domenica 8 gennaio 2017

J'ACCUSE: LETTERA APERTA A PAPA FRANCESCO

Lei non ha alcunché da insegnarmi perché io sono migliore di lei. E dico ciò prescindendo dalle favole dei Vangeli, di cui lei ha sempre nascosto tutte le contraddizioni. Ha scritto Hegel nei suoi giovanili Scritti sul cristianesimo che uno Stato che mettesse in pratica le norme MORALI dei Vangeli si autodistruggerebbe. Infatti Hegel già allora distingueva tra morale e diritto. D'altra parte la morale evangelica non pretende di dettare norme allo Stato perché altrimenti verrebbe a mancare  qualsiasi giustificazione del premio divino a colui che faccia la carità ("Non sappia la sinistra quel che fa la tua destra"). E già prima di Hegel fu Kant a distinguere tra morale e diritto precisando che l'azione morale deve prescindere dall'esistenza di Dio perché altrimenti l'azione morale non sarebbe autonoma ma eteronoma, cioè dettata da una norma esterna, e non interna, alla coscienza morale. Ma lei pretende di abolire antievangelicamente la distinzione tra morale e diritto. Lei può incantare solo gli ignoranti facendo i soliti sermoni da ignorante parroco di campagna. Lei è un baciabambini che sta cercando di sostituire la dottrina con lo spettacolo degli adulatori della sua persona ridotta a fare l'attore ogni volta che parla. Il suo predecessore non ebbe mai popolarità perché per averla bisogna essere ignoranti o far finta di essere ignoranti. Sta cercando di salvare il cristianesimo facendo spettacolo con le storielle evangeliche senza approfondirne il contenuto mentre poi antievangelicamente chiama i musulmani "nostri fratelli", così favorendo l'invasione islamica. Il suo predecessore fu innanzi tutto un teologo. Non che la teologia possa essere fondamento della fede. Ma almeno Benedetto XVI ha saputo affrontare la problematica biblica, anche se le sue conclusioni sono prive di riscontro storico, come nel suo tentativo di far credere che Gesù fosse vegetariano perché proveniente dalla setta degli Esseni, che pare fossero vegetariani. Ma nemmeno Benedetto XVI ha avuto il coraggio di dire, affacciandosi alla finestra di p.zza S. Pietro, che deve finire l'identificazione del Natale e della Pasqua con una strage di agnelli. Si limitò a dire nell'udienza generale del 7 gennaio 2009 che dopo il sacrificio della Croce non era più necessario identificare il Cristo con l'agnello sacrificale. "Questo rito, quello ebraico del sacrificio degli animali, era espressione del desiderio che si potessero realmente mettere le nostre colpe nell'abisso della misericorda divina e così farle scomparire. Ma col sangue di animali non si realizza questo processo...Con la croce di Cristo il vecchio culto con i sacrifici degli animali nel tempio di Gerusalemme è finito". 
Ma l'animale più timido e innocente della Terra continua ad essere identificato con l'Agnus Dei. Lei è peggio di Benedetto XVI anche per questo, per non avere mai detto che deve finire il vecchio culto da ipocriti del tempio-mattatoio di Gerusalemme, che credevano di redimersi dai peccati scaricandoli sugli animali. Tradizione assimilabile alla tradizione pagana. 
Lei ha scelto come nome Francesco dando ad intendere di voler riprendere il nome di quel di Assisi elogiando il suo Cantico delle creature, ma nascondendo la verità su questo tanto declamato, quanto immeritatamente, santo. Il suo Cantico è un tremendo inno alla concezione antropocentrica della natura, dove le creature sono concepite biblicamente (Genesi) al servizio dell'uomo. Racconta infatti il suo biografo Tomaso da Celano che quel di Assisi era un carnivoro incallito. Un giorno a fra Ginepro che aveva osservato che il Natale cadeva di venerdì e dunque non si poteva mangiare carne il "poverello"  rispose che quel giorno, per  festeggiare la nascita del bambinello,  anche i muri dovevano mangiare carne. Ma gli ignoranti non lo sanno, e lei continua a sfruttare l'ignoranza popolare. Un frate che aveva tagliato una zampa ad un maiale per soddisfare la fame di un mendicante si prese un aspro rimprovero dal "poverello", ma solo perché aveva danneggiato il proprietario del maiale. Incredibile ma vero. Insomma, amava tanto le creature  il "poverello" che se le mangiava con gusto. E lei giustamente ha preso il nome da questo individuo, che mi fa moralmente schifo. Infatti in una intervista ha dichiarato che il suo film preferito è Il pranzo di Babette. E che cosa si mangia in questo pranzo? Brodo di tartaruga e quaglie arrosto. 
D'altronde, che cosa vi era da aspettarsi da chi, come lei, ha reso ufficiale la posizione della Chiesa sugli animali non umani?

Questo significa che anche la vita del peggiore criminale vale sempre più di quella di un innocente agnello.  E ciò che per lo Stato (almeno sulla carta) è reato (il maltrattamento degli animali) per la Chiesa non è nemmeno peccato di cui sia necessario confessarsi.  Ha capito che anche per questo io sono migliore di lei e che lei nulla ha da insegnarmi?
Perché non ha aggiunto che quel di Assisi approvò il programma di sterminio dei Catari (o Albigesi) del papa Innocenzo III? Perché non ha aggiunto che i francescani e i domenicani furono al servizio del tribunale dell'Inquisizione per bruciare al rogo eretici e asserite streghe? Lei non ha mai pensato, né ha mai detto, che vi fu un altro santo di nome Francesco che fu di tutt'altra stoffa, ben lontano dal carnivoro di Assisi: Francesco da Paola (1416-1507) che visse 91 anni e fu sempre vegano e ritenuto protettore (per chi ci crede) dei vegani. Con dignitoso disprezzo.       

Così la sinistra ha pianificato
l'invasione degli immigrati

3 commenti:

Anonimo ha detto...

professore,
lei argomenta in modo razionale e scrive in maniera condivisibile. il punto è che chi gode di visibilità grazie a un certo tipo di populismo è lontano anni luce dalle argomentazioni razionali....soprattutto se quel populismo è infarcito di fede religiosa ! dunque non se la prenda, ma il papa sicuramente non vorrà argomentare con lei...
saluti,
marco

Anonimo ha detto...

Ma ha visto che hanno eletto come Miss Finlandia una nigeriana più brutta della Kienge?!

*Islamofoba Incazzata*

Marcus ha detto...

Caro professore! Bisogna considerare il comportamento di chi consuma carne alla stregua di quello di coloro che buttano il cibo. L'analogia consiste nel fatto che coloro che sprecano il cibo, lo fanno perché attribuiscono uno scarso valore al cibo. Così per i consumatori di carne, che considerano l'animale alla propria mercé in virtù del fatto che attribuiscono scarso valore intrinseco all'animale, cui non riserverebbero la stessa fine se gli attribuissero un valore maggiore, cioè un'intelligenza o sensibilità.
La saluto con cordialità
Marcus