venerdì 1 marzo 2019

IL DISASTRO DELLA FOLLIA DEGLI ALLEVAMENTI INTENSIVI

Riporto quando ascoltato nella trasmissione di Rai3 Leonardo
Notare anzitutto il termine dispregiativo "bestiame". La soluzione richiesta è solo parziale. Essa chiede solo l'abolizione dei finanziamenti agli allevamenti intensivi, ma non l'abolizione dei finanziamenti alle industrie di morte degli animali. E per quanto riguarda la salute non affronta la domanda se sia necessario mangiare  carne per vivere in salute. La salvaguardia dell'ambiente viene considerata solo in funzione dell'uomo, come se esso fosse padrone dell'ambiente. La solita concezione antropocentrica. Ecco il testo, che si può ascoltare cliccando su Leonardo  al minuto 4,44.       
Emissioni gassose e danni che producono al suolo e all'acqua per l'inquinamento.Ma vi è un altro guaio: l'enorme consumo di terreno agricolo per foraggiare i maga allevamenti con ricaduta su ambiente  ed economia. I fondi europei se li mangiano i maiali. E' durissima la denuncia di Greenpeace che a tre mesi dalle elezioni europee chiede una revisione della politica comune europea (PAC) che ogni anno investe tra i 30 e 40 miliardi di euro su questi allevamenti di bestiame con l'effetto paradossale che il 70% delle aree europee per produrre cibo per gli animali e non per uomini finisce per essere devastato dai reflui. I dati raccolti sono impressionanti. Nel 2017 la produzione di carne europea è aumentata del 12%. Oggi supera i 48 milioni di tonnellate. Ed è in crescita. Gli allevamenti intensivi non solo non garantiscono il benessere degli animali ma sono responsabili del 12%-17% dei gas serra e fino all'80% di ammoniaca in aria e di azoto nell'acqua contaminata, pericolosa per la salute. Inoltre per l'abuso di antibiotici le megastalle sono considerate tra le maggiori responsabili dell'antibiotico resistenza dichiarata dall'OMS emergenza sanitaria globale. Quattro Paesi, Germania, Francia, Spagna e Regno Unito possiedono più della metà dei capi di bestiame allevati in Europa e sono le loro grandi aziende a percepire i maggiori finanziamenti a scapito delle piccole imprese, quelle che però garantiscono biodiversità, salvaguardia dei territori e migliori condizioni per il bestiame. Greenpeace preme perché la discussione sulla PAC, che da sola assorbe il 40% del bilancio UE, è già avviata per il periodo 2021-2027. Basterebbe seguire un semplice principio: niente soldi a chi mette a rischio l'ambiente. La leva finanziaria potrebbe imporre un cambio di rotta privilegiando le coltivazioni sostenibili di frutta e verdura.          
11 ore fa
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