lunedì 23 aprile 2012

EDOARDO BONCINELLI, LA SCIENZA NON HA BISOGNO DI DIO. MA DIO (SE ESISTE) NON HA BISOGNO DELLA SCIENZA

Leggendo le recensioni sull'ultimo libro di Edoardo Boncinelli La scienza non ha bisogno di Dio  ho pensato di allungare il titolo per completarlo. Avrei potuto aggiungere scherzosamente ma Dio non ha bisogno di Boncinelli. Ma sarebbe troppo polemico e Boncinelli non merita che gli si faccia dell'ironia perché è uno scienziato degno di stima. E il suo libro non è nemmeno antireligioso. Dice puramente la verità. La stessa verità che Laplace disse a Napoleone che gli aveva domandato come mai nei suoi trattati di fisica non apparisse Dio. Laplace gli rispose: non ho mai avuto bisogno di questa ipotesi. Forse sarebbe meglio completare il titolo del libro di Boncinelli scrivendo ma Dio non ha bisogno della scienza. Intendendo dire che la scienza non può rispondere a tutte le domande che si pongono al limite della conoscenza, come nella cosmologia. Partendo dalle recensioni del libro di Boncinelli sono arrivato al sito di Enzo Pennetta e da qui (non ricordo come) al sito di UCCR(Unione Cristiani Cattolici Razionali) e ho letto l'articolo del cattolico prof. Masiero (fisico teorico dell'Università di Padova) sulla pretesa di Hawking di spiegare la creazione dal nulla. Vi sono 131 commenti all'articolo di Masiero. Avrei voluto lasciare il mio ma non vi sono riuscito. Come mai non è possibile aggiungere altri commenti?  
Anch'io, pur agnostico, considero, come il prof. Masiero, S. Tomaso, se non il maggiore, uno dei maggiori  filosofi (se li si vuole contare con cinque dita). Riconobbe che è impossibile dimostrare la creazione dal nulla. Essendo agnostico (l'ateismo è una sorta di dogmatismo al contrario) è tutta la vita che mi tormento a causa di certezze sulla verità dell'universo (o pluriverso). Mi sono occupato anche per tanti anni di biologia evoluzionistica (scrivendo Biologia e filosofia. Origine della vita ed evoluzione biologica. Casualità e necessità, 1999, pagine 518 nel Quaderno n. 43 degli Annali della Facoltà di Scienze della formazione di Cagliari). Tutta la mia esposizione (comprendente anche la teoria dell'origine della vita di Mario Ageno) è fondata su una concezione neodarwiniana a causa dell'incidenza determinante della casualità. Ma il fatto è che in laboratorio non si è mai riusciti a riprodurre artificialmente un DNA senza usare uno stampo precedente (batterio e virus). Ricordo gli esperimenti di Stanley Miller del 1953 sottoponendo a scariche elettriche una miscela di acqua, metano, ammoniaca e idrogeno molecolare, riproducente l'atmosfera primitiva e da cui ricavò una percentuale di amminoacidi. Esperimento ripetuto da Leslie Orgel nel 1974. Altro esperimento fu quello di Sol Spiegelmann, che privò un virus del suo rivestimento proteico inserendogli un meccanismo di replicazione diverso da quello che il virus avrebbe preso dalla cellula e aggiunse in provetta ua soluzione di nucleotidi liberi alimentanti l'acido nucleico dell'RNA del virus. Il risultato fu che il virus incominciò a replicarsi dando origine a virus mutanti per errori di copiatura della sequenza nucleotidica e non aventi più bisogno del meccanismo di replicazione che gli era stato inserito. Aggiungendo del veleno si notò che la replicazione diminuiva ma sui virus mutanti agiva una selezione naturale che lasciava sussistere dei virus resistenti al veleno. Vedere su questi esperimenti il commento di Freeman Dyson (L'origine della vita), che propende per la teoria di Oparin (L'origine della vita) secondo cui la vita ebbe un'origine proteica, con la priorità della formazione degli aminoacidi rispetto a quella degli acidi nucleici del DNA). Manfred Eigen (Il gioco), che sostiene la priorità della formazione del DNA, invece di un virus usò dei nucletidi liberi a cui aggiunse un meccanismo di replicazione e si formò una molecola di RNA per fasi successive di una evoluzione graduale cumulativa regolata dalla selezione naturale. Da questi esperimenti possono trarsi le seguenti considerazioni. 1) Sinora non si è riusciti a creare in laboratorio un essere vivente partendo da sostanze inorganiche. Si è riusciti soltanto a modificare un organismo come il virus partendo da un altro virus od ottenendo un RNA con dei nucleotidi (che sono componenti primordiali dell'RNA e del DNA). Ma non si è ancora riusciti a ricavare un RNA o DNA da sostanze inorganiche. Il tanto decantato da Boncineli esperimento di Craig Venter, che avrebbe mutato il DNA di un virus  non apporta dunque alcunché di nuovo. Non è stato infatti creato un virus  ma ne è stato modificato un altro. Ciò potrebbe andare a favore di chi afferma un'origine non naturale della vita. 2) Ma a favore della mancanza di un disegno intelligente della natura vi è l'osservazione che la selezione naturale agisce sin nella replicazione dei protorganismi, le cui mutazioni appaiono come derivanti da errori di copiatura. Vi è dunque un punto debole in ogni teoria sull'origine della vita, anche se vi sono tanti argomenti che congiurano contro un disegno intelligente della natura, anche a causa di tutte le estinzioni che si sono avute. Se non ricordo male (non voglio andare ora a riprendere il mio libro) quelle esistenti sono circa il 2% di quelle che sono esistite. E tuttavia vi è stato un grande zoologo cattolico come Pierre Grassé che (L'evoluzione del vivente) non ha rininciato a criticare l'evoluzione darwiniana sulla base di una concezione finalistica dell'evoluzione basata sul concetto di "ideomorfi", nel senso che la natura avrebbe percorso degli stadi predeterminati da una sorta di idee platoniche che erano già incluse potenzialmente nei protorganismi, anche se Grassé, considerando tutte le estinzioni, per esempio quella dei mammaliani (nella fase di passaggio dai rettili ai mammiferi) scrive che è meglio rinunciare atrovare Dio nella natura perché ne ricaveremmo una sorta di semidio, un ectoplasma di divinità. Un noto genetista, Giuseppe Sermonti, antidarwiniano, considerò le specie come modelli di sviluppo di archetipi preesistenti inclusi in un piano organizzativo. Non si può tacere degli aggiustamenti strutturalistici alle teorie neodarwiniane portate dai morfologi come Bateson, Goodwin e Webster, che ritengono che l'evoluzione sia soggetta a strutture morfogenetiche che non sono derivabili dalle informazioni del DNA. Le forme degli organismi in questo senso sarebbero degli "universali biologici".
Ai sostenitori di un disegno intelligente faccio notare, tra tante altre cose: 1) Se 65 milioni di anni fa non fosse caduto un meteorite nella penisola dello Yucatan (Messico) con la conseguenza di una glaciazione che fece sparire i grandi rettili non vi sarebbe stata l'evoluzione dei mammiferi e la conseguente comparsa ultima dell'uomo. E chi scagliò il meteorite? Dio? Forse per abbreviare il corso dell'evoluzione? 2) All'inizio dell'espansione dal supposto Big Bang dopo il punto di singolarità (massima concentrazione di energia) prevalse la materia sull'antimateria (riscontrabile oggi solo nei raggi cosmici o nelle particelle sottoposte ad alte energie). Si sarebbe formato il nostro sistema solare se invece della materia fosse prevalsa l'antimateria? O fu Dio a far prevalere la materia? I credenti debbono rispodere anche a questa domanda.
Come si vede, vi sono argomenti contro un disegno intelligente e non casuale della natura, ma è anche vero che non tutto la scienza può spiegare ai limiti della conoscenza dell'universo. Mi sovvengono alcuni versi del Carducci: "Meglio era sposar te bionda Maria, meglio oprando obliar, senza indagarlo, questo enorme mister dell'universo".       
Ma a parte le dispute scientifiche, si deve aggiungere che la selezione naturale è, da un punto di vista umano, così crudele che è difficile pensare ad un Dio buono e misericordioso come quello che ci è presentato dal cristianesimo. A me la natura appare così mal fatta, con tutte le malattie di origine genetica (indipendenti cioè dall'uomo, pur colpevole dei dissesti ambientali e dell'inquinamento terrestre), che mi diventa impossibile pensare che esista un disegno intelligente. E poi, come ha osservato il matematico Penrose (La strada che porta alla realtà), non è possibile pensare che esista un Dio così sprecone se gli sarebbe bastato, nel gioco dei grandi numeri, creare un universo molto piccolo per creare le condizioni di vita intelligente non soltanto sulla Terra ma anche su altri pianeti di altri sistemi solari.
Fatta questa premessa torno a Boncinelli per dire che ho pubblicato recentemente per l'editore ZONA un libro di 116 pagine intitolato ADDIO A DIO. Sottotitoli: Dialogo con Dio chiedente perdono. "Beati coloro che non credono in Dio se...Essi sarano i primi nel regno dei cieli".IO NON VOLEVO NASCERE (titolo del mio penultimo libro. Sottotitoli: Un mondo senza certezze e senza giustizia. Filosofi odierni alla berlina).               Entrare nel sito dell'editore alla voce ZONA contemporanea per leggere la sinossi e la quarta di copertina. Questo mio libro potrebbe essere complementare a quello di Boncinelli. Se Boncinelli ha voluto asserire una verità arcinota, che la scienza non ha bisogno di Dio (anche perché altrimeti non sarebbe vera scienza) io mi sono dovuto assumere un compito assai più gravoso. Quello di dimostrare che gli atei e gli agnostici non hanno bisogno di Dio per salvarsi l'anima. Sin qui nulla di apparentemente originale. Lo ha detto anche Giovanni Paolo II quando disse che basta essere giusti per salvarsi, ma non accorgendosi che in tal modo non poteva giustificare e rendeva del tutto inutile il suo proselitismo viaggiando continuamente in tutti i continenti e che si condannava alla disoccupazione. Il fatto è che il mio discorso va più avanti nell'affermare che i non credenti che rispettano la giustizia (fondata sul diritto naturale) hanno maggiori meriti di fronte a Dio (se esiste) rispetto ai non credenti. Infatti i non credenti che rispettano la giustizia non sono degli opportunisti come i credenti. Vedere a questo proposito la tesi di Kant sull'imperativo categorico nell'azione morale, che per essere tale deve prescindere dall'esistenza di Dio. Ma la mia tesi è ricavata da una lettura nuova di tutti i passi più importanti delle Lettere di S. Paolo e dei Vangeli. Qui sta la novità. Metto d'accordo i credenti e i non credenti senza nascondere invidia per i credenti se in questo modo riescono a superare la disperazione di un non credente come me di fronte alla prospettiva del ritorno nel nulla. Ché a questo servono le religioni: a porre rimedio alla disperazione del nulla. Ed è per questo che
Certo è che, se esistesse un aldilà, esso sarebbe assai povero rispetto alla Terra se fosse abitato solo da anime umane. E sarebbe anche ingiusto perché non si potrebbero ritrovare quei grandi e sinceri affetti che ci diedero tanti animali non umani che vissero come nostri familiari e spesso furono migliori dei familiari umani. E sarebbe una grande ingiustizia per tutti gli animali che gli uomini hanno sacrificato ai loro interessi ritenendosi padroni della Terra, uccidendoli nella caccia o facendoli nascere in schiavitù per cibarsi di cadaveri dopo avere loro sottratto la breve vita nei mattatoi tra grandi sofferenze.
Io da agnostico ricordo ai cristiani che si cibano di cadaveri un passo della Lettera ai Romani (8,21) di S. Paolo in cui si dice che tutte le creature "saranno liberate dalla schiavitù della corruzione umana per ottenere la libertà propria deifigli di Dio", dopo essere state contaminate "dall'insulsaggine peccatrice dell'uomo", per cui (aggiunge Ugo Vanni nel commento alla Lettera ai Romani, ed. San Paolo) saranno restituite alla loro essenzialità ripagate di tutte le sofferenze causate dallo stato di sottomissione forzata, così da estendere la salvezza al mondo infraumano. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Gentile Professore,
convengo che la scienza non abbia bisogno di Dio e viceversa. Comprendo pienamente la disperazione in cui ci si trova una volta negato Dio. Non capisco perché si possa credere in una qualche giustizia non credendo in un fine dell'esistenza.
Mi sembra che credenti e non credenti tendano ad essere accomunati da una immagine piuttosto banale di Dio. Come dice il Profeta Isaia i pensieri di Dio sono troppo superiori a quelli umani per poter essere rinchiusi in schemi così semplici.
Nell'universo è intrinseca una buona dose di casualità, senza la quale tutto sarebbe rigido e monotono come un orologio. L'universo (e la vita e la cultura e l'arte ...) sono così belli e variegati non perché perfettamente ordinati, ma proprio perché c'è la fondamentale componente casuale nella natura e la libertà umana. Le catastrofi e le sofferenze esistono come conseguenza della casualità nella natura e della libertà dell'uomo. Un Dio infinitamente più sapiente dell'orologiaio del progetto (supposto) intelligente può ben aver voluto questo mondo così ricco e complesso e necessariamente drammatico. Il Cristianesimo ci propone un Dio che ci ama nella sofferenza della nostra autentica libertà e ci propone la salvezza da questa sofferenza nell'amore, non l'automatismo asettico di una macchina perfetta nella quale non c'è sofferenza solo perché tutto è predeterminato e fisso.
Mi pare che anche sul Paradiso le idee siano un po' troppo semplicistiche.

Pietro Melis ha detto...

Avrei preferito che non avese lasciato il commento da anonimo. Tutte le religioni sono nate in epoche di ignoranza. Pertanto non hanno alcuna credibilità. Esse portano al relativismo. Non danno alcuna certezza. Non esistono profeti, esistono solo invasati, come il da lei citato Isaia. La casualità contraddice un disegno intelligente della natura. La catena alimentare preda-predatore non da certamente un'immagine che giustifichi un dio che ami le sue creature. Si può essere sapienti anche nella crudeltà. Jago nell'Otello di Verdi canta l'aria "Credo in un dio crudele...".