mercoledì 5 marzo 2014

LA GRANDE BRUTTEZZA

Il film di Sorrentino è solo una grande cagata, che immeritatamente ha vinto il premio Oscar. Un Sorrentino che era un accozzato di ferro soprattutto da parte del potente Renzo Piano, il boss dell'archittetura, che ha ristrutturato il teatro dove vengono assegnate le statuette. Riporto il commento di Giuseppe Iannozzi. Vi sono altri commenti negativi sul blog di Roberto d'Agostino, che ha definito il film "La grande monnezza". 
Nel giudicare un film mi domando: mi piacerebbe rivederlo? Questo è il metro del giudizio. Se non ho il piacere di rivederlo non vi è da sbagliare: il film non merita di essere rivisto. Non sarà forse un capolavoro della storia del cinema, ma ricordate il film di Totò dove vi è la dettatura della famosa sgrammaticata e asinttatica lettera? Non mi sono mai stancato in ogni occasione di rivedere qulla scena. E sentire che a Milano "quando c'è la nebbia non si vede e pertanto la nebbia c'è ma non si vede" è un capolavoro di logica da matti. Ma, passando a films seri, rivedrei volontieri molti films di Ingmar Bergman come Il posto delle fragole o Il settimo sigillo. Ma anche alcuni films di Alberto Sordi. Ma un vero capolavoro nella ricchezza dei dialoghi è Scene da un matrimonio di Bergman. Dopo aver visto La grande bellezza non ho provato il desiderio di rivederlo nemmeno dopo qualche anno. Mi è rimasta impressa solo una frase che riguarda l'imbarazzo del vivere. Che mi riporta al mio senso del non senso della vita.     

Paolo Sorrentino. Un brutto film e basta


di Iannozzi Giuseppe

pellicola filmIl film di Paolo Sorrentino è noia a tutto spiano. Un bel niente riempito con tanta paccottiglia onirica che ha il solo scopo di far risaltare l’opulenza dell’impianto scenico. La bellezza di Sorrentino è bruttezza politicamente corretta che abbonda di cliché buonisti. Retorica a gogò tanto bella quanto noiosa quella che Sorrentino porta sullo schermo. «Magari ‘La grande bellezza’ si accontentasse di essere un brutto film. E’ piuttosto “un’esperienza emotiva inedita”, come ha scritto Walter Veltroni sul Messaggero di ieri. Parte come film inspiegabile finché, mentre cerchi invano una spiegazione, non ti accorgi che è pure inguardabile, una specie di paradosso visivo considerata la bravura di Sorrentino con la macchina da presa. Ma tutti quei movimenti di macchina, quei piani sequenza mimetici e sinuosi come le spire di un boa, quei primi piani intenti a stanare la mostruosità del quotidiano e l’ambiguità della bellezza, si rivelano altrettanti vicoli ciechi.» (Nanni Delbecchi, recensione su Il Fatto Quotidiano, 17 gennaio 2014)

Rimpiango La vita è bella (1997) di Roberto Benigni. Quella era grande bellezza, una storia dura raccontata con grande acume e delicatezza per descrivere, senza retorica, una tragedia infinita. E non a caso c’era lo zampino del grande Vincenzo Cerami insieme a Benigni. Altri tempi, altro cinema: di qualità e sostanza. Oggi invece la bellezza di un bel niente.
 
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