venerdì 18 aprile 2014

PASQUA DI RESURREZIONE: LA PIU' GRANDE MENZOGNA DELLA STORIA

Tutte le Epistole di S. Paolo (5-67) precedono cronologicamente i Vangeli. Esse vanno dal  53 al 64. Alcuni fanno risalire il primo Vangelo, quello di Marco, al 50, ma è più probabile che sia stato scritto non prima del 70. Si consideri infatti che tutti i Vangeli furono scritti in greco. Marco non fu un discepolo di Gesù. Forse aveva 10 anni quando morì Gesù, ed ebbe forse notizie di lui da sua madre. Fu invece discepolo di Paolo, che ben conosceva il greco. E' pertanto probabile, ma non certo, che il Vangelo di Marco sia stato scritto dallo stesso Marco. Mentre è più probabile che il Vangelo di Luca, discepolo stretto di Paolo, sia stato scritto da Luca, a cui dunque bisogna attribuire, ma con riserva, la conoscenza del greco. E' invece da escludere che siano stati Matteo e Giovanni, discepoli di Gesù, gli autori dei Vangeli ad essi attribuiti. Infatti, essendo stati discepoli diretti di Gesù, non potevano conoscere il greco. Alcuni esegeti affermano che il Vangelo di Marco sia la prima fonte del Vangelo di Matteo. Ma da ciò che ho imparato, in base ad alcuni studi che ho fatto, risulta che in origine vi sia stata un'unica fonte di tutti i Vangeli, e questa fonte sarebbe un Vangelo di Matteo scritto in aramaico, non pervenutoci, ma di cui si dà notizia nei primi padri apologeti. In questo protovangelo in aramaico Gesù appare solo come messia e non come figlio di Dio, quale poi verrà riconosciuto nei 4 Vangeli canonici. Esisteva dunque una tradizione orale che poi si innesterà nella predicazione di Paolo. Da questo connubio nacquero i 4 Vangeli. Quello di Giovanni, l'ultimo, è quasi unanimamente riferito all'anno 100. Anche per questo motivo è impossibile che sia stato scritto dal discepolo Giovanni, che nell'anno 100 sarebbe risultato ultracentenario. Si noterà che in nessuna Epistola Paolo fa riferimento ai miracoli attribuiti a Gesù. La data della sua conversione viene fatta risalire all'anno 30, quando Gesù era già morto. Si consideri infatti che Gesù nacque nel 4 a.C. Solo per uno sbaglio di Dionigi il piccolo la data della nascita fu postdatata di 4 anni. Paolo non conobbe mai di persona Gesù. Negli Atti degli apostoli, attribuiti per tradizione a Luca evangelista, allievo di Paolo, si racconta la favola di Paolo a cui sarebbe apparso Gesù, ormai morto, sulla via di Damasco. Si dice che gli apparve di giorno con una luce così abbagliante che gli fece perdere la vista per qualche giorno. L'avrebbe recuperata a Damasco dove era stato accolto da una comunità di ebrei convertiti. A Paolo non interessavano affatto i miracoli che venivano attribuiti a Gesù. Per lui l'unico miracolo essenziale era che fosse risorto. Perché senza questo miracolo non avrebbero avuto senso nemmeno quelli che poi gli evangelisti gli attribuirono. "Se Gesù non è risorto allora vana è la nostra predicazione e vana è la vostra fede" (Lettera1 ai Corinzi, 15,14). A questo punto aggiungo alcune pagine tratte dal mio libro Addio a Dio.    

S. Paolo (l'ex pluriassassino Saulo, che partecipò alla lapidazione di Stefano, il primo martire cristiano) fu il vero fondatore del cristianesimo, avendo inventato lui la resurrezione di Gesù, pur non avendolo mai conosciuto personalmente, raccontandosi negli Atti degli apostoli che si sarebbe convertito sulla via di Damasco, quando, mentre andava ad arrestare colà i primi cristiani, gli sarebbe apparsa la figura luminosa di Gesù, che gli avrebbe fatto perdere la vista per alcuni giorni.

Le Epistole di S. Paolo furono scritte tutte prima che fossero scritti i Vangeli.

Apollonio di Tiana (I secolo d. C.), educato a Tarso, non si fece convertire da S. Paolo quando lo incontrò. Preferì rimanere legato culturalmente all’India, dove era stato, contemperando la cultura indiana con il pitagorismo. Flavio Filostrato di Lemno, vissuto nel III secolo, fu invitato da Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo, a scrivere la biografia di Apollonio. Egli racconta che Apollonio aveva la fama di essere un mago, di aver fatto molti miracoli e di essere persino risuscitato per dimostrare che l’anima è immortale, ma aggiunge che non vi era in ciò alcunché di vero e che Apollonio era solo un sapiente che ancor giovinetto disse al suo maestro Eusseno di voler diventare pitagorico e gli spiegò: “ ‘Farò come i medici. La loro prima cura è di purgare: prevengono così le malattie o le guariscono’. A partire da quel momento non si nutrì più di carni…si nutrì di verdure e di frutta, dicendo che tutto ciò che dà la terra è puro…e divenne assistente del medico Esculapio” (Vita di Apollonio, I, 7).


E’ evidente che sarebbe stato preferibile che S. Paolo, invece di cercare di convertire Apollonio, si fosse fatto convertire da lui. Quanto sarebbe stata migliore la storia.



Persino un cristiano come Eusebio poteva conservare in una sua opera (Preparazione evangelica, IV, 13) il pensiero di Apollonio in questi termini: “Io credo che si osservi il culto conveniente alla divinità…se al Dio che diciamo Primo e che è l’Uno e separato da tutte le cose e che dobbiamo riconoscere superiore a tutti gli altri non si immolino vittime, non si accendano lampade, non si consacri alcuna delle cose sensibili. Dio non ha bisogno di alcuna cosa…Con lui adopera solo la parola migliore, cioè quella che non esce dalle labbra, e da lui, che è il migliore degli esseri, invoca i beni mediante ciò che in noi v’è di migliore: l’intelletto, che non ha bisogno di alcun organo”. In una lettera (26) delle molte apocrife si legge: “Se gli dèi non hanno bisogno di vittime, che si dovrà fare per avere i loro favori? Credo si debba aver l’animo ben disposto a beneficiare gli uomini per quanto è possibile, secondo i loro meriti”. Apollonio passò alla posterità con la definizione di “Cristo pagano”. Il che sarebbe da ritenersi una grave offesa per Apollonio, non per il Cristo di S. Paolo. Giustamente, infatti, Porfirio oppose la figura di Apollonio a quella di Cristo, ritenendo che Apollonio fosse il vero salvatore. Se si riflette sul fatto che Gesù era un ebreo che non aveva preso mai le distanze dalla Torah, che egli pretendeva, al contrario, di avere completato, si può dire che nessuna vera salvazione poteva venire all’umanità dalla religione ebraica, scuola di macelleria, che portò a ritenere, tramite il cristianesimo, che il Figlio di Dio dovesse essere macellato in croce per redimere l’umanità. Fu il neoplatonismo a salvare in parte il cristianesimo dalla maledizione della Torah, del dio ebraico che maledice e che sparge sangue. Non si trascuri il fatto che Gesù, cacciando i mercanti che sostavano fuori, sotto il colonnato del tempio, accusandoli di averne fatto “una spelonca di ladri”, identificava in realtà la casa di dio con il tempio-mattatoio ebraico. Rimase ebreo.


Ma perché S.Paolo avrebbe inventato la resurrezione di Gesù? Una spiegazione la diede Nietzsche nell'Anticristo, dove non ha come bersaglio Gesù, a cui, anzi, riconosce la coerenza di un messaggio morale fondato sulla non resistenza violenta al male, ma S. Paolo. Scrive infatti Nietzsche: “Prendere per sincero un Paolo, che ebbe per patria la sede principale dell’illuminismo stoico, allorché con un’allucinazione si fabbrica la prova del vivere-ancora del redentore, o prestar fede a quanto ci racconta sul fatto che egli stesso ha avuto quella allucinazione, sarebbe una vera niaiserie da parte di uno psicologo: Paolo voleva il fine, quindi volle anche i mezzi…Ciò che egli stesso non credeva, credettero gli idioti, tra i quali aveva diffuso la sua dottrina. La potenza era il suo bisogno: con Paolo ancora una volta il prete mirò alla potenza – egli poteva utilizzare soltanto idee, teorie, simboli, con cui si tiranneggiano masse, si formano greggi. Quale cosa Maometto si limitò a prendere tardi a prestito dal cristianesimo? L’invenzione di Paolo, il suo espediente per la tirannide dei preti, per accozzare greggi: la credenza dell’immortalità- vale a dire la dottrina del giudizio…Si legga Lucrezio per capire che cosa ha combattuto Epicuro: non il paganesimo, ma il 'cristianesimo'; intendo dire la corruzione delle anime per mezzo dei concetti di colpa, pena e immortalità. Egli combatteva i culti sotterranei, l’intero cristianesimo latente, negare l’immortalità allora era già una redenzione. Ed Epicuro avrebbe vinto, ogni spirito ragguardevole nell’impero romano era epicureo;: in quella apparve Paolo…Paolo, l’odio dei Ciandàla (miserabili) contro Roma, incarnato, fatto genio; il giudeo, l’eterno giudeo per eccellenza…Ciò che egli intuì fu come, con l’aiuto del piccolo movimento settario dei cristiani, si poteva, al margine dell’ebraismo, appiccare un 'incendio mondiale'; come col simbolo di 'Dio in croce' si poteva raggruppare …l’intero retaggio di macchinazioni anarchiche nell’impero…'La salvezza viene dagli ebrei'…In questa intuizione sta il genio di Paolo. Il suo istinto era in questo così sicuro che, con una brutale violazione della verità, mise in bocca al 'salvatore' di sua invenzione le immagini con cui quelle religioni di Ciandàla affascinavano…Questo fu il suo momento di Damasco: egli capì di avere bisogno della credenza nell’immortalità per svalutare il 'mondo', che con il concetto di 'inferno' avrebbe ancora avuto il sopravvento su Roma – che con l’aldilà si uccide la vita…Nichilista e cristiano: si corrispondono tra loro”.1

In sostanza, secondo Nietzsche, il cristianesimo fu una vendetta di quegli ebrei, discepoli di Gesù, che vollero vendicare la sua morte, voluta dai Romani che l’avevano accusato di fomentare disordini promuovendo una sedizione anarchica nei confronti della classe dei sacerdoti ebraici, per cui gli stessi discepoli eressero Gesù trasformandolo in Dio, con cui dominare sul mondo.


1 L’anticristo, §§ 42 e 58