Commento pubblicato nel blog di Odifreddi (nel quotidiano La Repubblica) in relazione al suo post del 13 aprile.
Ho distinto due aspetti del fascismo. Anch'io riconosco che
l'aggressione all'Etiopia (stato per di più facente parte della
Società delle nazioni) fu una grave colpa del fascismo, che usò
anche i gas. Che se ne faceva l'Italia dell'Etiopia? Se i soldi
spesi in quella avventura (con Badoglio pomposamente entrante in
Addis Abeba) fossero stati spesi in Italia sarebbe stato meglio.
Quanto all'entrata in guerra, qui le cose sono molto più complesse.
Mussolini sapeva che l'Italia non era preparata per seguire la
follia hitleriana. Ma sembrava che nel '40 la guerra fosse stata
ormai vinta dalla Germania dopo la messa in ginocchio della Francia.
Tra parentesi dico che furono la Francia e l'Inghilterra a
dichiarare guerra alla Germania, che non aveva alcuna rivendicazione
nei loro confronti. E fu Chaim Weizmann a dichiarare guerra nel 1939
contro la Germania a nome di tutte le comunità ebraiche. Dopo di che
gli ebrei furono dichiarati nemici della Germania e chiusi in campi
di concentramento. Lo stesso fecero gli Stati Uniti e il Canada dopo
l'attacco giapponese a Pearl Harbor imprigionando i giapponesi che
risiedevano colà. Pare che Hitler non abbia chiesto l'intervento
dell'Italia perché, se era pazzo, però non era scemo. Sapeva che
l'Italia sarebbe stata una palla al piede. Ho già detto che la
spiegazione deve essere trovata altrove. Probabilmente nelle
pressioni di Churchill su Mussolini, in cui sempre aveva confidato
perché era l'unico che potesse farsi ascoltare da Hitler che l'aveva
sempre considerato (sbagliando) un suo maestro nutrendo sempre per
lui una deferenza. Ma
sembra anche che Churchill volesse preparare una trappola
all'Italia allargando i fronti di guerra per favorire l'ingresso
in guerra degli Stati Uniti.
Churchill, doppiogiochista, promise all'Italia (a spese della Francia) Nizza, la Corsica, la Tunisia, oltre che la Dalmazia. Dal carteggio Churchill-Mussolini (di cui una copia rimane segretata al Quirinale) risulterebbe anche che la Germania avrebbe cercato durante la guerra un'alleanza dell'Inghilterra contro l'Unione Sovietica in cambio della liberazione di un milione di ebrei (e pare che questo fosse il numero complessivo di ebrei internati nei lager).Anche Churchill avrebbe richiesto tale alleanza, costretto poi a rinunciarvi dopo Stalingrado, quando ormai pareva inarrestabile l'avanzata dei sovietici.
Da una lettera di Mussolini a Hitler del 28 febbraio 1945 risulta che Mussolini, al contrario, proponeva a Hitler una pace separata con la Russia per poter concentrare tutti gli sforzi bellici contro gli Alleati. E' ormai noto che Churchill subito dopo la fine della guerra venne più volte a Como sotto falso nome e in veste di pittore con l'unico scopo di impossessarsi di tale compromettente carteggio anche grazie ai servizi segreti britannici. Una storia ancora da chiarire, anche perché segnata da vari omicidi.
Churchill, doppiogiochista, promise all'Italia (a spese della Francia) Nizza, la Corsica, la Tunisia, oltre che la Dalmazia. Dal carteggio Churchill-Mussolini (di cui una copia rimane segretata al Quirinale) risulterebbe anche che la Germania avrebbe cercato durante la guerra un'alleanza dell'Inghilterra contro l'Unione Sovietica in cambio della liberazione di un milione di ebrei (e pare che questo fosse il numero complessivo di ebrei internati nei lager).Anche Churchill avrebbe richiesto tale alleanza, costretto poi a rinunciarvi dopo Stalingrado, quando ormai pareva inarrestabile l'avanzata dei sovietici.
Da una lettera di Mussolini a Hitler del 28 febbraio 1945 risulta che Mussolini, al contrario, proponeva a Hitler una pace separata con la Russia per poter concentrare tutti gli sforzi bellici contro gli Alleati. E' ormai noto che Churchill subito dopo la fine della guerra venne più volte a Como sotto falso nome e in veste di pittore con l'unico scopo di impossessarsi di tale compromettente carteggio anche grazie ai servizi segreti britannici. Una storia ancora da chiarire, anche perché segnata da vari omicidi.
Ho scritto in un mio libro (IO NON VOLEVO NASCERE) che il nazismo fu
la rovina del fascismo e il fascismo la rovina del nazismo. Nessuno
storico l'ha mai detto. Lo dico io per primo. Lo spiego nel prossimo
post ponendomi al di sopra delle parti, guardando la storia nei
fatti e senza dare giudizi, come dovrebbe fare sempre uno storico (e
io non lo sono): spiegare le cause (come fanno gli scienziati) e non
giudicare (secondo giudizi morali).
Secondo post
Secondo post
Si
può dire che il nazismo sia stato la rovina del fascismo perché
Mussolini si fece sedurre dalla vittoria tedesca in Francia per entrare
in guerra nel giugno del ‘40 pur non essendo l'Italia preparata. E questo
dimostra come il fascismo non avesse più altre aspirazioni di guerra nel
1939. A sua volta proprio l’impreparazione dell’Italia fu la rovina del
nazismo in guerra perché lo costrinse ad intervenire ogni volta per
salvare gli impreparati eserciti italiani che, mandati allo sbaraglio da
Mussolini, causarono l’intervento tedesco prima in Grecia (dove la
Germania dovette intervenire per salvare l’impantanato esercito italiano
pur non avendo in Grecia alcun interesse strategico di guerra) e poi in
Africa, dove scriteriatamente il governo fascista mosse guerra
all’Inghilterra invadendo l’Egitto pur non avendo colà alcun interesse,
con la conseguenza di una distrazione in Africa di un esercito di
salvataggio tedesco, sottratto alle operazioni di guerra in Europa e con
la sconfitta evitabile di El Alamein. E la stessa partecipazione
italiana alla spedizione in Russia, non richiesta dalla Germania, si
trasformò in un inutile peso per l’esercito tedesco, costretto perfino a
fornire cibo ai soldati italiani e ad equipaggiarli anche nelle scarpe.
Se gli eserciti tedeschi impegnati in Grecia e poi in Africa (accorsi per salvare gli eserciti italiani) e poi in Italia dopo l’8 settembre de 1943, non fossero stati sottratti alla guerra contro l’Unone Sovietica probabilmente non vi sarebbe stata la sconfitta di Stalingrado (estate 1942-2 febbraio 1943),che fu la vera prima causa della sconfitta finale tedesca. O, per lo meno, avrebbe potuto avere successo la controffensiva tedesca dopo Stalingrado. E se l’altro alleato in Oriente, il Giappone, non avesse bombardato la flotta americana a Pearl Harbor (7 dicembre 1941) gli Stati Uniti, in cui l’opinione pubblica era nettamente contraria all’ingresso in guerra, anche per una diffusa simpatia per la Germania, non avrebbero trovato con Roosevelt la scusa per entrare in guerra. Roosevelt, infatti, doppo avere sempre respinto sin allora le ripetute richieste di aiuto rivolte agli Stati Uniti da parte di Churchill, trovò la scusa, pare ricercata, di rompere gli indugi e incominciare a fornire armamanti all’Inghilterra organizzando nei due anni successivi il piano per attuare lo sbarco in Normandia (6 giugno 1944) aprendo così un nuovo fronte di guerra contro la Germania, già duramente impegnata in Russia. Si considerino le date. Le divisioni tedesche furono impegnate inutilmente in Africa sino alla sconfitta di El Alamein (3 novembre 1942) e alla resa del maggio 1943. Se l’Italia fosse rimasta neurale gli americani non sarebbero sbarcati in Sicilia (9 luglio 1943) e dopo l’8 settembre la Germania non avrebbe avuto bisogno di aprire un nuovo inutile fronte di guerra in Italia. E soltanto per salvare il fascismo, pessimo alleato. La Germania, paradossalmente, perse la guerra soprattutto a causa dei suoi alleati. Bisogna riconoscere che la Germania non si sottrasse mai ai doveri di alleanza con l’Italia, pur ricavando da essa solo conseguenze negative. Certamente il fascismo e il nazismo non sarebbero sopravvissuti a Hitler e a Mussolini, mentre era prevedibile che la dittatura comunista sarebbe sopravvissuta a Stalin. E Churchill, subito dopo la guerra, con lacrime da coccodrillo, disse che sull’Europa “era calata una cortina di ferro” dopo l’occupazione sovietica di metà dell’Europa, con l’insturazione in essa di regimi comunisti.
Se gli eserciti tedeschi impegnati in Grecia e poi in Africa (accorsi per salvare gli eserciti italiani) e poi in Italia dopo l’8 settembre de 1943, non fossero stati sottratti alla guerra contro l’Unone Sovietica probabilmente non vi sarebbe stata la sconfitta di Stalingrado (estate 1942-2 febbraio 1943),che fu la vera prima causa della sconfitta finale tedesca. O, per lo meno, avrebbe potuto avere successo la controffensiva tedesca dopo Stalingrado. E se l’altro alleato in Oriente, il Giappone, non avesse bombardato la flotta americana a Pearl Harbor (7 dicembre 1941) gli Stati Uniti, in cui l’opinione pubblica era nettamente contraria all’ingresso in guerra, anche per una diffusa simpatia per la Germania, non avrebbero trovato con Roosevelt la scusa per entrare in guerra. Roosevelt, infatti, doppo avere sempre respinto sin allora le ripetute richieste di aiuto rivolte agli Stati Uniti da parte di Churchill, trovò la scusa, pare ricercata, di rompere gli indugi e incominciare a fornire armamanti all’Inghilterra organizzando nei due anni successivi il piano per attuare lo sbarco in Normandia (6 giugno 1944) aprendo così un nuovo fronte di guerra contro la Germania, già duramente impegnata in Russia. Si considerino le date. Le divisioni tedesche furono impegnate inutilmente in Africa sino alla sconfitta di El Alamein (3 novembre 1942) e alla resa del maggio 1943. Se l’Italia fosse rimasta neurale gli americani non sarebbero sbarcati in Sicilia (9 luglio 1943) e dopo l’8 settembre la Germania non avrebbe avuto bisogno di aprire un nuovo inutile fronte di guerra in Italia. E soltanto per salvare il fascismo, pessimo alleato. La Germania, paradossalmente, perse la guerra soprattutto a causa dei suoi alleati. Bisogna riconoscere che la Germania non si sottrasse mai ai doveri di alleanza con l’Italia, pur ricavando da essa solo conseguenze negative. Certamente il fascismo e il nazismo non sarebbero sopravvissuti a Hitler e a Mussolini, mentre era prevedibile che la dittatura comunista sarebbe sopravvissuta a Stalin. E Churchill, subito dopo la guerra, con lacrime da coccodrillo, disse che sull’Europa “era calata una cortina di ferro” dopo l’occupazione sovietica di metà dell’Europa, con l’insturazione in essa di regimi comunisti.
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