giovedì 26 gennaio 2017

APOLLONIO DI TIANA: IL CRISTO PAGANO



(Dal mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica)
Apollonio di Tiana (I secolo d. C.), educato a Tarso, non si fece convertire da S. Paolo quando lo incontrò. Preferì rimanere legato culturalmente all’India, dove era stato, contemperando la cultura indiana con il pitagorismo. Flavio Filostrato di Lemno, vissuto nel III secolo, fu invitato da Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo, a scrivere la biografia di Apollonio. Egli racconta che Apollonio aveva la fama di essere un mago, di aver fatto molti miracoli e di essere persino risuscitato per dimostrare che l’anima è immortale, ma aggiunge che non vi era in ciò alcunché di vero e che Apollonio era solo un sapiente che ancor giovinetto disse al suo maestro Eusseno di voler diventare pitagorico e gli spiegò: “ ‘Farò come i medici. La loro prima cura è di purgare: prevengono così le malattie o le guariscono’. A partire da quel momento non si nutrì più di carni…si nutrì di verdure e di frutta, dicendo che tutto ciò che dà la terra è puro…e divenne assistente del medico Esculapio” (Vita di Apollonio, I, 7).



 E’ evidente che sarebbe stato preferibile che S. Paolo, invece di cercare di convertire Apollonio, si fosse fatto convertire da lui. Quanto sarebbe stata migliore la storia.



 Conoscitore dei tesi della religione di Zarathustra, egli affermò che “nessun sacrificio di animali è da farsi poiché Dio non ha bisogno di alcunché” e che è preferibile non fare alcuna violenza ad alcun animale evitando l’uso delle pelli per accrescere il senso della giustizia. “La terra produce ogni cosa e chi vuole essere in pace con gli esseri viventi non ha bisogno di alcunché, poiché i suoi frutti si possono cogliere, e altri coltivare secondo le stagioni, in quanto essa è la nutrice dei suoi figli: ma la gente, come se non udisse le sue grida, affila le spade contro gli animali per trarne cibo e vestimento. I Bramani dell’India invece non approvano tale condotta e istruirono i Ginni dell’Egitto a respingerla: da costoro Pitagora, che fu il primo dei Greci a frequentare gli Egizi, prese la sua dottrina che lasciava alla terra gli esseri animali; e affermando che i suoi prodotti sono puri e adatti a nutrire il corpo e la mente, di questi si cibava. Sostenendo inoltre che gli abiti che si portano solitamente sono impuri, in quanto provengono da esseri mortali, si abbigliava di lino; e per la stessa ragione intrecciava il vimine per farsene calzature” (Flavio Filostrato, Vita di Apollonio di Tiana).

Apollonio conobbe in Etiopia l’imperatore Vespasiano, dopo che si allontanò da Roma perché perseguitato sotto Nerone da Tigellino, ma poi dovette lasciare  nuovamente Roma sotto l’imperatore Domiziano, succeduto al fratello Tito, facendo perdere di sé le tracce sotto l’imperatore Nerva. Nell’ambiente culturale del I secolo l’arte della retorica veniva indirizzata verso argomentazioni che dovevano suscitare emozioni e meraviglia per suscitare grandi pensieri che stessero tra il sublime e il mistero. Si combatteva così in certi ambienti colti contro il conformismo a favore di alti ideali. Allo stesso modo si può pensare che S. Paolo, per raccogliere maggior credito tra le folle, abbia diffuso il racconto della resurrezione di Gesù.         

Persino un cristiano come Eusebio poteva conservare in una sua opera (Preparazione evangelica, IV, 13) il pensiero di Apollonio in questi termini: “Io credo che si osservi il culto conveniente alla divinità…se al Dio che diciamo Primo e che è l’Uno e separato da tutte le cose e che dobbiamo riconoscere superiore a tutti gli altri  non si immolino vittime, non si accendano lampade, non si consacri alcuna delle cose sensibili. Dio non ha bisogno di alcuna cosa…Con lui adopera solo la parola migliore, cioè quella che non esce dalle labbra, e da lui, che è il migliore degli esseri, invoca i beni mediante ciò che in noi v’è di migliore: l’intelletto, che non ha bisogno di alcun organo”. In una lettera (26) delle molte apocrife si legge: “Se gli dei non hanno bisogno di vittime, che si dovrà fare per avere i loro favori? Credo si debba aver l’animo ben disposto a beneficiare gli uomini per quanto è possibile, secondo i loro meriti”. Apollonio passò alla posterità con la definizione di “Cristo pagano”. Il che sarebbe da ritenersi una grave offesa per Apollonio, non per il Cristo di S. Paolo. Giustamente, infatti, Porfirio oppose la figura di Apollonio a quella di Cristo, ritendo che Apollonio fosse il vero salvatore. Se si riflette sul fatto che Gesù era un ebreo che non aveva preso mai le distanze dalla Torah, che egli pretendeva, al contrario, di avere completato, si può dire che nessuna vera salvazione poteva venire all’umanità dalla religione ebraica, scuola di macelleria, che portò a ritenere, tramite il cristianesimo, che il Figlio di Dio dovesse essere macellato in croce per redimere l’umanità. Fu il neoplatonismo, come si vedrè tra poco, a salvare in parte il cristianesimo dalla maledizione della Torah, del dio ebraico che maledice e che sparge sangue. Non si trascuri il fatto che Gesù, cacciando i mercanti che sostavano fuori, sotto il colonnato del tempio, accusandoli di averne fatto “una spelonca di ladri”, identificava in realtà la casa di dio con il tempio-mattatoio ebraico. Rimase ebreo.             



Ricevo da bailador.org

Apollonio


Se taluno si dice mio discepolo, non frequenti luoghi pubblici , non uccida alcun essere vivente, non mangi carne, sia esente da invidia, da malignità, dall'odio, dalla calunnia, dal risentimento, ed abbia esso il proprio nome iscritto fra i nomi di coloro che hanno conseguito la liberazione.

Contro i preti di Delfi che praticano i sacrifici cruenti io dico : Eraclito fu savio e giammai consigliò al popolo di Efeso di lavare il sudiciume con altro sudiciume.

 Se qualcuno vuol seguire la mia strada, egli deve rinunciare a mangiare qualsiasi cosa che abbia avuto vita animale (...) onde non sporcare la coppa della saggezza (...). Nulla di ciò che proviene dagli animali, lana o pellicceria,  dovrà riscaldarlo. Io consegno ai miei discepoli delle calzature di corda ed essi dormiranno là dove potranno e come potranno (...)
 Seguendo queste regole i miei discepoli acquistano un senso innato della giustizia e della verità, nessuna posizione sembrerà loro più invidiabile di quella in cui si trovano, essi incutono timore ai tiranni in luogo di essere loro schiavi. Gli dèi benediranno essi più per le loro piccole offerte che non coloro che spargono sui loro altari il sangue dei vitelli.

 La terra produce ogni cosa e chivuole essere in pace con gli esseri viventi non ha bisogno di nulla, perché i suoi frutti si possono cogliere, e altri coltivare secondo le stagioni, in quanto essa è la nutrice dei suoi figli: ma la gente, come se non udisse le sue grida affila le spade contro gli animali per trarne vestimento e cibo. I Birmani dell'India invece non approvano tale condotta, e istruirono i Ginni dell'Egitto a respingerla : da costoro Pitagora, che fu il primo dei Greci a frequentare gli egiziani, prese la sua dottrina che lasciava alla terra gli esseri animati ; e affermando che i suoi prodotti sono puri e adatti a nutrire il corpo e la mente, di questi si cibava. Sostenendo inoltre che gli abiti che si portano solitamente sono impuri, in quanto provengono da esseri mortali, si abbigliava di lino ; e per la stessa ragione intrecciava il vimini per farsene calzature . (...) Il lino non è strappato a un essere vivente.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Peccato solo che in India una mucca valga più di una donna o un dalit.