1) Dopo avere superato un concorso di ingresso (magari fortunosamente) possono anche smettere di aprire un libro di diritto. Sono una categoria di ignoranti manovali e non studiosi del diritto. Il diritto civile è così ampio e complesso da richiedere una specializzazione. Questa casta di arroganti pretende di continuare ad essere formata da tuttologi. E' persino permesso di passare dal penale al civile e viceversa senza alcuna previa preparazione. Assurdo. 2) Continuano ad avanzare di grado per sola anzianità rifiutando concorsi e perfino esami. 3) Il CSM è un farsesco organo di controllo eletto dai controllati. Assurdo.
4) Non vogliono il rispetto del principio COSTITUZIONALE dell'eguaglianza dei cittadini di frontte alla legge. Si sottraggono a qualsiasi responsabilità. Le loro vittime debbono essere risarcite dallo Stato (cioè da tutti noi con le nostre tasse).
Sulla mia pelle sto vivendo una vicenda civile allucinante da 13 anni con due sentenze pazzesche in Tribunale (ora sono in Corte d'Appello) per cui ho fatto un esposto a Roma a termini di legge al ministro e al P.G. presso la Cassazione. Se ne fregano. Tanto il CSM (a cui è pervenuto l'esposto) insabbia tutto. Uno di questi due giudici per vendicarsi dell'esposto ha rifiutato di rispettare l'art. 51 n. 3 del C.P.C. spogliandosi di un'altra causa e ha assolto l'ortopedico di Cagliari che nel 2000 mi rese zoppo applicandomi una protesi d'anca in senso contrario. Eppure nella perizia si riconosceva la zoppia. Dopo il secondo intervento all'Istituto Humanitas di Rozzano (Milano) la zoppia è scomparsa. Ho chiesto che fosse integrata la perizia di ufficio per dimostrare che il primo intervento era stato la causa dell'invalidità. Niente da fare. Questo giudice (Mario Farina) ha tenuto anche la seconda causa a sentenza per vendicarsi e ha assolto l'ortopedico condannandomi alla soccombenza nelle spese giudiziarie. Dopo il danno anche la beffa. Ecco perché questa gente non vuole controlli. Sono anche vendicativi. Alfano lasciò un disegno di legge che istituisce un'Alta Corte di giustizia formata per 2/3 da giuristi e avvocati di fama a cui un cittadino possa rivolgersi direttamente per porre sotto processo civile un giudice che abbia fatto una sentenza palesemente aberrante, cioè dettata da "negligenza (ignoranza) o vizi logici inescusabili (cioè incapacità di ragionare)" come recita l'art. 1 dei Provvedimenti disciplinari. Esistenti solo sulla carta perché tali provvedimenti dovrebbero essere presi dal CSM, che non li prenderà mai. I corvi tra loro non si mangiano.
E noi abbiamo una sinistra che difende questa vergognosa casta che si fa padrona, invece che umile servitrice, della giustizia. Che la Milella mediti bene e si dia una regolata. Evidentemente non ha mai avuto a che fare con questa casta di fuorilegge. Non ho mai capito la sudditanza della politica a questa casta di privilegiati fuorilegge (perché si sottraggono all'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge con il permesso della legge comune contro il principio costituzionale).
I commenti sono quasi tutti contro i magistrati. Il che significa che anche a sinistra vi sono quelli che ne ne possono più di questa gente.
Ho aggiunto il seguente secondo commento
@Alfonso (6 febbraio 2012 alle 14:31). Mi spieghi dove stia l'anticostituzionalità di un'Alta Corte di giustizia. Sa che negli Stati Uniti (al contrario di quanto ha scritto krtgdl 6 febbraio 2012 alle 12:23) esiste una Corte di giustizia formata da giudici popolari che possono mettere sotto processo un magistrato che con una sentenza (a parte il dolo) abbia danneggiato un cittadino? Non può essere un giudice togato a giudicare un altro giudice. L'indipendenza della magistratura è garantita quando essa dipenda solo dalla legge. Ma chiunque commetta un grave errore deve pagare altrimenti non vale il principio che la legge è eguale per tutti. Chi, anche involontariamente, causa un danno deve per legge risarcire il danneggiato. Perché un giudice può sottrarsi a quella scritta che appare nei tribunali "la legge è eguale per tutti"? Non è vero. Come direbbe Orwell (La fattoria degli animali) essi sono più eguali. Non è più ammissibile che sia il CSM a giudicare in ultima istanza ammesso che un esposto (come il mio) non venga archiviato dal P.G presso la Cassazione e sia finito (ma inutilmente) alla commissione disciplinare del CSM. Il giudice contro cui è stato fatto l'esposto (come già spiegato in precedente post) se ne è fregato a tal punto da incattivirsi e tenersi una seconda causa invece di ottemperare all'obbligo di astenersi rinunciando (art. 51, n.3 C.P.C.). E ciò ha fatto per vendicarsi nei miei confronti. Ci si ricordi che esiste ancora l'art. 1 dei Provvedimenti disciplinari che contempla non soltanto il dolo (difficile da dimostrare) ma anche la colpa grave derivante (cito) da "negligenza o vizi logici inescusabili". La negligenza deriva da ignoranza e i vizi logici derivano da incapacità di ragionare. Tutto ciò è anche la conseguenza del fatto che i giudici civili sono dei tuttologi (cioè degli ignoranti) che hanno smesso di studiare da quando hanno superato da giovani un concorso di ingresso nella magistratura. Dopo non esiste più alcun controllo. Non hanno alcuna specializzazione. Rifiutano qualsiasi controllo per continuare a passare di grado aumentanto lo stipendio solo per anzianità. E questo lo chiamano indipendenza. Ma chi dovrebbe controllare la loro preparazione se ad un esame di diritto commerciale o societario, per esempio, verrebbero bocciati? Evidentemente la preparazione non può essere controllata da altri giudici (cioè da altri ignoranti perché tuttologi) ma da professori di diritto, che hanno speso una vita per studiare determinati argomenti specializzandosi in essi nell'ampio e complesso diritto civile. Il colmo è che un giudice penale può improvvisamente chiedere di passare al civile. Rifiutano anche in questo caso la divisione delle carriere. Ma la colpa non è loro. La colpa è della politica che si assoggetta (e continuo a non capire perché) alla loro casta di privilegiati a tal punto da apparire dei fuorilegge per i motivi sopra spiegati.
Responsabilità avvelenata
Ci sono almeno sette buone ragioni per dubitare dell’emendamento Pini sulla responsabilità dei giudici. Le elenco.
1. I tempi. Perché proprio adesso, con la sentenza del processo Mills su Berlusconi alle porte, la Lega ripropone nella legge Comunitaria la nuova formula della responsabilità. È inevitabile pensare che si tratti di un segnale ben preciso contro i giudici.
2. I modi. La Lega, fino a ieri, ha fatto parte del governo. Ma non ha mosso passo per presentare una norma ad hoc sulla responsabilità. Avrebbe potuto farlo. Ha lasciato invece che l’ex Guardasigilli Alfano mettesse la responsabilità tra i punti della riforma costituzionale della giustizia. Le cui chance di essere approvata erano pari a zero. In aggiunta, non è stato dato alcun input o è stata chiesta una corsia preferenziale per i numerosi ddl sulla responsabilità che pure giacciono tuttora in commissione Giustizia della Camera.
3. L’obiettivo. C’è una manifesta contraddizione tra la politica legalitaria e della sicurezza del Carroccio e il definire “giusto”, come ha ribadito l’ex ministro dell’Interno Maroni, questo passo del suo amico Pini. Intimidire i giudici non sembra proprio la via migliore per potenziare il loro lavoro di garanti della legalità. E allora perché la Lega lo ha fatto? Maroni non è mai andato contro i magistrati, anzi ha frenato sulle intercettazioni e su altre leggi ad personam del Cavaliere. Perché adesso va nella direzione opposta?
4. Il contenitore. È una mostruosità giuridica – lo pensano in molti – ridurre la questione della responsabilità in un emendamento alla legge Comunitaria 2011. Per giunta stravolgendo il senso e il contenuto letterale di una sentenza della Corte europea.
5. Le conseguenze. La prima è un nuovo inasprimento dei rapporti tra la politica e la magistratura proprio mentre, con Monti premier, si andava stemperando l’odio riversato dal precedente governo sulla magistratura. Invece ecco che rispunta. Potenziato e avvelenato. La seconda conseguenza è allarmante. Proprio mentre in Italia c’è una forte recrudescenza della criminalità (basta guardare che succede a Roma) e mentre spuntano come funghi le inchieste sulla corruzione del sistema politico, la Camera, a larga maggioranza 264 a 211, mette a segno una mossa che “punisce” i giudici, tant’è che essi ipotizzano uno sciopero ad horas.
6. La trasversalità. Non può che stupire come, a Montecitorio, si sia svolto il dibattito sulla responsabilità. Parlare di dibattito, in realtà, suona improprio, visto che gli interventi sono stati assai pochi, che chi avrebbe potuto protestare duramente, il Pd ad esempio, non lo ha fatto. Ha dato battaglia Donatella Ferranti, lanciando subito l’allarme, ma gli altri hanno contestato la decisione solo “dopo”, a voto ormai chiuso. L’impressione è che, con inchieste che toccano la destra e la sinistra, alla fin fine una “botta” ai giudici piaccia un po’ a tutti. Le parole più forti a Montecitorio contro l’emendamento Pini le ha dette Di Pietro, parlando di una P2 parlamentare, le hanno dette in suoi, come Palomba che ha attaccato il Parlamento degli “incappucciati”, o come Belisario che minaccia fuoco e fiamme al Senato.
7. I risultati. Anche molti lettori di questo blog hanno voglia di “punire” i giudici. Invocano con insistenza una norma severa sulla responsabilità. Insistono per trattare le toghe come tutti gli altri dipendenti pubblici. Ignorano volutamente che il magistrato, con il suo potere di assolvere o condannare, di mettere in galera, di interrogare, di perquisire, di intercettare, deve essere libero da paure e condizionamenti. E non basta una buona assicurazione per garantirgli questo. Alla questione, tutta di principio, della responsabilità, si risponde con i singoli casi dei magistrati che hanno sbagliato. Invece è il principio che va fatto salvo. Come ha detto il vice presidente del Csm Michele Vietti il magistrato è “un unicum”. E non dovremmo dimenticarlo, perché ne va non della sua, ma della nostra garanzia di vivere in un paese dove chi garantisce la giustizia non abbia paura di farlo fino in fondo.
33 commenti
X GIGAS Prima di parlare informati. Vuoi sapere in quali paesi l’azione penale non è obbligatoria? Te ne fornisco un piccolo esempio: Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia, Francia, Belgio, Svizzera, Danimarca. Questo non significa che in quei Paesi lo Stato rinuncia a perseguire un reato e ad assicurare la giustizia chi infrange la legge. Significa soltanto che non esiste un comodissimo alibi che consente ai nostri PM di fare e/o coltivare soltanto i processi che interessano a loro. E’ in forza di questo alibi che di recente sono state riaperte le indagini sulla morte del bandito Giuliano, morto nel 1950, con riesumazione del corpo e relative costose perizie che saranno pagate dai contribuenti.
Cara maddalena a te la verità non interessa. Per me i morti hanno diritto quanto i vivi, che si faccia luce.
Costa indagare sulla morte di un bandito che compi una strage ? Costa rimettere in perizia psichiatrica una persona che in Norvegia ha fatto un massacro e cercano di mettere in un manicomio, invece che dargli l’ergastolo in una prigione ? Dici che l’alibi sia l’azione penale obbligatoria e che i giudici perseguano a senso unico ? L’alibi vero sei tu !
Se in quei paesi non vi è l’azione penale obbligatorie, mi dici chi e quale imperativo guida la loro giustizia ?
A questo mondo ci sono imperativi espliciti e imperativi impliciti. L’imperativo implicito, ha portato a rendere giustizia, con la morte di Bin Laden a molte persone, l’imperativo esplicito all’arresto delle nuove BR che stavano stringendo contatti con mafiosi collegati a maoisti terroristi. Che chi deve garantire l’esistenza del diritto, deve farlo, lo si fa nei modi più disparati, non per questo quello Italiano lo si deve considerare sbagliato. Stravolgere un principio è cosa sbagliata. I medici norvegesi avrebbero chiuso in manicomio i peggiori assassini della storia, i nazifascisti, se ti vai a vedere il profilo psicologico di ognuno di loro, ti rendevi conto che, è stato un infame destino avere gente di tanta crudeltà alla guida di uno stato.
La manovra leghista è senza dubbio strumentale. Ma non credo che la questione della responsabilità civile dei giudici sia da ostracizzare in toto nei secoli dei secoli.In realtà, la responsabilità civile dei magistrati è già prevista nell’ordinamento dalla l. 117/88 approvata dopo un referendum del 1987. Il problema è l’estensione (o meno) all’interpretazione di norme giuridiche. La polpetta avvelenata leghista prende a pretesto una sentenza della Corte di Giustizia UE del 2006 in materia di esclusione della risarcibilità dei danni conseguenti alla errata interpretazione del diritto comunitario. Pretestuoso,va bene. Ma il tema esiste. E, se si ragiona come responsabilità da dolo o colpa grave, non si parla di certo delle fisiologiche scelte ermeneutiche nell’ambito di orientamenti giurisprudenziali perplessi o rispetto a norme confuse. Certo, magari non si adotteranno più provvedimenti, interpretazioni o prassi censurate in sede di legittimità.Nell’ambito del dolo o colpa grave si entra nell’ambito del patologico e non credo che chi fa con coscienza e professionalità il proprio mestiere (come la gran parte dei magistrati) abbia nulla da temere. E, del resto, ad accertare l’esistenza del danno e della responsabilità sarebbero sempre magistrati. Le levate di scudi, non volte a sventare o respingere la strumentalità, ma a seppellire qualsiasi riflessione sul tema, mi sembrano eccessive.
DISPIACE MOLTO CHE UNA BRAVA GIORNALISTA COME LIANA MILELLA SI SCHIERI APERTAMENTE A FAVORE DELLA CASTA DEI GIUDICI DIMENTICANDO CHE QUESTI IMPIEGATI DELLO STATO HANNO PIU’ VOLTE CONDANNATO PERSONE INCOLPEVOLI NON PAGANDO NULLA PER LA LORO GRAVISSIMA RESPONSABILITA’ UNO PER TUTTI UN VALIDISSIMO PRESENTATORE : ENZO TORTORA E POI IO CAPITANO DI MARINA CON UNA VITA DISTRUTTA E TANTI ALTRI CITTADINI SFORTUNATI DI ESSERE INCAPPATI NELLE MAGLIE DI GIUDICI INGIUSTI .
PREGIATA GIORNALISTA NON SI PUO’ AVERE UNO STATO GIUSTO QUANDO CI SONO CASI DI MALAGIUSTIZIA . BISOGNA PORRE UN FRENO : SE IL MAGISTRATO SBAGLIA DEVE RISPONDERE COME IMPIEGATO DELLO STATO DELLA SUA RESPONSABILITA’ QUESTO COSTITUISCE UN PRINCIPIO CARDINE DI CIVILTA’ AFFINCHE OGNUNO FACCIA IL SUO LAVORO CON GRANDE SENSO DI RESPONSABILITA’ LA STESSA COMMISSIONE DI GIUSTIZIA EUROPEA CE LO CHIEDE E LO PRETENDE . QUINDI LA LEGGE E’ GIUSTA E DEVE ESSERE APPROVATA ANCHE DAL SENATO . GIUSTIZIA GIUSTA E CIVILTA’ GIURIDICA . VIVA ENZO TORTORA ! Cap. Salvatore SAVONA
Bé, il magistrato in Italia (quindi giudice e pm) è un unicum di un unicum, quindi subirà leggi ad unicum… a meno che quello a cui solo spetterebbero le garanzie del giudice capisca che la strada obbligata per il futuro porta a una diramazione. Mi pare questo il senso politico. E fa benissimo la politica a ricordare che: “carissimi, ve la siete giocata insieme, in questi vent’anni, ma mo non pensate di andare avanti per altri venti (non ce lo permettono i tempi), e di continuare a giocare ai “migliori del mondo” e non essere chiamati a dimostrarlo sul serio. Quindi, o tu giudice ti fai da parte e, se vuoi, stai con me, e tu pm ti fai controllare come è giusto che sia e com’è in qualsiasi paese del mondo, oppure decidete di condividere insieme i controlli e la responsabilità per l’enorme carico di lavoro che vi daremo, questo nel nome dell’uguaglianza di fronte alla legge”.
Giusto? Sbagliato? Mah. Secondo me, la categoria ha ben poco da lamentarsi, visti i profitti che trae dalle querele (pur essendo diecimila fanno la parte dei leoni, in questo campo). Quindi o abbassa la cresta, oppure la politica, come ha detto con quel voto, ci mette due secondi a fargliela abbassare (visto che i cittadini, come si sa, sono a favore della responsabilità diretta).
La sentenza della Corte, invece, può essere tradotta in termini volgari ed eufemistici in: “carissimi magistrati, siete davvero troppo “magnanimi” quando dovete giudicare le vostre azioni e quando lo stato deve sganciare quattrino. A noi ce ne frega nulla, basta che pagate. Ma dobbiamo dirvi che le patetiche scuse che ha dato il vostro stato, estremamente tirchio, per questo vostro “insolito” comportamento (”ma non si preoccupino lorsignori, quando si tratta di europa anche se dovrebbero essere “magnanimi” non lo sono come invece lo dovrebbero essere quando si tratta di cose italiane”) non ci ha per nulla convinto: perciò adeguatevi e pagate, non ci frega chi”.
Gli scolaretti furbetti che vogliono sempre vincere non piacciono a nessuno. Soprattutto se pure se la tirano per le virtù che, evidentemente, nel momento della verità dimenticano di avere.
«Forse che Niccolò Machiavelli era infelice perché da Segretario della Seconda Cancelleria della Repubblica fiorentina doveva rispondere dei propri errori?».
Non è un reato di lesa maestà stabilire per legge la responsabilità civile dei magistrati: è un attuare l’art. 28 della Costituzione.
La Bongiorno, che forse si sente gratificata dal favoruccio ricevuto dai giudici di Perugia nel processo d’Appello Amanda & Raffaele, ha strillato senza argomentare. Ha lontane radici fasciste, la Bongiorno. Sta più dalla parte dello «statalismo» che dalla parte del «garantismo». Ottima allieva di Giovanni Gentile e della sua filosofia dello «Stato etico». Ottima nipotina del fascista Giorgio Almirante. Ottima figlietta dell’«ex» fascista Gianfranco Fini.
La Severino poteva risparmiarsi la battuta sulla «norma spot»: non è degna di un ministro della Repubblica, che per Costituzione ha il dovere d’esercitare le funzioni «affidatigli», non solo «attribuitigli», e la filologia e la semantica giuridiche non sono un’opinione, «con disciplina ed onore».
Può spiacere che l’emendamento sia stato proposto dal leghista Gianluca Pini. Ma non è che se un leghista dice che l’acqua è bagnata o che i corpi sono estesi, gli si possa dar torto.
L’Anm minaccia scioperi. E non si accorge che così minacciando, rafforza nel cittadino comune la non balzana idea che i magistrati costituiscano una corporazione che procede a testuggine quando la si tocca nei privilegi che ha e non intende perdere. Fu l’errore di Palamara, che a furia di dare addosso a Berlusconi fece il gioco di Berlusconi e dei seguaci suoi e ne amplificò le voci.
E veniamo alla «violazione manifesta del diritto». Investita della questione, la Corte Costituzionale boccerebbe? E chi lo sa, san Nicola Pellegrino?
E stiano allora calmini il segretario dell’Anm Giuseppe Cascini e il componente del parlamentino dell’Anm Nello Rossi. E si ricordino che per Costituzione i giudici sono soggetti alla legge e non sono legislatori. E studino bene Montesquieu e i classici dell’Illuminismo giuridico, da Verri a Beccaria. Stiano calmini e non si sentano «intimiditi».
Passerà l’emendamento al Senato? Credo che molto dipenda da come nei prossimi giorni «marcerà» il processo Mills. L’elegante inventore dell’elegante bunga bunga, ai conti nel suo libro della partita doppia, è avvezzo: il «dare» ha almeno da tornare in pareggio con l’«avere».
Il governo Monti, mio collega con cui non lego perché alla faccia della Costituzione e del diritto dei lavoratori a conservare il proprio posto di lavoro si è permesso di proclamare che «il posto fisso è monotono», si regge su uno sputo. E in questo sputo è costretto a navigare, barcamenandosi per non naufragare.
Postilla 1.
Il giustizialista dialettale Di Pietro. Anche lui, dopo l’approvazione dell’emendamento Pini, senza nemmeno sapere che fine farà al Senato, ha subito invitato il presidente della Repubblica a vagliare con attenzione il «provvedimento». Queste le sue parole: «Napolitano ci pensi prima di firmare».
Ma se ancora il «provvedimento» non c’è, se non c’è ancora la legge, è una stupidità giuridica invitare il presidente della Repubblica a riflettere se promulgare o non promulgare. Tanto più che proprio Napolitano non ha esitato a promulgare le varie leggi ad personam Berlusconis, con la benedizione guardasigillata di Angelino Alfano, ministro ad personam Berlusconis.
Sono in molti a confidare nel potere di «moral suasion» del presidente della Repubblica. Solo che nella Costituzione questo potere non c’è. E c’è il potere del presidente della Repubblica d’inviare messaggi alle Camere. A mia memoria, Napolitano non ha mai inviato messaggi alle Camere. A mia memoria, seguendo la prassi di qualche suo predecessore troppo ciarliero, ha sempre preferito «esternare» al di fuori dei canali istituzionali con buona dose di populismo se non pure di demagogia. E così «custode della Costituzione» non è stato.
L’ex poliziotto Di Pietro, poliziotto è rimasto. E poliziesco è rimasto il suo linguaggio: contro la responsabilità civile dei magistrati, «il popolo alzerà i forconi», ha detto.
Il popolo, che già si pronunciò con il referendum «tradito» del 1987, non alzerà alcun forcone.
Il forcaiolo Di Pietro, che non pare conosca il garantismo su cui la Costituzione si fonda, è meglio che usi il suo forcone per l’hobbistica che gli è cara e congeniale: coltivare la terra in quel di Montenero di Bisaccia.
Postilla 2.
Gentile dottoressa Liana Milella, riguardo al punto 7 del suo post: io mi annovero volentieri tra gli «ignoranti» che «insistono nel trattare le toghe come tutti gli altri dipendenti pubblici».
Se il magistrato, come dice Vietti, è un «unicum», tutti noi giuristi non magistrati che siamo, straccivendoli?
Postilla 3.
Gentile dottoressa Liana Milella, siccome lei ha pubblicato vere e proprie diffamazioni di alcuni suoi commentatori nei miei confronti forse perché pur nel vecchio tandem abbiamo due diverse concezioni giuridiche del delitto di diffamazione, e siccome non intendo nemmeno spendere un rigo per quei suoi commentatori, la prego di considerare questo mio commento come un semplice e sporadico foglio che mi sono permesso di far passare sotto la porta del suo blog, e anche la prego di non rispondermi, con «@ Corradini», che il suo blog non ha porte, a tutti sempre aperto essendo.
Infine, stando all’argomento del suo precedente post. Un altro bonus alla Severino, e per così poco? E a quando un bonus per Martone junior che esperto di problemi della giustizia pare abbia consegnato il suo strombazzato curriculum a uno dei pilastri della P3 perché a sua volta lo consegnasse a Dell’Utri? Glielo posso mandare, al suo pubblico indirizzo di posta elettronica, un mio pensierino per Martone junior, per il convitato di pietra della Fornero, per il «non sfigato»? O è meglio evitare di dar corda a chi, ricoprendo cariche di governo, usa un linguaggio da postribolo?
Gent.ma Dr Milella Ella si affanna ad elencare “almeno sette buone ragioni per dubitare dell’emendamento Pini sulla responsabilità dei giudici”. Vorrei controbattere che vi sono almeno 7 ragioni per affermare che, con quell’emendamento, si è affermato un principio sacrosanto.
1) Esso rispetta ed attua la volontà popolare che si è manifestata a stragrande maggioranza (80,20%) a favore della responsabilità dei magistrati col referendum dei Radicali nel 1987. La sfido a dimostrare, sondaggi alla mano, che quella volontà è oggi mutata.
2) Esso rispetta il principio fondamentale su cui si regge la nostra Costituzione; quel principio di eguaglianza che suona “Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge” e che, non a caso, è scritto in ogni aula di giustizia. Quel principio in nome del quale la Corte Costituzionale ha giustamente stracciato norme che rappresentavano un inammissibile privilegio per gli uomini di governo (lodo Schifani, lodo Alfano).
3) Esso attua un’altra norma fondamentale della nostra Costituzione e cioè l’art. 28 “I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono DIRETTAMENTE responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilità civile si ESTENDE allo Stato e agli enti pubblici”.
4) Esso attua ancora un principio di civiltà, tipico di tutte le moderne democrazie: il principio di responsabilità. Quello secondo cui ogni uomo deve essere responsabile delle azioni che compie e ad ogni potere deve corrispondere una responsabilità.
5) Esso pone fine ad una situazione indecente e scandalosa e cioè ad una responsabilità dei magistrati affermata a parole con una legge (la n.117 del 1988 con cui gli italiani che avevano votato per il referendum vennero letteralmente raggirati) che ha dimostrato con i fatti di NON FUNZIONARE per niente. È infatti mai possibile che, a fronte di milioni di provvedimenti emessi dai giudici italiani nell’arco di un quarto di secolo (tanti ne sono passati dal 1988 ad oggi) soltanto in 4 casi, DICO QUATTRO, sia stata riconosciuta la responsabilità dei magistrati?
6) Esso farà capire ai magistrati italiani che, quando si ha nelle proprie mani il potere di decidere sui beni più preziosi dell’Uomo, la libertà, l’onore, il lavoro, la famiglia, la dignità, si deve usare il massimo di diligenza, di attenzione, di scrupolo.
7) Esso, da ultimo, attua comunque un principio affermato dalla Corte di giustizia europea.
Ecco, Dr Milella, queste sono le 7 ragioni che io contrappongo alle Sue. Le esamini con onestà e con purezza di mente e di spirito e mi dica se, ciascuna di esse, da sola, non vale ad annullare le 7 ragioni da Lei illustrate.
In linea di principio, non è il potere del magistrato a dover essere garantito, ma l’esercizio giusto di tale potere. Certamente si può diffidare che l’emendamento della Lega sia animato da senso della giustizia, mai dimostrato in tutti questi anni berlusconiani di leggi ad personam, di lodi Schifani e Alfano, di convincimenti grotteschi sull’opporunità di non aver problemi con Mubarak, di difesa di delinquenti di ogni genere e accusati di collusione con la mafia. Si deve diffidare della Lega e della sua ipocrita strumentalizzazione, ma ciò è solo contingenza, che non può far venir meno l’esigenza di una giustizia esercitata responsabilmente. Qui non si tratta di difendersi dalla libertà del magistrato, ma da abnormi episodi di dolo o colpa grave, che non si vede perché non debbano essere arginati .
prendiamo atto dell’esistenza dell’ “un unicum”
e però dobbiamo trovare il modulo da sottoscrivere,all’inizio della carriera,dal quale emerga/risulti/si evinca con CERTEZZA DI DATI il suo stato/consistenza patrimoniale
non succeda ,come si è visto alla dipartita(promoveatur ut amoveatur?) dell’ex presidente del consiglio di stato
il quale ha risposto come ….poteva/potette/poté/ha potuto
i magistrati sono cittadini come tutti gli altri. se sbagliano pagano. non c’è altro da aggiungere a parte le arrampicate di specchi di milella
Chi dice “perchè i medici sì e i magistrati no” o è in mala fede o non sa di cosa parla e va rimandato in prima elementare dove insegnano a distinguere le pere dalle mele.
I medici eseguono delle prestazioni che, per quanto di fondamentale importanza, restano solo prestazioni; uno stato potrebbe esistere anche se non esistesse il servizio sanitario pubblico e se le prestazioni sanitarie fossero appannaggio esclusivo dei privati. I magistrati (tutti), invece, sono i titolari ed esercitano la funzione sovrana della giurisdizione (art. 102 Cost.), condizione di esistenza di uno stato, la cui indipendenza è altresì necessaria affinchè quello stato possa essere qualificato come stato di diritto.
I medici, salvo errore, gratificano il destinatario della prestazione. I magistrati sempre, anche quando operano correttamente, come normalmente accade, “scontenano” qualcuno.
La strada che si vuole imboccare, inoltre, è pericolosissima, sia per l’indipendente esercizio della giurisdizione e la connessa esistenza di uno stato di diritto, sia per il sistema in genere. Non bisogna essere molto intelligenti, infatti, per comprendere che i magistrati chiamati in giudizio si porteranno al seguito, oltre che lo stato che non li ha messi nelle condizioni di bene operare, anche le parti che li hanno indotti in errore. Insomma, il sistema di tutela dei diritti rischia di esplodere, definitivamente.
L’eventuale obiezione che parlo da interessato, come tutti gli argomenti ad personam, è ovviamente priva di valore, dialettico e sostanziale.
Giuliano Castiglia
dr.ssa Milella, lei ha perfettamente ragione.
Ma purtroppo i Magistrati – e credo lei lo sappa – ( e qui sto generalizzando perchè è necessario) si meritano questo; sono la casta più reazionaria, più inefficiente, più presuntuosa …. le eccezzioni brillano come soli nella notte. Mai letto due o tre circolari del CSM di seguito? O partecipato a una camera di consiglio? letto le mail dell’ANM?
certe volte penso che i verdetti andrebbero estratti a sorte.
DR. LIANA MILELLA SI CONVINCANO TUTTI I MAGISTRATI CHE ORMAI IL POPOLO ITALIANO E’ STANCO DELLE DECISIONI SBAGLIATE DI ALCUNI MAGISTRATI CHE SI TRINCERANO NELLA IMPUNIBILTA’ DI UN SISTEMA GIUDIZIARIO TRA GLI ULTIMI AL MONDO E CHE E’ STATO RIDOTTO IN SIMIL STATO PROPRIO PER LE GRAVISSIME DISFUNZIONI DELLA GIUSTIZIA ITALIANA . OCCORRE RIFORMARE TUTTO PER DARE GIUSTIZIA VERA AI CITTADINI E PER FORMARE UN VERO STATO DI DIRITTO NON CERTAMENTE QUELLO CHE DOBBIAMO SOPPORTARE OGGI .
VIVA ENZO TORTORA VITTIMA DELLA GIUSTIZIA ITALIANA ESEMPIO PER TUTTI I MAGISTRATI E PER TUTTI QUELLI CHE SONO CONTRARI ALLA LEGGE EUROPEA APPROVATA RECENTEMENTE DAL PARLAMENTO ITALIANO .
Cap. Salvatore SAVONA
Non ho mai letto di tanta gente che nega la corruzione che vi è stata e vi è in Italia. Facendo leva sui pochi errori dei magistrati, oblia le 3200 persone riconosciute attraverso prove certe di essere colpevoli di quelle accuse. C’è davvero da preferire anche i tanti segretari di partito o cassieri, i quali riconobbero di aver compiuto quello che a loro era imputato. La corruzione vi fa comodo in ogni ambito, anche se ciò che vi circonda va in malora, non avete il diritto di condizionare la vita altrui al mal’affare che si intreccia con la mafia, il terrorismo e la corruzione internazionale. Crimini internazionali. Non vogliamo vivere di questi crimini. Si ha diritto a crescere meglio. I radicali hanno portato in parlamento perfino Toni Negri, un terrorista che stava portando l’Italia alla guerra civile. Non credo che i radicali vogliano sempre il bene di questo paese.
Dunque, un altro magistrato, il dottor Castiglia, interviene pro domo sua affermando che i magistrati chiamati in giudizio si porteranno al seguito, oltre che lo Stato, che non li ha messi nelle condizioni di bene operare, anche le parti che li hanno indotti in errore. Il sottinteso è che un giudice, quando sbaglia, magari clamorosamente, non lo fa mai per colpa sua ma per colpa dello Stato o udite udite delle parti. Così se, per parlare di un caso realmente avvenuto, quello di Enzo TORTORA, il magistrato trova sull’agendina di un mafioso un numero telefonico con accanto il cognome TORTONA, omette di fare le opportune verifiche per vedere a chi corrisponde quel numero e, confondendo le mele con le pere, considera questo fatto la prova provata della mafiosità di TORTORA, la colpa sarebbe dello Stato che non gli ha fornito gli occhiali o anche delle parti e nella specie dello sfortunato Enzo che ben avrebbe potuto scegliersi un altro cognome così evitando al povero Giudice incolpevole di cadere nell’equivoco. Questo modo di ragionare deve essere molto diffuso fra i magistrati italiani se è vero com’è vero che in 25 anni solo in 4 casi hanno affermato la responsabilità dei loro colleghi, condannando però lo Stato italiano, cioè tutti noi, a pagare. Con questo modo di ragionare, egregio dottor Castiglia, di che si preoccupa, può dormire su 7 guanciali. Sarà più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago piuttosto che un magistrato venga riconosciuto civilmente responsabile dei danni cagionati ad un cittadino.
@on. Donatella Ferrante.
“OPORTET UT SCANDALA VENIANT”: LA POLPETTA AVVELENATA DELL’EMENDAMENTO PINI.
Ill.ma dott. L. Milella, rinviando alla lettura del mio precedente commento sul post del 2 u.s. (Alfonso, 4.2.12, ore 23,57), nel quale avevo già anticipato alcuni motivi di critica sul “pasticciio ideologico” e sul bluff dell’emendamento Pini, concordo pienamente con i 7 punti del suo testo. Dico subito che anzi lo considero come il miglior testo da me letto, che dimostra come – nonostante lo scetticismo iniziale sulle “cerimonie inutili” – la questione giustizia, ed in particolare della “giustizia grottesca”, sia ritornata prepotentemente al centro del dibattito politico. Invito peraltro gli altri commentatori a concentrare l’attenzione sui punti 4, 5, 6 e 7, come i più stringenti.
Il sistema giustizia va radicalmente riformato come devono essere potenziati il ruolo ed i poteri del CSM. Se i magistrati che sbagliano per negligenze inescusabili, dolo e colpe gravissime sia nella disapplicazione di norme sostanziali e processuali sia nell’ignoranza consapevole delle vere prove,, e si arroccano per una omertosa solidarietà corporativa sugli errori precedenti (tipico è l’appiattimento acritico dei GIP e/o Gup sui falsi, le omissioni, gli abusi di P.M. collusi e/o corrotti), non avranno la sensazione di una tempestiva, solenne ed imminente sanzione disciplinare, fino alla radiazione, o di concorso nel risarcimento del danno, continueranno imperterriti nelle loro arroganti prevaricazioni nella ben collaudata presunzione dell’equazione immunità- impunità usata sfacciatamente come scudo protettivo. Dobbiamo riformare il sistema senza rinunciare agli aspetti garantistici del nostro sistema e di quello europeo, come l’obbligo del P.M. terzo ed imparziale di agire, ai sensi dell’art. 358 c.p.p. anche sugli elementi di fatto e di diritto a favore dell’indagato o dell’imputato.
G. Pini si era già qualificato con la proposta sul cd. “processo lungo”, per l’accettazione integrale della lista testi della difesa. quasi che in un delitto avvenuto in uno stadio si possano citare come testimoni tutti gli spettatori, ottenendo per contrappasso la decimazione dei testi nel processo Mills, dove pure sono stati conculcati i diritti della difesa Questo tema, compito della prossima legislatura, dovrà essere al centro del dibattito elettorale per non regalare al berlusconismo, in una nuova edizione, una carta importante. Il tema è ovviamente molto più complesso e mi riservo di ritornarci anche per chiarire alcuni punti della controversia tra gigas e maddale na.
Come vittima paziente di una persecuzione inenarrabile, sempre sullo stesso tema, dove la principale mia forza, oltre agli argomenti di fatto e di diritto, sta nella rinunzia alla prescrizione, tanto che ho già collezionato 6 proscioglimenti con formula piena a Napoli, Roma e nella stessa Torre Annunziata, ed ho già presentato querele-denunzie ai sensi del 1° c., art. 319 ter c.p. nei confronti di P.M. e GIP definiti ai sensi degli art. 52 e 598 c.p. senza mezzi termini “fedifraghi e falsari”, e querele-denunzie contro i magistrati romani che hanno archiviato le mie circostanziate denunzie contro i magistrati falsari, senza poter procedere nei miei confronti per calunnia, dovrei esultare per un emendamento che invece è solo uno spot elettorale di vendetta e ritorsione contro magistrati onesti, che possono incorrere anche in buona fede in errori, senza essere intimiditi dalla spada di Damocle di un’azione corpo a corpo per una citazione diretta.
Quelli che ingenuamente esultano non sanno di che parlano. Sarebbero sempre magistrati quelli che dovrebbero valutare le citazioni dirette per i danni patrimoniali e non e per le denunzie penali trasferite ai sensi dell’art. 11 c.p.p. in un’altra sede.
In un precedente commento ho già illustrato il caso patologico di un giovanissimo P:M. di Grosseto Paolo Calabria, già punito dal CSM con la perdita di 6 mesi di anzianità e la sanzione accessoria del trasferimento d’ufficio a Torre Annunziata, confermata da un’interessante sentenza sulla violazione dell’art. 415 bis c.p.p. delle S.U. civili della S.C.. Gli oppositori, ovviamente ricchi e potenti, assistiti da uno staff di legali di primo ordine, vinsero anche la causa civile nel Tribunale di Genova, con la condanna al Ministero di Giustizia al pagamento di £ 455 milioni, subito devoluti alla Fondazione europea contro gli abusi dei P.M.. Purtroppo a Torre Annunziata, sotto la regia di D. Marmo, fu assoggettato a compiere gli stessi reati, tanto che fu il primo ad essere trasferito d’ufficio a Civitavecchia. Non risulta che mai i Ministri, da Castelli e Mastella ad Alfano abbiano proposto l’azione disciplinare o gli abbiano decurtato il terzo dello stipendio per recuperare parte delle somme sborsate. Dopo di lui furono trasferiti d’ufficio anche i P.M. B. Trotta, F. Cerullo e M. Correggia, ed infine ad evitare lo stesso inconveniente, anticiparono la fuga – quando si erano resi conto che avevano partecipato ai falsi per solidarietà corporativa, ma erano stasti strumentalizzati in un concorso esterno con un sodalizio criminale, protetto dalla P3 e dalla P4,
con la partecipazione dei servizi segreti, in funzione di caroselli fiscali di società della Finmeccanica. I magistrati di questo secndo esodo sono nell’ordine i P.M. S. Di Dona, F. Falconi; L. Giugliano e I. Sica, ed i GIP D. Gallo e S. Ciampaglia. Altri sono in procinto di seguire il loro esempio.
Per il momento dico all’on. Donatella Ferrante di riflettere, insieme a M. Pannella, sulle ragioni ed i modi del boicotaggio dell’art. 319 ter c.p., frutto del referendum radicale, con l’inserimento del delitto di corruzione in atti giudiziari nei delitti dei pubblici funzionari, art. 318 c.p.. Da vecchio radicale di sinistra, eletto giovanissimo nel 1960, alla vigilia dello scioglimento, nel Consiglio nazionale e nella Direzione del P.R., avendo io aderito ad una lista con la destra di S. Rodotà, ma inserito da Marco anche nella lista capeggiata da E. Rossi, ricordo che fu Rossi a ricordarci una frase di G. Salvemini del 1911, come motivo di una battaglia liberale da condurre: “Se mi accusano di aver violentato la Madonnina del Duomo di Milano, scappo all’estero”. Purtroppo siamo ancora nella stessa situazione nonostante il referendum radicale e l’art. 319 ter c.p… Se non si abrogano e sostituiscono i Regi Decreti del 1941 che limitano i poteri disciplinari del CSM e se il Ministro di Giustizia non esercita l’azione disciplinare, ad esultare saranno solo i magistrati corrotti e7o collusi, orgogliosi della loro impunità.
Paragonare i magistrati a tutti gli altri funzionari pubblici mi sembra alquanto riduttivo poiché sono titolari di uno dei tre poteri dello stato, quindi, sarebbe più corretto paragonarli a parlamentari o membri del governo e come tali è giusto e necessario che abbiano delle particolari guarentigie: come i membri del governo non possono essere imputati in un processo se non previo consenso di una delle camere (art 96 Cost) o come i parlamentari non rispondono delle proprie opinioni ( art 68 Cost) i magistrati non dovrebbero rispondere personalmente in caso di errore giudiziario. Senza questa tutela si rischia di peggiorare ulteriormente il sistema giudiziario sia allungando i tempi sia sottoponendo chi deve giudicare ad ulteriori condizionamenti minando l’equità e la razionalità dal giudizio. Questo per dire che è necessario un equilibrio tra le forze in gioco all’interno dell’ordinamento e portare l’ago della bilancia troppo da un lato è sempre rischioso.
Uno dei cavalli di battaglia usato dai magistrati per opporsi al principio della loro diretta responsabilità civile è che le loro negligenze e mancanze devono trovare adeguata sanzione in sede disciplinare dinanzi al CSM. Magari fosse così!Quanto possa essere affidabile questa sede disciplinare lo dice non solo il remoto caso in cui un giudice, sorpreso ad avere un rapporto sessuale orale con un minorenne in un cinemino di periferia, venne dal CSM dichiarato temporaneamente incapace di intendere e di volere e rispedito a fare il giudice ed a far danni, caso mai l’incapacità di intendere e di volere gli fosse ritornata, ma anche un caso di questi giorni. Ne parlano tutti i giornali. Si tratta di una giudicessa del tribunale di Trani accusata di comportamenti persecutori, di mobbig, di ingiurie, minacce e lesioni verso un collega con cui aveva avuto una relazione. Nella denuncia del collega si legge: “Verso le 14.45 la … piombò letteralmente nel ristorante senza alcun preavviso e dopo avermi strattonato e preso a calci e pugni davanti agli astanti cominciava a insultarmi ad alta voce col solito frasario: figlio di puttana, merda, stronzo. Erano presenti il presidente del tribunale di sorveglianza dottoressa Vertaldi, i presidenti delle sezioni di corte d’appello, l’avvocato generale Claudio Locurto…” e via discorrendo. Proprio l’avvocato, continua il magistrato, prova inutilmente a calmare la donna. Dopodiché, fuori dal locale, lo stesso magistrato è colpito al volto con una borsa e dice “Cadevo privo di sensi, in una pozza di sangue”. Morale come da referti medici allegati, lo sfortunato magistrato si risveglierà al pronto soccorso: viso sfregiato, 17 punti di sutura per 70 giorni di prognosi.
Il caso è approdato al CSM. Ebbene cosa credete che sia accaduto? Che la giudicessa sia stata espulsa dall’ordine giudiziario, che sia stata degradata? Niente affatto è stata semplicemente trasferita, ma non in Sardegna o in Friuli o in Piemonte, più semplicemente da Trani a Matera. La motivazione poi è esilarante: la giudice ha dimostrato “carenza di equilibrio”. Chissà perché quell’equilibrio che ha dimostrato di non possedere Trani lo ritroverà a Matera, forse perché c’è aria di collina? E perché mai ai cittadini materani dovrà essere rifilata una giudicessa squilibrata che è stata ritenuta inadatta per i cittadini tranesi? Quando si parla di giustizia domestica.
Sarebbe bene se la gente leggesse l’emendamento e lo capisse prima di dare aria ai tromboni.
Così capirebbe che se è vero che esiste un problema sulla responsabilità dei magistrati, è anche vero che quel problema giace ALTROVE, non certo nel trasformarla da indiretta a diretta.
Così capirebbe che l’emendamento non risolve il problema, serve solo a smuovere i titoloni dei giornali e convincere gli ignoranti (che sanno leggere solo i titoli) che con un tocco di bacchetta si sia risolto il problema.
SIGNORI ! TROPPE VALUTAZIONI PERSONALI ! IL PRINCIPIO UMANO E’ UNICO E NON PUO’ ESSERE MESSO IN DISCUSSIONE IN UNA SOCIETA’ CIVILE E DEMOCRATICA DA NESSUNO E VA DA TUTTI ACCETTATO ALTRIMENTI SIAMO IN REGIME DOVE IL DITTATORE E’ IMPUNITO E I SUDDITI DEVONO ESSERE CONDANNATI A MORTE .
IL PRINCIPIO CARDINE CHE DEVE ESSERE ACCETTATO DA TUTTI , MAGISTRATI COMPRESI E’ :
CHI SBAGLIA PAGA !
E IL PARLAMENTO ITALIANO FINALMENTE DOPO DECENNI HA APPROVATO UNA LEGGE GIUSTA !
Cap. Salvatore Savona
Mi soffermo solo sull’ultima frase: chi garantisce la giustizia ….. dovrebbe essere corretta in chi dovrebbe garantire la giustizia ….. Ma mi si faccia il piacere tutto il sistema giustizia alla stessa stregua di altre forme di potere è malato, non funziona, addirittura marcio in molte palesi situazioni. Non capisco nemmeno quelli che parlano di pochi errori, della maggioranza che opera bene ma quali statistiche avete letto. Se così fosse, e cioè che la maggioranza lavora bene e con coscienza non esisterebbe nemmeno il problema. Proverei ad invertire i termini e cioè vista la situazione giustizia in Italia solo pochi fanno o cercano di fare bene il proprio lavoro, cioè cercano di espletare la funzione per cui sono pagati. La maggioranza invece esercita solo un potere per trarre ingiusti vantaggi e difendere ad oltranza i propri privilegi. Se in Italia oltre l’80% ha votato al referendum per la responsabilità civile dei magistrati (giudici) qualche motivo deve pur esserci o come suggerisce qualcuno (esperto?) dobiamo andare alle elementari per imparare oppure siamo tutti delinquenti.
Per portare la discussione sul tema e su argomenti seri, mi pare molto interessante quanto esposto dal collega Tannisi in un articolo apparso sul Quotidiano di Lecce.
Gentile Direttore,
approfitto della sua cortese ospitalità per fare alcune puntualizzazioni sulle numerose inesattezze (riconducibili, prevalentemente, ad esponenti del mondo politico, ma non solo) apparse in questi giorni sulla stampa a proposito della responsabilità civile dei magistrati.
1 – Non è esatto che manchi, oggi, una disciplina normativa sulla responsabilità civile dei Magistrati.
La legge n. 117/88, varata all’indomani del referendum, prevede la possibilità per chi abbia “subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia” di agire contro lo Stato per ottenere “il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale” (art. 2).
La legge prevede, poi, che lo Stato possa rivalersi nei confronti del Magistrato, una volta che risulti accertata la sua responsabilità (art. 7). È previsto, inoltre, l’esercizio dell’azione disciplinare obbligatoria da parte del Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, del titolare di tale azione e, comunque del Ministro, nei confronti del magistrato “per i fatti che hanno dato causa all’azione di risarcimento”, con la postilla che, in tal caso, l’azione disciplinare non è circoscritta alle sole ipotesi di dolo o colpa grave.
La conclusione che se ne trae è, dunque, che i magistrati rispondono tanto in sede civile (grazie all’azione di rivalsa), quanto in sede disciplinare.
Si potrà discutere del fatto che, tecnicamente, il meccanismo disegnato dalla Legge Vassalli sia piuttosto macchinoso, ovvero che nel periodo di vigenza della legge siano state esperite poche azioni, ma ciò non può certamente essere ascritto ai Magistrati.
A tali forme di responsabilità (penale, civile, disciplinare) si aggiunge, inoltre, anche la responsabilità contabile
(Il Quotidiano ne ha dato ampiamente conto a proposito delle spese per le Consulenze della Procura).
2 – Non è esatto che l’emendamento alla legge comunitaria, approvato dalla Camera, sia riconducibile ad una ventilata armonizzazione del diritto interno a quello Comunitario, in forza di una Sentenza della Corte europea di Giustizia.
La sentenza in parola ha infatti statuito che GLI STATI (e NON i singoli magistrati) siano responsabili per i danni arrecati da pronunce giurisdizionali in contrasto col diritto europeo (che, spesso, derivano proprio dal difetto di armonizzazione, non imputabile ai giudici, della nostra legislazione con quella comunitaria).
Dunque, ad essere onesti, la sentenza esprime proprio l’esatto CONTRARIO di quello che si vuol far credere.
E, del resto, non potrebbe essere altrimenti, dal momento che con Raccomandazione 17.11.10, nel delineare quella che è stata definita la “Magna Charta” dei giudici europei, il Consiglio d’Europa ha espressamente limitato ai casi di dolo e colpa grave la responsabilità civile dei magistrati, escludendo l’azione civile diretta e prevedendo che soltanto “lo Stato, ove abbia dovuto concedere una riparazione, può richiedere l’accertamento di una responsabilità civile del giudice attraverso un’azione innanzi ad un tribunale”.
Con l’ulteriore precisazione che “i giudici non devono essere personalmente responsabili se una decisione è riformata in tutto o in parte a seguito di impugnazione”.
3 – Non è esatto sostenere che negli altri Stati europei sia prevista una responsabilità civile diretta dei giudici.
In realtà è vero esattamente il contrario, dal momento che in taluni Stati la Legislazione è ancor più “garantista” di quella italiana.
Difatti: nel Regno Unito vige il principio della “immunità giudiziaria”, nel senso che i Magistrati non rispondono degli atti compiuti nell’esercizio delle loro funzioni e ciò al fine di tutelare la loro indipendenza ed autonomia di giudizio; in Francia lo Stato, se condannato, può rivalersi sul Giudice solo in caso di una mancanza “particolarmente grave”, ossia in caso di dolo; in Germania, Portogallo e Belgio la situazione è, grosso modo, paragonabile alla nostra; in Spagna lo Stato e il Magistrato possono essere chiamati in giudizio in solido, ma dopo una verifica preliminare che abbia accertato la sussistenza del dolo o della colpa grave del magistrato; nei Paesi Bassi è prevista solo l’azione civile contro lo Stato che non ha azione di rivalsa contro il magistrato.
4 – E’ suggestivo, ma non è esatto, sostenere che i magistrati debbano essere chiamati a rispondere direttamente in sede civile, come ogni altro pubblico impiegato o professionista. Intanto perché non è vero che per tutti i pubblici dipendenti è prevista la responsabilità civile diretta: così, per esempio, l’art. 61 della Legge n. 312/80 prevede per il personale, docente e non docente, di ogni tipo di scuola un modello di responsabilità civile analogo a quello delineato dalla legge n. 117/88 per il personale di magistratura e tale modello è stato ritenuto pienamente legittimo dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 64/92).
Inoltre – come evidenziato anche dal vice-Presidente del C.S.M. Vietti – il ruolo rivestito dai Magistrati è un unicum, non paragonabile a quello degli altri professionisti, se solo si considera che con ogni suo provvedimento il Magistrato è fatalmente destinato a “recare potenzialmente danno a qualcuno”: se assolve, scontenta la vittima; se condanna, scontenta l’imputato; in ogni causa civile, almeno uno dei contendenti è destinato a restare insoddisfatto della decisione, quando non lo è anche il vincitore, se la domanda non è accolta in tutti i suoi punti.
In questa situazione, consentire alla parte soccombente o insoddisfatta di agire direttamente in giudizio contro il magistrato vale ad intaccarne l’indipendenza e l’autonomia di giudizio, col rischio, in determinati casi, di paralizzare il sistema a causa delle incompatibilità che si potranno determinare.
Ben a ragione, il noto civilista PIETRO TRIMARCHI scrive che l’azione di responsabilità civile contro i magistrati, oltre che non necessaria, è anche dannosa, “in primo luogo per la possibile distorsione degli incentivi tutte le volte che le diverse decisioni possibili della controversia presentino, indipendentemente dalla loro correttezza, un rischio asimmetrico di risarcimento del danno (danno facilmente dimostrabile di una parte contro danno non facilmente dimostrabile dell’altra, danno quantitativamente molto diverso per le parti in lite, danno privato contro danno indiretto per interessi pubblici diffusi), con la possibilità che il giudice si senta indotto a preferire non già la soluzione più giusta, bensì quella che implica per lui stesso un minor rischio di danno risarcibile; … in secondo luogo perché un giudizio nel quale il giudice si possa sentire esposto a un’aggressione della parte insoddisfatta si potrebbe svolgere in un’atmosfera degradata e non idonea ad assicurare un giusto risultato”.
Altri, dunque, devono essere gli strumenti con cui realizzare una tutela più efficace del cittadino contro l’errore giudiziario (che è, ex se, ineliminabile!).
Quanto accaduto alla Camera appare, invece, come un colpo di mano con cui una classe politica, in cui non mancano certo gli inquisiti, cerca, sotto l’usbergo di una sentenza della Corte di Giustizia malamente invocata, di consumare una propria “personale” vendetta nei confronti della Magistratura, “rea” di aver applicato il principio di legalità nei confronti di tutti, anche di coloro che si reputano “più uguali degli altri”.
A pagarne le conseguenze saranno, come al solito, i cittadini.
Poveri Magistrati
Quella giustizia più alta che insegna il verbo incarnato del mai più martiri, mai più olocausti, e che tutti i giorni pratica martiri ed olocausti per la sua giustizia, che della falsa testimonianza del proprio fratello, in quanto figlio di dio che li rese tutti figli dello stesso padre ne fa religione civile. Povero Matteo e povero cristo in che mani è finito il fratello. Nelle mani di chi gli comanda e gli lascia credere che la vita è valorizzata dalla difesa dell’impura materia, quel pezzo di terra del quale disse di non essere re. Più che verbo mi sembra una grande balla. E’ vera la religione non è l’oppio dato ai popoli, almeno avrebbero dormito senza fare danni. E’ quella bugia disumana che si scaglia contro gli altri, sicura di vincere perché comanda di uccidere. Raccomandano tanto di non accettare un uso dei santi non corretto. E ogni giorno insegnano un cielo che non è nell’alto dei cieli. Poveri magistrati. Fatevi dispensare da certi comandamenti, siate obbiettori di coscienza.
Pubblicità progresso.
COME MAI UN MAGISTRATO O DEI MAGISTRATI IN QUESTO BLOG NON PARLANO MAI DI INGIUSTE DETENZIONI E DI ARRESTI ILLEGITTIMI ??? I SIGNORI MAGISTRATI CHE HANNO AVUTO QUESTE IGNOBILI INIZIATIVE SONO STATI PUNITI O HANNO FATTO CARRIERA ???? LA RISPOSTA LA DO IO :
NESSUN PROVVEDIMENTO DISCIPLINARE E CARRIERA ASSICURATA !
ALLORA QUALE SCUSANTE CI PUO’ ESSERE SU QUESTO TIPO DI GIUSTIZIA DEL TIPO NAZISTA ???
VORREI CHE QUALCHE MAGISTRATO MI RISPONDESSE COME VITTIMA E RISPONDESSE ANCHE ALLA FAMIGLIA DI ENZO TORTORA PER POI DIRE “” NON E’ VERO “” ANZI ABBIAMO CHIESTO SCUSA . Cap. Salvatore SAVONA
Al Magistrato Messina replico dicendo che non può cavarsela affermando candidamente che se “nel periodo di vigenza della legge siano state esperite poche azioni, ciò non può certamente essere ascritto ai Magistrati”. Resta un dato impressionante: in 25 anni sono state esperite soltanto 400 azioni e di queste solo l’1%, ovvero QUATTRO, si sono concluse con un riconoscimento di responsabilità. I magistrati non possono uscirsene dicendo che, se questo è avvenuto, non è colpa loro. Credo che sia obbligo di qualsiasi cittadino, e soprattutto di chi esercita le funzioni di giudice, approfondire ed analizzare le cause di questo stranissimo fenomeno. La legge attuale è così disseminata di ostacoli e di trabocchetti (lo stesso dottor Messina la definisce macchinosa) da scoraggiare o rendere estremamente ardua l’intrapresa di azioni di risarcimento? Gli avvocati hanno paura di far causa ai giudici temendo di finire su una sorta di libro nero che gli renderà difficile il prosieguo della professione? I cittadini italiani sono così convinti che “cane non mangia cane” da non volerci nemmeno provare? Un motivo ci deve essere ed i magistrati non possono stringersi nelle spalle. In un paese dove le cause di responsabilità contro i medici per malasanità sono all’ordine del giorno di ogni tribunale e nel quale ogni anno vengono emesse centinaia, per non dire migliaia, di sentenze di condanna per responsabilità civile dei medici e di altri lavoratori, spetta in primo luogo alla Magistratura chiarire perché i cittadini danneggiati da decisioni giudiziarie gravemente errate (e le cronache di tutti i giorni ci dicono che sono tante) non si rivolgono ai Tribunali competenti per chiedere giustizia.
Cara Milella, La ringrazio per la consueta analisi lucida e puntuale sui temi della giustizia. Sono dalla sua parte. Purtroppo la cultura diffusa di questo Paese é improntata a una concezione barbarica del diritto e della giustizia. Non ho alcun dubbio che tutto ciò sia il retaggio di una politica che ne ha dato ampiamente motivo nella pratica di governo e di amministrazione della cosa pubblica – giustizia compresa -. Questo Paese non capisce, perché ha avuto troppi esempi negativi, che impostare il rapporto con i giudici sul piano del rispetto della loro altissima responsabilità e chiedendo loro in maniera simmetrica di onorarla con il massimo di integrità é la via maestra per rendere più civile e giusta la società. Questo Paese non capisce, perché é stato educato in modo opposto come si può sistematicamente constatare, che il porre l’accento sulla vendetta o sulla ritorsione determinerà solo un ulteriore deterioramento del vivere collettivo.
NESSUNA MALA EDUCAZIONE DEI CITTADINI VERSO LA GIUSTIZIA DR. PAOLO MA FATTI CONCRETI , MOLTI FATTI CONCRETI DI CATTIVA GIUSTIZIA . ALLORA ??? COSA MI VUOL DIRE CHE NON SI RISPETTA LA MAGISTRATURA OPPURE I MAGISTRATI NON HANNO RISPETTO DELLE LEGGI GIUSTE CHE DEVONO CONOSCERE A MENADITOE APPLICARE CON SAGGEZZA SENZA FAR ARRESTARE PERSONE INCOLPEVOLI .
LE SUE GIUSTIFICAZIONI SONO PER ME INACCETTABILI MI DISPIACE GLIELI CONTESTO COME VITTIMA DELLA GIUSTIZIA ITALIANA ! VIVA ENZO TORTORA !
UNA PRIMA POSTILLA AL COMMENTO PRECEDENTE SULLA POLPETTA AVVELENATA.
Letti tutti i commenti registro che c’è una concordanza sulla giustezza della norma sulla responsabilità anche civile (ed in primo luogo penale) dei giudici che sbagliano con dolo e colpa grave, già esistente ai sensi degli artt. 318-319 ter c.p., come risulta dalla delibera adottata, su miei quesiti, nell’Assemblea plenaria del CSM del 22.7.2009 (pratica 335/RE/2009). Esiste solo una controversia se rafforzarla o meno con una citazione diretta del magistrato escludendo il Ministero competente. Stranamente proprio ai commentatori più intransigenti, che vogliono equipare i giudici a tutti gli altri pubblici funzionari, quasi non lo fossero già dal punto di vista ontologico, è sfuggito che questa pretesa è incostituzionale ai sensi del combinato disposto degli artt. 3 e 28 della Costituzione. Il fine giurista che inserì la norma sacrosanta sulla corruzione in atti giudiziari nel TITOLO II: “DELITTI CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE”, e, all’interno dello stesso, di seguiro agli ‘art. 318 e 319 c.p., “Corruzione per un atto d’ufficio” e “Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”, ai sensi dell’art. 61, L. 26 aprile 1998, n. 86, ne tenne conto. Sbagliano maggiormente quelli che citano l’art. 28 della Costituzione sulla responsabilità dei funzionari e dei dipendenti dello Stato, e non leggono la chiusa dello stesso: “In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici”. Non si comprende come per un atto contrario alla legge di un funzionario comunale o di un esponente di forze dell’ordine ne rispondono anche l’Amministrazione e il Ministero di appartenenza (fatti salvi tutti i provvedimenti conseguenti contro chi ha sbagliato), mentre solo i magistrati dovrebbero ingaggiare una lotta corpo a corpo con una parte sottoposta al loro giudizio. La norma, mal scritta, dell’emendamento Pini è quindi de plano incostituzionale, a prescindere dalla differenza qualitativa rispetto a tutti gli altri pubblici funzionari, in quanto il magistrato appartiene ad un ordine autonomo e indipendente. Sono nel giusto invece i commentatori che sottolineano che proprio per la delicatezza della loro funzione e la garanzia di terzeità nell’essere e nell’apparire è uno scandalo che la corruzione in atti giudiziari dilaghi, anche ad opera dell’azione malefica della P3 e della P4, ed ancor peggio non venga rapidamente punita in forme efficaci. Questo è il punto meritevole di approfondimento, anche per le modifiche da apportare all’emendamento Pini, essendo fuori discussione il principio della responsabilità civile dei giudici in forme indirette, investendo in primo luogo il Ministro competente che ha il dovere e la facoltà di promuovere l’azione disciplinare. E’ in gioco l’equilibrio dei poteri, mentre oggi un solo sprovvveduto P.M., magari sfornito di buon senso e delle “competenze minimali” per dirla con il Primo Presidente della S. C. E. Lupo, è in grado con i suoi abusi d’ufficio di mettere in crisi i vertici degli altri poteri e comunque offendere la libertà e la dignità degli altri cittadini. Purtroppo i magistrati non sono degli esseri angelicati, ma sono antropologicamente simili agli altri uomini in carne ed ossa e risentono dell’influenza dell’ambiente sociale e del clima politico. Insomma “un legno storto”, per dirla con Kant, e per giunta inebriato dal proprio potere ritenuto impunibile. Se da una parte occorre difendere l’autonomia e l’indipendenza della magistratura quale contraltare agli altri poteri, non si può ignorare, a cominciare dai criteri di selezione, formazione e promozione, che mancano o si sono indeboliti i contropoteri di vigilanza e di controllo interni alla magistratura per combattere l’aberrazione giuridica e la degenerazione morale dei giudici che sbagliano intenzionalmente.
Quando leggo certi commenti,ho la sensazione che non si sappia che le leggi le confeziona la politica e che la magistratura non fà altro che applicarle.Ora se pensate cosa stà succedendo a Milano al processo Mills,i giudici vogliono arrivare ad una VERITA’ ,almeno a qualla processuale e di contro vi sono in nostri avvocati GHEDINI e LONGO,dico nostri in quanto politici e quindi pagati da noi, che non solo confezionano le leggi ma in questo processo stanno facendo di tutto per NON arrivare a una sentenza a favore o contro non importa ma fanno di tutto per non arrivare.Ora , occorre pensare per un momento,potrebbe un giudice giudicare con serenità un imputato??e questa la riflessione da fare.
ERRATA-CORRIGE. Per un errore la L. 26.4.1990, n. 86 è stata citata in modo sbagliato.
Non è bello citare un guerra fondaio come Cossiga, lui si defini guerra fondaio, però come diceva lui, la magistratura la sua autonomia ed indipendenza la guadagnò sul campo concreto dell’applicazione della giurisdizione. Di una istituzione risponde lo stato, non il singolo dipendente.
La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere.
L’Italia è diventato l’unico paese al mondo che manca del senso dello stato.Dovreste ricominciare dall’educazione civica…
per capire come è amministrata la giustizia vi invito a visitare un qualsiasi tribunale italiano.vi renderete conto che siamo ai livelli africani.i tempi per definire una qualsiasi sentenza sono enormi e non confrontabili con gli altri paesi civili.solo in italia i magistrati non rispondono dei loro errori.sono gli unici che in italia sono al di sopra di qualsiasi giudizio di efficienza e capacità. Il referendum con circa 80% delle preferenze decise che in italia i magistrati dovevono essere responsabili delle proprie azioni.ricordo che in italia quelli che dovrebbero giudicare gli eventuali errori dei magistrati è il consiglio superiore della magistratura che è diviso in correnti di tipo politico.i magistrati sono dei dipendenti pubblici che hanno vinto un concorso e non sono licenziabili.ridimensioniamo la magistratura e l’italia avrà un futuro diverso.
Lo scritto del collega Tannisi – che ho riportato prima e che condivido interamente – rende evidenti alcune gravi imprecisioni, anche giuridiche, che ho letto in qualche commento.
Naturalmente anche le motivazioni della Corte di Giustizia Europea sono a disposizione di chi le voglia leggere e trovare ulteriori conferme di ciò che ha affermato il collega Tannisi al punto 2)
Anche le acute argomentazioni del Prof. TRIMARCHI sono difficilmente smentibili.
Penso che sia importante che ai lettori del blog venga data la possibilità di “pesare” la qualità delle singole tesi, senza che siano trascinati emotivamente da qualche personale visione della magistratura italiana.
Si rincorre la responsabilità personale come non mai (infatti a riprova la Cassazione — su tale principio, penso — partorisce l’ennesimo aborto che ALIMENTERA’ FURORE GIUSTIZIALISTA). Chimere “Severine”: Dopo gli avvocati tocca anche (anche?) ai magistrati rispondere civil-mente in solido per errori se non proprio “orrori” o mostruosità giudiziarie. E già si parla d’intimidazione: però bisogna chiarire da che parte; a volte se ne lamenta il legislatore, se antagonista. Direi anche io, a volte larvate ma anche esplicite, dirette o tramite… Quella sui giudici è stata sempre negata, dopo un referemdum annacquato (come quello sull’ acqua, non più libera di scorrere…?) e i severi richiami dell’Ue con solide e reiterate minacce di sanzioni (come non bastassero quelle già passate in giudicato dalla CEDU, circa 81 mln d’euro, per un terzo non pagate), ora si parla di poter chiedere un risarcimento danni otre che all’avv. inadempiente anche al giudice (del vangelo di Luca o di D’Andrè?)? Ma pensate! Magari con un’azione retroattiva ne varrebbe sì la “pena”, per chi ci crede. Che però pensandoci bene non sarebbe un paradosso, nel senso che un cliente bistrattato sa di esserlo dopo molti anni, quando lui vedendosi trascurato incomincia a erudirsi e a documentarsi; e siccome il risultato arriva anche dopo 10-20 anni (a me un 1° grado dopo 18 anni ma superato da un’avv. che scrisse dei suoi 22), solo allora incominci a dubitare e a indagare sul perché e come il tuo credito tangibile si dissolva mentre “L’aria… fritta” si materializza persino tramite parcelle fantasma… e gli ordini non ne rispondono. Sbaglia chi ritiene che ogni questione circa l’eseguibilità di provvedimenti giudiziari non debba avvalersi di divulgazioni mediatiche, se la questione è sub judice, e nell’imminenza della decisione. Vanno divulgate, eccome: prima e durante visto che poi è impossibile poter rimediare anche a errori madornali! Se per un 17enne folgorato in un cantiere passano 20 anni per una sentenza, con una massa d’avvocati inconcludenti, quanto bastava un avv. d’ufficio: le prove erano, sono e restano schiaccianti! Sino ad oggi un cittadino che si ritiene vittima di una sentenza viziata può rivolgersi al ministro e al P.G. della C.S. e magari alla Commissione disciplinare del CSM: d’autogoverno che naturalmente insabbia (se l’ha fatto persino un pres.-avv.-senatore che criticava, prima, la c.d. “giustizia domestica”, del Csm, minacciando l’uso dell’ “arma atomica”… salvo poi recarsi a casa di magistrati accusati di reati per annacquare e così dopo 2-3 anni far ripartire un’inchiesta-bis e rivedere gli stessi sottoposti a interrogatori per 5-6 ore di fila?). Ma, per ricordare E. Tortora, vediamo dov’eravamo rimasti… Il 18 u.s. in aula la “mia” avv.(fuori distretto) aveva incaricato il collega domiciliatario (”non so nulla della causa”, mi dice, e va via) di chiedere il rinvio (è già il 2°!), il giudice viene sostituito da una Got (frettolosa, che giunge alle 10:15, che a sua volta ha sostituita la got designata che sapendo, forse, della mia presenza inaspettata temeva, forse, che gli ri-chiedessi conto di quanto non ottenuto dal marito avv. che incalzato minacciò…) e finalmente conosco, de visu, dopo 10 anni, l’avv. avverso e quindi m’è parso oppurtuno offrire al “con-sesso” una lezione di “civiltà e di diritto”, mentre la got si mostra insofferente e MINACCIA… come non bastasse l’aver lasciato scrivere tutto all’avv. (che non ho risparmiato…) il verbale di rinvio e di avergli consentito (”io l’ho autorizzato”, replica lei) di allontarsi con il fascicolo senza più riportarlo? E il pres. del trib. non ha fatto una piega! Inutile parlare della procura che 9 anni fa non avrà letto le mie 7 pagine dove segnalavo che l’avv. nell’atto 1° aveva usato termini diffamatori e dichiarato il falso, laddove poi il pm firma la convalida della sentenza, che non mi è stata mai notificata, e ora sto cercando di difendermi dal 2° precetto, reiterato ma illeggitimo (che non avrebbe dignità d’accesso in cancelleria) . Sarebbe del tutto vano parlare di umanità i questi ambienti affetti da cinismo se non sadismo che rasenta la crudeltà mentale! L’8 p.v. ne vedremo delle belle, se la controparte si costituirà! Si può anche obiettare o dissentire ma quello che scrivono i Corradini, i Maddale Na e i Melis (al plurale, perché ce ne sono tanti!) per me è innegabile.
Ricordatevi che Liana Millella scrive su La Repubblica. Se scrivesse diversamente verrebbe licenziata. La Milella non tiene conto di un sondaggio del Corriere della sera da cui risulta che l’82% degli italiani di questa magistratura non ne può più e chiede la responsabilitàcivile dei giudici. Si sa che un referendum passa prima attraverso l’esame della Corte Costituzionale. Ebbene, il referendum sulla responsabilità dei magistrati. fu stravinto da coloro che la richiedevano. Ora qualche disonesto dice che l’ementamento passato alla Camera è anticostituzionale. Incredibile. Ma chi comanda? Il popolo o questa corporazione di fuorilegge? Elenco alcune aberrazioni.
1) Dopo avere superato un concorso di ingresso (magari fortunosamente) possono anche smettere di aprire un libro di diritto. Sono una categoria di ignoranti manovali e non studioso del diritto. Il diritto civile è così ampio e complesso da richiedere una specializzazione. Questa casta di arroganti pretende di continuare ad essere formata da tuttologi. E’ persino permesso di passare dal penale al civile e viceversa senza alcuna previa preparazione. Assurdo. 2) Continuano ad avanzare di grado per sola anzianità rifiutando concorsi e perfino esami. 3) Il CSM è un farsesco organo di controllo eletto dai controllati. Assurdo.
4) Non vogliono il rispetto del principio COSTITUZIONALE dell’eguaglianza dei cittadini di frontte alla legge. Si sottraggono a qualsiasi responsabilità. Le loro vittime debbono essere risarcite dallo Stato (cioè da tutti noi con le nostre tasse).
Sulla mia pelle sto vivendo una vicenda civile allucinante da 13 anni con due sentenze pazzesche per cui ho fatto un esposto a Roma a termini di legge al ministro e al P.G. presso la Cassazione. Se ne fregano. Tanto il CSM (a cui è pervenuto l’esposto) insabbia tutto. Uno di questi due giudici per vendicarsi dell’esposto ha rifiutato di rispettare l’art. 51 n. 3 del C.P.C. spogliandosi di un’altra causa e ha assolto l’ortopedico di Cagliari che nel 2000 mi rese zoppo applicandomi una protesi d’anca in senso contrario. Eppure nella perizia si riconosceva la zoppia. Dopo il secondo intervento all’Istituto Humanitas di Rozzano (Milano) la zoppia è scomparsa. Ho chiesto che fosse integrata la perizia di ufficio per dimostrare che il primo intervento era stato la causa dell’invalidità. Niente da fare. Questo giudice (Mario Farina) ha tenuto anche la seconda causa a sentenza per vendicarsi e ha assolto l’ortopedico condannandomi alla soccombenza nelle spese giudiziarie. Ecco perché questa gente non vuole controlli. Sono anche vendicativi. Alfano lasciò un disegno di legge che istituisce un’Alta Corte di giustizia formata per 2/3 da giuristi e avvocati di fama a cui un cittadino possa rivolgersi direttamente per porre sotto processo civile un giudice che abbia fatto una sentenza palesemente aberrante, cioè dettata da “negligenza (ignoranza) o vizi logici inescusabili (cioè incapacità di ragionare)” come recita l’art. 1 dei Provvedimenti disciplinari. Esistenti solo sulla carta perché tali provvedimenti dovrebbero essere presi dal CSM, che non li prenderà mai. I corvi tra loro non si mangiano.
E noi abbiamo una sinistra che difende questa vergognosa casta che si fa padrona, invece che umile servitrice, della giustizia. Che la Milella mediti bene e si dia una regolata. Evidentemente non ha mai avuto a che fare con questa casta di fuorilegge. Non ho mai capito la sudditanza della politica a questa casta di privilegiati fuorilegge (perché si sottraggono all’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge con il permesso della legge comune contro il principio costituzionale). .