mercoledì 16 ottobre 2013

LA CAGNARA INDECENTE DEI DISONESTI E/O IGNORANTI SU PRIEBKE

Prima di agire con odio bisogna informarsi. Gli ignoranti o disonesti (se informati) dovrebbero domandarsi che fine avrebbe fatto Priebke se non avesse eseguito l'ordine della rappresaglia. L'ordine partì direttamente da Berlino, cioè da Hitler. E fu impartito, non al capitano Priebke, ma al colonnello Kappler suo diretto superiore. Ora bisogna sapere che cosa sarebbe capitato a Priebke se non avesse eseguito l'ordine di Kappler. SAREBBE STATO FUCILATO. A questo punto Priebke può essere accusato solo di non essersi trasformato in martire come fece SALVO D'ACQUISTO, che per salvare degli ostaggi dichiarò ai tedeschi di avere messo lui delle bombe in una cassa trovata da una pattuglia di tedeschi in una caserma abbandonata. Rimasero uccisi due tedeschi. I tedeschi sapevano che Salvo D'Acquisto era innocente e che voleva salvare gli ostaggi. Chiusero gli occhi e accettarono che si sacrificasse da martire un innocente per evitare di uccidere gli ostaggi. Dunque si vorrebbe che Priebke si fosse rifiutato di eseguire l'ordine per trasformarsi in martire. Ma con questa differenza rispetto a Salvo D'Acquisto. Fucilato Priebke, la rappresaglia sarebbe stata comunque eseguita. Per mia informazione storica (vedi per esempio La guerra di Hitler  di David Irving) circa la sorte che spettava a quegli ufficiali che trasgredivano gli ordini superiori, per esempio sul fronte russo, so che essi subivano la fucilazione, anche coloro che invece di resistere ad ogni costo, si ritiravano di fronte al nemico. Facevano eccezione solo i generali di divisioni e di armate. Questi venivano puniti con la degradazione e con la rimozione dai loro incarichi. Solo i traditori potevano essere fucilati indipendentemente dal grado. Così furono fucilati (dopo processo di fronte ad una Corte marziale) coloro che avevano partecipato direttamente o indirettamente all'attentato a Hitler alla tana del lupo (in una foresta della Prussia orientale). Tra questi voglio ricordare il colonnello von Stauffenberg, che sfortunatemente, allontanatosi con una scusa dalla stanza di riunione di alti ufficiali, dove si trovava Hitler, ritiratosi in un bagno non ebbe il tempo in esso di innescare una seconda bomba perché un ufficiale gli bussò alla porta dicendo che Hitler aveva fretta di consultare i documenti che von Stauffenberg teneva con sé insieme con due bombe. Hitler, fortunatamente per lui, aveva anticipato la riunione di un'ora perché aveva un appuntamento con Mussolini, partito per questo dall'Italia. Involontariamente Mussolini fu la salvezza di Hitler perché bastò una sola ora di anticipo della riunione alla tana del lupo perché il tempo necessario per innescare tutte e due le bombe venisse meno. Non basta. Altra fortuna incredibile di Hitler. Von Stauffenberg, dopo essersi seduto a fianco di Hitler ed avere tolto dal borsone i documenti, lasciando per terra, sotto il tavolo, lo stesso borsone con la bomba ad orologeria già innescata, si allontanò con una scusa (si era infatti messo d'accordo con un altro congiurato perché al momento richiesto da lui con una sua telefonata dalla tana del lupo gli arrivasse una telefonata che fosse di scusa per allontanarsi dalla stanza della riunione). Ma un altro partecipante alla riunione si sedette al posto di von Stauffenberg e con il piede destro allontanò il borsone da Hitler, ma soltanto perché gli intralciava i propri piedi. In questo modo l'esplosione ebbe un minore effetto su Hitler, che, anche protetto dallo spessore del pesante tavolo, riportò solo delle bruciature in varie parti del corpo, mentre morirono poi in ospedale per le ferite due ufficiali partecipanti alla riunione. Se fossero esplose due bombe invece che una Hitler non si sarebbe salvato. La storia spesso dipende da una pura casualità.    
Lo stesso Rommel - di cui pure Hitler ebbe sempre un grande rispetto (tant'è che gli diede il comando delle armate che combattevano in Francia dopo lo sbarco degli angloamericani in Normandia, pur essendo rimasto sconfitto, ma con l'onore delle armi da parte degli inglesi, ad El Alamein, con la conseguente resa dei tedeschi in Africa a Tunisi nel maggio del  1943) - fu obbligato da Hitler a suicidarsi per salvarne l'immagine e non sottoporlo a fucilazione perché sospettato di avere fatto parte della congiura nell'attentato alla tana del lupo.  E poi Hitler gli organizzò un funerale di Stato per far credere che non fosse un traditore. Ma la verità storica, doveva capirlo, sarebbe affiorata. 
Tornando a Priebke, i disonesti o ignoranti si domandino quali reali responsabilità avrebbe avuto Priebke. Gli imbecilli lo accusano di non essersi almeno pentito. E di che doveva pentirsi? Di non essersi fatto fucilare per ordine di Kappler senza con questo poter impedire la rappresaglia delle Fosse Ardeatine? Perché la questione è tutta qui. 
Ora vi racconto la storia di mio padre. Era ufficiale con il grado di colonnello e, come tale, trovandosi a Roma, avrebbe dovuto trasferirsi a nord nella costituita R.S.I. Essendo stato sempre un antifascista - dopo la guerra si iscrisse al P.C.I. e rimase iscritto sino al 1956 quando non rinnovò la tessera essendo stato sempre uno stalinista che non aveva approvato la demolizione del mito di Stalin da parte di Kruscev al XX Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica - preferì nascondersi con mia madre e due figli (io avevo due anni) in una cantina dell'Istituto di suore Stella Matutina (quartiere Monte Mario) dove rimase sei mesi, sino a quando i tedeschi si ritirarono prima dell'arrivo degli americani. Tale Istituto veniva lasciato in pace perché la superiora era tedesca. Durante questi mesi qualche volta usciva di notte per tenere contatti con esponenti antifascisti, per cui rimase sempre amico di Emilio Lussu. Ma come ufficiale rimase sempre un ricercato. Una volta mio padre ebbe l'avventata idea di uscire dall'Istituto per partecipare ad una manifestazione pubblica di protesta per il rincaro del pane. Fu riconosciuto e fermato dalla polizia fascista insieme con un compagno. Mio padre riuscì a divincolarsi e a fuggire nella calca della folla. Il compagno non riuscì a fuggire e fu portato prima a Regina Coeli e poi finì alle Fosse Ardeatine. Mio padre mi raccontò come andarono veramente le cose. Già molti giorni prima dell'attentato di via Rasella erano stati affissi per tutta Roma dei manifesti in cui si avvertiva che non sarebbero stati tollerati atti terroristici. Anche subito dopo l'attentato furono affissi dei manifesti con cui si richiedeva che si presentassero i responsabili per evitare la rappresaglia. E vi è da credere che i tedeschi non avrebbero proceduto alla rappresaglia considerando come si comportarono nel caso degli ostaggi risparmiati in cambio del sacrificio di Salvo D'Acquisto. Ma nessuno, né dei vili manovali dell'attentato, i cui nomi  con fotografie ho posto in altro articolo, né degli ideatori dell'attentato (Giorgio Amendola, Riccardo Bauer e SANDRO PERTINI, futuro presidente della Repubblica), si presentò. Questi furono i veri responsabili della rappresaglia (prevista dai trattati internazionali di guerra). Contro questi vili e vigliacchi individui, che sapevano quanto sarebbe capitato a danno di innocenti, la canaglia di ieri e di oggi che se la prende con Priebke, nulla ebbe da dire, e nulla ancor oggi ha da dire per chiederne la condanna, ormai alla memoria perché tutti morti, in quanto veri responsabili della strage delle Fosse Ardeatine. Ma si sa che la giustizia è sempre quella dettata dai vincitori. Mio padre, pur comunista, maledisse sempre questi luridi vigliacchi responsabili di un attentato terroristico che non poteva essere considerato un'azione di guerra, per di più in una strada cittadina nel pieno centro di Roma. E in questo senso si era espresso dopo la guerra un Tribunale militare. Ma poi, sotto la pressione di una folla esaltata, intervenne la Cassazione per annullare, senza averne titolo, la sentenza del Tribunale militare e riconobbe Kappler e Priebke colpevoli derubricando l'attentato terroristico in azione di guerra. E ancor oggi esiste una folla di canaglie che non sanno o fanno finta di non capire chi furono i veri responsabili della strage delle Fosse Ardeatine. E prendono a calci il carro funebre di Priebke, mentre avrebbero dovuto prendere a calci, come minimo, i carri funebri di tutti coloro che furono i responsabili dell'ordine eseguito da Priebke. Compreso il carro funebre di Sandro Pertini.                 
E' vero che per sbaglio furono uccisi 5 ostaggi in più (335 invece di 330). E per questo motivo Kappler fu riconosciuto colpevole non della morte di tutti i 335, ma solo dei cinque in più. Si tace del fatto che i morti rimasti vittime dell'attentato di via Rasella non furono in effetti 33 ma 40. Infatti dopo la rappresaglia fu taciuto a Hitler dal comando tedesco di Roma che altre sette vittime dell'attentato erano morte in ospedale. Altrimenti la rappresaglia sarebbe proseguita con altri settanta morti. 
Di tutto questo avrebbe dovuto parlare il fanatico liberticida Riccardo Pacifici della sinagoga di Roma, che vorrebbe che anche in Italia fosse introdotto il reato di negazionismo. E subito, in questa occasione, disonestamente, a iniziare dal PD (Partito della Digrazia), si vorrebbe far passare sotto l'usbergo dell'art. 414 C.P., che condanna l'istigazione a delinquere, il reato di negazionismo. Come se fare la controstoria contro la storia ufficiale fosse un reato e non si fosse più liberi di scrivere una storia diversa, identificata con l'istigazione a delinquere. PAZZESCO. E' un orrore portare la storiografia in Tribunale quando questa non si adegui a quella ufficiale dei vincitori.          Ma chi comanda in Italia? Gli ebrei delle sinagoghe? 
Ecco la foto del liberticida Riccardo Pacifici. 
   O Pacifici disonesto  leggi 
No

62%



38%

      È Piazzale Loreto che non muore mai / Guerri 

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Buongiorno Professore,

volevo chiederle in quale modo posso reperire con più facilità i suoi libri.
Poi volevo sapere se ha un indirizzo mail per contattarla privatamente.

Grazie

Anonimo ha detto...

La questione non è se pribke si dovesse immolalre oppure no per evitare di uccidere degli innocenti, ma le dichiarazioni che ha sempre fatto dopo. Il fatto che non abbia mai mostrato un attimo di pentimento e rimorso neanche banalmente formale.
Brago

Pietro Melis ha detto...

Non confondiamo come al solito il diritto con la morale. Non per il fatto che uno si penta viene liberato dal carcere o gli si diminuisce la pena, tranne i casi dei cosiddetti pentiti di mafia per l'interesse dello Stato ad averli come collaboratori. Il pentimento è del tutto inessenziale riguardo alle imputazioni. Riguarda la propria coscienza e basta. Metterò un altro articolo di Odifreddi riguardo all'asserito olocausto, da lui ritenuto solo un'opinione, una vulgata nata con il processo di Norimberga. Ciò che mi interessa è che ognuno abbia il diritto di contrastare le versioni ufficiali della storia scritta dai vincitori.

Anonimo ha detto...

Lei qui citava la "cagnara" di quelli che protestavano contro pribke scusandolo con la tesi che lui ha solo obbedito a degli ordini.
Il dimostrarsi pentiti in realtà diminuisce in numerosi casi la pena di un reato: se dopo aver investito una persona lei si ferma a soccorerla, o dopo aver commesso un qualsiasi altro reato lei si costituisce, avrà diritto ad una sentenza più clemente.
Brago

Pietro Melis ha detto...

Si lasci perdere l'omicidio colposo. Qualche volta non è nemmeno reato se non è dovuto a colpa del guidatore. E' reato il mancato soccorso.
Dove sta scritto (Codice Penale o legge particolare) che chi si costituisce ha una pena minore? Aggiungo che se così fosse il solo fatto di costituirsi non significherebbe pentimento ma opportunismo dettato dal vantaggio di una pena minore.