lunedì 22 ottobre 2018

RIFORMARE L'ART. 75 DELLA COSTITUZIONE: DI MAIO MI DA RAGIONE

Sebbene per molte cose non sia d'accordo con 5Stelle nel Circo Massimo Di Maio ha riproposto un vecchio tema di 5 Stelle, sebbene non sia incluso nel contratto di governo. D'altronde ciò è in accordo con la concezione di Rousseau della democrazia diretta espressa nel Contratto sociale.  Non per nulla i candidati di 5 Stelle vengono eletti da una piattaforma chiamata Rousseau.  L'art. 75 include un referendum abrogativo ma lo esclude per i trattati internazionali e per le leggi di bilancio. Tralasciamo pure le leggi di bilancio. La Costituzione promulgata il 27 dicembre 1947 ha escluso dal referendum abrogativo i trattati internazionali perché allora la maggioranza anticomunista della Costituente temeva che fosse sottoposta a referendum la decisione di far aderire l'Italia alla NATO contro il blocco sovietico. Questo articolo ormai non ha più senso. Ma vi è di più. L'art. 75 è stato concepito entro una concezione meramente rappresentativa della sovranità popolare. Contro il dettato dell'art. 1 secondo cui la sovranità appartiene al popolo. FALSO. La sovranità secondo la stessa Costituzione non può appartenere al popolo perché non gli è data la possibilità di esercitarla direttamente saltando le pastoie del parlamento (Di Maio ha detto che "si salteranno le pastoie degli onorevoli"). I parlamentari, una volta eletti, privi di vincolo di mandato, possono anche tradire gli elettori che lo hanno eletto e passare ad altro partito o fondarne uno nuovo durante la stessa legislatura, cioè senza avere prima affrontato le elezioni. Questa storia deve finire. Bisogna introdurre il vincolo di mandato riformando anche l'art. 67 della Costituzione. A parte ciò è necessario introdurre nell'art. 75 il REFERENDUM PROPOSITIVO per contemperare la democrazia rappresentativa con quella diretta in modo che tramite referendum possa essere approvato un disegno di legge di iniziativa popolare allargando il referendum abrogativo ai trattati internazionali. Così finalmente sparirebbe la dittatura del parlamento, le cui decisioni possono essere in contrasto con la volontà popolare, che secondo Rousseau è la volontà della maggioranza. Finalmente ci libereremmo anche di tutti i mezzi di propaganda delle TV e dei giornali. Buona anche l'idea di Di Maio di ridurre il finanziamento pubblico ai giornali. Ottima sarebbe l'idea di cancellare completamente il finanziamento pubblico ai giornali, che dovrebbero vivere sulla base delle vendite e della invadente pubblicità.          
Riformando l'art. 75 si introdurrebbe finalmente un dibattito pubblico sulla permanenza dell'Italia all'UE e all'euro. Visto che illustri economisti hanno spiegato i motivi per cui converrebbe uscire dall'UE e dall'euro bisogna contrastare la propaganda di regime che ora debbono subire a livello governativo coloro sono contrari all'UE ma non possono dirlo perché la dittatura dell'UE si vendicherebbe subito facendo innalzare subito lo spread e dunque il debito pubblico per aumento degli interessi. Gli italiani abboccano da ignoranti a questo ricatto esercitato contro l'Italia perché non si può nemmeno parlare della convenienza di uscire dall'UE. Agiscono subito contro l'Italia le agenzie di rating come Moody's per alimentare paure di disastri. Il popolo italiano subisce subito la propaganda degli europeisti dell'innalzo degli interessi bancari, che invece non dipende affatto dallo spread. Nel 2012 lo spread saltò oltre 500 eppure i tassi bancari non aumentarono. Come ha notato in questo momento l'economista Antonio Maria Rinaldi (Stasera Italia, Retequatro). Non capiscono gli italiani, perché vittime della propaganda degli europeisti, che uscendo dall'euro sparirebbe lo spread e dunque finirebbe il ricatto della dell'economia finanziaria, che è in contrasto con l'economia reale.    

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