mercoledì 16 aprile 2014

MATTEO RENZI E MUSSOLINI: UNA COSA IN COMUNE

Il Renzi aveva detto che mai sarebbe andato al governo senza prima passare per le elezioni. Pochi giorni si è rimangiato tutto e ha fatto fuori Enrico Letta. Intendiamoci. Ha fatto bene a farlo fuori perché quest'ultimo era una figura così scialba e patetica da meritare una forte punizione della sua nullità e, anzi, della sua negatività (basti pensare al fatto di avere introdotto la sciagura del "mare nostrum", un invito agli invasori perché sbarchino in Italia. Ma vi è anche un altro inconfessato motivo che ha indotto l'esagitato Renzi, venditore di pentole, a rompere gli indugi). Questo nuovo servitore dell'Europa delle finanze, assoggettato alla Germania della Merkel, di fronte alla quale ha dimostrato di essere un cameriere, voleva eguagliare il record di Mussolini, che diventò primo ministro a 39 anni. Non poteva farsi sfuggire l'occasione: se non ora quando? La sua ambizione sarà però anche la sua rovina. Mussolini ha governato (nel bene ma più nel male) per 22 anni. La sua rovina fu il nazismo, nonostante la sua personale e costante antipatia per Hitler, di cui fu una insipiente vittima. Del fascismo si può ricordare nel bene la legislazione sociale. Tutto il resto è da buttar via. 
Renzi non resisterà nemmeno 22 mesi perché è solo un venditore di fumo, a cui possono dare fiducia o i disonesti o gli imbecilli che si fanno sedurre dal suo apparente attivismo. La sua fine non sarà certo quella di Mussolini, ma anche lui, se pur metaforicamente, si sta preparando il piazzale Loreto perché morirà politicamente appeso con la testa in giù. Rapprenta meglio il peggio di una politica spettacolo e parolaia rappresentata da individui ormai tutti scadenti. 

       

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