Non si capisce quale politica estera attuerà. Che cosa deciderà nei confronti dei nuovi talebani dell'Afghanistan? Continuerà ad appoggiare Israele? Non ho mai capito come i russi in Siria fossero alleati degli islamici iraniani nella difesa del governo di Assad che, praticamente laico, era stato capace di porsi al di sopra delle differenze religiose.
lunedì 16 dicembre 2024
ASPETTANDO TRUMP
martedì 10 dicembre 2024
LA SOLUZIONE FASCISTA ALLA DISOCCUPAZIONE NELLA STELLANTIS (EX FIAT)
Il corporativismo fascista intendeva porre d'accordo gli interessi dei proprietari di una azienda con gli interessi degli operai.Era facile attuare ciò perché il fascismo riversava il socialismo nell'economia. Il fascismo attuò una economia statalista, antiliberista. Pertanto non ho mai capito l'antitesi tra fascismo e comunismo dovendosi trovare un contrasto tra fascismo e liberismo. Mussolini conservò sempre l'anima del socialista (fu anche direttore del quotidiano socialista Aventi!). Nella Repubblica Sociale, non più vincolato dagli interessi della borghesia che l'aveva mandato al potere, Mussolini socializzò le imprese imponendo che gli operai diventassero comproprietari dell'azienda con la loro partecipazione agli utili e alle decisioni economiche dell'impresa. Teorico di questa rivoluzionaria concezione dell'impresa fu Nicola Bombacci, che era stato uno dei fondatori del Partito Comunista insieme con Gramsci. Capì durante il fascismo che l'economia del corporativismo non poteva considerarsi antitetica al comunismo. Nel 1924 il partito scelse Bombacci perché si recasse a Mosca in occasione del funerale di Lenin. Durante il breve periodo della Repubblica Sociale attuò la partecipazione degli operai agli utili e alle decisioni dell'impresa. La Stellantis dovrebbe dire agli operai: fate voi. E così si vedrebbero quali diversi risultati si avrebbero. Una impresa non può continuare a vivere aumentando il passivo. La storia della Fiat è andata sempre avanti con la formula "utili all'impresa e debiti allo Stato". Di fatto gli operai della Stellantis vorrebbero che il governo ponesse a carico di tutti gli italiani il passivo della Stellantis per lasciare alla Stellantis solo il ricavato delle vendite. Questa è la conseguenza della globalizzazione dell'economia che vuole impedire che uno Stato si difenda ponendo delle tasse ai prodotti arrivanti dall'estero, e oggi soprattutto dalla Cina. Perché tutto dipende dal costo della mano d'opera. Persino alcuni degli Stati dell'UE diventano appetibili per una delocalizzazione delle imprese perché in essi costa meno la mano d'opera, non essendo schiavi della dittatura dell'euro avendo conservato la moneta nazionale. All'Italia converrebbe uscire dall'euro, e lo dico a costo di essere considerato un pericoloso eretico. Uscendo fuori dall'euro questa moneta straniera che è l'euro (nata traducendo il marco tedesco nell'euro) l'euro italiano, trasformandolo in una lira pesante (equivalente al valore attuale dell'euro) provocherebbe una benefica svalutazione della nuova lira che porterebbe ad un minore costo dei prodotti italiani nell'esportazione, ponendo in ginocchio persino la Germania, mentre in Italia nulla cambierebbe perché i costi dovrebbero adeguarsi al minore valore della nuova lira pena la chiusura dell'azienda.
Riporto quanto segue traendolo da un mio libro.
Nicola Bombacci, uomo mite, teorizzatore della socializzazione delle imprese, era stato prima segretario del partito socialista e poi cofondatore nel 1921 del partito comunista, delegato a Mosca dei comunisti italiani nel 1920 ed amico di Lenin, ma espulso nel 1923 dai miopi del suo partito quando alla Camera propose un'alleanza tra fascismo e comunismo, capendo l'affinità tra le origini socialiste del fascismo e il comunismo sovietico sino a quando condannò la svolta staliniana. Nella Repubblica Sociale, dove fu consigliere economico di Mussolini, continuava a chiamare “compagni” gli operai. Arrestato a Dongo insieme a dei gerarchi fascisti, fu assassinato dai partigiani e morì gridando:Viva il socialismo. Mussolini, anche contro la volontà di quei partigiani che l'avevano arrestato nella sua fuga verso la Svizzera, disposti a consegnarlo agli americani, fu sottratto ad essi da una banda di assassini che, al comando di una cupola di fanatici (in prevalenza formata da comunisti, ma tra cui si trovava anche Pertini), furono inviati da Milano a Dongo per anticipare l'arrivo a Milano degli americani e permettere a questi fanatici vigliacchi di fregiarsi di fronte ai vincitori di un'autorità che non avevano e di dare poi in pasto ad una folla scatenata la visione dei cadaveri appesi a testa in giù in piazzale Loreto. Quella stessa folla che, come commentò con disprezzo lo stesso Leo Valiani, leader del Partito d'Azione (e uno dei mandanti dell'assassinio di Mussolini), non era mai stata antifascista. E ora saltava indegnamente sul carro dei vincitori. E poi si parla di guerra di liberazione. Come se fosse stata una guerra di popolo.
sabato 7 dicembre 2024
LA TRAGEDIA DELLA SIRIA ASSALITA DAI FANATICI ISLAMICI
ASSAD ha sempre governato sulla base di una pacificazione tra diverse religioni. Per questo i cristiani hanno potuto godere di una libertà che non hanno potuto avere in alcuno Stato con prevalenza islamica. Come mai Assad non ha provveduto a rinforzare l'esercito e come mai i russi hanno abbandonato l'appoggio militare che aveva permesso di sconfiggere gli jiadisti? Purtroppo la guerra in Ucraina ha distolto l'attenzione di Putin sulla Siria
Bashar al-Assad
gruppo religioso alauita
mercoledì 4 dicembre 2024
INCREDIBILE: 75 COLTELLATE. TROPPO POCO L'ERGASTOLO
Uno che si rende colpevole di un terribiole omicidio ove vittima è Giulia Cecchettin dovrebbe essere condannato alla pena di morte. Non è più degno di vivere. Ma in Corte d'Appello potrebbe avere una condanna a qualche decina di anni. Ne uscirebbe a 50 anni. I familiari chiedono giustizia. Non dicono mai che non vogliono vendetta. Ma che cos'è la giustizia in questo caso se non la vendetta? Nello stato di natura, osserva il filosofo Hobbes, ognuno ha diritto di farsi giustizia da sé. Questa giustizia viene demandata allo Stato. Ma se nello stato di natura si ha il diritto di uccidere per difendere la propria vita perché lo Stato si sostituisce alla vittima se questa non fosse stata favorevole a perdonare il suo uccisore o a ridurre l'entità della pena? Scrive Kant in Metafisica dei costumi, parte II, sez. I, nota). 1
“Se poi egli ha ucciso, deve morire. Qui non esiste alcun altro surrogato che possa soddisfare la giustizia. Non c’è alcuna omogeneità tra una vita per quanto penosa e la morte; e di conseguenza non esiste altra eguaglianza tra il delitto e la punizione, fuorché nella morte giuridicamente inflitta al criminale” (Metafisica dei costumi, parte II, sez. I, nota). 1
E Schopenhauer, utilizzando contro Kant la seconda forma dell’imperativo categorico dello stesso Kant (“agisci in modo da trattare sempre l’umanità, tanto nella tua persona quanto nella persona di tutti gli altri, anche come fine, mai soltanto come mezzo”, osservava, rincarando la dose, che essa era infondata alla luce della giustificazione della pena di morte: “A quella formula ci sarebbe da obiettare che il delinquente condannato a morte è trattato, e giustamente, soltanto come mezzo e non come fine, come mezzo indispensabile per confermare alla legge, se attuato, la forza deterrente, nella quale appunto consiste il suo fine”.2 In sostanza, per Schopenhauer l’assassino non fa parte dell’umanità, e dunque la sua vita cessa di essere un fine per diventare solo un mezzo della forza deterrente della legge. Ma, in effetti, Kant era alieno da qualsiasi concezione utilitaristica della pena, come quella di Schopenhauer, che vedeva nella pena un mero mezzo per ottenere un bene per la società. Per Kant è lo stesso delitto che richiede una proporzionata pena come imperativo categorico non potendo il condannato a morte essere utilizzato come esempio che serva da deterrente. Si può dire che per Kant la pena di morte si giustifica sulla base della considerazione che l’uomo, anche quando è un criminale, non può mai essere considerato un mezzo, per cui lo stesso criminale dovrebbe richiedere per sé la pena di morte per riscattarsi come uomo.
Verso la fine del ‘700 Giovanni Domenico Romagnosi (1761-1835) in Genesi del diritto penale (1791), considerando che il diritto penale trova la sua giustificazione nella difesa della società e nella salvaguardia dei cittadini, ritenne che la pena giusta fosse quella che meglio garantisse la conservazione dei cittadini. Pertanto qualsiasi pena era giustificata. E in Memoria sulle pene capitali (1830) scrisse che “non si tratta più di vedere se esista il diritto di punire sino alla morte: ma bensì se esiste il bisogno di esercitare questodiritto…Chi commette un delitto commette un’azione senza diritto…Dunque il male irrogato per difesa necessaria al facinoroso è un fatto di diritto. Dunque se questo male dovess’essere spinto fino alla morte del facinoroso, questa morte sarebbe data con diritto…Voler poi negare indefinitivamente questo bisogno sarebbe lo stesso come dire in chirurgia non potersi dar il caso di dover fare l’amputazione di un membro”. Romagnosi riteneva che la galera, per di più senza obbligo di lavoro, fosse per molti non un castigo ma un premio.
1 Kant (ibid.) accusò Beccaria di “affettato sentimentalismo”.
2 Il fondamento della morale, op. cit., p. 164.
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