venerdì 26 dicembre 2014

ALBERT SCHWEITZER

E ora le faccio un'altra domanda, aggiunse il prof. Petix. Ha mai sentito parlare della grande anima di Albert Schweitzer, purtroppo dimenticato? Fu un grande organista, curatore ed esecutore soprattutto della musica organistica del sommo Bach. Ma fu anche filosofo, teologo, medico chirurgo, nonché grande benefattore dell'umanità per avere dedicato la sua opera di medico alle cure dei malati nell'ospedale da lui stesso fatto costruire nel Gabon, a Lambaréné, dove curava i lebbrosi e i malati di malattie tropicali, e per questo ebbe anche il premio Nobel per la pace nel 1952, con il cui ricavato portò a termine il nuovo "Ospedale della luce"? Lessi a 20 anni il suo libro Rispetto per la vita. Mi ricordo a memoria una sua frase, che rispecchia tutto il suo pensiero: «Ti sentirai solidale con ogni forma di vita e la rispetterai in ogni condizione: ecco il più grande comandamento nella sua formula più semplice».

Egli aveva capito che il suo prossimo non era solo l'essere umano, ma ogni forma di vita, e piangeva se doveva sfamare, per esempio, dei gabbiani malati dando loro del pesce. Capiva che purtroppo in questo caso era necessario farlo. Si addolorava anche quando doveva uccidere le zanzare malarigene per salvare vite umane. Ma era capace di salvare un insetto che stava per affogare nell'acqua. Capì che bisognava superare il concetto di etica perché ogni popolo ha una sua morale che porta al relativismo, che superò facendo riferimento alla necessità di convivere pacificamente con tutte le forme di vita, sapendo che in natura il rispetto della vita di uno ha come limite solo la sopravvivenza di un altro. Pertanto era contrario agli esperimenti fatti sugli animali, certo che non fosse la sofferenza dell’animale che potesse dare servizio all’uomo, ma l’osservazione della sua guarigione. Egli non fece mai riferimento espressamente ad un diritto naturale, anche se esso può ricavarsi da una concezione non antropocentrica della natura, per un sentimento di coappartenenza di uomini e animali non umani ad una comune natura. Perché tutti gli esseri che hanno conosciuto l’angoscia e il dolore fisico sono uniti nel mondo intero da un legame misterioso. Si rendeva conto che era difficile trovare un senso della vita e solo per questo forse, per evitare uno smarrimento, vide nel cristianesimo dei Vangeli, non in quello delle sue istituzioni, una via di salvezza dal nichilismo. Ed è per questo che egli, pur cristiano, ma luterano, benché sin da giovane frequentasse una chiesa ove si ufficiavano riti sia cattolici che protestanti, trovò molta incoerenza e debolezza nel cristianesimo ricco di esteriorità e di ritualità ma povero di spiritualità. Egli cercava un senso della vita, e cercava di trovare la sua fonte in essa stessa ogni volta che si fa sentire in noi la più grande idea che può generare la nostra voglia di vivere: il rispetto della vita. Ma certamente capiva che non bastava trovare tautologicamente un senso della vita nella stessa vita. Da qui il suo attingere al cristianesimo non ufficiale per trovare un senso della vita che andasse oltre la vita e per estendere l'amore fraterno evangelico per il prossimo oltre il mondo umano, nei confronti di tutte le forme di vita.1 Ora mi dica lei, concluse il prof. Petix rivolgendosi al cappellano, chi sia migliore: Francesco d'Assisi o Schweitzer, definito nel 1954 dalla rivista Time "l'uomo più grande del mondo" e da Einstein, suo amico, "uno dei più grandi uomini dei tempi moderni, se non il più grande"?

  Il cappellano, che aveva ascoltato in assorto silenzio, fece fatica a rompere il suo imbarazzo dicendo: certamente non posso non condividere la sua ammirazione per Schweitzer. Quasi mi ero dimenticato anch'io che fosse esistito. E questa è una grande ingiustizia. Tutti sanno chi è Francesco d'Assisi ma pochi sanno, non dico chi sia stato, ma che sia esistito Schweitzer. Riconosco che la sua vita ha anche un'aura di santità. E tuttavia non è un santo che possa essere venerato e pregato. Non gli si può infatti attribuire alcun miracolo, quale condizione di santità. Bisogna anche ricordarsi che egli non fu un cristiano cattolico. 
  Qui la volevo disse il prof. Petix. Allora per essere migliori di Schweitzer bisogna essere santi, cioè appartenere alla parrocchia cattolica? Non si rende conto che tutto ciò non ha senso? Dio preferirebbe comunque uno che appartiene al cattolicesimo e per questo gli permette dopo la morte di fare dei miracoli quale testimonianza della sua preferenza? Se esiste un paradiso certamente Schweitzer vi abita. Ma poiché non ha fatto miracoli deve essere ritenuto inferiore a qualsiasi santo?

A questo punto il cappellano credette di poter rispondere facilmente osservando: ma nessuno si è mai rivolto a Schweitzer per avere da lui un miracolo. 
  Anche qui lei non si è accorto di mancare di logica, ribatté subito il prof. Petix. Come si può chiedere un miracolo a Schweitzer se ciò gli è precluso, non da Dio, ma dal papa che ha stabilito, al posto di Dio, che solo i santi, in quanto cattolici, possono fare miracoli? Si accorge che lei si trova in un circolo vizioso? Si è santi perché cattolici, e se non si è cattolici Dio non può permettere che si sia santi. A parte il fatto che anche i cristiani ortodossi nominano i loro santi, anche se con diverse procedure. Ma sono vere quelle dei cattolici o quelle degli ortodossi? E come mai i protestanti non hanno santi? Forse non hanno persone degne di santità?

  Qui la risposta è semplice, osservò il cappellano. I protestanti non hanno santi perché rifiutano il culto dei santi.

  E chi mi assicura che abbiano ragione i cattolici e non i protestanti? ribatté ancora il prof. Petix.

  Hanno ragione i cattolici se i miracoli sono provati e certificati anche da medici. Lo sa bene. La Chiesa è molto severa nelle sue procedure, rimarcò il cappellano. 
  Torniamo da capo, rispose il prof. Petix. I miracoli avverrebbero solo in campo cattolico perché Dio avrebbe riconosciuto la patente di dichiarazione di santità solo al capo della Chiesa cattolica? Io non voglio discutere sulla veridicità o non dei miracoli. Sto cercando di farle osservare che mi riesce impossibile capire perché Dio permetta che avvengano dei miracoli solo in terre cattoliche e beneficio di cattolici. Chi non è cattolico non è degno di ottenere un miracolo? Prevengo subito la sua obiezione: per ottenere un miracolo bisogna pur pregare Dio o uno dei suoi intermediari, che sarebbero la madonna o i santi, e solo i cattolici chiedono dei miracoli. Se è questa la sua risposta, e non può non essere questa, allora ne deduco che Dio - che sarebbe solo quello cattolico in quanto è il solo Dio che fa miracoli - non tiene in alcun conto colui che, pur degno di essere beneficiato per le sue grandi virtù, che potrebbero essere considerate anche cristiane, tuttavia non appartiene all'area cattolica. Il suo Dio ha bisogno di essere pregato. Ma non le sembra tutto ciò molto antropomorfico? Come se Dio non sapesse che cosa sia giusto fare e dovesse essere pregato per farlo.

  E infine: perché anche le rivelazioni delle varie madonne avvengono sempre in aree cattoliche? Non sarebbe meglio che una buona volta si rivelasse in aree non cattoliche? Prima di tutto in aree protestanti, che non hanno il culto della madonna, perché così cesserebbe la separazione tra confessioni cristiane. E quale opera di conversione sarebbe quella dell'apparizione della madonna in Paesi non cristiani? Io mi sono immaginato l'apparizione della madonna durante la seduta plenaria del partito comunista cinese.

   Ne avrebbero negato l'apparizione, lo interruppe subito il cappellano. L'ideologia, con la menzogna politica, è più forte di qualsiasi evidenza miracolosa. Si sarebbe attribuita l'apparizione ad una sorta di allucinazione collettiva. 
   Non sono d'accordo, rispose il prof. Petix. Qualcuno in buonafede ci sarebbe comunque. E la verità si espanderebbe. La stessa considerazione si potrebbe fare per i Paesi islamici.

 Qui l'apparizione della madonna, obiettò il cappellano, non cambierebbe di granché le cose, perché lei sa bene che gli islamici onorano la madonna come madre del profeta Gesù, a cui riconoscono la verità dei miracoli raccontati nei Vangeli, anche se ne negano la morte per crocifissione e la resurrezione. E, contraddittoriamente, riconoscono come ultimo e maggiore profeta Maometto, anche se a lui non viene riconosciuto alcun miracolo. 
   Questo è vero, ma solo in parte, lo corresse il prof. Petix. Infatti in tutta la loro storia gli islamici non hanno mai riconosciuto i miracoli riconosciuti dai cristiani cattolici. E l'apparizione della madonna, appartenente alla tradizione cristiana, sarebbe un fatto così nuovo che certamente li metterebbe in crisi. E sarebbe ancora più fortemente convincente l'apparizione di Gesù, magari con il simbolo della croce, che gli islamici odiano, perché non venga confuso con altri. Che ne dice? 
  Che vuole che le dica? rispose il cappellano. A tutte queste sue domande non vi è risposta. Vuol dire che vi è un disegno divino che noi non possiamo conoscere. D'altronde, che merito avrebbero coloro che si convertissero di fronte ad un miracolo talmente evidente? Non vi sarebbe più il merito della fede.

  E che merito allora hanno coloro che hanno la fede? replicò il prof. Petix. Se uno la fede non ce l'ha non se la può dare, volendo parafrasare don Abbondio. E poi, chi avesse il privilegio di una apparizione miracolosa da quel momento perderebbe la fede perché non avrebbe più bisogno di averla per credere in Dio. La fede, inoltre, come insegna S. Paolo, è una grazia che viene concessa gratuitamente da Dio. E qui sorge un'altra difficoltà all'interno del cristianesimo, che ha origine da S. Paolo. Il quale predicava per fare proselitismo non accorgendosi che si contraddiceva aggiungendo che la fede in Cristo era una grazia concessa per iniziativa di Dio stesso, e non dell'uomo. Dice Paolo che Dio "usa misericordia con chi vuole e indurisce nel peccato chi vuole".2 "Coloro che predeterminò anche chiamò; quelli che chiamò anche giustificò; quelli che giustificò anche glorificò".3 Dunque, se Dio non mi ha dato la fede, che colpa ne ho? A che serve che lei cerchi di convertirmi se Dio ha già stabilito di negarmela perché tutto è già predeterminato? 
  Preso di sprovvista di fronte a quest'ultima domanda il cappellano si sentì infine disarmato.
1 Per la lettura di vari brani tratti dagli scritti di Schweitzer cfr. http://cinerepublic.filmtv.it/albert-schweitzer-rispetto-per-la-vita/758/

Per la biografia cfr. http://www.siaecm.org/medici_famosi/schweitzer/SIAECM_Documenti_A_SCHWEITZER.htm

2Epistola ai Romani (9,14).


3Ibid. (8,30).

2 commenti:

Sergio ha detto...

Ma i cattolici guardavano in cagnesco Schweitzer: infatti per quanto buono, saggio, dotto, artista ecc.
non era cattolico, era uno spirito troppo libero per loro, non baciava certo la pantofola al papa come fanno oggi persino gli ex marxisti atei.
L'obbedienza ac cadaver era il pallino dei cattolici. Era o è ancora? Non si sa troppo bene. Oggi il dialogo interreligioso è un'assoluta priorità, cosa nemmeno concepibile sotto Pio XII. La Chiesa per sopravvivere si allea col nemico di ieri. È forse una buona mossa per metterci di nuovo il bavaglio. Se Maometto non si tocca, nemmeno i dogmi cattolici possono essere derisi. L'ateismo deve essere bandito, represso, punito. Solo così la Chiesa può sopravvivere. Con l'aiuto di Maometto potrebbe anche riuscirci. Dante sarà messo all'indice per quello che ha fatto al profeta.

Pietro Melis ha detto...

Il dialogo interreligioso va a favore degli islamici perché i cristiani a questo punto possono domandarsi quale sia il vero Dio. Gli islamici, al contrario, riterrano che proprio Allah sia il vero Dio a causa del ricoscimento di dignità e di rispetto per l'islamismo. Perciò non vi è da stupirsi che quei pazzi dell'ISIS dicano ch giungeranno in Vaticano. La religione cattolica è divenuta solo politica priva di spiritualità. Cerca di sopravvivere alleandosi con il nemico. Stia però attenta a non fae la fine dell'impero romano, che incomnciò a segnare la sua fine quando credette di poter comprare la pace dando la cittadinanza ai barbari includendoli anche nell'esercito. Vedere su questo punto l'opera di Montesquieu "Considerazioni sulla grandezza dei Romani e sulla loro decadenza". La pace non si compra.