martedì 29 dicembre 2015

SEI DI SINISTRA? ALLORA VOTA A DESTRA

In Italia non esiste una vera sinistra. La falsa sinistra ha sostituito la classe operaia con quella degli omosessuali, degli invasori cosiddetti immigrati, della feccia dei centri cosiddetti sociali, dei professionisti dell'antifascismo con cui si fanno i gargarismi, etc. Ha sostituito le imprese di Stato con il liberismo aumentando la povertà delle classi disagiate. Il programma di una vera sinistra esiste in Francia  con il programma politico di Marine La Lepen, per questo considerata fascista, non capendo gli imbecilli che l'opposizione non sta tra fascismo e comunismo ma tra comunismo e liberismo. La falsa destra,  quella di Berlusconi e di  Salvini, è liberista, e dunque non è una destra sociale. Quella di Alleanza Nazionale (Fratelli d'Italia) di Giorgia Meloni è forse più vicina ad una destra sociale, ma non si sa chiaramente quale sia il programma. Infatti non parla di nazionalizzazioni in questo clima di sfrenato e pazzesco liberismo. Ne parla invece chiaramente Marine Le Pen nel suo programma economico. Mussolini conservò l'anima di socialista pur essendo stato portato al potere anche dalla borghesia. Tutta la legislazione sociale di Mussolini (l'aspetto positivo  del ventennio fascista) fu improntato ad una economia controllata dallo Stato. Tutte le iniziative economiche di Mussolini furono dirette da una legislazione sociale. Basti considerare l'INPS, l'Istituto Nazionale Case Popolari, l'Istituto Nazionale per le Case degli Impiegati Statali, la Banca Nazionale del Lavoro (per fare concorrenza alle banche private e poi consegnata ai privati dopo il fascismo), le colonie estive per gli studenti, l'Azienda Generale Italiana Petrolio (Agip), l'Istituto  Nazionale per la Ricostruzione Industriale (INRI), l'Istituto Nazionale Fascista per le Assicurazioni contro gli Infortuni sul Lavoro (INFAIL), poi diventato INAIL dopo il fascismo e svuotato dalla concorrenza privata. E poi la grande bonifica delle zone paludose (non soltanto delle paludi pontine), con la nascita di nuove piccole città progettate da ottimi architetti con stile che coniugava il razionalismo con il classicismo. Il fascismo lasciò una sua impronta nell'architettura. Tutte le costruzioni del periodo fascista sono subito riconoscibili per il loro stile armonico. Non si può invece dire che le costruzioni d'oggi marchino il tempo in cui sorsero, nelle varie brutture della speculazione edilizia dei palazzinari. ll liberismo ha sfasciato  tutto ciò che di buono fece il fascismo. Oggi ci vorrebbe un nuovo Mussolini, riveduto e corretto. La sua rovina fu l'alleanza con il nazismo. La maggior parte del popolo non sa che farsene della libertà. Vuole sicurezza e lavoro. Il resto ai ciarlatani disonesti della politica che hanno svenduto tutto ai privati con il mito della liberalizzazione. Governi europei di destra, ma di una destra sociale, fuori della disgrazia dell'UE, sarebbe un bastione contro l'invasione che stiamo subendo in una sciagurata politica dell'accoglienza. Bisogna elevare muri nazionali e non creare ponti come dice quel forsennato del papa, cavallo di Troia, anche lui, dell'invasione islamica. Un'Europa suicida.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

caro professore,
il fascismo ha fatto una serie di riforme sociali che il governo Giolitti non fece, forse perché liberale e mancante di quell'impronta sociale che era patrimonio personale di Mussolini.
detto questo, il fascismo si macchiò anche di crimini orrendi. penso alle leggi razziali e alla guerra a fianco di Hitler. già Giorgio almirante, negli anni '70, prese le distanze da questi due eventi che lui stesso definì "errori"
la borghesia sostenne il fascismo, è vero, l'alternativa era il comunismo. c'era appena stata la rivoluzione in russia e il biennio rosso in italia, il pericolo del comunismo era reale.
per il futuro spero che l'umanità abbia imparato dai propri errori. penso che il fascismo non sia ripetibile, come affermò almirante, e spero che abbiamo anche capito che il comunismo ha portato solo miseria.
la libertà d' impresa e la proprietà privata nella storia hanno portato ricchezza e andrebbero valorizzate. il problema - e su questo penso che lei sia d'accordo con me - è la finanziarizzazione dell'economia e il liberismo sfrenato, inteso come assenza di regole nel mercato.
a presto,
marco.

Pietro Melis ha detto...

Mussolini ha dovuto subire Hitler, per cui non ebbe mai simpatie personali al di là dell'ufficialità. Nel '40 sembrava che Hitler fosse ormai padrone di tutta l'Europa, e Mussolini fu tenuto all'oscuro del piano di Hitler di invadere la Russia. Fu messo di fronte al fatto compiuto. Pare che lo stesso Churchill abbia voluto che anche l'Italia entrasse in guerra perché anche lui pensava che la guerra fosse ormai persa con la sconfitta e l'occupazione della Francia, e non sospettava nemmeno lui che Hitler, dopo il patto di non belligeranza con la Russia (dopo la spartizione della Polonia tra Russia e Germania con il patto dell'agosto 1939 Molotov-von Ribbentrop). Churchill voleva che Mussolini si sedesse al tavolo di trattative di pace per moderare le aspirazione di Hitler sull'Europa. L'ulteriore errore di Mussolini fu quello di voler fare una guerra parallela, pur sapendo che l'Italia non era preparata in fatto di armamanti perché il fascismo si era occupato soprattutto di politica interna, e non pensò mai di dover fare una guerra a fianco di Hitler. Per di più andò a rompere le scatole all'Inghilterra invadendo l'Egitto, protettorato inglese, con la conseguente sconfitta di El Alamein, nonostante l'aiuto tedesco con Rommel. L'ultimo sbaglio lo fece accettando di farsi rapire dal Gran Sasso per costituire la R.S.I. Sarebbe dovuto fuggire in Spagna o consegnarsi agli Stati Uniti, che gli avrebbero salvato la vita, e magari l'avrebbero riciclato dopo la guerra nel clima di guerra fredda con l'Unione Sovietica. La fedeltà di Hitler a Mussolini costò cara a Hitler perché dovette impiegare un gran numero di divisioni in Grecia, nei Balcani, in Africa e in Italia (dopo la caduta del fascismo nella costituita R.S.I.) per salvare Mussolini, mentre negli stessi mesi (giugno-settembre del '43) le armate sovietiche chiedevano rinforzi per portare avanti la forte controffensiva vittoriosa contro la Russia dopo la sconfitta di Stalingrado. Ma queste armate non c'erano perché erano state impiegate e in parte perdute (in Africa, con 400.000 prigioniri tedeschi) per salvare il fascismo. Hitler non avrebbe dovuto accettare il fascismo come alleato in guerra, e Mussolini non avrebbe dovuto portare l'Italia in guerra, convenendogli di rimanere alla finestra a guardare. Sarebbe stato vantaggioso sia per l'Italia che per la Germania, che perse la guerra, non tanto a causa del tardo intervento americano nel giugno del '44, ma a causa della pecedente sconfitta sul fronte orientale, dove occorrevano rinforzi contro le armate sovietiche. Le leggi razziali furono un tremendo errore perché l'Italia si privò di molte intelligenze. Fermi, che aveva la moglie ebrea fuggì negli Stati Uniti e non proseguì in Ialia le ricerche nucleari. Tremendo errore anche quello di Hitler per lo stesso motivo. Con l'intelligenza ebraica alleata la Germania e l'Italia sarebbero arrivate prime alla bomba atomica, e allora...la storia avrebbe avuto un diverso seguito. Dico queste cose ponendomi al di sopra delle parti, come dovrebbero fare gli storici,per evitare una storia ideologizzata, come tuttora si insegna.
Per quanto riguarda il capitalismo, questo è una disgrazia umana se non è frenato da una politica che assoggetti l'interesse privato a quello pubblico. E questo era il programma fascista,un po' meno quello nazista (socialnazionalista). Oggi invece la politica è assoggettata all'economia. Un disastro. Vi è una via di mezzo tra capitalismo liberistico e comunismo. Un'economia sociale.

Anonimo ha detto...

L'errore di fondo che molti commettono è che continuano a credere che il PD sia un partito di sinistra, solo perché è il derivato di tre trasformazioni: dal PCI, al PDS, ai DS. Niente di più sbagliato il PD attuale non ha nulla a che vedere con l'ex PCI. Perché ha cambiato nome tre volte, poi ha cambiato simbolo tre volte (la falce e martello non c'è più), poi c'è stato un l'inserimento dell'ex gruppo politico di centro "La Margherita", e infine se andiamo a esaminare il programma politico del partito, ci accorgeremo che ha ben poco di un partito di sinistra. È il programma di un partito neo-liberista, almeno dal punto di vista economico-finanziario, ma siccome oggi questo aspetto è preponderante su tutti gli altri ambiti della società umana, pertanto gli altri punti del programma del PD sono marginali e ininfluenti. Poi non bisogna dimenticare e molto spesso anche attenti osservatori politici lo fanno, in buona o mala fede. Cioè il fatto che oggi qualsiasi partito che appoggi e giustifichi l'adesione dell'Italia sia alla zona euro che alla U.E. diventa volente o nolente un partito neo-liberista. Perché deve sottostare ai diktat della Commissione Europea, della BCE e dei paesi forti facenti parte all'U.E.. Vedi Tsipras in Grecia. Per cui oggi parlare ancora della vecchia diatriba fra destra e sinistra non ha senso, almeno fino a quando l'Italia non uscirà dalla zona Euro e anche dall'U.E. (se mai accadrà), solo allora si potrà riprendere il vecchio scontro ideologico. Aggiungo anche che facendo parte dell'U.E., anche la nostra democrazia interna risulta sospesa.
Anton