giovedì 17 novembre 2011

LETTERA A GIULIANO FERRARA

Caro Giuliano Ferrara

Mi ha sorpreso quanto ho letto di lei su wikipedia
Egli (Ferrara) ha riconosciuto che attorno ai vent'anni, tre sue partner ricorsero all’aborto[39]. Ferrara, a proposito di questi aborti, ha dichiarato: «Io sono stato per tre volte un mascalzone e un peccatore. Tre bambini non sono nati perché le loro madri hanno rifiutato la maternità ed io mi sono voltato dall’altra parte. Questo è indegno»[40].

Facciamo un po' di analisi logica. Si dice che la vita è un bene, e per questo si usa l'espressione "il dono della vita" Questa è la più grossa stronzata linguistica che esista. Nel senso di Harry G. Frankfurt ( Stronzate, Rizzoli 2005). Le menzogne sono frasi che sono dotate di senso ma risultano false alla verifica. Le stronzate sono luoghi comuni di dire privi di senso linguistico. Se la vita fosse un bene dovrebbe poter essere donata. Ma dica lei a chi possa essere donata se manca il ricevente. Chi sarebbe il ricevente? Uno dei 200-300 milioni di spermatozoi di una sola eiaculazione? Ha mai pensato che tutti gli altri spermatozoi sono destinati a morire subito non essendo riusciti ad arrivare all'ovulo prima di quell'unico che vi è arrivato (raramente più di uno in parti gemellari). Nasciamo tutti da una tremenda selezione naturale. Era forse un destino segnato da un disegno intelligente che vi arrivasse quello spermatozoo invece che un altro? Chi asserisse ciò sarebbe fuori di testa. In ogni caso lo spermatozoo non può essere il ricevente della vita perché non è un soggetto. Non lo sarebbe nemmeno l'ovulo appena fecondato dallo spermatozoo. Tanto meno lo può essere lo spermatozoo, che non ha chiesto di unirsi all'ovulo al prezzo della morte di centinaia di milioni di altri spermatozoi che sarebbero rimasti vivi nei testicoli. DUNQUE MANCA IL RICEVENTE. Se manca il ricevente la vita non può essere un dono. E poiché il bene deve poter essere donato la vita non può essere nemmeno un bene. Allora è meglio il suicidio? NO. Non dico questo. Una volta nato ogni essere vivente tende naturalmente verso il suo benessere come allo scopo della sua vita (Aristotele, Etica nicomachea, I). Ma la condizione è che sia prima nato. La vita appare di per sé un bene (anche prima della nascita), nel senso che si pensa che sia meglio nascere che non nascere, solo perché, una volta nati, la morte appare il peggiore dei mali (Thomas Hobbes, prefazione al De cive). E perché non si ha il coraggio di dire che donando la vita si dona la morte? Vi è qualcuno a cui piaccia la morte? Forse a qualche fanatico islamico che si fa esplodere. Credo che della morte abbiano avuto paura anche i maggiori santi della Chiesa. Figuriamoci i non credenti, che hanno come unica prospettiva il ritorno nel nulla. Dunque che ci si guadagna a nascere se non l'essere costretti a vivere distraendosi ogni giorno dal pensiero del ritorno nel nulla? Credo che la gente faccia figli unicamente o per sbaglio o per darsi l'illusione di avere uno scopo nella vita creandosi delle responsabilità nei riguardi dei figli. E così continua la corsa a staffetta in cui ognuno consegna al figlio il testimone della morte. Un credente potrebbe pensare che sia meglio nascere perché almeno quelli che lo meritano, possono guadagnarsi una vita di spirito e di beatitudine dopo la morte. Ma io mi domando in che cosa possa consistere questa beatitudine eterna se non in una vita di noia senza emozioni, senza progetti, senza sesso. E mi lasci aggiungere che una vita ultraterrena fatta solo di spiriti umani mi farebbe schifo. Non potrei rivedere e rinnovare i contatti con i miei grandi affetti che sono stati i cani e i gatti. E perché negare l'immortalità anche a tutti i poveri animali che sono stati uccisi dagli uomini in tutti i modi, a incominciare da tutti gli animali schiavizzati negli allevamenti di morte per finire uccisi nei mattatoi e nelle mense di coloro che si cibano di essi da "pasticceri di cadaveri" (Plutarco, neoplatonico)? Ma allora dovrebbero essere immortali anche tutti gli animali, comprese le schifose zecche, le pulci, le zanzare e via dicendo? E sì, data l'evoluzione biologica da una comune origine di tutte le forme di vita. E perché escludere dall'immortalità anche i batteri? Non è forse dalla simbiosi di alcuni batteri che si è formata CASUALMENTE dopo circa tre miliardi di anni la cellula eucariotica, senza la quale la Terra sarebbe ancora abitata solo da batteri e alghe verdi-azzurre (procariotidi e monocellulari)? A pensarci bene una simile eternità, pur di beatitudine, rimane spaventosa. Tanto più se contempla solo l'esistenza di spiriti umani, così povera rispetto alla molteplicità delle forme di vita sulla Terr.a. Un filosofo positivista (Ludwig Buchner, Forza e materia) scrisse: "è più tremendo il pensiero che dopo la morte vi è il nulla o non è più tremendo il pensiero che dopo morti non possiamo più morire?". E poi perché vivere continuamente senza avere alcuna certezza che esista una vita dopo la morte? Sfido anche i più forti credenti a non avere dei dubbi. Anche la più grande fede religiosa non sarebbe fede, ma verità, se non fosse nutrita da dubbi. Ma di un'altra vita dopo la morte non si può avere alcuna verità. Dice Shakespeare che "nasciamo piangendo entrando in un mondo di follia". E non è meglio non entrare nella follia di questo mondo? Era lo stesso pensiero di Leopardi. L'unico rimedio alla follia del nascere fu trovato nell'antichità nella reincarnazione, sia in Occidente con il pitagorismo, con Platone e i neoplatonici, sia in Oriente con il buddismo, dove tuttavia la reincarnazione sembra piuttosto una condanna da cui liberarsi per annullare l'individualità nello spirito del tutto. Il che significa in sostanza aspirare a morire per sempre se si perde l'individualità. Ma in Occidente la reincarnazione conservava l'individualità. I genitori erano solo il mezzo con cui le anime, eterne e non create, si reincarnavano essendo soggette ad un destino, e non alla loro volontà. Plotino, il maggiore filosofo neoplatonico (III sec. d. C.) diceva che prima si moriva e prima ci si reincarnava. Ma lasciamo perdere le fantasie filosofiche. Rimane una cosa certa per chi come Ferrara si è battuto contro l'aborto. Egli non si è reso conto della sua profonda contraddizione. Se è non credente (ateo devoto si definisce) è meglio non nascere per non essere costretti a fare l'esperienza della morte. NESSUNO HA CHIESTO DI NASCERE. Se fosse credente allora non si accorgerebbe della stessa contraddizione in cui cadde Giovanni Paolo II che rivolgendosi alle donne che avevano abortito (Evengelium vitae) disse che i loro mancati figli erano stati accolti "nella gloria di Dio". CHE STRONZATA! Ma allora è meglio essere abortiti. Così si guadagna subito il paradiso e si evita l'esperienza della morte evitando anche il rischio di una pena (temporanea od eterna) da scontare dopo la vita. In fondo che cosa è una vita di sia pure cento anni di fronte all'eternità? Se Ferrara non è ancora convinto legga la famosa Lettera ad un bambino mai nato di Oriana Fallaci. Ci mediti bene sopra. Lei, Ferrara, ha detto di sentirsi colpevole perché si è voltato dall'altra parte tutte e tre le volte che ha lasciato incinta una donna non essendosi opposto a che abortissero. Ma non si rende conto che non opponendosi al loro aborto ha fatto le tre cose più giuste della sua vita? Lei non crede? Allora ha evitato che nascessero tre individui che non hanno chiesto di nascere ed hanno evitato l'esperienza della morte. Lei crede? Allora lei ha tre figli in "Cielo" che ogni giorno la stanno ringranziando perché non si è opposto a che fossero abortiti e sono stati accolti direttamente "nella gloria di Dio" (Giovanni Paolo II). E così lei non si è mai accorto che per un credente l'aborto è una fabbrica di anime beate. Lei nel 2008 sbagliò tutto.Avrebbe dovuto dar luogo ad una lista elettorale per la beaitudine eterna scrivendo: ABORTO? SI' GRAZIE. Ma non se ne è reso conto perché rimasto vittima dei luoghi comuni. Delle stronzate.
E' in corso di stampa un mio libro intitolato ADDIO A DIO. Sottotitoli: Dialogo con Dio chiedente perdono. Beati coloro che non credono in Dio se...Essi saranno i primi nel regno dei Cieli. E'scritto da un agnostico-ateo che fa finta di credere dialogando con la trinità, che lo induce in sogno a rimanere agnostico per avere maggiori meriti di fronte a Dio. Infatti gli atei-agnostici, se rispettano la giustiza, avranno meriti maggiori di chi la rispetti soltanto per avere dei meriti di fronte a Dio.I credenti sono anche degli opportunisti. Il tutto attraverso una lettura nuova, non essoterica come quella tradizionale, ma esoterica, attenta e dettagliata, di tutti i più importanti passi delle Epistole di S. Paolo e dei Vangeli.
Caro Ferrara, io sono stato coerente per tutta la vita. Non ho voluto figli e ho fregato sempre le donne evitando di farmi fregare dal loro istinto di maternità. Mi è sempre piaciuta la fica ma mi ha terrorizzato sempre quel che ne potesse uscire contro la mia volontà. Vivo aspettando la morte. Ognuno vive aspettandola anche se cerca di distrarsi per non pensarci. E ha fatto bene Berlusconi distraendosi con la politica e con le donne. Erano tutti e due delle scuse per non pensare alla morte e non sentirsi prossimo ad essa con l'età. Ma nessuno l'ha capito. Io sì. Infatti ho pubblicato un libro intitolato IO NON VOLEVO NASCERE. UN MONDO SENZA CERTEZZE E SENZA GIUSTIZIA. FILOSOFI ODIERNI ALLA BERLINA. Si istruisca. E' un libro autobiografico, scientifico, filosofico, storico e religioso. Io non ci guadagno nemmeno un centesimo perché ho rinunciato ai diritti d'autore. Ma mi lasci concludere, come ho scritto nel mio libro: maledetti quei due che mi hanno fatto nascere.Solo per gli animali non umani la vita ha un senso perché non si pongono la domanda "che senso ha la vita?"

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