mercoledì 11 agosto 2010

BISOGNA ISTITUIRE IL PARTITO DEI NON VOTANTI

Di fronte alla gazzarra politica a cui stiamo assistendo non si può più dire dove stia la ragione e dove il torto. E' un continuo darsi addosso l'uno contro l'altro, gli uni per conservare il potere e gli altri per sostituirsi ai primi NEL POTERE. E' una corsa al potere sotto la maschera della volontà di migliorare le cose. Ciò dipende dal fatto che questa cloaca politica sa che il numero delle poltrone sarebbe comunque assicurato indipendentemente dal numero dei non votanti. Io non voto dal 1994. Non mi sento rappresentato da alcun partito. Se ne accetti una cosa devi accettare anche tutto ciò che non condividi. E sapete perché? Perché questa è una falsa democrazia che vuole nascondere l'effettiva dittatura di quei pochi che comandano (le solite facce che appaiono alla TV, il resto è palude). Come uscire dalla palude? Sto dicendo da molto tempo che vi è un mezzo da considerarsi tattico ed un altro strategico. Il primo consiste nel raccogliere 50.000 firme (art. 71 Costituzione) per una legge di iniziativa popolare che preveda che il numero degli eletti sia proporzionale al numero dei votanti (fatta salva una soglia fisiologica anche alta di non votanti: poniamo il 20%). Al di sotto dell'80% il numero delle poltrone deve diminuire proporzionalmente. Si obietterà subito: sei un ingenuo o un cretino. Chi vuoi che poi in parlamento di questi parassiti della politica (la maggior parte senza mestiere, come D'Alema, Veltroni, Casini, Bossi, tra i più noti) sia disposto ad approvare una legge simile? Rispondo che ogni candidato dovrebbe dichiarare se sia favorevole o non a tale proposta di legge, e il movimento per il PARTITO DEI NON VOTANTI dovrebbe costituire una lista di tutti coloro che si dichiarino contrari o che tacciano rifiutando di rispondere alla domanda. Sentirebbero sfuggirsi la poltrona da sotto il culo.
Il secondo mezzo è strategico nel senso che bisogna riformare la Costituzione per introdurre un referendum che sia anche propositivo di una legge di iniziativa popolare (e non più soltanto abrogativo di una legge esistente) saltando le pastoie della palude del parlamento, dove la maggior parte vota senza nemmeno conoscere il testo della legge che sta votando, limitandosi a prendere ordine dai vertici del partito. In questo modo vi sarebbe una democrazia vera, cioè diretta, e non più rappresentativa, che di fatto rappresentativa non è perché sappiamo tutti che questa gente, una volta eletta, si fa gli affari suoi senza la possibilità di un qualsiasi controllo, essendo l'eletto (per la stessa Costituzione) libero da qualsiasi vincolo di mandato. E' quanto aveva già capito Rousseau nel CONTRATTO SOCIALE, dove spiega che la volontà popolare non può essere alienata trasferendola a dei rappresentanti che, una volta eletti, siano inamovibili perché sottratti ad ogni controllo. E qui torna il discorso di prima perché purtroppo questa maledetta Costituzione è stata blindata con l'art. 138 che prevede che essa possa essere modificata con la maggioranza di 2/3 del parlamento (senza referendum) o con la maggioranza assoluta del parlamento seguita da un referendum di conferma.Dunque non è possibile modificarla con una legge di iniziativa popolare perché non è previsto un referendum propositivo oltre a quello abrogativo.
Nel frattempo bisognerebbe incominciare a non andare a votare perché questi litiganti (ché altro non sanno fare) vengano delegittimati togliendo l'arroganza del potere con una forte astensione dal voto. Potrebbero infatti scoprire di rappresentare non più la volontà di una maggioranza, ma quella della maggioranza di una minoranza di votanti, e perciò privi di rappresentanza della maggioranza della popolazione avente diritto al voto.

CHE VADANO A LAVORARE.

Con una legge di iniziativa popolare sarebbe lo stesso popolo a stabilire l'entità delle loro retribuzioni. Quanta gente non aspirererebbe più alla poltrona sotto queste condizioni. Rimarrebbero solo coloro che avessero veramente una vocazione per la politica intesa come servizio reso ai cittadini e non come corsa sfrenata al potere per godere di privilegi assurdi.
Come mai i radicali, che hanno sempre blaterato di partitocrazia non hanno mai avuto l'idea di proporre un disegno di legge di iniziativa popolare come quella da me qui esposta raccogliendo 50.000 (che raccoglierebbero in un giorno)? Disonesti anch'essi. Pur di avere anch'essi qualche poltrona (come Pannella o la Bonino) si sono sempre messi d'accordo con la partitocrazia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

io sono pienamente d'accordo con lei e l'idea di creare un partito dei non votanti mi piace molto.

Ado