sabato 23 febbraio 2019

LE RAZZE ESISTONO. NON SONO UN'INVENZIONE

Adesso ci mancava anche un genetista per affermare che le razze non esistono. Lo ha scritto nel 2018 (con Andrea Brunelli) Guido Barbujani in L'invenzione delle razze, riprendendo lo stesso titolo del libro scritto da solo nel 2008. Ma che razza di biologo è costui? Per cercare di rendersi noto ha dovuto scrivere anche quattro romanzi. Ecco come la pseudo scienza viene piegata all'ideologia. Il Barbujani ha scoperto l'acqua calda dicendo che l'origine dell'uomo risale a 6 milioni di anni fa in Africa. E chi l'ha mai negato? Ma le date sono errate. Prima di tutto la cifra di 6 milioni fa è errata perché a 6 milioni di anni fa poteva corrispondere l'australopithecus africanus e non l'homo, partendo dall'homo abilis per andare verso l'homo erectus (3 milioni di anni fa) sino all'homo sapiens di Neanderthal e al sapiens sapiens. Ma poi per piegare questa scoperta dell'acqua calda alla sua ideologia ha aggiunto che l'uomo sin dall'orgine è stato un migrante. Ma si può essere più faziosi di così? Paragonare l'homo sapiens di 100.000 anni fa (per non andare indietro di milioni di anni) all'uomo di oggi non ha senso. Dire che il sapiens sapiens si è diffuso per tutti i continenti per giustificare oggi l'immigrazione è da scellerati.  Costui non ha considerato che 100.000 anni fa non esistevano gli Stati, ma soltanto uomini selvatici che, come tutti gli animali selvatici, andavano colonizzando i continenti. Ma questo fazioso (perché chi piega la pseudo scienza alla politica è un fazioso) ha evitato di spiegare come mai tra le specie di animali esistono sempre, e NATURALMENTE, varie razze, a parte quelle degli animali che sono stati resi schiavi dall'uomo, cioè addomesticati per usare un eufemismo, come i cani e i gatti, le cui razze sono state create unicamente dall'uomo.  Perché esiste l'orso bianco solo nell'artico mentre le altre razze di orso, tutte di diverso colore, non vivono nell'artico? Solo un fazioso poteva evitare di aggiungere che non esiste solo il sistema genetico, che accomuna le razze di una specie, ma esiste anche il sistema epigenetico, influenzato dall'ambiente, che può mutare i geni  nei limiti della compatibilità con il sistema genetico e rendere ereditari i mutamenti CASUALI determinati dal sistema epigenetico. Son sicuro che il Barbujani non ha mai sentito parlare del famoso embriologo Conrad Hal Waddington, neodarwiniano, che studiò le relazioni tra sistema genetico e sistema epigenetico, riformando in parte la teoria di Darwin secondo cui l'ambiente non poteva mutare le caratteristiche di una specie essendo le stesse specie, secondo Darwin, dovute a mutazioni casuali chiuse all'influenze dell'ambiente, su cui interveniva la selezione naturale. All'epoca di Darwin non erano stati ancora scoperti i geni, cioè i costituenti del DNA, ma Darwin aveva intuito che all'origine dei mutamenti doveva esserci una struttura dell'organismo sottoposta a mutamenti casuali, pur ritenendo che questi fossero indipendenti dall'ambiente. Di Waddington studiai i libro L'evoluzione di un evoluzionista, citato tra tutti gli autori esaminati nel mio libro di 518 pagine Biologia e filosofia. Origine della vita ed evoluzione biologica. Casualità e necessità, che in circa 100 pagine ha esposto la teoria dell'origine della vita del grande biofisico Mario Ageno, che ebbe la prima cattedra di biofisica e con cui fui in corrispondenza dopo avere studiato tutti i suoi più importanti testi. Tra questi consiglio, per il loro carattere, ma solo relativamente, divulgativo, soprattutto Le radici della biologia e Dal non vivente al vivente. Nuova ipotesi sull'origine della vita.  Nella prefazione del mio libro ho riportato una lettera di Ageno che rispondeva ad alcune mie richieste di chiarimento. 
Tutto ciò premesso è evidente che le razze esistono a causa dell'interferenza del sistema epigenetico nel sistema genetico. E' stato recentemente dimostrato scientificamente che l'homo sapiens di Neanderthal (regione della Germania occidentale) non fu sterminato dall'homo sapiens sapiens, come prima si era creduto, ma si fuse con l'homo sapiens sapiens. Tale conclusione è stata raggiunta sulla base del confronto del DNA del sapiens sapiens con quello del sapiens di Neanderthal. Si è infatti accertato che il 10% del DNA del sapiens sapiens è comune al DNA del sapiens di Neanderthal. Ebbene, scoperta ulteriore - contro tutti i disonesti che negano l'esistenza delle razze - si è scoperto che soltanto la razza negroide è priva del 10%  del DNA dell'uomo di Neanderthal. Il Barbujani non ha fatto altro che ripetere la vecchia tesi di Luigi Luca Cavalli Sforza, da me criticato quando venne a Cagliari per ricevere una laurea honoris causa.  Ma la stessa deriva genetica di cui si è occupato Cavalli Sforza (non essendo però una teoria introdotta da lui ma dal famoso genetista Sewall Wrigt) non è in contrasto con la differenziazione NATURALE di una specie in diverse razze. Inoltre lo stesso ammettere che l'ambiente può modificare in parte i geni significa fare entrare dalla finestra le razze che si volevano far uscire dalla porta. Significa, cioè, che l'epigenetica è una delle cause della formazione delle razze.        
Vi è da domandarsi: come mai tutte le altre popolazioni sparse negli altri continenti hanno dato luogo a diverse civiltà con la costruzione di città mentre i negri, prima della colonizzazione  da parte di Stati europei, sono vissuti sempre in capanne di paglia e di fango non essendo mai stati capaci di andare oltre lo stato semiselvatico?  Rispondano a questa domanda i disonesti.                     
James Watson, uno dei due scopritori della doppia elica del DNA   insieme con Francus Crick, è stato escluso dall'ambiente universitario e ridotto in miseria, a tal punto da essere stato costretto a vendere la medaglia d'oro del premio Nobel, per aver detto che i negri non sono intelligenti come i bianchi. Di Watson ho esposto nelmio citato libro la sua Teoria molecolare del gene. Di Crick ho esposto la sua teoria sull'origine della vita (L'origine della vita) secondo cui la vita sulla Terra sarebbe dovuta a microrganismi rilasciati su di essa da asteroidi. Teoria aspramente criticata da Ageno in Radici della biologia dove ritiene assurda la possibilità di forme primitive di vita che abbiano potuto superare spazi a bassissime temperature  per ricadere sulla Terra. La vita secondo Ageno poteva nascere sulla Terra non su grandi mari ma solo su acque riparate e di estensione limitata non sottoposte alla forza delle onde, che avrebbero rotto i deboli legami delle primitive cellule che avrebbero dato origine all'RNA (con una sola elica), precursore del DNA (con doppia elica). Apro una breve riflessione teologica: l'origine UNICA di tutte le forme di vita demolisce tutte le religioni nella loro pretesa di dare una diversa origine dell'uomo. Quando sarebbe apparsa l'anima immortale dell'uomo nell'evoluzione dall'australopithecus all'homo? L'impossibilità di rispondere a questa domanda chiude ogni discorso religioso sull'origine dell'uomo.      
Mi dicano i faziosi se siano capaci di farmi il nome di un negro che abbia vinto il premio Nobel per la fisica, o per la medicina o biologia. Vi sarà pur un motivo. Me lo dicano questi faziosi come il Barbujani. Leggere le critiche faziose (ideologiche) di Barbujani a Watson in

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2 commenti:

Aurelio ha detto...

In campo filosofico, come in quello teologico-religioso, la definizione dell’Anima, sin dall’antichità. è sempre stata lasciata nel vago e considerata una specie di sinonimo di Spirito. I due termini restano però in un’estrema vaghezza mancando una precisa definizione dei loro veri ed effettivi significati. Tentare una definizione di Anima sul piano storico e teologico delle varie religioni risulta impossibile, tali sono le forti diversità di concezioni che ne emergono. Le antiche descrizioni del pneuma greco, per esempio, sono più simili a una sorta di bioenergia. Sant’Agostino, in ambito cattolico, diede dell’Anima qualche accenno, peraltro fortemente contraddittorio e incoerente. Quanto all’atman dell’Induismo, al contrario, una spiegazione necessiterebbe di un intero volume, tale è la complessità della sua descrizione e formulazione, come si rileva dal Bhagavad Gita che le dedica molti capitoli.
Il grande neurofisiologo francese Paul Chauchard, assai vicino al gesuita Teilhard de Chardin, ne tentò negli anni ’60 qualche valutazione opinabile e imprecisa. Lo stesso Teilhard de Chardin, in uno dei suo libri fondamentali II fenomeno umano, addirittura nemmeno la nomina!
Ad ogni definizione bisognerebbe dedicare una ponderosa analisi che, del resto, risulterebbe completamente inutile e aumenterebbe confusione e distorsione a scapito di una chiarezza di fondo.
In sostanza che cosa è l’anima o cosa potrebbe essere ? Non è altro o non potrebbe essere altro che la sopravvivenza o la parte direi quasi eterea, di natura elettromagnetica, di tutto il complesso mentale dell’individuo, della psiche, del subconscio, dell’inconscio, più un involucro di natura bioelettrica. L’anima è materiale, nel senso che è di natura fisica, sia pure di natura elettrica -per usare questo termine che è poi improprio- elettromagnetica, bioelettrica e quindi più vicina alla materia. Essa non sarebbe prerogativa solo dell'uomo ma anche dell'animale dotato di cervello con un certo sviluppo, ed è soggetta a disgregazione essendo appunto di origine materiale . L'anima propriamente detta quindi non è immortale anche se dura o può durare per molto tempo. Mi fermo qua perchè l'oggetto dell'articolo è di altra natura. Cordiali saluti.

Giancarlo MATTA ha detto...

Eccellente Professore,
1] sarebbe interessante fare pervenire le Sue osservazioni sul tema delle “razze” a Guido Barbujani, sedicente “biologo” (e “anti-razzista”) per poi leggere le di lui eventuali confutazioni. Ma scommetterei che -qualora leggesse le Sue osservazioni- colui non replicherebbe, per mancanza di argomenti.
2] al lettore “ausel pereira” (nome d’arte? e da dove?) : a proposito di “anima” (ovvero di “spirito”, o di “pneuma” o di cos’altro…) le osservazioni che ha esposte mi ricordano vagamente un “famoso mattone” (“famoso” per modo di dire…) cioè il testo di un teologo svizzero in voga negli anni settanta÷ottanta del secolo scorso, Hans Kung, che intitolò “dio esiste?” [si noti bene : col punto interrogativo! ed era un teologo!]. Ebbene : l’anima esiste ? la risposta che Kung si diede a proposito di “dio” -dopo una meticolosa raccolta di scoraggiante prolissità delle tante assurdità metafisiche chiamate “religioni”, che al massimo dimostrava come l’autore altro non fosse se non che un erudito di storia delle religioni stesse- fu che al massimo possiamo SPERARE che “dio” esista.
Tante grazie. Fatica sprecata… .
Idem a proposito dell’ “anima” : speriamo che esista ( sempre se possa avere senso “vivere” senza un corpo…..mah! ). Quanto alla possibilità -scientificamente da dimostrare- che la natura dell’essere umano possieda anche una “mente” la quale possa esistere separata dal “corpo” e sopravvivere alla distruzione di esso, ebbene tempo fa dei ricercatori russi affrontarono il tema (nel quadro degli studi tanatologici, cioè degli studi di ciò che accade al corpo umano subito dopo la “morte”) e in effetti verificarono l’esistenza di alcuni fenomeni fisici i quali lasciavano il campo aperto a tale possibilità. Il che sollevò
( e solleverebbe tutt’ora ) interrogativi enormi. Ma non mi risulta, fino a prova contraria, che quegli studi abbiano poi dimostrato o scoperto qualcosa in tale ambito.