lunedì 4 settembre 2023

UN SOLO PENSIERO MI ATTERISCE, DI NON POTERMI PIU' ATTERRIRE

Mi atterrisce il pensiero della morte. Cessa il battitto cardiaco e non sale più il sangue al cervello. Paragono la morte ad uno stato di anestesia totale ed eterna. Perché vi deve essere sempre una malattia all'origine della morte? Si può morire sani come desidera morire Woody Allen? Alle ore 02,20 del 7 settembre aggiungo quanto segue. 

Per chi muore è come se la realtà non esistesse più. Si annulla. Heidegger nel suo Essere e tempo (1927) scrisse che la vita è un essere per la morte, cioè per il nulla. Gli animali non umani non muoiono ma periscono, dove perire, secondo Heidegger, significa per-ire, cioè un vita che si manifesta nell'andare per, senza progettualità, mentre solo gli uomini muoiono in quanto morior ha dentro di sé il suo contrario, orior, cioè sorgere. La nota frase di Parmenide "L'essere è e il non essere non è", nel senso che il non essere non può essere nemmeno pensato perché il pensiero è sempre pensiero dell'essere, venne utilizzata da Hegel per giustificare l'idealismo in quanto prima della realtà viene il pensiero, ma con ciò sostenendo una affermazione antiscientifica perché contrasta  con la biologia evoluzionistica. L'idealismo deve per forza considerare che tutta l'evoluzione sia finalizzata all'apparizione della specie umana. Il che sa tanto di ridicolo, soprattutto considerando che la casualità ha una incidenza determinante su tutta l'evoluzione, e non soltanto biologica. Basta considerare la casuale posizione della Terra nella sua distanza dal sole e la massa della Terra. Se fosse un poco più vicina al sole la temperatura sarebbe talmente superiore da rendere impossibile la vita. Se avesse una massa inferiore l'aria non sarebbe stata conservata sul suolo terrestre a causa della minore gravità, mentre, se fosse superiore, sarebbe stata schiacciata sul suolo terrestre. Nei milioni di galassie, avente ciascuna almeno 200 miliardi di stelle, era assai probabile che in un punto dell'universo si formasse la vita. Il noto Emanuele Severino riflettendo su Parmenide estese l'eternità dall'essere agli essenti. Con la conclusione che la vita di ciascun essente sia eterno perché la sua vita è un apparire nel mondo per poi togliersi dalla vista in attesa del suo ritorno all'apparire. Veramente paradossale il pensiero di Severino, che, nonostante le sue allucinazioni, ebbe una notorietà anche sul Corriere della sera dove fu editorialista. Nel mio ultimo libro (Scienza, filosofia e teologia. Che cos'è veramente il diritto naturale) ho portato il pensiero di Severino alle sue paradossali conclusioni, che consistono nel dovere ammettere che anche un insetto sia eterno e che esso debba riapparire dopo la sua morte essendo anch'esso soggetto all'apparire e al suo disapparire. In realtà nulla possiamo dire di ciò che possa avvenire dopo la morte. Severino non ha voluto o non ha potuto affermare che l'apparire dopo essere sparito dalla vista il suo nuovo apparire sia un nuovo apparire nella stessa individualità precedente e così via all'infinito del tempo. Io penso che per affermare qualcosa di certo oltre la morte sia necessario ricorrere allo spiritismo. Vi ricorsero famosi personaggi, come il fisico Oliver Lodge, il filosofo spiritualista Henri Bergson, lo psicologo e filosofo pragmatista Wiliam James, e so che a casa del famoso sensitivo Gustavo Rol andarono famosi personaggi, da Churchill a Federico Fellini. So che Roberto Giacobbo in un suo libro (che ho in casa e che poi andrò a controllarne nel titolo) descrisse l'esperienza di bambini che ricordavano con precisione i luoghi che non avevano mai conosciuto nella loro vita in corso e che dunque potevano essere stati conosciuti in una vita precedente. Pare che questi ricordi scompaiano dopo nell'età della crescita. Negli anni '90 feci parte solo per curiosità di un gruppo di parapsicologia che faceva sedute spiritiche in una villetta in campagna a cui io non partecipai perché avrei dovuto trascorrere la notte solo in una stanza o tornare di notte a casa guidando la mia auto. Ma colui a cui venivano attribuiti capacità medianiche, un impiegato dell'Università, Fernando Casanova, tuttora vivente, era una persona del tutto credibile nei suoi racconti, come la smaterializzazione di oggetti e la loro ricomparsa in altri luoghi. Mi disse che trovò nel giardino della villetta una ruota di scorta della sua auto che aveva custodito in casa e non nell'auto. Pioggia di oggetti, come monete o banconote, provenienti dall'alto della stanza e capaci di attraversare i muri. Il grosso tavolo pesante che improvvisamente si mosse con violenza verso Casanova, che, trovandosi capotavola, dovette chinarsi di molto per non essere investito dal tavolo all'altezza del collo. l fantasmi apparivano in gruppo come figure luminescenti in cui non potevano apparire le loro fisionomie. Chiesi a Casanova, che mi fece visita a casa, se potesse organizzare dopo tanti anni una seduta. Mi rispose di no perché ormai aveva acquisito delle certezze che rendevano inutili ulteriori esperienze. Egli era un medium che però non aveva bisogno di cadere in trance. Che cosa dire di tutto ciò? Non lo so.          

11 commenti:

marcorighi1979@gmail.com ha detto...

cessa il battito cardiaco, ma in alcuni casi riprende. e tra questi "fortunati", qualcuno descrive visioni di altri mondi. il dubbio che rimane alla scienza è se queste "visioni" siano il risultato del mancato apporto di ossigeno al cervello, o se ci sia qualcosa di più.
p.s.
Quella di woody allen era una battuta !

Alessio ha detto...

Buongiorno professore, mi dispiace molto (e lo dico sinceramente) che lei si angosci al pensiero della morte. Forse potrebbe consolarsi (si fa per dire) con le parole del filosofo Epicuro: "Non ha senso aver paura della morte, perché quando ci siamo noi non c'è la morte, quando c'è la morte non ci siamo noi". Inoltre, se lei ci riflette, la paura non serve, è in fondo qualcosa di irrazionale, perché la realtà (il fatto di dover morire) non cambia se si ha paura, ma questo vale in moltissime cose della vita.
Inoltre è possibile che qualcosa di noi sopravviva alla morte del corpo, poiché l'energia non si crea né si distrugge ma si trasforma, quindi la nostra Coscienza (quella forza da cui emerge il senso dell'Io), potrebbe anche essere una forma di energia elettromagnetica (che produce pensieri, sentimenti, ecc.) destinata a continuare a vivere nell'Universo, forse con un'esistenza fatta essenzialmente di luce.

Mauro b. ha detto...

Partecipare, assistere alla riesumazione della salma di un congiunto, di un amico, è choccante. Pur se a volte ci rammarichiamo delle asprezze, delle difficoltà che vivere comporta, fino ad augurarci di finirla presto, ciò che il necroforo riesce a recuperare nella fossa aperta è poco, troppo poco. Un teschio e due tibie, tutto qua. Ergo, se la morte è un eterno sonno senza sogni, questo è tutto quel che resta, qualunque cosa uno abbia fatto, pensato, detto, costruito, eccetera.

Forse questo vogliono comunicarci i perfidi gesuiti, con il teschio e tibie messi a sigillo in molti quadri a sfondo religioso, nei bassorilievi delle chiese, sul cappello delle SS naziste....

Anonimo ha detto...

caro professor Melis,
perché terrorizzarsi perché si finisce questa vita? ma sono d'accordo con lei se la paura è quella della sofferenza che si prova prima di morire. Specie soffrendo, è brutto morire ed è brutto veder morire, cosa questa che tutti sappiamo e che ho provato ancora una volta appena alcuni giorni fa. Per quanto mi riguarda, lasciare questo schifo di mondo sarà anche una liberazione: ne ho più che abbastanza della quasi totalità dei miei cosiddetti simili. Che chiamo scimmie parlanti, con tutto il rispetto per le scimmie che, in quanto animali, sono migliori degli umani. In merito a quello che tutti definiamo morte (di sicuro del corpo), ci sono molte cose che non sappiamo. Lei stesso ha in questo suo blog riportato un episodio inspiegabile.
Cordiali saluti
(giovanni)

Pietro Melis ha detto...

So bene che quella di Woody Allen era una battuta. Più precisamente egli disse: curo molto la mia salute perché voglio avere la certezza di morire sano. Da questo momento (02,18 del 7 aprile) aggiungo le successive considerazioni.

Elisabetta ha detto...

Gent.mo prof. Melis, credo di avere già commentato una volta un Suo post riguardante lo stesso argomento, e mi permetto di farlo nuovamente. Partirò dalle ultime Sue righe: "Che cosa dire di tutto ciò? Non lo so". Proprio così! Esattamente. Sappiamo di non sapere. Riconosciamo di essere tutti (chi non lo è?), chi più chi meno, terrorizzati dall'idea del nulla. Perché ripugna alla nostra intelligenza, che sa di esistere (e quindi non può concepire il pensiero di non esistere), e che prende anche atto, come Lei appunto riporta, della smisurata mole di eventi paranormali esaminati dagli studiosi, riferiti e convalidati da numerosissime testimonianze, in diverse culture. Per non parlare, aggiungo anche, degli eventi straordinari di cui sono zeppe le vite dei mistici (certo, magari esiste una componente agiografica tendente ad amplificarli, ma ciò non toglie che un ricercatore attento debba prendere obiettivamente atto della straordinarietà delle loro vite). Quindi? ..la mia conclusione personale è che, se "tre indizi fanno una prova", come suggeriva Agatha Christie, qui di indizi ne abbiamo talmente tanti che possiamo concludere a sfavore della, se così possiamo definirla, "teoria del nulla", e propendere per la fiducia in qualcosa che ognuno di noi interpreterà e definirà come meglio può. Penso anche che questo sentiero di speranza possa offrire sorprese che nemmeno immaginiamo, dal momento in cui decidiamo di affidare noi stessi al Bene, intendendo per Bene il mistero che possiamo solo intuire anche se non vedere. Con cordiali saluti. (Elisabetta Simoni)

Sergio Pastore ha detto...

Ma se non esiste Dio e la Divina Provvidenza - su questo siamo certamente d'accordo - esiste pur sempre la materia che è eterna (difficile credere o pensare che anche la materia sparisca, si annienti). Dunque qualcosa è davvero da sempre e per sempre (la materia e gli atomi e le particelle che la compongono). Questa materia assume sempre nuove forme (esseri viventi, mondi, pianeti, galassie) che però non sono eterne - la loro scomparsa o distruzione o morte è per noi l'evidenza suprema. Che davvero gli essenti non si distruggano e ritorneranno, riappariranno un giorno, come afferma Severino, è indimostrabile, ma lo stesso suggestivo e chissà magari anche vero (ma io francamente ne dubito). Severino ebbe questa idea o trovata e immagino che l'idea dell'eternità del tutto fosse per lui la "verità che appaga". L'uomo non accetta la morte, l'annientamento completo e definitivo della sua esistenza. I credenti si sono creati un aldilà che li consola (in che cosa concretamente consista è piuttosto vago, più concreti sono islamici e pellerossa, questi ultimi cacceranno nelle eterne praterie perché la caccia era per loro il massimo piacere). Ma noi non possiamo più credere alle fole dei cristiani. Lo stesso abbiamo bisogno di qualche certezza per vivere. Per Severino la filosofia - la sua filosofia ovviamente - era una risposta appagante al nostro interrogarci sul dopo. Severino sapeva ovviamente che per i comuni mortali l'evidenza suprema è la distruzione e morte di ogni cosa ed essere. Errore aggiungeva Severino, questa è la falsa credenza ingenerata dai Greci per i quali gli essenti vengono dal nulla e ritornano nel nulla. Invece no, dice lui, tutto è da sempre e per sempre. Ha provato a dimostrarlo ma la sua verità, l'eternità del tutto, non è dimostrabile. Comunque la storia continua, la Terra ha un bell'avvenire davanti a sé, qualcosa come miliardi di anni.
P.S. La Via Lattea non ha 200 milioni di stelle, bensì 200 o 300 miliardi (diceva la Hack).
Cordialità

Mauro b. ha detto...

Dopo 70, 80 anni di contaminazione terrestre, dopo aver apprezzato le cose buone della vita, averle separate distinte da quelle negative, dolorose, tutti credo abbiamo un'idea del paradiso che preferiremmo, post mortem. Vale a dire esistenza felice, zero malattie, infermità, possibilità di svolgere un lavoro che ci gratifica, avere l'opportunità di continuare ad amare anche carnalmente la persona
che ci corrisponde, gustare le pietanze che preferiamo eccetera eccetera. Quindi una continuazione della vita materiale senza ambasce, dolore, malattie , reiterazione
di cose e comportamenti che conosciamo e che ci piacciono, ovvero cortese diniego di offerte paradisiache alternative. Quattro fiorellini in croce, musiche celestiali, pura essenza senza corpo, adorazione perpetua di dio o chi per lui, una noia pazzesca che ci farebbe rimpiangere il primo atto del Rigoletto, il divino aroma e sapore della parmigiana di melanzane, il celestiale gorgoglio di un bianco Veneto dal bicchiere al gargarozzo, bianco che abbineremmo alla parmigiana di cui sopra...

Anonimo ha detto...

Maledetto Sole, maledetta stella che hai reso possibile ogni forma di vita sulla Terra. Astro maledetto, sadico torturatore di uomini e animali. Anche tu sparirai, boriosa palla di fuoco! Sei malvagio e inutile Helios. Crepa!

Pietro Melis ha detto...

Mi congratulo con l'anonimo. Siamo su questa Terra solo per caso, come ho spiegato. Ma più che con il sole dovremmo prendercela con la Terra, che si è posta ad una distanza dal sole che ha impedito un eccessivo calore se si fosse trovata più vicina al sole o un eccessivo freddo se si fosse trovata più distante. Siamo tutti la conseguenza di un caso sfortunato tra miliardi di galassie.

Pippo ha detto...

Grazie. Concordo col suo pensiero sig. Melis.. Tutto sommato è sovrapponibile al mio.Sono Pippo quello che ha postato. Scusi, ma sbaglio sempre quando mi devo firmare e pubblicare.