Vi è una sola categoria che in Italia si sottrae alla colpevolezza, volontaria o involontaria. Escludiamo la colpevolezza volontaria. Rimane però quella involontaria, che in certi casi, risultando gravissima, deve comportare come minimo il licenziamento dei giudici e il pignoramento della pensione riducendola ad una pensione di sussistenza. D'altronde, essi guadagnano così tanto che dovrebbero essere in grado di costituirsi una rendita privata investendo lo stipendio in beni immobiliari o in titoli finanziari. Salvo che anche questa rendita serva a risarcire la vittima innocente. Troppo comodo che il risarcimento debba esere pagato dallo Stato, cioè da noi tutti con le tasse,mentre i colpevoli possono anche continuare a rimanere in servizio. Si suole dire che in questo modo viene a mancare la libertà di giudizio e l'indipendenza della magistratura. Libertà e indipendenza da che cosa? Da ogni responsabilità in modo che la categoria dei giudici venga trasformata in una categoria di irresponsabili. Se non si hanno prove CERTE vale il vecchio principio IN DUBIO PRO REO. Questi arroganti, che si sentono padroni, e non servitori, della giustizia, che mettono piede nei palazzi dopo avere, magari fortunosamente, superato un concorso per la magistratura, possono anche smettere di aprire un libro di diritto per il resto della vita, non ammettendo né esami né tanto meno concorsi per avere una promozione di grado. Fanno carriera per sola anzianità senza alcun controllo di merito. I risultati si vedono. Se dovessero pagare di tasca propria ci penserebbero cento volte prima di stendere una sentenza di colpevolezza. Disse il grande giurista Carnelutti che, quando si vuole fare giustizia ad ogni costo, si commette sempre una grave ingiustizia.
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