tutti come condannati a morte. Maledetti quei due che mi hanno fatto nascere, ponendomi in lista di attesa della morte, cioè del ritorno nel nulla. Mi sarei risparmiato l’esperienza della morte. E ai credenti dico che l’aborto è una fabbrica di anime beate. Disse infatti Giovanni Paolo II (Evangelium vitae), rivolgendosi alle donne che avevano abortito, che i loro mancati figli erano stati accolti nella gloria di Dio. Meglio allora essere abortiti. Si evita l’esperienza della morte e si acquisisce la beatitudine eterna. Meglio se mia madre mi avesse abortito. La cosa più giusta che abbia fatto nella vita è di essere riuscito a convincre una partner ad abortire. Non fu colpa mia. Insistette lei in un giorno pericoloso e si spaccò il preservativo. Ora, secondo Giovanni Paolo II io avrei un figlio nella gloria di Dio. E questo figlio ogni giorno mi ringrazia dal “Cielo” per non averlo fatto nascere.
Per una procreazione responsabile
A Trento un interessante conflitto ha opposto una sedicenne incinta e i suoi genitori. Lei vorrebbe tenere il figlio concepito con un albanese. Loro si sono rivolti al tribunale per farla abortire (di nuovo, visto che la ragazza è recidiva). Ma ill giudice ha negato l’imposizione dell’intervento, perché per la nostra legislazione l’aborto è un diritto (limitato), ma non un dovere.
Naturalmente, non si può pretendere molto di diverso, in un paese in cui la politica famigliare è ispirata a valori predicati da eunuchi che si rifanno agli insegnamenti di una “famiglia” in cui tutti i membri (padre, madre e figlio) erano vergini.
Ma in un paese ideale e razionale, cosa ci si potrebbe aspettare? Una procreazione responsabile richiederebbe anzitutto e sopratutto la considerazione e la difesa del diritti dei nascituri. Diritti che includono quelli enunciati in teoria dalla Costituzione: salute, istruzione, lavoro. Ma anche quelli rivendicati in pratica da chiunque: benessere, felicità, autorealizzazione.
In mancanza di adeguate prospettive che rendano l’adempimento di queste condizioni se non certe, cosa ovviamente impossibile da assicurare, almeno probabili e prevedibili, i tribunali dovrebbero intervenire per impedire la procreazione. Anzitutto, in maniera preventiva, forzando all’uso di anticoncezionali. E poi, quando la prevenzione avesse fallito, imponendo la cessazione della gravidanza.
Nessun commento:
Posta un commento