lunedì 7 marzo 2016

L'ULTIMO DISCORSO DELL'ULTIMO PAPA

Scritto nel 2004 quando non era ancora papa il cardinale Ratzinger, con cui ho interloquito nel mio libro Scontro tra culture e metacultura scientifica.
Potrebbe accadere al papa di lasciare libertà ai suoi dubbi nel sogno, in cui la verità storica affiorerebbe dal subconscio libera dalle rimozioni operate dalla fede, e di fondare una “religione” civile, come egli la chiama, immaginando di affacciarsi alla finestra di fronte alla p.zza S. Pietro per dire: “Carissimi fratelli in Cristo, non ho avuto sino ad oggi il coraggio di dirvi che, dopo ulteriori riflessioni sui miei studi, sono convinto che il Vecchio  Testamento è tutto un imbroglio, e dunque, teologicamente, lo è anche il Nuovo. Conservate di questo i messaggi morali, tra cui la norma – che li riassume tutti - "fai agli altri quel che vorresti fosse fatto a te". E’ un principio di carità cristiana, non un obbligo giuridico. Ma attenti ad intenderlo bene, perché potrebbe essere un principio pericoloso, se qualcuno, per fanatismo religioso, si sentisse in diritto anche di uccidere, credendo di meritare la stessa sorte se si trovasse al posto della vittima, ritenuta nemico della sua fede. Ricordatevi che Confucio nel 500 a. C. si limitò a dire: "non  fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te", che è un comandamento giuridico. Cristiani, rompete le righe! Da oggi arrangiatevi. Ognuno per sé e …Dio per tutti. Sperando che esista. Ma non sarebbe di certo quello della Bibbia. E tanto meno del Corano, a cui non si può riconoscere nemmeno dignità morale, essendo un libro predicatore della violenza e dell’odio per coloro che non vi credono. Conservate le radici-greco-romano-cristiane dell’Occidente, in conformità alle frasi di Gesù "il mio Regno non è di questo mondo" e "date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio", giacché può esistere un cristianesimo laico, fondato sul diritto naturale, con Gesù uomo e non anche figlio di Dio, buono anche per gli atei, che, se hanno rispettato la norma di Confucio, avrebbero più meriti, di fronte a Dio, rispetto ai credenti che hanno rispettato anche la norma di Cristo, ma per salvarsi l’anima. Se Dio esiste, si salvi chi può! Ognuno a suo modo, credente o non credente, purché rispetti il diritto naturale, che non è soltanto della natura umana, data la comune origine di tutte le forme di vita”. 

     Questa è la risposta che l’ateo, come il papa del subconscio, può dare al frequente appello del papa ufficiale ai non credenti perché si aprano alla parola di Dio. Che se ne fanno, se possono avere più meriti dei credenti di fronte a Dio?  Il Dio dei non credenti è migliore di quello antropomorfico delle religioni, che ha bisogno di essere pregato per sapere ciò che deve fare. E’ il Dio che riconosce maggiori meriti a chi evita di compiere del male non per opportunismo, cioè per avere un premio da Dio o per timore di Dio. Pascal, con la sua famosa scommessa sull’esistenza di Dio, inventò un argomento che non andava a favore della sua intelligenza, giacché, se egli fosse stato veramente intelligente – e non anche crudele, come le anime “pie” dei giansenisti di Port-Royal, che inchiodavano dei cani su tavole per vivisezionarli soltanto per il gusto di assistere alla circolazione del sangue - avrebbe dovuto rovesciare l’argomento, scommettendo sulla non esistenza di Dio, perché non si trae il massimo guadagno dal credere in Dio, se si può trarre un guadagno maggiore dal non credervi, se esiste.

SEGUE:

1 commento:

Anonimo ha detto...

professore,
il problema è che l'uomo mal recepisce Confucio e Cristo.
chi trae piacere nel torturare un cagnolino - e dalle mie parti i ragazzi lo fanno, mette in dubbio l'esistenza stessa di Dio intesa come sub-stantia che da un senso all'essere...si dice che è colpa della famiglia, dei genitori divorziati...sarà !
saluti,
marco