lunedì 14 ottobre 2013

SONO UN DUBITAZIONISTA. ATTENDO ANCORA, NON DICO LA VERITA', MA LA RICERCA DELLA VERITA'

E' assurdo portare la storia (intesa come storiografia) in Tribunale pretendendo di vietare ai negazionisti di affacciarsi liberamente in pubblico e perseguitandoli addirittura con il reato di negazionismo. La ricerca della verità può scaturire dal confronto di tesi opposte. I persecutori dei negazionisti sono dei disonesti che possono solo alimentare il fondato sospetto che essi vogliano occultare la verità dei fatti. Perciò sino a quando ai negazionisti verrà vietato di affacciarsi ai giornali e alle TV per un confronto-scontro tra tesi opposte rimarrò un dubitazionista. E il dubitazionismo è più forte del negazionismo perché, evitando di contrapporre dogmaticamente una tesi all'altra, agisce come un tarlo che rode quella che è stata sempre la verità storica, che è quasi sempre quella dei vincitori. Vae victis! Guai ai vinti, è il caso di dire. Nella trasmissione di ieri SpecialeTG1 di Rai1  sono stati intervistati solo ebrei, di cui quasi tutti definiti con la scritta "sopravvissuti ad Auschwitz". Come mai sopravvissero? mi sono sempre domandato in queste occasioni. Nessuno che abbia spiegato ciò nonostante dichiaressero di vedere morire gli altri (ma solo uno ha accennato a camere a gas). Strano. Molto strano. Ho inoltre visto cumuli di cadaveri scheletriti. E mi sono domandato: come mai erano ridotti tutti a pelle e ossa? E' possibile che fossero già in quello stato appena arrivati ad Auschwitz se è vero, secondo la versione ufficiale, che appena arrivati ad Auschwitz venivano inviati subito alla camere a gas? Non è possibile. Sarebbe occorso un bel po' di tempo prima che si riducessero a scheletri. Non si è mai detto in questi racconti che gli angloamericani bombardavano strade e ferrovie, rendendo impossibile rifornimenti di cibarie nei campi di concentramento, dove si moriva di fame e di tifo, e quel po' che rimaneva da mangiare serviva a sfamare i nazisti dei lager. Vi sono tanti interrogativi che attendono risposte e che la storia ufficiale della TV non darà mai.

Dal mio libro  Scontro tra culture e metacultura scientica traggo quanto segue.

Si sa che la Germania nazista non aveva alcunché da rivendicare nei confronti dell’Inghilterra e della Francia. Furono queste a dichiarare guerra alla Germania perché voleva espandersi ad est dopo il patto Molotov- von Ribbentop con l’Unione sovietica (agosto 1939). In realtà agli inglesi, e agli statunitensi dopo, non interessò mai la salvezza degli Ebrei, né la costituzione di un loro Stato. Un’alleanza con l’Inghilterra, cercata sempre, anche verso la fine della guerra, dalla Germania nazista, con l’impegno di liberare un milione di Ebrei – e ciò fa pensare che tale fosse il numero complessivo degli ebrei imprigionati nei campi di concentramento, per cui potrebbe risultare una grossa falsificazione storica il numero di sei milioni di Ebrei morti nei campi di concentramento - fu rifiutata dall’Inghilterra solo quando, dopo Stalingrado, l’armata sovietica avanzava ormai inarrestabile verso la Germania rendendo impossibile un rovesciamento delle alleanze. Esiste sull’argomento una vasta letteratura di storici cosiddetti revisionisti, tra cui l’inglese Richard Harwood (La leggenda di Auschwitz), che fu docente di storia politica della II guerra mondiale nell’Università di Londra, e il francese Paul Rassinier, che, combattente nella resistenza antinazista, prigioniero nel campo di Buchenwald e insignito della Medaglia della Resistenza, scrisse i libri La menzogna di Ulisse (1949, Milano 1966) e Il Dramma degli ebrei in Europa, Roma 1968). Altro importante revisionista è Robert Faurisson (Scritti revisionisti, in francese, leggibili interamente su internet). I revisionisti, sulla base di una loro documentazione, sono giunti anche a negare l’esistenza delle camere a gas e ad affermare che gli Ebrei morti nei campi di concentramento - posti, come ad Auschwitz, a fianco di molte industrie di guerra, dove servivano come mano d’opera, scarseggiante a causa dell’impegno bellico - furono al massimo 600.000 e che essi morirono negli ultimi mesi di guerra per stenti e per diffuse epidemie, per cui i forni crematori servirono, secondo tali storici, soltanto a cremare i cadaveri per evitare l’espandersi delle epidemie. Se non fosse falso anche soltanto il citato numero dei morti, pur rimanendo comunque condannabile la loro morte, verrebbe a cadere logicamente la storia della “soluzione finale”, su cui si fonda la memoria dell’“olocausto”. Comunque è ancora tutto da dimostrare il numero di 6.000.000 di Ebrei che sarebbero morti nei lager nazisti. Se risulta dai registri anagrafici dell’epoca che gli Ebrei in Europa, prima dell’inizio della II guerra mondiale, superavano di poco i 3 milioni, vi è da domandarsi se non sia una grave falsificazione storica il numero dei 6 milioni.

Da un servizio RAI 2 (Voyager del 16 febbraio 2005) risulta che furono inquadrati nel corpo delle SS naziste anche slavi ed ucraini (oltre che islamici, come ci consta). Il che contrasterebbe con il mito della razza ariana, di cui le SS avrebbero dovuto rappresentare il corpo scelto. Si aggiunga l’aspetto mistico ed esoterico del nazismo, che aveva portato, tra le altre cose, alla ricerca del Santo Graal, la coppa dell’ultima cena di Gesù, considerato come figura appartenente, inspiegabilmente, all’arianesimo.

In tale sede, ad evitare qualsiasi fraintendimento, vogliamo limitarci a rilevare la necessità di liberare dalla clandestinità e dalla persecuzione, a cui sinora è stata costretta, la storia revisionista perché avvenga un pubblico confronto-scontro, sinora mai avvenuto, tra tesi opposte perché la verità storica emerga finalmente al di là di opposti interessi, senza alcuna forma di demonizzazione delle tesi opposte, ma con una ricerca obiettiva dei dati e dei documenti storici, da cui risulti una storia metaculturale e non culturale, cioè ideologica. La demonizzazione o persecuzione dei cosiddetti revisionisti, documentabile soprattutto in Francia, può soltanto danneggiare la causa contraria, facendo nascere il sospetto che si voglia nascondere la verità. 
Il 5 settembre 1939 Chaim Weizmann, presidente dell’Organizzazione Sionista (1920) e dell’Agenzia Ebraica (1929), più tardi primo presidente della Repubblica di Israele, dichiarò guerrà alla Germania in nome di tutti gli Ebrei del mondo. Per conseguenza, sulla base di leggi internazionali, gli Ebrei furono internati come prigionieri, nemici dichiarati della Germania. La stessa cosa fecero gli Stati Uniti e il Canada nei confronti di tutti i cittadini giapponesi viventi negli Stati Uniti e nel Canda, come avevano già fatto gli inglesi nella guerra contro i Boeri, internando anche donne e bambini. Dal calcolo degli ebrei viventi in Europa prima della guerra risulta che fossero 6.500.000. L’esodo degli Ebrei dall’Europa prima e durante la guerra li ridusse a 5.000.000. Di questi, 1.550.000, viventi in Polonia, si rifugiarono nell’Unione Sovietica subito dopo il 1939. Bisogna aggiungere inoltre gli Ebrei che vivevano in Stati neutrali, come la Svizzera, il Portogallo, la Svezia, l’Irlanda, a cui bisogna aggiungere l’Inghilterra, dove, si sa, i nazisti non giunsero mai. E’ stato calcolato che questi ultimi Ebrei fossero più di 400.000. Pertanto gli Ebrei rimasti nei territori occupati dai tedeschi si riducono a circa 3.000. 000. Inoltre dal “Rapporto della Croce Rossa” del Comitato Internazionale della Croce Rossa (in 3 volumi), che pare abbia avuto l’autorizzazuione dal 1943 di visitare i campi di internamento e di distribuire pacchi viveri, si ricava un completo silenzio sull’argomento dell’olocausto. Da tale rapporto, pare – perché non lo possediamo – che durante gli ultimi mesi di guerra aumentassero le vittime nei campi di concentramento perché non arrivavano più rifornimenti, anche a causa dei bombardamenti degli Alleati sulla rete dei trasporti – da cui le accuse della Croce Rossa contro tali bombardamenti - mentre si accenna a varie epidemie scoppiate in tali campi. Non vogliamo andare oltre, per ora. Ma ci domandiamo: come è possibile che siano morti 6.000.000 di ebrei nei lager nazisti, di cui 3.000.000 soltanto ad Auschwitz, di cui i sovietici per 10 anni, dalla fine della guerra, impedirono sempre l’ispezione? E’ chiaro che se, si tocca la cifra di 6.000.000, nascono dei dubbi a catena. Tutti parlano sempre di tale cifra, ma non è stato mai spiegato come sia stata calcolata. E’ ora che venga spiegato, anche per rintuzzare l’accusa secondo cui tale cifra sarebbe convenuta per aumentare l’entità del risarcimento dovuto agli Ebrei dalla Germania. Quanti sanno che la cosiddetta “soluzione finale” consistette dal 1938 al 1940 nel progetto di uno Stato ebraico nel Madagascar (colonia della Francia) e che tale progetto - sospeso a causa della dichiarazione di guerra contro la Germania da parte di Weizmann e della sopravvenuta opposizione della Francia nel 1940, e trasformato, dopo l’invasione della Russia nel 1941, nel progetto di un trasferimento degli Ebrei nel Governatorato Generale della Polonia a causa della necessità di utilizzare anche mano d’opera nell’industria di guerra – fu poi ripreso dallo stesso Hitler nell’agosto del 1942? Quanti sanno che il governo nazista, prima della guerra, favori l’emigrazione di circa 800 mila Ebrei dalla Germania, dall’Austria e dalla Cecoslovacchia, costruendo in Austria dei campi di addestramento per gli Ebrei in attesa che si preparassero ad introdursi clandestinamente in Palestina, protettorato inglese e che gli inglesi osteggiarono sempre questo espatrio perché non volevano porsi contro gli arabi viventi in Paletina? Quanti sanno che nel maggio del 1944 fu inviato a Istanbul il rappresentante della comunità ebraica di Budapest per trattare con gli Alleati la liberazione di un milione di Ebrei in cambio della cessazione delle ostilità e che Churchill, che prima era favorevole ad un rovesciamento delle alleanze per far fronte comune contro l’Unione Sovietica, nel 1944, di fronte all’avanzata dell’armata rossa non si sentì più di porsi contro l’alleato sovietico per cui rifiutò l’accordo? Come si spiega la richiesta di Hitler nel maggio del 1943 al capo del governo ungherese filonazista Horthy di poter utilizzare 100.000 Ebrei ungheresi nel piano Aerei da caccia della Luftwaffe? Ciò appare in contrasto con la volontà di eliminarli nei lager proprio quando la Germania aveva bisogno della mano d'opera dei prigionieri essendo quasi tutta la popolazione tedesca arruolabile impegnata in guerra su tanti fronti. Come spiegare il fatto che i tedeschi perdessero tempo nel catturare Ebrei con grande dispendio di forze, mentre erano impegnati su tanti fronti di guerra (russo, africano, francese e italiano)? Ma vi è di più. Bisognerebbe spiegare perché Anna Frank e la sorella, dopo una lunga permanenza ad Auschwitz (in Polonia), dove arrivarono il 3 settembre 1944 con il padre e la madre, siano state trasferite il 28 ottobre 1944 nel campo di Bergen-Belsen (Germania occ.), che non è mai stato riconosciuto come campo di sterminio, giacché, come è stato sempre riconosciuto dagli stessi vincitori, non esistevano camere a gas fuori della Polonia. Dunque non vi fu nemmeno all’inizio il disegno di eliminarle. Entrambe le sorelle morirono a Bergen-Belsen per un’epidemia di tifo. Non si capisce come mai la madre, rimasta ad Auschwitz, sia morta solo il 6 gennaio 1945, e di malattia, né si capisce come mai il padre Otto sia rimasto vivo ad Auschwitz sino all’arrivo dei Russi. Nemmeno in questo caso si può dire vi sia stato il disegno di applicare, e subito, la “soluzione finale”. Ne risulterebbe, comunque, che i nazisti non ebbero mai alcuna fretta nell’eliminare i coniugi Frank, che non risulta siano stati utilizzati per lavori.1 Anche ciò contrasterebbe con la “soluzione finale”. Con tutto ciò contrasta quanto scritto recentemente in un articolo2 che riporta una asserita confessione al processo di Norimberga di un colonnello nazista del campo di Auschwitz, secondo cui “gli ebrei giungevano con treni provenienti da ogni parte d’Europa. Quelli in grado di lavorare erano inviati alle diverse officine e i restanti, compresa la maggior parte delle donne e tutti i bambini piccoli, erano inviati immediatamente alle camere a gas". Come mai, al contrario, le sorelle Frank e la madre non finirono in camere a gas nonostante non fossero in grado di lavorare, date le loro condizioni fisiche, soprattutto della mdre, e, addirittura, ci si preoccupò, dopo meno di due mesi, di trasferire le due sorelle a Bergen-Belsen e la madre morì di malattia nel gennaio del 1945? I filmati su Auschwitz proiettati a Norimberga erano tutti sovietici: dunque non potevano essere imparziali. Inoltre, se, come si sostiene, il campo di sterminio di Auschwitz sarebbe stato attrezzato nel marzo del 1942, come è possibile che da quella data sino all’ottobre 1944 siano stati eliminati solo ad Auschwitz 3 milioni di ebrei?3 Come mai Simon Wiesenthal, il noto ebreo “cacciatore” di nazisti, fu trovato vivo alla fine della guerra nel campo di Mauthausen (Austria), che non è compreso tra gli asseriti campi di sterminio, e non finì ad Auschwitz in camera a gas? Tornando ai Frank, sembra che sia stato un certo Mayer-Levin a scrivere il famoso Diario sulla base di poche annotazioni di Anna e che il padre Otto, trasferitosi negli Stati Uniti, lodasse il lavoro di trasformazione delle poche note scritte dalla figlia in Diario, di cui si accapparrò i diritti d’autore facendo una fortuna. Il forno crematorio di Dachau risultò costruito dagli americani subito dopo la guerra, perché nella fretta si erano dimenticati di costruire il camino. Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Cose che appaiono come documentate e lette. Vi sarebbe da riferire di alcuni asseriti falsi fotografici (fotomontaggi) e di molte incongruenze. Ci siamo limitati a riportare solo poche cose, senza prendere posizione e senza riprendere l’argomento in questo libro. La verità verrà fuori soltanto quando si permetterà alla ampia storiografia condannata alla clandestinità, anche con minacce di morte per gli autori, di emergere per un libero confronto-scontro tra tesi opposte. Consigliamo ai cinque autori di una recente opera in cinque tomi sull’“Olocausto antiretorico”4 di confrontarsi con questa storiografia prima di continuare ad offrire verità a senso unico, con il sospetto che siano ideologiche. Vi è da sperare soltanto che l’asserito olocausto sia vero come è vera la Bibbia.

“Amicus Plato, sed magis amica veritas”, disse Aristotele. 
 


1 Cfr. Appendice di Frediano Sessi al Diario (pref. di Natalia Ginzburg), Einaudi 1992. Si sa che molti internati di Auschwitz, sovraffollato, come altri campi di prigionia polacchi, dopo l’avanzata sovietica, furono trasferiti a Bergen-Belsen e a Buchenwald. Ma questi trasferimenti contrastano con l’asserita “soluzione finale”.

2 G. M. Gilbert, Nella psiche dello sterminatore, Il Sole-24 Ore, 13 novembre 2005.

3 Esiste uno scritto intitolato La menzogna di Auschwitz (Kritik Verlag, Mohrkirch 1973) di Thies Christophersen, che era distaccato ad Auschwitz per per la produzione di gomma sintetica per conto del Kauser-Wilhelm-Insitut. L’autore scrive:”Non ho notato il più piccolo indizio che potesse far pensare a gassazioni di massa…Mi dispiace, ma quando abbandonai Auschwitz nel dicembre 1944 non vidi questa costruzione “ (con gli enormi camini di un presunto forno crematorio). Oggi ad Auschwitz viene mostrato solo un piccolo forno che sarebbe servito a incenerire milioni di internati. Ma per eliminare 3 milioni di ebrei in 32 mesi è stato calcolato che se ne sarebbero dovuti eliminare 3.350 al giorno 24 ore su 24. 
S. Wiesenthal pretese con arroganza che a causa di questo scritto l’editore avv. Roeder comparisse di fronte ad una commissione disciplinare, provocando le reazioni della stampa, che si domandava se Wiesenthal fosse un governatore della Germania. Il numero di 6 milioni di Ebrei proviene soprattutto dalla Commissione Centrale di Storia Ebraica della Polonia. Paul Rassiner, che fu docente di Storia alla Academie di Besançon e che, combattente nella resistenza, fu catturato dalla Gestapo e internato a Buchenwlld, smentì coloro che affermavano che in detto campo esistessero camere a gas. Nel suo libro La menzogna di Ulisse (Le Rune, Milano 1966) negò l’esistenza di un progetto di sterminio degli Ebrei sulla base di interrogatori di coloro che lo affermavano. Risultò che nessuno degli interrogati era stato testimone. Rassinier è anche autore di Le Veritable Procès Eichmann (1962) e di Il Dramma degli Ebrei in Europa (Roma 1968). Rassinier vuol far emergere la “menzogna” , secondo lui, delle camere a gas. Rassinier è la punta di un iceberg di un’ampia letteratura negazionista costretta alla clandestinità anche sotto minacce.


4 Storia deklla Shoah. La crisi dell’Europa, lo sterminio degli ebrei e la memoria del XX secolo, Utet 2005.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ed ancora dubita? bisogna avere coraggio.

Pietro Melis ha detto...

Gli informati dubitano. Gli ignoranti prendono per buono ciò che dicono i mass media del pensiero unico che criminalizza la libertà di ricerca. Io, da informato, ho il coraggio di scrivere contro il pensiero unico, mentre i vigliacchi ignoranti non possono avere lo stesso coraggio, perché, come diceva don Abbondio, il coraggio se uno non l'ha non se lo può dare. Ma almeno i vigliacchi abbiano il pudore di stare zitti nella loro ignoranza, plagiati dai giornali e dalle TV.

Anonimo ha detto...

Prof Melis ha equivocato quello che intendevo dire. Le ragioni per cui le vicende della Shoa sono incontestabili appartengono ad aspetti religiosi di Israele di cui bisogna tener conto per loro è una fede come quella dei credenti in Cristo per fede assurto a figlio di Dio mandato dal Padre per la salvezza all'umanità.
Questi sono piani di conoscenza che trascendono la logica e la storiografia.
La matrice è la stessa, israele vede se stesso come il messia che si è sacrificato con l'olocausto.In questo campo bisogna avere il coraggio di non esporre testi che negano la realtà storica di esso per poi dichiararsi "dubitazionista".
Un saluto.