martedì 17 aprile 2012

IL CAMALEONTE NAPOLITANO E LA STORIA ANCORA DA RISCRIVERE

Ho lasciato il seguente commento nel blog di Odifreddi (quotidiano La Repubblica)
@tonymontana 16 aprile 18,21.

Complimenti per aver detto la verità su Togliatti, che io in un mio libro (IO NON VOLEVO NASCERE) chiamo "Il Peggiore". Fu un individuo totalmente spregiudicato, ignobile. Credendo di poter fare un compromesso per stare al governo si rese responsabile dell'inserimento nella Costituzione dei Patti Lateranensi fascisti contro la volontà dei socialisti di Nenni, con cui poi, estromesso dal governo, fece il fronte popolare. Come ministro della giustizia volle un'amnistia, ma per salvare tutti quei comunisti che erano responsabili di stragi, anche di partigiani non comunisti, che si opponevano alle armate comuniste jugoslave che stavano occupando l'Istria. Nel 1956 approvò l'intervento dei carri armati sovietici in Ungheria con 20.000 morti. Ma a questo punto, per ragioni di verità storica, non ci si può dimenticare di un altro individuo spregiudicato che, facendo parte della segreteria del P.C.I., servo di Togliatti, disse testualmente che "i carri armati sovietici avevano portato la pace in Ungheria". Questo individuo aveva allora (nel 1956) 32 anni, ed ora ce lo troviamo capo dello Stato: sì, si tratta di Napolitano, di colui che poi per carrierismo si spostò dalla parte di Giorgio Amendola ricliclandosi sempre politicamente e non vi è giorno in cui non parli (come mai altro capo dello Stato, nemmeno Cossiga negli ultimi due anni) per seminare perle della sua "saggezza". Egli sapeva delle foibe, ma non ne parlò mai, sino a quando la questione negli ultimi anni si riaffacciò e allora versò lacrime di coccodrillo. E' lui che ha costretto Berlusconi a far intervenire l'Italia perché partecipasse con la Nato al vigliacco bombardamento della Libia contro lo stesso Statuto della Nato, che prevede l'intervento solo nei casi in cui un suo Stato membro venga aggredito. Con decine di migliaia di civili morti nelle case.
Nel mio citato libro ho rivisitato la storia degli anni 1943-45 in un capitolo intitolato "Rilettura dell'asserita Resistenza con tutti gli eccidi commessi dai partigiani responsabili delle rappresaglie". Sulla base dei documenti e delle varie testimonianze analizzo soprattutto l'attentato di via Rasella che portò alla rappresaglia delle Fosse Ardeatine (a cui scampò mio padre già arrestato e riuscito a fuggire, mentre vi finì un suo compagno arrestato con lui) e la strage di Marzabotto di cui pochi conoscono le cause. Il maresciallo Kesserling, pur non riconoscendo i partigiani come combattenti, mandò una ambesceria al comando partigiano dell'Emilia perché la ritirata dalla linea gotica potesse avvenire pacificamente senza essere sparati alle spalle. Quanti sanno che i componenti dell'ambasceria (13) furono tutti trucidati dai cosiddetti partigiani (tutti comunisti)? Non capitò mai nella storia che gli ambasciatori venissero uccisi. Persino Attila li risparmiò. I partigiani comunisti furono peggio degli Unni. Documento che furono i comunisti a volere la morte dei fratelli Cervi. Espongo le cinque versioni della morte di Mussolini. Ormai è certo che non fu l'oscuro ragioniere Walter Audisio ad ucciderlo perché costui arrivò la sera a Dongo, mentre Mussolini fu ucciso nelle prime ore del mattino. Il più indiziato pare sia Luigi Longo, futuro segretario del P.C.I. Mussolini fu sottratto alla custodia dei partigiani non comunisti (minacciati di morte) che, secondo l'ordine del governo Badoglio, dovevano consegnarlo agli americani. Ma molti comunisti, già compromessi con il fascismo, volevano che Mussolini non parlasse più e venisse privato del compromettente carteggio Churchill-Mussolini, da cui risultava il doppio gioco che Churchill aveva condotto spingendo l'Italia alla guerra per moderare le aspirazioni di Hitler. Doppio gioco che durò anche dopo quando Churchill progettò un rovesciamento delle alleanze per frar fronte comune con la Germania contro Stalin. Progetto abbandonato dopo Stalingrado. Tornando alla morte di Mussolini, è certo (sulla base di una perizia necroscopica fatta da un medico legale, di cui riporto il nome nel libro) che Mussolini e la Petacci furono uccisi nudi, poi rivestiti e successivamente mitragliati perché il numero dei fori sugli abiti risultò inferiore al numero dei fori sui corpi. La Petacci venne prima stuprata e poi violentata con un bastone di scopa in vagina e nell'ano perché dalla perizia nescroscopica risultarono tracce di sperma e lesioni gravi da corpo estraneo. Il comando che partì da Milano perché Mussolini venisse ucciso prima che arrivassero a Milano gli americani fu voluto più di tutti da Sandro Pertini, quello stesso che faceva parte della sedicente Giunta Militare composta da lui, da Bruno Bauer (Partito d'Azione) e da Giorgio Amendola, che organizzarono l'attentato di via Rasella usando come manovalanza Franco Calamandrei, Carla Capponi, Carlo Salinari, che facevano da pali mentre Rosario Bentivegna, travestito da spazzino, metteva la bomba in un bidone della spazzatura. Carlo Salinari me lo ritrovai a Cagliari come professore di letteratura italiana. Espongo poi le sentenze contrastanti tra i Tribunali militari (che non riconobbero l'attentato come un'azione di guerra) e i Tribunali civili (compresa la Cassazione) che decisero in senso contrario rifiutando un risarcimento ai parenti delle vittime delle Fosse Ardeatine. Nell'attenntato di via Rasella vi furono anche vittime civili, tra cui un bambino di 13 anni.
Infine espongo la strage di Cefalonia dovuta indirettamente al generale tentenna Gandin che non volle obbedire agli ordini del comando di Atene presieduto dal gen.Vecchiarelli che aveva comandato di consegnare le armi ai tedeschi per evitare rappresaglie, mentre poi arrivò in ritardo l'ordine di Badoglio di non consegnarle. E alcuni ufficiali presero la decisione, contro la volontà di Gandin, di sparare contro i tedeschi. Gandin, filonazista che aveva ricevuto una decorazione dai tedeschi sul fronte russo, fu fucilato insieme ai superstiti di coloro che avevano mosso guerra agli ex alleati tedeschi perché considerati traditori, mentre coloro che si erano astenuti dall'azione di guerra vennero risparmiati e considerati prigionieri di guerra. A Corfù non vi fu alcun fatto di sangue perché i militari italiani evitarono di muovere guerra contro i tedeschi e consegnarono le armi.
La storia che si insegna nelle scuole e di cui si fa ancora oggi propaganda attende di essere riscritta perché cessi di essere storia ideologizzata, in questo caso nemmeno scritta dai vincitori.

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