martedì 13 ottobre 2015

PALESTINA EBRAICA. ARABI INVASORI

Nessuno si è mai domandato: quanto tempo deve passare perché un'invasione diventi titolo di proprietà? Nel caso degli ebrei bisogna ritenere come accertato dalla storia che essi sono l'unico popolo che sia sopravvissuto sino ad oggi tra le antiche popolazioni della Palestina, dove ebbero un regno millenario di cui furono espropriati con la forza dai Romani. Gli arabi uscirono dalla "tana dell'Arabia" (espressione impiegata dallo storico Henri Pirenne nel suo libro Maometto e Carlomagno) per invadere regioni in cui vivevano popolazioni ormai assimilate alla tradizione romana, compresi i regni cosiddetti barbarici, convertitisi al cristianesimo. Lewis dice che il Medievo è iniziato quando gli arabi uscirono dalla loro tana e il Mediterraneo divenne un mare chiuso con la fine dei commerci tra l'Europa e le coste africane invase dagli arabi. Basti considerare la scellerata risposta del Saladino (di cui scriverò dopo) per capire quale falso titolo gli arabi possano accampare sulla Palestina, da cui dovrebbero essere cacciati almeno sino al limite del fiume Giordano. Se disgraziatamente fossi nato arabo in Palestina avrei rinnegato il mio essere nato arabo per diventare cittadino israeliano. Infatti mi sarei domandato: che cosa possono darmi gli arabi? NULLA. Che cosa possono darmi gli israeliani, con un Stato che, se pur piccolo, è all'avanguardia nel campo scientifico? TUTTO. Naturalmente non considero quei fanatici ebrei ortodossi vestiti di nero e con cappello nero che vanno a ciondolare il capo di fronte al "muro del pianto", pianto di tutti gli animali che vennero uccisi nel tempio-mattatoio di Gerusalemme. Ma oggi Israele è uno Stato sostanzialmente laico, dove è permesso ridicolizzare anche l'Antico Testamento, la grande furbizia storica degli ebrei che riuscirono a sopravvivere sino ad oggi come popolo grazie al comandamento biblico di non mischiarsi con altri popoli. 
Pochi sanno quale sia il motivo per cui gli arabi ritegono Gerusalemme una città santa anche per essi. Si racconta infatti che Maometto sia giunto a Gerusalemme in un volo notturno partendo da La Mecca seduto su un mostruoso cavallo alato con la testa d'uomo e giunto a Gerusallemme Allah l'abbia fatto salire in paradiso lasciandolo seduto sul mostruoso cavallo alato perché già in vita potesse conoscere il paradiso per poi descriverlo nel Corano. La descrizione del paradiso coranico poteva scaturire solo da una mente malata perché in esso si mangia, si beve e si chiava tra vergini "dal seno ricolmo", "con occhi di perle", con due letti affiancati a quello dell'anima beata dell'eroe, "tra fiumi di vino purissimo" (finalmente si può bere vino) e "fiumi di miele dolcissimo". Insomma, una vera pacchia per chi si fa esplodere da eroe per  conquistarsi questo paradiso da privilegiati. Notare che l'eroe viene subito accolto da due vergini, "mai toccate da uomini" (sic!) all'ingresso del paradiso. Ma quante vergini vi dovrebbero essere? Non si sono ancora esaurite? Naturalmente di uomini che accolgano una donna in paradiso manco a parlarne. E pensare che gli arabi ritengono che Gerusalemme sia per essi la terza città santa dopo La Mecca e Medina sulla base di queste coglionate. Che purtroppo ancor oggi sono all'origine del caos del Medioriente islamico. I tagliagole dell'ISIS sono i più autentici rappresentanti di queste pazzie.  
Ecco quanto scrissi nell'ultimo capitolo de mio libro Io non volevo nascere.        
PALESTINA EBRAICA. ARABI INVASORI
 
Il papa Urbano II (1088-99), quando ormai tutto il Medioriente era in mano ai Turchi, si svegliò in ritardo incominciando a pensare di dover organizzare le crociate in Terra Santa. Allora ci si ricordò che bisognava aiutare Bisanzio, dopo che i buoi erano fuggiti dalla stalla. E ognuna delle otto crociate, dal 1096 al 1291 (quando cadde l’ultimo avamposto di S. Giovanni d’Acri),1 diede l’immagine squallida di un’Europa divisa, perché i crociati, presi da crudele odio religioso unito, e nonostante la raccomandazione del papa di non combattersi a vicenda, con la promessa della remissione dei peccati ai caduti, dimostrarono di avere solo interessi personali di conquista, costituendo separati ed effimeri regni cristiani, e si lasciarono andare ad efferatezze – uccidendo anche popolazione civile, compresi donne e bambini - di cui non sarebbero stati capaci nemmeno i Turchi, per cui il Saladino (n. nel 1138.e m. nel 1193), sultano d’Egitto, uomo colto e moderato, appare una figura piena di dignità in confronto ai barbari cristiani, che, sebbene chiamati in aiuto dall’imperatore bizantino Alessio Comneno (1081-1118), si rifiutarono poi di rispettare gli accordi riconsegnando alla cristianità bizantina i suoi territori, con la conseguenza che il residuo impero bizantino si defilò non intervenendo. Gli Ebrei, che sicuramente appoggiavano i musulmani, furono bruciati dentro una sinagoga. Ma chi oggi condanna le crociate dovrebbe ricordarsi che non furono minori di quelle perpetrate dai crociati le efferatezze commesse dai Turchi Selgiuchidi quando si sovrapposero agli Arabi in Medioriente, lasciandosi andare alle più crudeli persecuzioni nei confronti dei cristiani che abitavano in Siria e in Palestina, scavando un abisso di odio tra Occidente ed Oriente. Vi è un episodio che meglio illumina i dissidi nel mondo cristiano: la quarta crociata (1202-4) iniziò con la richiesta a Venezia di una flotta, che fu rifiutata perché i cristiani (!) veneziani, più interessati a fare affari, vollero il pagamento dell’affitto delle navi e, non ricevendolo, dirottarono i crociati verso Costantinopoli, che, dopo il saccheggio, occuparono costituendovi l’effimero “Regno Latino d’Oriente”, sotto la giurisdizione di Venezia, per cui l’imperatore Isacco si ritirò a Nicea, facente parte di una enclave, a cui era ridotta la presenza bizantina in Anatolia. Eppure successivamente l’imperatore niceno Michele Paleologo riuscì a riconquistare parte della penisola balcanica e, con l’aiuto di Genova, potè riprendere Costantinopoli. Ciò dimostra ancor di più che la futura scomparsa dell’Impero bizantino, con la conquista finale di Costantinopoli da parte dei Turchi (1453), fu dovuta ad una cristianità europea divisa da puri interessi materiali.2 Evidentemente le radici cristiane dell’Europa non erano forti di fronte al danaro.
I crociati in Palestina furono lo specchio delle divisioni tra cristiani in Europa. E’ di moda, nel relativismo del multiculturalismo odierno la condanna delle crociate. Tale condanna esprime l’ignoranza e la confusione mentale che la ispira, pronta a servire gli interessi di un ecumenismo pacifistico ed utopistico che vuole ignorare la storia. Che titolo avevano i Turchi, provenienti dalla Mongolia, per occupare il Medioriente a danno dell’Impero bizantino? Le crociate sono da condannare soltanto per il modo in cui forsennatamente furono condotte, ispirate soltanto da egoismi e non da idealità a difesa dell’Occidente. Mancò in Europa una coscienza europeistica, che il cristianesimo non servì per nulla a fondare. Basti considerare che un forte ordine originariamente monastico-militare, come quello teutonico, sorto nel 1198 con regolare approvazione del papa Innocenzo III per appoggiare le crociate contro i Turchi, e fusosi con l’ordine di Portaspada (costituitosi con approvazione papale nel 1202 a Riga) si trasformò in mezzo di evangelizzazione forzata delle regioni baltiche, con la decisiva occupazione del terrotorio dei Prussi, affini ai Lituani e ai Lettoni, costituendo il nucleo del futuro regno di Prussia
Durante la terza crociata il Saladino (Salah al-Din) – che aveva rioccupato Gerusalemme nel 1187, dopo che era stata ripresa dai cristiani nella I crociata nel 1096 - rispose a Riccardo I d’Inghilterra (Cuor di Leone) che gli chiedeva la restituzione di Gerusalemme: “Gerusalemme in origine era nostra. Voi siete arrivati da poco”. Risposta insensata. Quale origine? Gli Arabi avevano conquistato la Palestina e la Siria, abitate da Ebrei e da cristiani, negli anni immediatamente successivi alla morte di Maometto (632), sottraendole all’Impero bizantino, e i Turchi Selgiuchidi avevano invaso le stesse regioni nel 1070 sovrapponendosi alla presenza araba. Dunque, i Turchi con il Saladino rivendicavano un possesso della Palestina accampando come unico titolo il fatto di averla invasa nel 1070, pretendendo però che non valesse per essi il fatto che poi fosse stata riconquistata dai cristiani nel 1096, e, per di più, su richiesta del precedente possessore di quella regione che era l’Impero romano d’Oriente. Se si fosse andati coerentemente all’origine, si sarebbe dovuto ammettere che la Palestina in origine era ebraica, non esistendo alcun altro popolo che potesse dichiararsi erede di una terra su cui gli Ebrei avevano avuto uno Stato per circa un millennio. Per gli Arabi e i Turchi l’origine significava assurdamente l’inizio della loro conquista. E, a parte ciò, per essi aveva titolo soltanto l’ultima conquista: la loro. Questo è tuttora l’unico titolo che essi pretendono di accampare.
Le crociate furono anche lo specchio pietoso di un’Europa cristianamente divisa (in se stessa e) dall’Impero cristiano d’Oriente, che si astenne dall’aggiungere le sue forze militari quando capì che i regnanti europei si erano mossi solo per egoismo di parte, con l’intenzione di costituire in Palestina dei feudi personali invece di restituire al governo di Costantinopoli, come promesso, le regioni invase dai musulmani.
Fu dunque una cristianità divisa da dogmi e da ambizioni di supremazia di potere della Chiesa di Roma ad offrire un “titolo” storico ai musulmani per appropriarsi con le armi di intere regioni su cui da secoli si erano costituiti Stati cristiani, anche con gli Stati romano-barbarici che si erano formati già prima della fine dell’Impero romano d’Occidente (476), che avevano continuato a riconoscere, se pur nominalmente, ma con orgoglio, la superiore autorità dell’Impero romano d’Oriente.
Lo storico non deve limitarsi a registrare il passato, ma deve rivisitarlo per capire che tutto il passato avrebbe potuto essere diverso da come è stato perché aveva altre possibilità. Diversamente avrebbero sempre ragione i vincitori.
È paradossale che gli Ebrei abbiano conservato un titolo di proprietà sulla Palestina grazie alla loro concezione della purezza della razza, fondata sul divieto religioso di contaminarsi con altre razze. E ciò proprio grazie alle menzogne dell'Antico Testamento, scritto unicamente per giustificare il loro diritto divino alla terra di Palestina. Essi, infatti, sopravvivendo sino ad oggi come etnia grazie all'Antico Testamento, sono gli eredi di quell'unica antica popolazione antica abitante in Palestina che sia sopravvissuta sino ai giorni nostri dopo avere avuto in Palestino un regno durato circa un millennio, di cui furono espropriati con la forza, a cominciare dai Romani. Gli Arabi sono da ritenersi ancor oggi solo degli invasori.

1 La prima crociata (1096-99), con francesi, tedeschi e italiani, fu guidata da Goffredo di Buglione, duca di Lorena, e fu l’unica che portò ad un successo, se pur segnato da vergognosi massacri da parte dei cristiani, dimostratisi dei barbari. La seconda (1147-49), condotta da re di Francia Luigi VII e dall’imperatore Corrado III tra gravi contrasti, fu osteggata dalla stessa Bisanzio, che aveva capito che della cristianità ai crociati, privi di idealità europea, importava poco o nulla. La spedizione arrivò già decimata in Palestina. La terza (1189.92) fu un fallimento personale di Federico I, che morì annegato attraversando un fiume. La quarta (1202-04) finì in modo vergognoso a Costantinopoli, che fu conquistata cacciandone l’imperatore bizantino. La quinta (1217-21) fu un fallimento di Giovanni di Brienne e di Leopoldo VI d’Austria. La sesta (1228-29) si risolse nel negoziato di Federico II, che, pur costretto dal papa, non era disposto a far guerra ai Turchi. La settima (1249-54), condotta da S. Luigi IX re di Francia, risultò un’inutile spedizione in Egitto. L’ottava (1270) fu un’altra spedizione guidata da Luigi IX, che non sortì alcun guadagno. Si noti che la prima ebbe successo anche perché Genova e Pisa e Venezia vi videro un affare per i loro insediamenti commerciali. Ad Ascalona (1223) i veneziani distrussero la flotta egiziana. Ma il successivo antagonismo tra Genova, Pisa e Venezia per il controllo del Mediterraneo pose fine all’alleanza nelle crociate. Come al solito prevalsero gli interessi commerciali sul cristianesimo. L’unico aspetto positivo delle crociate è che con esse incominciarono ad arrivare con le merci dell’Oriente anche le conoscenze degli Arabi, che avevano custodito il sapere classico. E arrivò anche la numerazione araba (in realtà, come si sa, indiana). Sulle crociate cfr. Franco Cardini, Il movimento crociato, Sansoni 1972. L’autore, cattolico, propaganda tendenze ecumenistiche, e perciò confusionarie.
2 Questo aspetto è stato rilevato da Roberto S. Lopez in La nascita dell’Europa, secoli V-XIV, Einaudi 1980. Giorgio Falco (La Santa Repubblica Romana. Profilo storico del Medio Evo, Ricciardi 1968), di origine ebraica, riconobbe che l’islamismo non poteva comporsi con la storia dell’Impero d’Occidente e con quello bizantino, in cui si era trasfusa la civiltà romana, ma nel presentare la Chiesa romana quale erede dell’Impero romano ne ha fatto solo un’apologia , vedendo persino nelle crociate un esempio di evangelizzazione e di elevazione spirituale. E’ inspiegabile il fatto che quest’opera così partigiana e celebrativa, priva di una vera analisi storica, abbia potuto riscuotere il consenso di Benedetto Croce. Che le crociate siano state un fallimento anche culturale è stato riconosciuto dal grande storico francese Jacques Le Goff in Il Basso Medioevo (Feltrinelli 1967), in cui si rileva che i massacri compiuti dai cristiani aumentarono il fanatismo degli islamici, che da allora chiamarono l’Islam alla guerra santa.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro professore giudei e beduini sono due facce della stessa medaglia: Dio ce ne scampi e liberi!!!
Cordiali saluti

Pietro Melis ha detto...

Mi trovi un arabo che sia passato alla storia per meriti scientifici ed artistici. Nessuno. Per quanto riguarda il mio campo la filosofia del XX secolo è piena di filosofi ebrei ma atei.

Anonimo ha detto...

Come lei giustamente ci fa notare, gli islamici rinfacciano agli europei un colonialismo durato poco più di cent'anni e che ha lasciato sostanzialmente intonsa la cultura araba nordafricana e mediorientale, ma guarda caso si dimenticano di dire che gli islamici arabi, usciti dalla loro amata terra abbiano raso al suolo e spazzato via qualsiasi altra cultura che abbiano trovato, vedi i copti in Egitto e le popolazioni latinizzate del nord Africa. Ancora chissà come mai non menzionano mai l'invasione della Spagna e della Sicilia, così come le incursioni dei pirati saraceni e tentano di usare la carta "crociate" quando anche un ignorante sa che sono state indette per riconquistare terre cristiane strappate con la spada dai musulmani. Nell'eterna diatriba tra Isreale e stati arabi sono da sempre schierato verso i primi per alcune semplici ragioni: 1) E' l'unico stato civilizzato e benestante della zona (a parità di condizioni ambientali... cambia solo la religione in quei posti, dato che gli ebrei sono un popolo di origine semita come gli arabi) 2)La cultura ebraica ci ha potuto deliziare con centinaia di premi nobel, quella musulmana pur sorpassando numericamente quella ebraica centinaia di volte credo al massimo 1 o 2 premi nobel in tutta la storia 3)Discorso simpatia e "karmico": gli islamici quando emigrano in un altro paese pretendono che gli ospitanti adottino immediatamente la loro cultura e si sentono in diritto di emigrare in massa verso un altro posto per colonizzarlo, ma guai a farlo a loro. Insomma, gli arabi hanno conquistato territori non loro, massacrato la popolazione locale e spazzato via la cultura pre-islamica di mezzo mondo e hanno pure il coraggio di criticare gente che vuole vivere pacificamente nella terra che è stata loro migliaia di anni prima che l'islam esistesse...