In alcune note di un bel libro
di Riccardo Calimani (di origine ebraica), intitolato Gesu ebreo
(ed. Rusconi, 1993), si fa riferimento a quello che oggi è il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, entusiasta curatore e
commentatore della prima traduzione italiana (nel 1986) di una serie
di racconti blasfemi su Gesù (Toledot Ieshu), risalenti
ad un periodo che va dall’antichità al Medioevo, ripresi in
parte dal Talmud, che, come si sa, è un libro ebraico
di commento all’Antico Testamento e che ha la stessa autorità
del Pentateuco (o Torah). In questi racconti si dice, per esempio,
che Gesù era nato da una relazione extra coniugale di Maria
con un vicino di casa. In un altro si dice che nacque da un rapporto
mercenario di Maria con un centurione romano di nome Ben Panther, sì
da presentare Gesù come un figlio di puttana. Si aggiunge che
Gesù faceva miracoli soltanto perché aveva imparato le
arti malefiche in Egitto e che, costretto a sfidare un certo Giuda
per vedere chi sapesse volare più alto, Giuda vinse la sfida
volando più in alto di Gesù quanto bastava per
orinargli in testa e farlo precipitare a terra. Allora i
rabbini condannarono Gesù a morte e lo fecero impiccare. Il
guardiano del cimitero di notte disseppellì il cadavere di
Gesù o lo gettò in una cloaca. I discepoli il giorno
dopo, vedendo che la tomba di Gesù era vuota, sparsero la voce
che era risuscitato. Ma i rabbini ripescarono dalla cloaca il
cadavere e lo mostrarono ai discepoli, che fuggirono per sottrarsi
all’impiccagione e si sparsero per varie nazioni dicendo che Gesù
era figlio di Dio. Tali racconti sono in contrasto, non tanto con i
Vangeli – che contengono tante invenzioni, tra cui la resurrezione
di Gesù – quanto con la storia, giacché si sa di
certo che un Gesù di Nazareth morì sulla croce perché
accusato dai romani, e non dagli ebrei, di sedizione. I Romani, pur
crudeli, mai avrebbero condannato a morte Gesù se non
l’avessero ritenuto – dal loro punto di vista – colpevole. E
infatti posero sulla croce il motivo della condanna: I.N.R.I. (Iesus
Nazarenus Rex Iudeorum). Gli storici propendono a credere che Gesù
appartenesse al gruppo degli zeloti, uno dei vari gruppi che combattevano contro l’occupazione
romana. Tornando ai racconti ebraici su Gesù, ebbene, questi
racconti, tradotti con spirito di adesione ad essi e di scherno nei
confronti del cristianesimo dal Di Segni – che a proposito di Maria
dice: altro che parto verginale! paragonandolo al parto di Minerva
dal cervello di Giove – sono nascosti sotto il titolo fuorviante Il
Vangelo del Ghetto, ad uso e consumo dei soli ebrei, in modo
che possano proseguire nella tradizione della loro impostura,
presentando due facce. Una da fanatici nella loro comunità di
credenti, dove si coltiva il disprezzo e l'odio contro i non
ebrei, con i quali non bisogna contaminarsi, e
soprattutto contro i cristiani espressi anche in una loro
preghiera, che recitano ritualmente nelle sinagoghe; l’altra da ecumenisti quando fa loro comodo
politicamente, tanto da andare ad ossequiare i papi, prima Giovanni
Paolo II e poi Benedetto XVI. Ha scritto nel Trattato
teologico-politico Spinoza, grande filosofo del ‘600, uno dei
maggiori di tutta la storia della filosofia, ebreo ma ateo: “i
rabbini delirano”. E se l’ha scritto Spinoza perché mi
dovrebbe essere proibito di scrivere che il Di Segni, rabbino,
delira?
Riporto
alcuni punti del Talmud che inequivocabilmente parlano da soli:
“Il
giudeo che uccide un cristiano offre a Dio un sacrificio accetto”
(V. Sepher Or Israel 177 – Ialkut Simoni 245 c.n. 772 – Bamidbar
rabba 229 c).
“A
chi uccide i cristiani è riserbato il più alto luogo in
paradiso” (V. Zohar 1,38b – e39).
“Dopo
la ruina del tempio non avvi altro sacrificio che l'esterminio dei
cristiani” (Zohar II, 43° - Id. III 227b – Mkdasch Melech ad
Zohar fol. 62).
“Niuna
solennità deve impedire al giudeo di scannare un cristiano”
(Pesachim 49b).
“Se
il giudeo ha il dovere di danneggiare il cristiano nella roba e nella
persona, a più ragione avrà quello di non aiutarlo ne'
suoi bisogni” (Iore dea 158,1).
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