domenica 27 agosto 2017

QUANDO LA PACE E' PEGGIO DELLA GUERRA

Non ho mai sopportato coloro che predicano la non violenza. Già il giusnaturalista olandese Ugo Grozio (De iure belli ac pacis) aveva distinto tra guerre giuste e guerre ingiuste. Quelle giuste sono le guerre difensive. E mai come oggi è necessario evitare la pace con l'islam, che approfitta della pace e del conseguente dialogo religioso per imporsi passo per passo rivendicando prima la libertà religiosa e poi, facendo valere l'impostura del moderatismo, guadagna spazio persino nella politica. Si sono visti musulmani (ma pochi) unirsi in piazza con coloro che  manifestavano contro la strage avvenuta a Barcellona e che contraddittoriamente esponevano striscioni ridicoli che condannavano l'islamofobia o che dicevano in catalano "io non ho paura".  Ma le poche donne musulmane presenti avevano tutte la testa infagottata perché nemmeno un capello fosse visibile. Dimostrando così anche nell'abbigliamento di non essere capaci di rifiutare le norme coraniche che considerano le donne inferori agli uomini e come tali destinate ad essere ad essi sottomesse mentalmente e fisicamente. Ebbene, proprio di questi musulmani cosiddetti moderati bisogna avere paura più che dei terroristi, i quali sono nemici esterni contro cui si può sparare. Bisogna invece avere più paura dei musulmani cosiddetti moderati, che sono nemici interni che si nascondono dietro l'impostura e contro i quali non si può sparare. Sono più pericolosi perché essi rodono dall'interno le istituzioni di uno Stato laico rifiutandolo in nome delle norme per essi superiori  della shari'a. Magdi Allam è colui che in Italia maggiormente ha capito il pericolo maggiore della pace con gli islamici cosiddetti moderati. 
In Birmania (o  Myanmar) il premio nobel per la pace 1990 Aung San Suu Kyi che si battè con la non violenza contro la dittatura militare è oggi consigliere del presidente della Repubblica e ministro degli esteri in Birmania. Ma non si è affatto opposta a che fossero usati i cannoni per sparare contro la comunità musulmana dei  Rohingya che, originari del  musulmano Bangladesh, volevano istituire una sorta di Stato indipendente all'interno della Birmania con leggi proprie. Ad essi giustamente è stata sempre rifiutata la cittadinanza. Caduta in Birmania nel 2015 la dittatura militare, sotto la quale erano costretti a starsene brutti e quieti, i musulmani hanno subito approfittato della democrazia per sollevare la testa rivendicando la loro estraneità al governo birmano. Infatti la democrazia è per i musulmani il cavallo di Troia per rivendicare per essi leggi coraniche, superiori a quelle di uno Stato laico e perciò con questo contrastanti. Aung San Suu Kyi ha messo da parte la non violenza usata contro la dittatura militare quando in questi giorni ha capito che contro i musulmani si può usare solo la violenza. La storia europea l'ha dimostrato. Immaginatevi che cosa sarebbe capitato se l'Europa avesse risposto con la pace e la non violenza nei confronti dell'islam.  Incredibile ciò che è avvenuto in una città inglese facendo prevalere l'impostura del moderatismo islamico, mezzo per arrivare ad imporre la shari'a in attesa che aumenti la presenza dei musulmani in uno Stato non musulmano. Lo spiega bene Magdi Allam in questo articolo. 

Ecco l'islam moderato
che ci vuole sottomettere



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