domenica 27 novembre 2011

A CHE SERVE CREDERE IN DIO? A NULLLA. VE LO DIMOSTRO CON "ADDIO A DIO"

inviata a cardinal.martini@corriere.it

Sta per uscire il mio libro intitolato ADDIO A DIO. Sottotitoli: Dialogo con Dio (la trinità) chiedente perdono. "Beati coloro che NON credono in Dio se...Essi saranno i primi nel regno dei Cieli". Una conclusione tratta da una nuova lettura, esoterica, ma documentata e dettagliata, di tutti i più importanti passi delle Epistole di S. Paolo e dei Vangeli.
Questa è la migliore risposta al cardinale Martini .E a quelli che gli scrivono.
Per essere "giustificati" basta il rispetto della legge naturale (S. Paolo, Lettera ai Romani, 2,6). Se si crede in Dio si è solo degli opportunisti. Bisogna vivere rispettando la legge naturale (da cui deriva il diritto naturale, fondamento della giustizia) e pensando che Dio non esista (tamquam Deus non esset). Allora, se Dio esiste, si avranno maggiori meriti di fronte a lui rispetto ai credenti, che credono per timor di Dio o per chiedere delle grazie (tramite la Madonna o i santi). Ma tutto (con la cosmologia e la biologia evoluzionistica) congiura contro l'esistenza di Dio, contro un disegno intelligente della natura.

Lettere al Cardinal Martini

Vivere con la fiducia dentro il cuore
ecco la vera ragione per cui crediamo

Lettere al Cardinal Martini

Vivere con la fiducia dentro il cuore
ecco la vera ragione per cui crediamo

Eminenza, mi chiamo Luca e ho 25 anni. Come tanti, sin da bambino ho ricevuto una istruzione cattolica, frequentando il catechismo e ricevendo i sacramenti. Fin lì, la fede mi sembrava chiara e semplice. E credevo veramente. Tuttavia, crescendo, soprattutto leggendo (tanto) sia per studio sia per diletto, tutti quei ragionamenti così semplici sono diventati d'un tratto impervi. La fede, se vuole infantile, ha ceduto il passo a una razionalità più matura, figlia della filosofia appresa sui libri e delle esperienze (comuni a tanti) di vita. Perché questo? Perché è così difficile credere? Ecco perché per me oggi credere significa interrogarmi, studiare, riflettere, meditare. Non riesco a professarmi non credente, ma non riesco più nemmeno ad abbandonarmi all'abbraccio del Signore come lei ci suggerisce di fare.
Luca Gamberini, Bologna

Premetto che ho fatto otto anni presso l'Istituto Gonzaga di Milano, pagando fior di rette e studiando la vostra cultura giudaico-cristiana da Dante Alighieri al Manzoni per finire con la Dottrina di Sant'Agostino e San Tommaso D'Aquino. Fatta questa premessa, dati gli ultimi eventi internazionali dove l'italiano medio non riesce a tirare la fine del mese, avere un figlio, una famiglia rappresenta un bene di lusso e un bilocale è un sogno di mezza estate e via dicendo... vedo che voi Eccellentissimi Servi di Dio - con la S maiuscola - non solo vestite con la tunica da migliaia di euro da 2000 anni a questa parte, ma siete padroni del 25% del patrimonio immobiliare italiano.
P.S. Suggerisco la reintroduzione delle Tasse di Leone X per pagarsi la salvezza dell'anima.

Enzo Minacapilli, Cassina de' Pecchi (Milano)

La vita eterna: me ne parlavano quando andavo a scuola dai Salesiani. Ascoltavo forse un po' annoiato. Però, evidentemente, le parole hanno lavorato in quello che chiamiamo subconscio. A 55 anni rappresentano per me (quando parlo con me stesso in silenzio) un concetto, una speranza, un'emozione. Fatti attraversare dal dolore, mi ha detto una volta mia madre mentre soffrivo. Spero di esserci riuscito. Sicuramente l'articolo che lei ha scritto in proposito mi aiuta a capire che l'essenza della vita dovrebbe essere quella di dedicarla agli altri. Però, quanto è difficile! Sto cercando.
Marco Gregoretti, Milano

Ho 45 anni, sono sposato, ho tre figli. Ho affidato la mia vita totalmente a Dio Nostro Padre e nelle preghiere chiedo sempre di guidare le mie azioni. Nonostante diverse tribolazioni, mi sono sempre ritenuto un protetto perché sono sempre riuscito a superare tutte le avversità. Ma il 3 gennaio 2011 è successa una tragedia che non mi ha fatto perdere la fede ma mi ha lasciato una profonda tristezza e desolazione che grazie all'aiuto di Dio cerco dei superare. Mio padre, uomo buono e mite che pregava tanto, all'età di 76 anni in seguito a una lunga depressione ha deciso con un gesto insano di porre fine alla sua vita terrena. Sono certo che Dio lo ha perdonato. Affido il mio dolore a Gesù.
Antonio Mancuso, Roma

Ho scelto alcune di quelle lettere la cui sostanza si riflette in molte altre. È abbastanza chiaro che le interrogazioni o le inquietudini a riguardo della fede e della Chiesa si riscontrano in tutti noi. Qui si verifica uno di quei casi del comune sentire che avvolge tutti come in una sola nube di linguaggio, che va tenuta presente nel leggere correttamente un testo. Per questo non vado in tilt quando ricevo lettere che mostrano attenzioni o scelte diverse dalle mie. Solo richiedo da tutti un certo rispetto ed educazione, perché gli scivolamenti in questo terreno sono facili.

Che cosa significa credere? Non necessariamente tutte quelle cose che si propone di fare il primo corrispondente, come studiare, leggere, riflettere ecc., anche se una certa attività mentale è caratteristica di molti che la vita pone di fronte a decisioni gravi. Ma l'atto di fede è molto più semplice. È un atto in cui l'uomo manifesta che il suo riferimento assoluto è Dio. Allora perché è tanto difficile? Forse perché nel cuore c'è un qualcosa che non inclina a sottoporsi «al disonor del Golgota»? La prima delle lettere che abbiamo scelto ci mostra ciò che avviene quando la fede di un fanciullo si incontra con una razionalità un po' sofisticata. Luca, ti chiederei di mettere tra le tue letture anche qualcosa di quanto hanno scritto, negli ultimi decenni, riguardo alla fede. Troverai un atteggiamento di rispetto e di serietà, che qualche volta mancano in coloro che scrivono contro. Pur con la massima buona volontà non si può non riconoscere che le accuse portate alla Chiesa da Enzo sono esagerate e che esse non sarebbero prese sul serio da nessun conoscitore della materia. Per esempio, non so che cosa sia la tunica costosissima portata da duemila anni dagli addetti al lavoro.

Quanto all'accusa riferita al patrimonio immobiliare italiano, al di là della verità delle cifre, ci vuol poco per capire che la Chiesa non è come una società anonima. I possessi appartengono dunque a quei cittadini, o gruppi di cittadini, che ne esigono un provvido uso. Per la maggior parte si tratta di chiese, che servono ai fedeli e come tali vanno custodite e difese.

A Marco, che sta cercando, auguro di comprendere che la fede non è né un concetto né una speranza e neppure un'emozione, ma è fondata saldamente sulla promessa di Dio. Noi viviamo di fiducia fin dalla nascita. Senza questa fiducia di fondo non potremmo sopravvivere.

Vorrei poter consolare con parole appropriate il carissimo Antonio; ma vedo dalle sue parole che egli appare come un uomo buono, mite e orante a imitazione di suo padre. Affidi il suo dolore a Gesù, che sarà per lei un buon maestro.


27 novembre 2011

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