domenica 31 luglio 2011

SALVATAGGIO DI UNA BALENA CHE RINGRAZIA DANZANDO I SALVATORI

31/07/2011 - SOCCORSA DA UN ECOLOGISTA: MAI PROVATA UN'EMOZIONE SIMILE

California, balena liberata
danza per i suoi salvatori

La "danza" della balena Valentina finalmente libera

Valentina stava morendo

soffocata nella rete
di un pescatore

GLAUCO MAGGI
new york

Storia di mare, con coda di balena raggiante e grata verso i suoi salvatori, al largo della costa californiana. Sono gli estremi del mondo marino. Ma se gli squali evocano terrore, non si deve per forza andare allo zoo per vedere delfini che flirtano con gli umani che li addestrano per profitto.

Può capitare d'essere in gita al largo per ammirare le balene a casa loro, e ritrovarsi a fare un'opera buona e venire ricompensati da uno show privato e toccante. Come a Michael Fishbach, cofondatore del gruppo, guarda caso, per la protezione della balena, «The Great Whale Conservancy». In vacanza con amici nel mare di Cortez per fotografare cetacei, Fishbach ha notato una megattera (humpback whale, o balena con la gobba) affiorante ma immobile, in apparenza morta. Tuffatosi per verificare da vicino le sue condizioni, l'animalista ha visto subito che la balena era paralizzata da centinaia di metri di rete da pesca, ormai incapace di muoversi e quasi di respirare.

Dopo averla trascinata vicino al natante, il gruppo ha iniziato una frenetica corsa contro il tempo per liberarla dai fili, tagliando le maglie con un piccolo coltello. Riacquistata parzialmente una certa libertà di movimento, la megattera s'è messa a nuotare, trascinandosi la barca tra le risa dei suoi nuovi amici. Fiacca per la prigionia e affaticata, la balena s'è però presto fermata, e ha permesso a Fishbach di proseguire nel taglio della rete fino alla completa liberazione.

Valentina, questo il nome che le è stato attribuito dal giorno in cui è avvenuto il suo salvataggio, ha improvvisato all'istante uno spettacolo per esprimere «la sua gioia, se non addirittura per ringraziarci», ha commentato Fishbach: 40 balzi e tuffi fuori dall'acqua, torsioni e controtorsioni in cui ha scacciato la paura di soccombere, e ha «ritrovato» la sua energia dopo la lunga tortura dell'immobilità. «Quando nuotavo al suo fianco i nostri occhi si sono incrociati, non c'erano parole che potevamo scambiarci ma volevo farle sapere che eravamo lì per aiutarla», ha raccontato Fishbach. «Ho fatto fatica a stare concentrato perché quasi sopraffatto dalla vista d'una bestia bellissima ed enorme (in media il peso è di 45 tonnellate e la lunghezza sui 15 metri, nda) intrappolata e vicina alla morte. E ammetto d'aver avuto paura perché sapevo che era impaurita ed esausta e poteva uccidermi se avesse avuto una reazione da panico contro di me».

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