mercoledì 27 settembre 2017

MI HA TELEFONATO IL PAPA. L'HO CONVERTITO ALL'AGNOSTICISMO

Sono stato preso alla sprovvista altrimenti avrei registrato la telefonata. Avevo inviato a papa Imbroglio una copia del mio libro Addio a Dio. Dialogo con Dio chiedente perdono. Beati coloro che non credono in Dio se...Essi saranno i primi del regno dei Cieli.  Tesi ricavata dalla stessa circostanziata lettura delle Lettere di S. Paolo e dei Vangeli, cronologicamente successivi.  Un dialogo con la trinità immaginato da un ateo-agnostico come me per dimostrare come il cristianesimo, anche alla luce delle Lettere di S. Paolo, tra cui, fondamentale, la Lettera ai Romani, che Lutero definì il documento fondativo del cristianesimo, sia del tutto inutile per salvarsi l'anima, e che, anzi, ammesso che esista il Dio cristiano, questo dovrebbe tenere in maggiore considerazione l'ateo che segua le norme della giustizia senza aspettarsi alcun premio nell'aldilà, in cui non crede. Mentre il cristiano è un opportunista che, se si astiene dal fare del male, lo  evita solo per timore di Dio. 
Squilla il telefono di casa ma non vedo il numero. 
Buon giorno, sono papa Francesco. Le telefono per dirle che mi ha incuriosito il suo libro e debbo riconoscere che sono sorpreso e senza risposte di fronte alle sue osservazioni.
Io: Io rimango più sopreso di lei perché mai avrei immaginato che il mio piccolo libro le sarebbe stato consegnato pur passando prima per altre mani.
Il papa: per ragioni di sicurezza il plico è stato prima aperto dalla segreteria, che, conoscendo il mio carattere, ha capito che sarebbe stato sconveniente non consegnarmelo nonostante il titolo.
Io: e dunque che conclusioni ne ha tratto?
Il papa: sono rimasto turbato perché dal suo punto di vista la Chiesa di Cristo non  avrebbe più alcuna missione.
Io: non ho affermato che la Chiesa non abbia più alcuna missione. La può conservare solo nei confronti dei disperati che non si arrendono al pensiero del nulla dopo la morte. 
Il papa: allora lei non è un disperato?
Io: anzi, lo sono più dei credenti, ma non posso rimuovere la disperazione con le illusioni della religione, compreso il cristanesimo considerando che i Vangeli sono soltanto delle favole inventate dopo la predicazione di S.Paolo l'ex Saulo pluriassassino che prima perseguitava i cristiani e che si inventò la resurrezione di Gesù sulla via di Damasco dando ad intendere che gli apparì in pieno giorno dicendogli "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". E poi come si può  credere nei Vangeli se sono pieni di contraddizioni? Lei ha interesse a non rilevarle perché altrimenti non potrebbe più fare riferimento ad essi?  Come posso credere nei Vangeli se io mi ritengo migliore di Gesù?   
A questo punto il papa ebbe a dirmi che non potevo essere credibile se avevo tanta presunzione. Ebbi a replicargli che Gesù in fondo rimase un ebreo osservante dei sacrifici di sangue in un grande mattatoio in Gerusalemme che gli ebrei chiamavano  tempio e che Gesù stesso definiva casa del Signore. Uno che nella parabola del figliol prodigo fece riferimento all'uccisione del vitello più grasso per fare festa in occasione del ritorno del figliol prodigo. Come potevo trarre insegnamento da testi che in fatto di animali non apparivano diversi dalle pratiche pagane?
Il papa a questo punto si trovò in difficoltà e cercò di giustificare tutto ciò aggiungendo che Gesù non poteva non conformarsi alle tradizioni ebraiche  per non porsi in contrasto con la classe dei sarcedoti, a cui era già abbastanza inviso. Aggiunse che il suo predecessore Benedetto XVI nel suo libro Gesù di Nazareth aveva espresso la tesi che Gesù proveniva dalla setta degli Esseni, notoriamente vegetariani.
Io: e allora perché lei non è vegetariano? Mi ricordo che lei dichiarò che il suo film preferito era Il pranzo di Babette. Mi sono informato e ho scoperto che il pranzo era a base di brodo di tartaruga e quaglie arrosto. Allora una delle due: lei, e nemmeno Benedetto XVI,  è  stato coerente con la tesi del Gesù vegetariano oppure Gesù non era affatto vegetariano. Ma lasciamo perdere la tesi del Gesù  vegetariano che non regge affatto perché l'ultima cena, si legge nei Vangeli, fu una cena "pasquale", e si sa che cena pasquale significava per gli ebrei una cena a base di carne d'agnello. Come posso credere in una religione simile che conserva nelle due massime festività, il Natale e la Pasqua, la tradizione ebraica della macellazione degli agnelli traducendo queste festività in stragi di agnelli? Lei non ha mai speso una parola contro queste tradizioni di sangue. Anche per questo non la posso riconoscere come autorità morale.
Il papa: Benedetto XVI nell'udienza del 7 gennaio 2009 ha detto chiaramente che dopo il sacrificio della croce non era più necessario il rito ebraico del sacrificio dell'agnello perché Gesù si è sostituito per sempre all'agnello sacrificale diventando Agnus Dei.
Io: ma nessuna condanna è avvenuta pubblicamente né da parte di Benedetto XVI né da parte sua in uno dei tanti discorsi fatti affacciandosi alla finestra su piazza S. Pietro. E mi fa senso sentire da un papa come lei  che da bambino aspirava a fare il macellaio. Come posso considerare un papa come lei maestro di morale? Io sono migliore di lei. Bisogna che se ne renda conto. Ma lasciamo questo aspetto e passiamo al tema che più mi interessa. Io dico, d'accordo con molti, che lei è un papa che fa politica mentre lei dovrebbe astenersi da questo in rispetto del detto di Gesù "date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". Lei non può intromettersi nella politica dicendo continuamente che bisogna accogliere i migranti a braccia aperte, così dimostrando di non avere nemmeno capito che significa la carità dal punto di vista della predicazione di Gesù. Il suo predeccessore aveva affermato il diritto di non emigrare, mentre lei afferma il diritto di emigrare, anche se poi aggiunge che viè un limite, ma senza dire mai quale sia questo limite, che ormai è stato ampiamente superato.    
Il papa: in che cosa mi sarei contraddetto con la carità cristiana? Gesù ha detto di accogliere lo straniero come nell'esempio della Samaritana.
Io: ma per carità! L'esempio della Samaritana non giustifica l'accoglienza di una massa di invasori. Lei non ha capito o fa finta di non aver capito che cosa sia la carità cristiana. Questa non può essere imposta con le leggi a spese delle tasse dei cittadini. La carità ognuno la deve fare individualmente con i propri soldi, non anche di quelli altrui a carico del bilancio dello Stato. Lo dice espressamente Gesù: quando fai la carità non suonare la tromba come fanno i farisei ma la tua sinistra non sappia quel che fa la destra e il Padre tuo che ti vede nel segreto ti premierà.  Ho citato a memoria. Il Vaticano è il maggiore proprietario in Italia di beni immobili. Se vuole fare la carità li ospiti lei e li mantenga lei senza pretendere che sia lo Stato a mantenere questi invasori, per di più quasi tutti islamici. La sua Chiesa sta diventando il cavallo di Troia dell'invasione islamica con la scusa del dialogo interreligioso. Non volendo capire, per ragioni più politiche che religiose, che non vi può essere alcun dialogo con i musulmani. Cristianesimo e islamismo sono agli antipodi. Lei è responsabile di un relativismo religioso che ha portato tanta confusione tra i cristiani. Lei deve imparare a non confondere la morale con il diritto. La morale non può essere fondamento del diritto. La morale riguarda il bene, il diritto riguarda il divieto di fare del male. Non si finisce in tribunale per non avere fatto del bene. Vi si finisce per aver fatto del male, inteso come danno, sia nel civile che nel penale. E' questa confusione tra morale e diritto che non sopporto e che lei va predicando.
Il papa: come può negare che molte norme morali riguardano anche il diritto? Forse il comandamento "non uccidere" non è un comandamento anche morale?
Io: ma non tutti i comandamenti morali, che impongono di fare del bene, sono anche comandamenti giuridici. Lei invece vuole tradurre tutti i comandamenti morali in comandamenti giuridici. Lei vive sempre in questa confusione.  Lei si dovrebbe occupare piuttosto dell'anima e non dei corpi. Si ricordi del Discorso della montagna, in cui Gesù dice che saranno beati nell'altra vita quelli che soffrono a causa della mancanza di giustizia. Dunque Gesù non ha predicato la giustizia sostituendosi alle leggi. Gesù non volle essere un rivoluzionario predicando una giustizia sociale come invece fa lei. Se fosse coerente con la predicazione di Gesù dovrebbe apprezzare le ingiustizie sociali e predicare la sofferenza come mezzo  per acquisire dei meriti nella vita eterna. Invece lei si occupa sempre di questa vita e mai dell'altra.
Il papa: io debbo predicare anche la giustizia su questa terra perché coloro che non la praticano dovranno risponderne nell'altra vita. Dunque è vero che coloro che soffrono per mancanza di giustizia saranno beati, ma debbo occuparmi anche di coloro che commettono ingiustizie per metterli in guardia perché dovranno risponderne nell'altra vita.
Io: parafrasando Ponzio Pilato  le domando: che cos'è la giustizia? Essa ha un solo principio su cui sono fondate le norme della giustizia, come spiegarono i giusnaturalisti a cominciare dal giureconsulto romano Ulpiano: NEMINEM LAEDERE (non danneggiare alcuno). Questo è l'unico principio regolatore della mia vita. Lei non mi può imporre di andare  oltre questo principio allargandolo ai doveri morali che impongono di fare del bene. E' vero che tale principio è anche morale ma ciò che è morale non per questo è anche giuridico. Il campo del diritto è assai ristretto rispetto al campo della morale. E Kant nel libretto intitolato Fondazione della metafisica dei costumi ha scritto: se l'umanità, invece di parlare di benevolenza, di amore per il prossimo si astenesse dal fare del male, quanto bene ci sarebbe in più sulla terra. Io faccio del bene astenendomi dal fare del male. E se esistesse un'altra vita dopo la morte io certamente dovrei essere premiato per non avere fatto del male, non sarei condannato per non aver fatto del bene. Mentre lei predica il bene della morale favorendo l'opportunismo cristiano di coloro che fanno del bene per salvarsi l'anima.  Mi dica se abbia maggiori meriti di fronte al suo Dio coloro che fanno del bene per opportunismo, cioè per meritare un premio dopo la morte,  o coloro che da non credenti come me si limitano a non fare del male senza aspettarsi alcun premio nell'aldilà. I primi, direbbe Kant, applicano una morale eteronoma, imposta dall'esterno, i secondi hanno una morale autonoma (se nella morale includiamo i doveri giuridici) perché non obbediscono a norme dettati da altri (come nei Vangeli) ma unicamente dettati dalla coscienza. Lei predica una morale eteronoma, e dunque priva di qualsiasi merito. Non è necessario essere credenti per applicare le norme della giustizia.
Il papa: Le sue argomentazioni sono così  strettamente logiche che mi costringono alla loro approvazione. Ma adesso debbo dirle la verità: non tutti sono capaci di seguire le norme della giustizia senza il timore di Dio. E dunque a questo punto debbo ammettere che non è necessario credere nel Dio cristiano per salvarsi l'anima.  D'altronde, che fine farebbero coloro che sono nati in Stati non toccati dalla predicazione cristiana? Dovrebbero essere tutti condannati soltanto perché non cristiani o addirittura non credenti? Impossibile.
Io: si rende conto che in questo modo ha ammesso, come me, l'inutilità di ogni religione compresa quella cristiana?  A che serve il proselitismo cristiano? A nulla.
Il papa: serve, come ho detto, ad elevare i deboli di mente ad una morale che altrimenti, cioè senza il timore di Dio, non sarebbe coercitiva.
Io: allora mi spieghi perché Gesù dopo l'asserita resurrezione abbia detto: andate per tutte le nazioni e predicate: coloro che crederanno saranno beati altrimenti saranno condannati.  Vi era bisogno di credere in lui per meritarsi un premio dopo la morte? Io ho cercato di dare un senso diverso a questa frase che altrimenti farebbe di quasi tutta l'umanità una"massa dannata", come disse il fanatico S. Agostino, che era persuaso che fuori della Chiesa cattolica non vi fosse salvezza. Credere in Gesù significa unicamente credere nella giustizia e non nel fatto che egli fosse figlio di Dio e avesse fatto dei miracoli. Certamente gli evangelisti hanno messo in bocca a Gesù anche frasi da lui mai pronunciate. Non si saprà mai chi veramente sia stato Gesù nella storia, certamente diverso da quello dei Vangeli. Infatti la frase che ho citato non si trova in tutti e quattro i Vangeli. Perché nessun papa ha mai rilevato la contraddizione in cui cadde S. Agostino, riprendendo un pensiero di S. Paolo, secondo cui Dio, non potendo dipendere dalla volontà umana, è libero di salvare chi vuole, dando così luogo alla dottrina incredibile della predestinazione? Dio avrebbe già stabilito  dall'eternità chi si sarebbe salvato, indipendenemente dalle opere. E Lutero seguì la dottrina della predestinazione  di S. Paolo-S.Agostino svilendo completamente l'importanza delle opere. Mi domando se questa sia logica. E S. Paolo, che con la sua predicazione nel mondo romano, è il vero fondatore del cristianesimo, venne in conflitto con S. Giacomo, che propendeva per l'importanza delle opere, non accorgendosi della terribile contraddizione che segnò la sua vita andando a predicare la resurrezione di Gesù e la conversione al cristianesimo ancor prima che venissero scritti i Vangeli. Infatti a S. Paolo non interessavano affatto i miracoli che poi saranno raccontati nei Vangeli. Gli interessava un unico miracolo: la resurrezione, perché disse: se Gesù non è risorto vana è la nostra fede. Ma a che serviva la predicazione se Dio aveva già stabilito dall'eternità  chi si sarebbe salvato? Il cristianesimo è sorto da questa profonda contraddizione. Come si può ritenere che i suoi testi siano veritieri se la prima norma della verità è il rispetto del principio di non contraddizione? I papi hanno sempre occultato  questa verità per loro comodo, altrimenti non avrebbero potuto giustificare il loro potere, che fin dall'inizio fu anche temporale.            
Il papa: lei sa bene che questa contraddizione fu tolta da S. Tomaso, che sostituì alla predestinazione  la prescienza per salvare l'importanza delle opere.  Dio sa chi si salverà ma  non incide sulla libertà umana e perciò non la determina, salvando così il merito delle opere. Se sono le opere a salvare l'uomo allora debbo riconoscere la verità della sua tesi: anche gli atei si salveranno se avranno rispettato le norme della giustizia e il cristianesimo conserva la sua missione soltanto presso coloro che non siano capaci di rispettare tali norme se non le sentono imposte da una autorità esterna come quella della Chiesa. Dostojevskij capì bene ciò  nella Leggenda del Grande Inquisitore tratta da I fratelli Karamazov. Gli uomini hanno bisogno di una autorità esterna che imponga determinate norme e il compito della Chiesa nella storia è stato unicamente quello di far valere tali norme accompagnandole con il timore di una dannazione eterna. Questo, è evidente, vale solo per quelli che non siano capaci di rispettare la giustizia per amore della giustizia, mentre non vale per gli atei che siano capaci di rispettare tali norme senza fare riferimento ad una autorità esterna, che sarebbe Dio tramite la Chiesa. Penso a questo punto che abbia ragione lei. Il suo piccolo libro mi ha illuminato. Continui pure a rimanere ateo, anzi, come lei preferisce definirsi, agnostico, e i suoi meriti saranno superiori a quelli dei cristiani. Già il definirsi agnostico è immune dall'assolutismo gnoseologico dell'ateismo. Ma sa che anch'io qualche volta ho dei dubbi di fede? L'ho detto anche pubblicamente. Rimanga agnostico e continui a considerarsi superiore ai cristiani.
Io: La ringrazio per ciò che mi ha detto. Questo è per me un grande giorno. Posso dire che ho convertito un papa all'agnosticismo. 

1 commento:

Roberto C40 ha detto...

Uno tra i migliori scritti letti in questo blog.
Solo un dubbio e mi perdoni: è una vera telefonata ricevuta o una ipotetica?
Grazie