La forma dice che "Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri". La sostanza dice che il presidente della Repubblica di fatto non può nominare il capo del governo senza tener conto della condizione che questo riesca ad avere la maggioranza nei due rami del parlamento. Il presidente della Repubblica ancor meno può nominare di sua sola iniziativa i ministri su proposta del capo del governo incaricato. E ciò per lo stesso motivo. Infatti non può rifiutare la nomina di un ministro che sia voluto dal capo del governo designato se quest'ultimo, perché pressato dalla coalizione dei due partiti coalizioni, insiste sul nome del ministro. Altrimenti dovrebbe togliere l'incarico al capo del governo designato sostituendolo con altro. Ma alla fine è la maggioranza del parlamento che decide sulla nomina sia del capo del governo che dei ministri. Pertanto una compagine ministeriale proposta dal capo del governo incaricato potrebbe rifiutare la pretesa del presidente della Repubblica di sostituire un ministro proposto con un altro ponendo il presidente della Repubblica nella condizione di non poter dar vita ad un governo. Qui valgono i rapporti di forza. Se Salvini insiste sul nome di Savona minacciando il Grigio di far saltare la formazione del governo lascerebbe al Grigio la responsabilità di indire nuove elezioni con un governo interamente da lui formato che certamente non troverebbe una maggioranza in parlamento. Occorre dunque avere la forza di opporsi al Grigio per costringerlo ad accettare la compagine ministeriale proposta da Salvini perché di fronte a questo atto di forza il Grigio sarebbe costretto a non opporsi. In conclusione, la nomina di Savona dipende unicamente da Salvini, che può sempre ricattare il Grigio tramite Giuseppe Conte (se ci tiene a diventare capo del governo) paventando l'alternativa di mandare tutto all'aria. Il diktat deve porlo Salvini al Grigio. Qui non siamo in una Repubblica presidenziale.
Vedremo che cosa capiterà.
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